King of cards

Shovel Knight: King of Cards – Recensione

Udite! Udite! Cavalieri di tutto il mondo, accorrete! Una nuova magica avventura in salse epiche-cavalleresche vi attende. Ma badate bene: non sarà per niente semplice contrastare la mole di avversari temerari per vincere il torneo di Joustus e diventare il re indiscusso delle carte! 

Dopo l’annuncio a sorpresa degli scorsi mesi ed il successivo rinvio a dicembre 2019, Yacht Club Games ha finalmente rilasciato i due nuovi e attesi capitoli della saga Shovel Khight. Nell’universo narrativo del platform bidimensionale ad 8 bit si aggiunge Shovel Knight: King of cards, uno spin-off che ricalca le vicende già viste nell’ultimo gioco onnicomprensivo intitolato Treasure Trove e con già annesse due fantastiche espansioni. Dal non troppo lontano 2014 e dopo una convincente campagna Kickstarter, gli sviluppatori sono riusciti a sfornare nell’arco di cinque anni gemme incontrastate e che stanno continuando a convincere il grande pubblico. Questi incessanti lavori e rifacimenti con trame secondarie, seppur con buone pretese e con meccanica innovative per un platform 2D atipico, sembrano sottrarre tempo al team per proporre nuovi progetti originali e soprattutto con generi o stili differenti. È altresì sicuramente lodevole l’impegno e la dedizione di regalare sia ai backers che hanno finanziato il gioco sia al pubblico PC e console impasti videoludici di altissimo spessore. 

Oltre a King of Cards di cui parleremo in modo approfondito a breve, è stato presentato un titolo molto simile nelle meccaniche a Super Smash Bros., con un combat system molto curioso e con tutti i personaggi  più importanti “dell’ordine dei cavalieri con pala”, chiamato “Showdown” (trovate qui la recensione a riguardo). Entrambi sono gli ultimi due titoli proposti per concludere in bellezza questo meraviglioso e positivo anno per il panorama videoludico.

Shovel Knight è un gioco davvero peculiare ed innovativo, poiché cambia alcuni stilemi dei platform anni ’90 e li adatta a qualcosa di più attuale. Non è costituito solamente da elementi come la cura certosina degli ambienti ricreati in 8 bit e una struttura dei nemici con difficoltà esponenziale, bensì anche dalla progressione del personaggio, dalle meccaniche che fanno da collante con la storia e l’ormai caratteristica e inconfutabile colonna sonora a regnare tra i meandri di un mondo luccicante e sfarzoso. King of Cards è ambientato prima degli eventi accaduti in Shovel of Hope, dove avremo la possibilità di impersonificare King Knight nella sua fantasmagorica ascesa al potere e ricerca di papabili seguaci da annettere al suo reame. Una storia intrisa di battute goliardiche e che non smette mai di sorprendere, anche se con alcune sbavature. Scopriamo insieme di cosa si tratta in questa cavalleresca recensione.

Shovel Knight: King of cards
Il punto di checkpoint è identico al mezzo di trasporto per saltare da una zona all’altra.

I giudici di Joustus 

Aldilà di un regno non molto lontano e all’interno di una piccola casupola con solo la madre a farle compagnia, si anima l’intenzione di un bizzarro personaggio che prova a muovere i primi passi verso la conquista di qualcosa di veramente desiderato da tempo: il potere e dei sudditi da avere in corte. Millanta di essere uno storico regnante e di aver ereditato la corona dal padre, simbolo dei Re molto ricorrente nel gioco; costui sembra farsi chiamare King Knight. Il suo passato non è per nulla travagliato o tormentato, bensì ha un’indole narcisistica e decisamente infantile: trascorre la maggior parte delle sue giornate a spaventare le persone ed emanare sentenze, nella speranza che qualcuno di loro possa convincersi ad accettarlo come regnante. Ovviamente è un personaggio davvero pittoresco e reso in tal maniera per enfatizzare il rapporto con altri protagonisti, come ad esempio il cavaliere blu Shovel Knight o dei nemici specifici che è possibile incontrare anche in questa avventura. Un Re che finge di essere tale, ecco come può riassumersi la personalità di King Knight. Certamente anela di avere molte pretese, così come quella di voler conquistare nuovi reami e impossessarsi dell’antica corona che riunisce i tre popoli del mondo

Il nostro amato protagonista viene a conoscenza di un torneo di carte ed intende quasi subito con estrema convinzione accettare l’invito a partecipare, in quanto il vincitore dei tre regni verrà proclamato “Re indiscusso delle carte”. Questa per lui è una ghiotta occasione che non intende farsi minimamente sfuggire: poter finalmente essere chiamato Re da tutti e avere al suo seguito persone da comandare. Afferra il mantello scarlatto ricamato con filamenti dorati dalla madre e parte all’avventura, in cerca di scoprire nuove informazioni. Joustus è un gioco di carte che sta spopolando da pochissimo tra i popolani e la nobiltà: quasi tutti possiedono un mazzo di carte assortito, chi più e chi meno, e si danno battaglia nei luoghi più disparati (la locanda è uno dei luoghi più facilmente raggiungibili da chiunque e dove è possibile osservare battaglie davvero spettacolari, almeno per gli avventori). Per ottenere il benestare dal popolo e raggiungere la vetta della classifica, bisogna sconfiggere ben tre giudici di Joustus che corrispondono quindi ai seguenti tre reami. Questi personaggi sono diversi tra loro e hanno una particolarità che li rende unici, così come la strategia adottata per sconfiggere il dorato e luccicante cavaliere

