Oddworld Much's Oddysee

Oddworld: Munch’s Oddysee – Recensione

Nelle valle desolate di un pianeta industriale, si cela un oscuro e immenso segreto dietro la schiavitù di un popolo alieno ormai morente. La serie Oddworld esprime perfettamente le sorti di una storia paradossale e che strizza l’occhio al futurismo, all’interno di un immaginario davvero sorprendente e talvolta goliardico. Stilisticamente la serie composta da Oddworld Inhabitants, una software house di tutto rispetto, mostra come una buona e ispirata conduzione artistica possa mescolarsi magnificamente ad una narrazione con tanti riferimenti alla società odierna e soprattutto all’evoluzione industriale o capitalistica del pianeta. Dei giochi che ancora adesso, dopo essere trascorsi più di una ventina d’anni dallo storico Oddworld: Abe’s Oddysee per la primissima Playstation, dimostrano in maniera del tutto efficace il loro grande potenziale. Gli sviluppatori sono riusciti a passare dal tradizionale platform bidimensionale di Abe’s Oddysee e Abe’s Exoddus del ‘99, alla grafica 3D dopo un lungo periodo di inattività e problemi gestionali interni. Per diverse motivazioni, passare dal bidimensionale al tridimensionale all’epoca non era un’impresa alquanto facile, specialmente per chi ancora non aveva provato ad avventurarsi in questo fantastico mondo. Tuttavia gli sviluppatori del famoso alieno Abe, reduci anche di un passato non del tutto recente (parliamo comunque dei primi anni 2000) nella computer grafica (CGI) presente nei vari intermezzi animati dei giochi, sono riusciti a confezionare un titolo di tutto rispetto per la prima Xbox nel 2001, ovvero il seguito dei due capitoli in 2D chiamato appunto Oddworld: Munch’s Oddysee. Rispetto ai precedenti giochi, Munch’s Oddysee vede protagonista sia l’immancabile Abe, bensì anche un nuovo personaggio abbastanza eccentrico quanto particolare di nome Munch.

Il terzo titolo sviluppato da Oddworld Inhabitants (in ordine della storia si tratta però del secondo), doveva inizialmente uscire come uno dei giochi di punta per la storica Playstation 2. Eppure per via di diversi accordi andati poi sfumati, l’opera ambientata nello strano mondo alieno è sbarcata poco dopo nella console di Microsoft. Per quanto possa sembrare assurdo, la piattaforma Xbox era quella più in linea con la nuova veste grafica e l’interfaccia interamente ridisegnata e completamente diversa rispetto ai capitoli in 2D. Il motore grafico, A.L.I.V.E. (Aware Lifeforms in Virtual Entertainment), venne appositamente aggiornato per poter supportare il titolo in tre dimensioni della serie Oddworld senza troppi problemi. Dopo un lungo percorso che ha portato l’uscita di altri ambiziosi titoli della serie, un po’ come Oddworld: Stranger’s wrath  (qui di seguito trovate la nostra recensione della versione HD uscita su Switch recentemente), nel 2012 Oddworld: Munch’s Oddysee venne nuovamente rilasciato per diverse console dell’epoca in una versione ad alta risoluzione e migliorata. Questo porting in HD, che oltre all’originale non include nulla di particolare, è finalmente disponibile da oggi, 14 maggio 2020 su Nintendo Switch. Si tratta del secondo capitolo di tre giochi annunciati dagli sviluppatori Oddworld e il publisher Microids che faranno parte della libreria di Switch nel corso del 2020. Andiamo dunque a scoprire di cosa si tratta in questa recensione direttamente dal pianeta alieno.

Oddworld: Munch's Oddysee
Il gamespeak è uno dei sistemi più interessanti e funzionali aggiunti dagli sviluppatori già dal titolo originale.

La storia del tripedonte Munch

La narrazione di Oddworld: Munch’s Oddysee segue la stessa ed identica formula iniziata con i due capitoli precedenti con protagonista Abe. Prima ancora di poter entrare nelle nuove meccaniche in 3D del celebre platform, il gioco propone, specialmente per chi non avesse mai giocato o semplicemente non ricorda le vicende dei precedenti titoli Abe’s Oddysee e Abe’s Exoddus, di visionare un video che racchiude tutta la storia finora accaduta. Questo lungo video mette insieme tutte le scene d’intermezzo animate in CGI (annesse anche il finale buono) già presenti nei vecchi giochi, con l’aspect ratio in 4:3. Anche in Munch’s Oddysee, così come nell’originale del 2001, è stato mantenuto lo stesso rapporto d’immagine per le sequenze animate, mentre per il gioco si è adottato l’attuale formato in 16:9 proposto dalla console. A livello d’impatto scenico, il terzo capitolo mantiene fedelmente alte le aspettative dei suoi due predecessori: la storia è davvero intricata, piena di soluzioni interessanti e raccontate in maniera molto goliardica per non appesantire il videogiocatore, visto le tematiche abbastanza cupe e particolari affrontate in tutta la serie. Il filone narrativo viene però esaminato da due punti di vista, quello di Ape e quello del nuovo protagonista Munch. La caratterizzazione dei personaggi è pressoché ottima, anche grazie a tutti le scene animate e per i dialoghi tra comprimari e personaggi solamente di sfondo.

