Like a Dragon: Ishin!

Like a Dragon: Ishin! – Recensione

Uno degli spin-off di Yakuza mai uscito al di fuori del Giappone, approda dopo nove anni in occidente con un’edizione completamente rimodernata…

Like a Dragon: Ishin!
Data di uscita
16/02/2023
Versione testata
PC
Sviluppatore
Ryu Ga Gotoku Studio
Publisher
SEGA
Genere
Avventura / Azione / RPG
Lingua
Disponibile in Italiano
Il nostro Punteggio
8
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Quando si accetta di sottostare a dettami e leggi imposte da chi detiene il potere, lo si fa sacrificando se stessi e la propria anima; non esiste più il desiderio, la crescita personale o l’unione, bensì accontentare in egual modo e maniera il “padrone”. Esiste un’epoca precisa in cui l’uomo occidentale ebbe l’ardire di incontrare il sistema feudale nipponico. In quel contesto, tra il periodo Edo e il periodo Meiji, il Giappone attraversò una fase di modernizzazione un po’ forzata dagli stilemi di coloro che dall’estero provenivano in quelle terre in cerca di risposte. Gli ultimi anni del due volte secolare shogunato Tokugawa prende il nome di Bakumatsu e indica quel preciso periodo in cui venne siglato il trattato di pace (dopo una poco chiara discussione) nei confronti del commodoro delle Navi Nere apparse nella baia di Edo, con lo scopo di evidenziare delle tratte vantaggiose per entrambi i paesi. Di seguito ne derivarono svariati problemi politici e sociali con i Bufuku, creando una netta contrapposizione tra i vassalli nipponici e lo shogunato (rappresentato da Abe Masahiro). Con l’accesso al commercio occidentale – reso in parte sfavorevole, non essendo i giapponesi abituati a trattare con l’esterno – la crisi aumentò a dismisura, rendendo l’impero una mina pronta ad esplorare in qualunque momento. Si racconta ancora come siano state le gesta di un prode samurai di basso rango del dominio di Tosa, nello Shikoku, ad opporsi a questo ingiusto regime dei bakufu. Il suo nome ancora oggi viene ricordato negli annali della storia nipponica come uno dei giustizieri più importanti della propria regione: Sakamoto Ryōma. Sono molteplici i progetti ispirati al periodo di riferimento, a cavallo da quello Edo e Meiji; in molti narrano come gli scontri tra samurai portassero ad una vera e propria rivoluzione. In altri contesti, quel tipo di Giappone feudale era regolato da leggi ancora legittime, dove i clan non dovevano assolutamente interferire con la serenità della popolazione, un po’ come già visto in Trek To Yomi. Toshihiro Nagoshi, dopo una serie di collaborazioni con lo stesso Shigeru Miyamoto, diede vita ad un progetto di grandi proporzioni; questa titolo – poi divenuta una saga stimatissima nel paese del sol levante – venne supportata da Sega, nonostante i temi piuttosto particolari da trattare. Pubblicato per la prima volta nel 2005 in Giappone per Playstation 2, Ryu Ga Gotoku o meglio conosciuto da noi come Yakuza, è un videogioco che narra le vicende di Kazuma Kiryu e della mafia nipponica: un dualismo difficile da scindere.

