Decay of Logos

Decay of Logos – Recensione

La sofferenza di perdere qualcuno o qualcosa di veramente caro è uno dei sentimenti più contestualizzati e, nello stesso modo, abusati in tutti quei giochi d’avventura nel panorama videoludico. A discapito di altre emozioni per creare un incipit interessante e originale, quello dell’eroe triste in cerca di vendetta è sicuramente l’aspetto più curioso e allo stesso tempo noioso che ci possa essere. Per un appassionato di lunghe narrazioni e intrecci con i personaggi, trovarsi davanti un gioco totalmente privo di informazioni importanti raccontate con intermezzi o dialoghi lineari è qualcosa di fortemente destabilizzante. L’unione tra il genere adventure e l’RPG asincrono come Dark Soul è un connubio alquanto infelice se fatto superficialmente, che forse può essere convincente solo nelle intenzioni e nella forma non scritta, ovvero la trama chiamata lore da trovare personalmente. Questa tipologia di videogioco non riesce per diversi motivi a convincere tutti, risultando già in partenza meno inclusivo di un piacevole e semplice gioco d’avventura classico.

Avere una buona trama e un’ambientazione non basta per creare attorno a sé un sistema di gioco strabiliante, bensì è richiesto un minimo di esperienza del genere d’appartenenza o del panorama per comprendere l’andamento di ciò che piace all’utenza. Lasciarsi catturare adesso dalla piacevolezza e frivolezza di un action-adventure, specialmente se indipendente, è estremamente difficile, poiché esistono titoli maggiormente più accessibili e che riescono in egual maniera a soddisfare più persone. All’inizio dello sviluppo di Decay of Logos c’era un solo individuo e con poche ma interessanti idee. Subito dopo con l’aiuto di un team portoghese chiamato Amplify Creations è riuscito a concretizzarsi e finalmente uscire su diverse piattaforme. Sono riusciti  a creare un titolo che unisse più generi sotto un unico tetto, ovvero il già nominato soulslike e l’action-adventure in pieno stile The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Di quest’ultimo prodotto ne abbiamo parlato tanto e in più salse, dunque non dovrei nemmeno dilungarmi a spiegare quanto un paragone con esso possa essere decisamente ardito per il gioco oggetto della recensione odierna.

Dopo l’ottimo Children of Morta, un roguelike dalla storia originale e dal gameplay solido, trovare una valida alternativa prima di natale non è assai semplice. Finalmente il tanto sperato primissimo titolo per il gruppo di sviluppatori portoghesi, con l’aiuto del publisher Rising Star Games con alle spalle una pletora di nomi altisonanti e dopo essere stato rinviato una volta, è disponibile dal 28 novembre 2019 anche per la console ibrida Nintendo Switch. Il primo – di una lunga serie, si spera – punto d’impatto in un mondo affamato ed in forte crescita come quello dei videogiochi.

Decay of Logos
L’inizio avviene tramite questa immagine: il villaggio in fuoco e la protagonista davanti ad un cavaliere scuro.

The sleep of reason produces Monsters!

Decay of Logos sfrutta come mordente narrativo la poca distribuzione di informazioni, lasciando il videogiocatore in balia dell’ambiente naturale pieno di insidie e misteri da comprendere. Si nota, solo molto dopo l’incipit disorientante e poco organizzato in termini qualitativi, una prosecuzione della storia in maniera troppo altalenante e dispersiva. Il gioco già dall’inizio non mostra lunghe sequenze introduttive o dei momenti significativi per poter entrare in questa ennesima avventura: nulla di sperato, solo una sequenza animata dal motore grafico adottato per il titolo con inquadrature poco azzeccate. Il primo impatto dunque è davvero deludente, eppure subito dopo essere stati catapultati fuori dal confine “rosso” del prologo (della durata di una manciata di minuti, con annesso il primo approccio il combat system) le scene con i titoli di testo sono buone e piacevoli da guardare. Un comparto narrativo fortemente limitato e poco chiaro: non comprendi se è voluto oppure ci sono delle mancanze, ancora non del tutto troppo gravi, nella gestione della regia.

Ada è la nostra giovane eroina, una protagonista che prende chiaramente ispirazione da Link di The Legend of Zelda. Che sia voluto o meno questo riferimento, esteticamente è davvero carina. Non si può dire la stessa cosa della storia dietro alle sue spalle, con il suo villaggio natio e la famiglia spazzata via dal mondo per mano di un gruppo di guerrieri chiamati “Cavalieri Cremisi”. Vivremo direttamente quel fatidico momento con uno scontro per poi scappare nella foresta adiacente alla città con la nostra fedele cavalcatura, un animale quadrupede dato dall’incrocio di un alce e un cavallo. Il regno, prima un luogo di pace e prosperità, adesso è macchiato dal sangue dei cavalieri. La nostra missione è scoprire cosa sta succedendo e soverchiare questa milizia partendo dal basso. Come in un soulslike, da qui in poi la trama diventa molto più contorta e poco definita. Siamo noi ad inseguire stralci di narrazione e non il contrario.