Dal punto di vista cronologico, Munch’s Oddysee è ambientato subito dopo le vicende di Abe’s Exoddus. Infatti nelle prime fasi del gioco, potremo muovere lo storico personaggio alieno e imparare a muoverci in questo nuovo ambiente tridimensionale e con maggior libertà d’azione. Faremo la conoscenza della razza nativa del pianeta Oddworld di Abe, ossia i Mudokon. La storia è ambientata nello stesso mondo steam punk apocalittico, ma con protagonista un alieno di nome Munch. Il particolare protagonista fa parte della specie acquatica tripedonte, che è stata sterminata a causa della pesca commerciale del luogo. La razza è particolarmente prelibata per via delle uova ed i polmoni utilizzati per sostituire quelli dei Glukkon, annichiliti dal consumo esoso dei sigari. Munch è l’ultimo rimasto della sua specie di anfibi: purtroppo, nel cercare di scappare dalle reti che lo vogliono catturare, si spinge oltre la terraferma ed incappa in una trappola che simula per l’appunto il canto dei tripedonti. Viene catturato e sottoposto ad un trapianto al cervello in uno strano laboratorio della famigerata fortezza volante dei Saddik. Gli viene installato sulla testa un particolare sonar che emette dei raggi gialli o rossi (in base alle circostanze) capaci di inibire le funzioni di un’altra razza fortemente ricercata dai Saddik, ovvero dei piccoli batuffoli marroni chiamati Sferoidi (e che saranno presenti anche nel titolo successivo Stranger’s wrath). Questi piccoli esserini svolgono nel gioco la stessa funzione dei Mudokon con Abe, ossia vengono utilizzati per mutare il loro gene in una bevanda energetica molto prelibata.

Una volta fuggiti dal laboratorio, Munch ed Abe dovranno affrontare delle grandi e pericolose strade per salvare gli Sferoidi ed i Mudokon da morte certa. Il titolo prosegue in maniera abbastanza lineare: una volta accumulati gli esserini batuffolosi, li dovremo spedire attraverso un teletrasporto in zone protette e lontane dai Glukkon che invece sono alla ricerca della loro essenza. In base alle proprie azioni compiute nel gioco, così come accadeva con i due predecessori, è possibile incappare in due finali: uno buono e l’altro cattivo. L’evoluzione che porta all’epilogo viene costruita grazie alla presenza di alcuni elementi narrativi importanti e dal ritrovamento di più specie possibili in Oddworld. La storia è uno dei tanti motivi che rendono Oddworld: Munch’s Oddysee un gioco stuzzicante e divertente. Fortunatamente a riguardo della localizzazione, nel gioco è stata aggiunta successivamente alla data d’uscita con una patch risolutiva la traduzione in lingua italiana, così da accontentare tutti gli appassionati nostrani del genere e della serie.

Oddworld: Munch's Oddysee
La trama affronta diverse tematiche anche in maniera del tutto velata e goliardica.

Il primo Oddworld in grafica 3D

Oddworld: Munch’s Oddysee è il primo titolo della serie ad essere stato sviluppato interamente in un ambiente grafico 3D e che presenta la funzione di poter utilizzare durante l’avventura due personaggi separati. Questo particolare elemento di alternare il gioco da Munch ad Abe ha funzionato tantissimo all’epoca, e così anche in questa remastered in HD. Entrambi i personaggi sono dotati in maniera distinta di abilità e caratteristiche innate fondamentali per la progressione dell’avventura. Inoltre, la possibilità di passare tra un capitolo e l’altro con i due protagonisti, l’incontro con alcuni nemici storici e la ricerca di compagni da salvare, aumentano in modo esponenziale l’immedesimazione e la fruizione del titolo anche adesso, in questa generazione di console e di videogiocatori. Tuttavia per quanto l’interfaccia sia stata svecchiata e migliorata non proprio di recente, la godibilità del titolo è puramente soggettiva: purtroppo si avverte, specialmente nel gameplay, la pesantezza dei comandi ed una gestione della telecamera che già all’epoca aveva delle forti difficoltà.

Le abilità innate dei due protagonisti vengono enfatizzate in tutti quei momenti dove è necessario salvare i compagni rinchiusi e affrontare i nemici. Potremo dunque muoverci liberamente nelle location, saltare, correre o perfino schiantarci per colpire l’avversario. Ma una delle caratteristiche più importanti del gioco avvengono durante le fasi in acqua con il tripedonte Munch, dove è richiesta una buona dose di attenzione a non colpire le diverse mine dislocate appositamente per bloccare l’anfibio. Ho trovato queste fasi maggiormente più difficili, rispetto alle sequenze platform 3D che vedono protagonista Abe, per diverse ragioni: in primis, un level design ben fatto e che evidenzia in maniera strategica i punti dove muoversi senza esporsi troppo. La profondità degli ambienti è stata migliorata per consentire ai personaggi di muoversi tra i vari ostacoli, oltre al poter completare alcuni fasi condite con gli enigmi ambientali. Ad esempio, grazie al potere della razza di Abe di entrare in risonanza (con la meditazione) con alcuni oggetti, potremo sbloccare accessi o spostare rocce. Come accadeva con il primo capitolo del gioco, il controllo mentale serve anche per prendere possesso dei nemici ed infiltrarsi in zone decisamente rischiose. Munch invece è dotato di un sonar e del raggio posto sulla testa che gli consente di inibire per qualche secondo il nemico: una volta stordito uno dei Saddik, i nostri alleati Sferoidi entrano in gioco per attaccare.