Nel corso degli anni, Nagoshi proseguì nel narrare le gesta di Kiryu, evidenziando sempre di più questa sorta di contraddizione tipica giapponese nel non riconoscere la mafia e il pericolo all’interno del proprio paese. Un percorso di rinascita, rivalsa sociale e spirito indomito. Eppure nella critica costante alla società nipponica, il gioco riesce a mostrare le bellezze di un paese con un’ambientazione unica nel suo genere. Infatti è possibile solcare le strade di Shibuya, oppure lo stesso quartiere dedicato al panorama nerd e geek Akihabara, come è riuscita a fare Atlus con Persona 5 Royal. La storia di Yakuza vanta ben otto capitoli della saga principale, tra cui l’ultimo con l’appellativo Like a Dragon uscito nel 2020. Tra gli spin-off è possibile annoverare il recente Judgment che sta facendo breccia nei cuori degli appassionati con ben due capitoli. Nel 2014 uscì per le console di riferimento dell’epoca un capitolo che non tratta le vicende recenti della Yakuza, bensì un episodio completamente collocato temporalmente nel passato della storia giapponese. Ryū ga Gotoku Ishin! è un titolo davvero formidabile, poiché mette in scena gli eventi reali del samurai Ryōma in quel di Kyo (Edo). Un percorso alquanto sofferto e costellato di momenti paradossali, difficili e immersi in un mondo decisamente distante dal nostro; quando la legge della spada aveva ancora un senso, e chiunque poteva venir seviziato e giustiziato davanti a tutti senza proferir parola dei presenti. Sega, insieme al team Ryu Ga Gotoku Studio, ha pensato bene di rendere questo capitolo accessibile a tutti con un remake. A nove anni di distanza dall’uscita del titolo originale, Like a Dragon: Ishin! è quindi realtà: prevede un sostanziale svecchiamento della storia e del gameplay, immerso in uno stile decisamente più immersivo e caratteristico. Un viaggio atipico rispetto a Yakuza, ma che ricorda sia nell’essenza che nell’anima la saga principale. L’avventura del samurai di Tosa è disponibile dal 16 febbraio 2023 su console Xbox Series X | S, Playstation 5 e PC. Senza ulteriore indugio scopriamo finalmente insieme di cosa si tratta in questa nuova, approfondita recensione.

Like a Dragon: Ishin!

Il ritorno a Tosa: la divisione sociale e l’uguaglianza

Quando si analizza un videogioco, lo si fa con il presupposto che quest’ultimo abbia avuto o avrà (a seconda se si tratta di un’opera prima o meno) nel medium una certa affinità, rilevanza. Poiché in fin dei conti a regolare il mercato è il pubblico, composto da appassionati incalliti e giocatori dell’ultima ora; i publisher e produttori possono solo fare delle stime, così da comprendere cosa far uscire prima. Eppure esiste una serie che nel tempo non ha mai dovuto chiedere al pubblico qualcosa: è sempre stato il contrario, essendo sbucata quasi dal nulla come una buona totalità dei capolavori videoludici. Yakuza ha sempre mostrato un certo fascino non per via del suo coinvolgimento esplicito nel trattare delle tematiche come la mafia e l’oppressione, ma per palesare agli occhi di tutti uno spaccato il più possibile veritiero della realtà. Adesso il Giappone è in grado di porre rimedio a questo “disagio” sociale: un tempo no, non riusciva in alcun modo a contrastare la mafia ed i relativi clan, esponendo la popolazione ad una triste conseguenza. L’immagine dei mafiosi giapponesi è spesso associata a tatuaggi vistosi nel proprio corpo, segno inconfutabile dell’appartenenza alla vita malavitosa. Aspetti sicuramente simili a quelli nostrani, anche per l’etica e la violenza adottata nel confronto con i rivali. Ishin mostra un’epoca di rinnovamento e ammodernamento: un chiaro segnale di quanto il Giappone volesse cambiare in meglio, distaccandosi dallo shogun e dai relativi problemi legati all’oppressione. Una forma ancora un po’ arcaica della mafia interna alla politica. Le vicende che danno sfoggio al periodo Bakumatsu prevedono un grande protagonista, ovvero Sakamoto Ryōma (conosciuto anche con lo pseudonimo di Saitani Umetarō). Like a Dragon: Ishin! narra, in maniera piuttosto romanzata, un periodo drammatico, afflitto dal potere dell’impero che schiaccia chiunque alzi la testa verso l’alto; un teatro di violenza, tradimenti e momenti paradossali. Dopo un lungo periodo trascorso altrove, Sakamoto fa ritorno al suo paese natio, nella prefettura di Tosa. Decide così di riabbracciare i propri cari, tra cui il fratello famoso, Takechi Hanpeita. Una volta sbarcato, prova a raggiungere il centro cittadino; si accorge come degli esponenti dell’impero (dei samurai di rango più alto dal suo) minacciano una donna in preda ad una crisi. La figlia necessita di un dottore urgentemente, eppure queste due figure non vogliono in alcun modo che nessuno gli manchi di rispetto e si alzi da terra senza un loro permesso. Interviene così il ragazzo, affermando un profondo senso di lealtà e giustizia che gli appartiene; non può far correre, deve prendere una decisione e agire per il bene altrui.