La mappa, come nei vecchi capitoli, è solo una ed abbastanza grande da contenere i tre regni diversi, che si differenziano tra loro in base ad alcune semplici caratteristiche, come ad esempio colori o la presenza esclusiva di alcuni nemici. L’ambientazione ricorda a tratti i precedenti giochi di Yacht Club, sebbene sia solamente una prima impressione per creare una giusta affinità con i videogiocatori di vecchia data e che hanno sempre supportato questi sviluppatori. La trama viene dipanata con un ritmo molto familiare e tantissime battute goliardiche. Il gioco è localizzato interamente in italiano ed i dialoghi sono stati adattati con terminologie nostrane così da apprezzare la variante con narrativa epica-cavalleresca. Sono presenti colpi di scena capaci di stimolare interesse ad ogni passaggio di location o situazione. Una storia che in fin dei conti scorre in maniera fluida e riesce ad amalgamarsi quasi perfettamente al duplice stile di gameplay platform e gioco di carte.

Shovel Knight: King of cards
La mappa è unica e racchiude dentro di sé i tre regni da affrontare divisi per tipologie e boss.

Il regno delle carte: un gioco semplice ma molto interessante!

Per questa versione stand-alone di Shovel Knight, il gioco metta a disposizione un sistema di combattimento abbastanza simile ai precedenti e con l’unica variante solo nell’equipaggiamento/arma del protagonista. Infatti King Knight non possiede un badile (arma caratteristica del primo titolo), bensì di uno scettro, un mantello e l’armatura dorata. Questi oggetti all’apparenza solo ornamentali svolgono la funzione di rendere il cavaliere più dinamico con la principale funzione di fargli effettuare uno scatto poderoso verso avanti (tackle). Se ci scontreremo contro un muro apposito (facilmente identificabile grazie all’ottimo level design) o un nemico, avremo la possibilità di fare una piroetta in alto e raggiungere punti inaccessibili con il solo salto. La combinazione scatto e salto su un nemico darà vita ad una ulteriore elevazione verso l’alto. La caduta dall’alto in basso su un avversario o un oggetto di scenario è il nostro possibile ed unico (per certi versi come di consueto in questa saga) attacco. Quest’ultimo scontro può farci rimbalzare e così innescare un nuovo salto. Grazie a questa meccanica, il gioco predispone tutte quelle sezioni platform in 2D adatte ad uno stile di gioco molto più veloce e versatile: le possibili combinazioni sono letteralmente infinite, poiché ad esempio potremo effettuare uno scatto in avanti, colpire un nemico, saltare in alto con una piroetta e poi raggiungere un piccolo appiglio per salire su piattaforme inaccessibili e che nascondono alle volte ambiti tesori come le gemme

La moneta del gioco è infatti la gemma o pietre preziose di varie forme o colori, che possono essere perse in piccola percentuale che stabilisce il gioco ogni qual volta noi moriremo. Un sacchetto con le pietre può essere recuperato successivamente al punto di morte, così da non perdere completamente tutto. Una meccanica semplice, ma alquanto vitale specialmente in quelle sezioni dove i burroni ed i nemici sono evidentemente troppi. Se non siete abituati allo stile veloce del titolo, farete probabilmente fatica a muovervi all’inizio. Tuttavia, anche senza alcun tutorial (basta guardare la mappatura dei tasti nelle opzioni), le prime tre location sono puramente introduttive e presentano elementi di gameplay o suggerimenti ambientali facilmente intuibili. Il level design di King of cards è molto valido e non lascia adito a chi ha dichiarato in altre sedi una ripetitività del team di sviluppo su questo frangente. La lunghezza dei livelli è corta rispetto ai precedenti capitoli, proprio per dare spazio ad un numero maggiore di situazioni e soprattutto al gameplay principale e fondamentale che ruota nell’intero gioco. Non mancano i checkpoint come Castlevania o la ricerca di medaglie al merito sparse per la mappa da collezionare. Un gameplay con elementi classici con qualche minuscola ma sostanziale miglioria. 