L’ambientazione invece è davvero convincente e piena di chiari riferimenti al mondo fantasy d’autore. La protagonista è un Elfo dalle orecchie lunghe e appuntite, che vaga in terre estremamente selvagge e popolate da tanti esseri oscuri. Alcuni nemici sono davvero infidi e talmente ben caratterizzati nell’estetica che quasi dispiace non poterli scambiare con la nostra mistica cavalcatura. I paesaggi regalano in alcuni momenti un colpo d’occhio veramente interessante. Tuttavia la mancanza di esplicitare la storia in maniera diversa, rendendola cupa in troppi passaggi e mal distribuita, non incentivano il giocatore ad andare avanti senza incappare nella noia. Il titolo però non può vivere solamente di lunghe camminate a cavallo o di combattimenti, dunque in questo aspetto pecca.

Decay of Logos
La gestione e interazione con l’alce mistico è fantastica, una delle poche cose buone presenti nell’intero gioco, nonostante anche in quest’ultima fase ci siano delle problematiche.

Una buona presenza…

L’aspetto più innovativo e sicuramente incentivante di Decay of Logos è la gestione relazionale tra la protagonista e la cavalcatura, nonché gli unici personaggi che è possibile comandare direttamente. Ada è gestibile con visuale in terza persona. Esiste inoltre la possibilità di passare alla visuale in prima persona, ma che risulta del tutto superflua. L’interfaccia utente è molto essenziale, comprendendo: una barra della vita, l’oggetto in uso, l’energia (stamina) e il numero delle munizioni a disposizione (frecce). Il tutto è concentrato malamente in un angolo dello schermo, lasciando intendere che debba considerarsi in secondo piano rispetto all’avventura. Tuttavia il gioco si propone anche con delle meccaniche da RPG come la gestione delle proprie risorse o avanzamento di livello, contraddicendo quindi quello finora affrontato. Non sono indicati invece i punti esperienza effettuati o l’armatura, lasciando al caso anche i danni che un’arma può veramente fare. Un gameplay che scricchiola sotto questo punto di vista e dove non aiuta minimamente il videogiocatore, lasciandolo brancolare nel vuoto tra colpi di spada e frecce scoccate.

La protagonista, con l’avanzamento della mappa, aumenta anche i suoi parametri. Eppure questi dati sono nascosti e non sono visibili, se non rendendosene conto avanzando nel gioco e affrontando i nemici. Una progressione del personaggio del tutto invisibile che si aggiunge purtroppo ai difetti delle meccaniche di gameplay. Altro ennesimo scoglio è il combat system farraginoso e lento. Assestare bene un colpo impiega troppo tempo (in media almeno quattro secondi) per arrivare al nemico, senza nemmeno sapere se quest’ultimo è riuscito nel frattempo a spostarsi per evitare l’attacco. Una macchinosità che rende il gameplay poco action e molto fastidioso, un qualcosa da accantonare a priori. Le animazioni imprecise rendono l’esecuzione degli attacchi, che siano corpo a corpo o con armi da lancio non cambia minimamente, troppo pesanti e sbilanciate. Avrebbe sicuramente giovato al titolo uno snellimento di queste meccaniche, che intendono avvicinarsi in maniera forzata ai soulslike. Eludere dagli attacchi nemici non è difficile, essendo questi limitati ad un’alternanza tra singolo attacco e singola azione di difesa.

Altra similitudine a Dark Souls è la gestione della morte. Sparsi per la grande mappa, è possibile trovare alcuni altari dove poter salvare (esiste ovviamente il salvataggio dei dati in automatico) e curarsi. Dopo essere stati uccisi, verremo catapultati al punto più vicino sbloccato. Più subiremo danni senza esserci riposati e più il personaggio, cioè Ada, inizierà a “logorarsi” e perdere la capacità perfino di combattere. Un debuff interessante, che rende il gioco dinamico e sempre alla ricerca di punti dove salvare. Oltre ai combattimenti, il titolo mette a disposizione dei Dungeon da affrontare e dei momenti puzzle sufficientemente carini da fare. L’inventario può essere gestito attraverso ciò che possedete nell’immediato, ovvero armatura e arma, e il resto viene riposto nella cavalcatura. Quindi è fondamentale sapere sempre cosa mettere e dove.