In questo modo, reagendo con la spada, diviene automaticamente il nemico. Come oppressore, viene spedito in prigione. Ancor prima di raggiungere la forca per una non assolutamente motivata morte, interviene il patrigno di Sakamoto, ossia il magistrato Yoshida Toyo. Insieme al fratello discutono di vecchi tempi e di come affrontare l’imminente futuro. Tuttavia qualcosa di tragico sta per accadere: una figura ammantata, dell’ombra, assassina il patrigno, riversando il suo povero sangue a terra. Dopo aver tratto in salvo Takechi, il samurai rimane l’unica persona vicina al corpo del magistrato. Accusato dell’assassinio, scappa via per raggiungere la capitale del paese Kyo in cerca di asilio e della verità. Inizia così un percorso fatto di redenzione, scoperta e giustizia. Il fulcro dell’intero gioco è molto probabilmente la componente narrativa, nella quale si fondano su tracce storiche realmente esistenti. Dopotutto il contesto è molto vicino ai fatti di cronaca accaduti nel 1800 in Giappone. Ryoma è un guerriero davvero caparbio e con una profondità assolutamente sbalorditiva, segno di un’attenzione elevata nel caratterizzare il protagonista. In seguito all’accaduto, il samurai scopre che lo stile di combattimento adottato dal vero assassino è simile a quello della brigata militare Shinsengumi, uno dei corpi di polizia dello shogun del periodo. Pur non rispettando certi valori etici e morali, decide di entrare a far parte di quel collettivo e sgomitare per conoscere l’identità di colui che tempo addietro ebbe l’arroganza di uccidere il patrigno. Insomma, per vie traverse il gioco ricorda sia per intenti che per dinamiche lo stile del protagonista di Yakuza con il suo processo di redenzione. La storia riesce a raggiungere nell’arco di una manciata d’ore un livello di soddisfazione davvero alto, mostrando una quantità sbalorditiva di dettagli e informazioni storiche. Ad arricchire la narrazione piuttosto corposa e preponderante, un piglio cinematografico ad animare le vicende del protagonista. I ritmi sono piuttosto cadenzati e la regia risponde a pieno a determinati stimoli visivi, favorendo l’immedesimazione rispetto alla semplicità dell’opera originaria. Un titolo che riesce a prendersi il tempo necessario per esplicare al meglio determinati eventi, senza snaturare alcuni comprimari o personaggi secondari. A volte alcune inquadrature risultano forzate, poco organiche rispetto alla complessità dell’opera; ciò accade negli ambienti chiusi, quando la telecamera deve per forza muoversi in spazi alquanto angusti. Kyo risplende con estrema delicatezza, facendo vedere scorci davvero mozzafiatanti e impressionante. Sono riusciti gli sviluppatori nel concretizzare una Tokyo ancora agli albori, immersa in un contesto pronto a cambiare per via del commercio con l’occidente e la rivoluzione ai piani alti del governo.