Durante l’avventura, per utilizzare le abilità innate dei protagonisti è richiesto la raccolta di una particolare spora chiamata spooceshrubs, un globo verde che consente soprattutto di avanzare tra gli stage superando le porte solo se raggiunto il numero richiesto. Nelle mappe troveremo posizionati in modo strategico anche dei distributori di bibite gassate che consentono di alterare per alcuni secondi gli status normali di Munch ed Abe, come ad esempio saltare più in alto o essere velocissimi (grazie alla caffeina). La complicità dei due protagonisti è davvero fondamentale per la risoluzione del titolo. Infatti si compensano in maniera reciproca, approfondendo la storia sotto punti di vista differenti. Il gameplay è particolarmente dinamico, sebbene sia affetto dello stesso problema dei comandi, ovvero troppo radicato al passato. Bisogna comunque contestualizzare e comprendere che questo gioco, essendo un porting della remastered, rispecchia fedelmente l’originale. Dopotutto, anche la durata del titolo non è nemmeno niente male: è possibile terminare Munch’s Oddysee in circa una decina di ore, tra collezionabili e alleati da reclutare.

Oddworld: Munch's Oddysee
Il gameplay sotto forma del secondo protagonista dell’avventura Munch è davvero divertente e decisamente nostalgico.

Il parallelismo con il mondo industriale

Sia stilisticamente che tecnicamente Oddworld: Munch’s Oddysee è impressionante. Il team di sviluppo è riuscito nell’impresa di svecchiare il loro titolo uscito nel lontano 2001 e realizzare una versione graficamente stabile. L’aspetto più sorprendente è il frame-rate stabile e che dimostra come un gioco con una buona componente poligonale possa tranquillamente girare su Nintendo Switch in alta definizione senza perdere troppo di qualità. Anche in modalità portatile, il titolo risulta molto godibile e facilmente comprensibile. Lo stile steam punk utopico di Oddworld è stato ampiamente mantenuto, con delle fasi di gioco interne al mezzo volante piene di strutture metalliche e macchinari giganteschi. Le prime parti iniziali del titolo sono meno concise e stilisticamente spoglie rispetto alle ore successive, probabilmente per lasciare che il giocatore possa tornare ad abituarsi all’ambientazione crude e opprimenti molto lentamente. Per quanto concerne il comparto audio/musicale, tutte le sonorità che contraddistinguono l’originale sono state in parte mantenute e migliorate. Nel gioco è presente anche il rivoluzionario sistema per poter parlare con i personaggi alleati chiamato Gamespeak, che consente di impartire dei semplici comandi come “stai fermo” oppure “seguimi”. Grazie a questo importante elemento innovativo proposto già dal primissimo capitolo Abe’s Oddysee, il gameplay risulta più approfondito ed è possibile interagire maggiormente con l’ambiente circostante.

Oddworld: Munch's Oddysee
L’utilizzo di alcune soluzioni con le bibite aumentano in modo esponenziale la profondità del gameplay con entrambi i personaggi.

In conclusione, Oddworld: Munch’s Oddysee è un porting davvero buono, molto simile e fedele al remake (porting in HD) uscito nel 2012 per la scorsa generazione. Un gioco che è riuscito ad ampliare il bizzarro e originale universo dietro Oddworld, con l’uso smodato di battute goliardiche e riferimenti alla cultura del popolo industrializzato. La particolare scelta di utilizzare due personaggi protagonisti con abilità distinte, il primo approccio con la grafica 3D, rendono l’avventura davvero magica e soprattutto assolutamente da provare per gli amanti dei platform vecchio stile e per la narrazione molto interessante ed autoriale. Il gioco è disponibile su Nintendo Switch al prezzo di 29,99 euro. Un rapporto qualità/prezzo più che ottimo, sebbene non aggiunga nulla rispetto alla versione uscita precedentemente e che ci proietta fortunatamente al prossimo capitolo che dovrebbe uscire nel corso di quest’anno sempre su Nintendo Switch.

Oddworld Much's Oddysee
Oddworld: Munch’s Oddysee – Recensione
PRO
Ottimo porting HD;
Stilisticamente nostalgico e pieno di riferimenti al passato della serie;
Gameplay platform in 3D davvero interessante...
Rapporto tra Abe e Munch ottimo;
Disponibile la lingua in italiano;
Ambientazione fantastica e grafica stabile.
CONTRO
... anche se alcune sezioni sono molto datate;
Comandi non modificabili ed un po' legnosi;
Non aggiunge molto rispetto alla versione uscita nel 2012.
8
Un piacevole ritorno!