Decay of Logos
Il combat system è un po’ carente e sofferente, poiché troppo lento e difficile da usare nel migliore dei modi.

… ma gestita malamente!

L’idea alla base della narrazione e del gameplay sono sicuramente promettenti, ma soffre purtroppo di diverse mancanze tecniche che lo rendono un gioco indipendente ancora in via di sviluppo, ossia in Early Access. Ciò non equivale a definirlo “incompleto”, bensì deve porsi come un piccolo spartiacque per lo studio interno di sviluppo per continuare a fare meglio e mai arrendersi dopo le critiche ricevute. Per quanto mi riguarda, Decay of Logos è un buon titolo action adventure RPG da godersi con estrema tranquillità e, soprattutto, pazienza nel chiudere un occhio alle svariate problematiche strutturali che lo affliggono. Indipendentemente dai difetti, è un gioco con tante ambizioni e che vuole, senza però riuscirci, paragonarsi a due dei colossi già citati in precedenza come Breath of the Wild per l’open World d’avventura e Dark Soul per la meccanica dei combattimenti dinamici complessi. La mancanza di un tutorial iniziale e così di una buona progressione del personaggio rendono il gioco quasi insostenibile ludicamente, rischiando tuttavia di far scomparire quel poco di decente ancora presente; non è comunque tutto da scartare, anzi. Solo che non bastano queste intenzioni per avvicinare un bacino d’utenza considerevole, poiché essendo il panorama videoludico così saturo e pieno di nuovissimi prodotti quasi quotidianamente è davvero difficile poter emergere, soprattutto se si vuole considerare nella propria scelta anche questi difetti.

Si aggiungono inoltre problemi riguardanti l’aspetto tecnico, come un frame-rate non sempre stabile, specialmente nelle situazioni con tanti elementi a schermo. Un prodotto che ci viene offerto con non poche sbavature, tra compenetrazioni per le hitbox grossolane, un aliasing marcato in alcune circostanze evidenti come nei percorsi da fare a cavallo o tra una transizione e l’altra. Le ombre sono grezze e spesso collocate in maniera sbagliata rispetto alla fonte reale di luce. Il cielo è totalmente opaco, così come è presente un grande alone attorno alla protagonista. Da considerare anche il pop-up degli oggetti e della natura che rendono l’avventura non del tutto immersiva e rovinano quei momenti che dovrebbero invece rimanere il più puliti possibili. Il comparto musicale si comporta egregiamente, con colonne sonore interessanti e che ben si sposano con gli ambienti di gioco. Non si può dire la stessa cosa per gli effetti sonori, risultando spesso mal sincronizzati o del tutto casuali.

Decay of Logos
I punti di salvataggio sono gli altari: da qui è possibile rinascere e riposare, così da evitare il logoramento dell’armatura e della salute di Ada.

In conclusione, Decay of Logos è un gioco totalmente da scartare? No, almeno per me e forse anche per tutti gli amanti del genere avventura con elementi RPG. L’intenzione, come abbiamo già detto, è sicuramente ottima, però manca quella perseveranza nel migliorare ogni aspetto possibile per sfornare un prodotto che possa considerarsi soddisfacente. Un titolo che è castrato nello sviluppo, forse per mancanza di tempo o di risorse.  Come già ampiamente detto in precedenza, il sistema di combattimento sofferente, la gestione della cavalcatura e dell’inventario superficiale e di un level design abbozzato sono degli aspetti del gioco troppo difficili da non considerare. Piuttosto, valutate sempre, oltre al gusto personale, se per voi è il momento più appropriato per cimentarsi in una simile avventura composta da pochi alti e tanti bassi. L’essere stato rimandato da settembre ad ora è un noto campanello d’allarme da non trascurare. Il gioco prodotto da Rising Star Games è disponibile sul Nintendo eShop al prezzo di 19,99 euro: un prezzo non elevatissimo, ma valuterei comunque uno sconto e, ribadisco, tanta pazienza e positività, perché dopotutto c’è anche del buono.

Decay of Logos
Decay of Logos – Recensione
PRO
Concept alla base interessante;
Narrazione curiosa, anche se altalenante;
Alcuni momenti sono davvero buoni...;
Intenzione sicuramente promettenti: rimango comunque propositivo!
CONTRO
Gameplay farraginoso;
Alcune meccaniche di progressione del personaggio sono troppo abbozzate;
Frame-rate ballerino;
Grafica poligonale non perfetta;
Gestione dell'inventario insufficiente;
... altri invece rischiano di rovinare tutto.
6.5
Ancora non ci siamo!