Senza ombra di dubbio, Ishin presenta ancora oggi (il gioco in origine uscì nel 2014, dopo Yakuza 5) una qualità narrativa sorprendente e delicata. Gli eventi drammatici vengono romanzati con dovizia di particolari, senza tralasciare assolutamente nulla. Ryoma dovrà indagare, esaminare prove e scontrarsi costantemente pur di ottenere quanto desiderato. Le implicazioni politiche sono necessarie, affinché possa raggiungere l’obiettivo designato e assolvere a questo saldo principio chiamato “giustizia”. Nella seconda metà del gioco, alcune tracce di solidità iniziano a disgregarsi per lasciare il posto ad elementi più ludici dell’avventura. Un problema che viene dissipato verso l’ultimo quarto della campagna, in presenza di un finale soddisfacente e ricco di colpi di scena. Ciò che invece ha migliorato assolutamente l’opera dall’originale è il glossario con tanti riferimenti all’attuale Giappone; aspetti che rendono la lore ancora più interessante e curiosa. I personaggi coinvolti nella stesura della trama sono diversi, ognuno con una caratterizzazione decisamente buona anche se la presenza in scena risulta essere un po’ limitata. L’ambientazione è l’altro elemento legato alla trama a rendere ancora più imprescindibile questa opera. Kyo è colma di riferimenti alla cultura nipponica, con festività che si muovono di pari passo alla popolazione. La città che ha da offrire davvero tanto: dal lottatore di sumo affamato, all’anziana vecchietta che spazza davanti al proprio negozio. Dettagli singolari che arricchiscono indubbiamente il remake, di cui non indugia nemmeno di un passo nel mostrare un concreto fan-service. La durata del gioco si aggira tra missioni principali e secondarie in venticinque/trenta ore circa. Una longevità nella media degli altri Yakuza. Si tratta comunque di un titolo facilmente accessibile anche nel paese nostrano, poiché presenta una localizzazione alla lingua italiana per quanto riguarda i sottotitoli e il menu.

Like a Dragon: Ishin!

Nell’era Bakumatsu e il desiderio di rivalsa

La storia evolve insieme al protagonista che dal canto suo instaura nuove amicizie e scopre cosa voglia dire inserirsi in una trama alquanto fitta e pericolosa, come quella della Shinsengumi. Dopo essersi alleato (in maniera fittizia) al clan, dovrà in qualche modo amministrare gli altri soldati. Infatti qui subentra una dinamica di gameplay piuttosto particolare. La Trooper Card propone di mandare in dungeon specifici i soldati, raccogliendo punti esperienza e oggetti specifici. In molti sceglieranno di arruolarsi per via della nomea del samurai, altri invece andranno convinti. Questi soldati sono suddivisi in base alla rarità, essendo delle carte; essi vengono assegnati ad uno dei quattro stili di combattimento del protagonista. Questa novità rende la componente ludica ancora più interessante e stuzzicante, visto che il gameplay vero e proprio consiste nel combattere utilizzando la spada o la pistola ravvicinata. Lo stile basato sulla katana è veramente stimolante e bello da vedere, visto che innesca se fatto come indica il gioco sequenze animate spettacolari. Ryoma può ricorrere alle volte ad abilità devastanti che possono essere sfruttare in caso di scontro con i boss, regolate da un tempo di ricarica necessario (come accade in un RPG). Nello scontro a fuoco si utilizza la sola pistola, mentre lo stile a mani nude (lotta libera) prevede un incontro senza armi. La modalità più bilanciata, come abbiamo detto in precedenza, è quella chiamata “il gioco di spade”. Infatti è grazie a quest’ultima che il protagonista imbracciando la sua mitica katana riesce a decimare le fila nemiche. Il gameplay è comunque piacevole, anche se molto meccanico nell’esecuzione e piuttosto radicato al passato della serie. Riesce ad intrattenere, pur sapendo di non essere l’elemento principale del gioco. Gli scontri sono divertenti, specialmente quelli da svolgere nei confronti di nemici di alto rango o durante le fasi di addestramento. L’esplorazione è l’altro aspetto presente nel titolo. Si può vagare liberamente, anche se il gioco segue una certa linearità degli eventi. Esistono minigiochi, eventi secondari di vario genere e il fabbro a cui migliorare/comprare spade e pistole. Alcuni oggetti possono essere costruiti, un po’ come accade in Monster Hunter Rise.