Indubbiamente, il vero protagonista indiscusso di questo prodotto è il gioco di carte. Se da un lato abbiamo tanti livelli con uno stile già conosciuto, dall’altro abbiamo il primo fattore scatenante per acquistare quasi a scatola chiusa l’intero pacchetto di Shovel Knight, e per gli amanti dei giochi collezionabili di carte è un must-have imprescindibile. Dopotutto parliamo di un sistema molto simile, però solo nell’estetica della plancia e nel formato, a Triple Triad di Final Fantasy 8. C’è da dire che questo ricordo è solamente vago, poiché sparisce quasi immediatamente dopo aver rodato con i primi due combattimenti, quelli fondamentali per comprendere come e cosa è possibile fare. Joustus non è solo un elemento a corredo della trama, piuttosto si tratta di un gioco dove il giocatore ha la possibilità di creare o modellare un mazzo e scegliere la strategia migliore da adottare in situazioni diametralmente diverse. Sono 16 le carte da poter usare durante la partita e solo tre alla volta da tenere in mano. Il campo è formato da una griglia 3×3 o 4×4 (dipende dalla sfida), ad ogni turno è possibile mettere una sola carta in uno degli spazi vuoti oppure sopra un’altra carta per spostarla. Lo scopo del gioco è quello di occupare con la propria figura il maggior numero di gemme disponibili nella plancia a griglie. Per far rimanere una nostra carta in quella casella corrispondente al tesoro, dovremo quindi seguire una delle frecce che indicano la direzione e spingere la carta avversaria così da bloccarla. In questo modo, quando ogni quadrante è stato riempito, il gioco termina e si decreta il vincitore della partita. 

Il punto di checkpoint è identico al mezzo di trasporto per saltare da una zona all'altra.
Molti nemici sono simili a quelli già visti nel precedente capitolo, però hanno dinamiche e situazioni molto diverse dal solito.

L’ascesa del nuovo Re: Yatch Club colpisce ancora!

King of Cards è un titolo orientato a chi vuole competere con un sistema abbastanza solido e che può definirsi nelle sessioni finali ostico. Da non sottovalutare anche la possibilità di poter creare un proprio mazzo e sfidare gli abitanti o avversari in classifica per vincere. Ad ogni vittoria, corrisponde un premio: una carta del nemico presente ancora sulla plancia. Esistono infatti delle carte che possono considerarsi alla stregua di abilità speciali e quindi di mosse che alterano parzialmente una partita. Si presentano solamente in quelle partite dove è in gioco l’avanzamento del personaggio, aumentando in modo esponenziale la difficoltà. Da considerare inoltre che una stessa carta in nostro possesso, anche se con l’animale raffigurato identico (più rare del normale), può avere direzioni diverse e dunque nuove occasioni per essere giocata in contemporanea ad altre. Il risultato è una maggiore varietà con meccaniche di gameplay semplicissime. E poi, non si può mai sapere cosa può accadere se sblocchi o compri alcune carte: è tutto da scoprire!

A livello estetico, Shovel Knight: King of Cards non si discosta molto dai suoi fratelli maggiori e racchiude dentro di sé l’anima portante: una grafica votata alla pixel-art in 8 bit curata nei minimi dettagli e con accorgimenti sia di luce che di ombre sopraffini. L’impatto complessivo è quello di trovarsi in un gioco platform adventure anni ‘90, con la sola caratteristica di avere a disposizione più piattaforme in cui girare e risoluzioni al di sopra della media di quegli anni. Il frame-rate è fluido e non tende a scendere nemmeno durante le situazioni più concitate e ricche di nemici a schermo. Tecnicamente è un vero gioiellino luccicante, come lo è inoltre la colonna sonora: capace di stabilire un forte legame sin da subito, anche se una delle migliori è la più sentita e abusata nell’intero gioco

In conclusione, la correlazione con i titoli precedenti è troppo evidente, dopotutto si tratta di uno spin-off tratto dal primo capitolo e il DLC. King of Cards con a capo il protagonista King Knight brilla fortunatamente di luce propria e può ritenersi godibile in egual modo come tutti gli altri. Anzi, per la sua variante “gioco di carte e platform” è solo una gradita aggiunta che infoltisce un catalogo davvero prezioso da possedere per Nintendo Switch. Che siate davanti ad una TV o in modalità portatile, il gioco è comunque perfetto e dimostra di avere alle spalle un gruppo di sviluppatori molto bravi. La durata effettiva del gioco non è sopra la media, piuttosto servono una decina di ore per portarlo a termine. Ma non abbiate timore, è anche presente una modalità New Game+ e una decina di obiettivi per essere portato al termine a 100%. Un prodotto che può considerarsi senza alcun problema l’ultima trasposizione legata all’universo di Shovel, nella speranza di poter passare presto a qualcosa di nuovo e originale targato Yacht Club Games.

Il sistema di carte è l’anima del gioco: affrontare gli NPC non è mai stato così divertente, anche perché entrano tante varianti da perdere letteralmente la testa.

Shovel Knight: King of Cards è disponibile su Nintendo Switch al prezzo di 8,99 euro!

King of cards
Shovel Knight: King of Cards – Recensione
PRO
Trama interessante e con sviluppi curiosi;
Il level design è ottimo: ci sono strutture che per essere raggiunte bisogna ingegnarsi;
Gioco di carte decisamente perfetto e da provare;
Interamente rigiocabile;
Grafica in pixel-art ammirabile;
Colonna sonora buona...
CONTRO
Alcune sezioni sono ripetitive;
... ma estremamente simile;
I segmenti dei livelli sono volutamente brevi per dar spazio ad altro.
9
Superlativo!