Ad intersecarsi ad un gameplay interessante, ma non troppo esaltante come in altri capitoli più recenti, una componente grafica completamente rivisitata per l’occasione. Visivamente è veramente spettacolare da vedere, specialmente su PC con i settaggi al massimo. Inoltre il titolo offre un più che rispettabile frame-rate a 60 fps. Gli scontri infatti risultano essere decisamente fluidi e molto dinamici da vedere e/o vivere. La qualità delle texture sono veramente alte, anche se in alcuni punti è possibile vedere degli elementi un po’ sfocati o che caricano in ritardo. Il gioco è comunque molto ottimizzato su Steam, presentando un’ampia personalizzazione delle parti tecniche/grafiche. Rispetto all’originale la struttura dell’hud è stata sistemata e resa più evidente, sempre mantenendo la possibilità di togliere tutto per effettuare delle foto. Il lavoro svolto di ottimizzazione è esemplare. Le animazioni dei vari personaggi secondari e dei nemici più deboli sono ancora grezze, ma nulla di particolarmente fastidioso da vedere. Un titolo che non manca assolutamente di mostrare una composizione visiva davvero magistrale e suggestiva. A corredo, una componente musicale e sonora incantevole, immersiva e con tracce memorabili da ascoltare.

Like a Dragon: Ishin!

In conclusione, Like a Dragon: Ishin! è prima di tutto un ottimo capitolo spin-off della serie Yakuza che trasporta l’appassionato verso un mondo arcaico, quando in Giappone si avvertiva una certa superiorità in base al rango e al clan di appartenenza. Un titolo di mezzo che può giocare chiunque, pur non avendo provato nulla di Ryu Ga Gotoku Studio e di Sega. La trama riesce ancora adesso a risultare piacevole e godibile, presentando dei dialoghi sopraffini e azzeccati al contesto storico. L’ambientazione viene percepita con un valore in più grazie ad una resa grafica migliorata, segno che in questo remake non si sono assolutamente risparmiati nel trasportare verso l’alto l’opera originaria. I personaggi possiedono una buona caratterizzazione, sebbene appaiano poco nonostante siano davvero tanti e disparati. Il gameplay probabilmente è quello rimasto un po’ indietro, per via di questo stile di combattimento in quattro vie grezzo e meccanico nelle movenze. La novità delle carte soldato è simpatica e aggiunge qualcosa in più all’opera. La storia è il motivo cardine dell’avventura, oltre ad essere un ottimo ponte per chi è interessato al periodo storico di riferimento chiamato Bakumatsu. Il remake di Ishin è disponibile dal 16 febbraio 2023 su console di attuale generazione e PC al prezzo di 59,99 euro. Un rapporto qualità-prezzo molto nella media. Però se siete interessati a scoprire cosa accadde nel Giappone all’epoca di Ryoma, allora è il caso di fare un pensierino al titolo e acquistarlo. In altri casi, è meglio attendere un possibile sconto o calo di prezzo per aggiudicarvi un gioco modesto e divertente.

Ultimo aggiornamento: 2024-04-27 at 09:20

Like a Dragon: Ishin!
Like a Dragon: Ishin! – Recensione
PRO
Trama piacevole, approfondita e dettagliata;
Caratterizzazione dei personaggi ottima;
Ambientazione gradevole e interessante;
Gameplay divertente…
Disponibile in lingua italiana.
CONTRO
… anche se un po’ grezzo e vecchio stampo;
Alcuni stili di combattimento soffrono enormemente: poco bilanciati;
Animazioni un po’ ingessate.
8
Alla scoperta del periodo Bakumatsu con i samurai!
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