Children of Morta

Children of Morta – Recensione

Il mondo è rimasto corrotto dalla magia oscura, una piaga che non intende smorzare il desiderio di morte e distruzione tra uomini e animali. Un concetto che entra prepotente in un genere alquanto atipico, ma che è in grado di ampliare la varietà nel panorama videoludico attuale. Non è mai scontato pensare prima al genere d’appartenenza di un gioco e poi al nome stesso o alla produzione dietro, dove spesso viene identificato con una sigla o con un piccolo insieme di più termini. In fin dei conti, ciò che importa è comprendere già da subito a chi vuole essere indirizzato e cosa, soprattutto, vuole trasmettere. Gli aspetti più importanti di un titolo che ho sempre voluto evidenziare in ogni recensione qui su GameScore sono la conduzione artistica di pregevole fattura, una narrazione coinvolgente ed un gameplay solido. Qualcosa di veramente basilare, se ci pensiamo attentamente. Tuttavia sono considerazioni da fare assolutamente a monte per aiutare il proprio senso critico a crescere, pur rischiando di essere inizialmente ridondanti e banali nell’esecuzione.

Dopo Sparklite, torniamo nuovamente a parlare di un titolo molto conosciuto nel panorama indipendente dei roguelike RPG, grazie anche ad una buona esposizione mediatica durante la presentazione lo scorso anno alla Gamescom di Colonia. Prodotto qui in Europa da 11 bit studios e sviluppato da Dead Mage, Children of Morta è un gioco dalle buone pretese e che spinge molto sull’acceleratore per quanto concerne la solidità della trama e l’immediatezza del gameplay. Il titolo appare con una storia ben scritta e articolata, immersa in un mondo interamente governato da meccaniche roguelike e più difficili da assimilare per un pubblico meno abituato. Ciò non equivale a dire che il gioco sia proibitivo e quindi selettivo (considerando inoltre la sua natura completamente indipendente), bensì oserei definirlo molto intenso e complesso in alcuni aspetti. Sono presenti diverse problematiche a carattere strutturale, ma che avremo modo di argomentare durante l’analisi del prodotto.

Children of Morta nasce dal connubio di tante idee davvero interessanti, nonostante l’uscita per Nintendo Switch abbia riscontrato alcune incertezze riguardanti la data effettiva di rilascio e che hanno visto il titolo posticipato di un ulteriore mese (novembre 2019). Ma eccolo finalmente qui, rigoglioso come l’avanzamento della corruzione e pronto per essere vissuto nella nostra amatissima console ibrida Nintendo. Un gioco che non può essere inteso come uno spartiacque vista la sua essenza avventurosa e da gioco di ruolo, dove verso quest’ultimo aspetto sembra fare solo alcuni richiami importanti e già disponibili da tanto tempo in altri prodotti simili. L’ambientazione proposta non è del tutto casuale: l’intento, almeno all’apparenza, è quello di voler gettare il videogiocatore in un mondo pronto alla distopia, ossia alla distruzione per mano dell’uomo e delle macchine. Parallelismo che ho personalmente gradito e che continuo a supportare nelle trame di giochi indipendenti.

Children of Morta
La corruzione inizia a prendere forma nelle terre di Rea, solamente i Guardiani del monte Morta sanno come contrastarla.

La corruzione sta iniziando!

I cantastorie narrano di terre lontane avvolte dall’oscurità, di esseri demoniaci che si impadronirono dei boschi e di un’antica famiglia di Guardiani. Custodi che vengono tramandati di generazioni in generazioni, da padre a figlio e dal sacro vincolo della magia. Quest’ultimi sono chiamati a proteggere le pendici e le alture della Montagna Morta, luogo poco affabile ma di inestimabile valore per il mondo intero. Non basta la sola dedizione per apprendere tutte le tecniche per sconfiggere il male, bensì un vasto assortimento di cimeli magici che sono in grado di annichilire la corruzione stessa. L’oscurità pervade la natura e la tiene prigioniera: non intende andarsene, poiché è alla ricerca di un potere ancora più grande. In balia delle trame magiche, la famiglia Bergson dovrà sconfiggere il desiderio maligno e salvare le lande di Rea dalla distruzione. Una storia che trasuda originalità e impreziosisce un lavoro pressoché magistrale già dal primo impatto, subito dopo aver avviato il titolo dalla console. Il luogo che lega i protagonisti è l’antica magione di famiglia, collocata ai piedi della famosa montagna. Su di essa scorre un grandissimo potere e che il membro più anziano del gruppo, ovvero la nonna, è capace di incanalare sul proprio bastone per respingere le forze del Male. Eppure il solo intervento di lei non basta, infatti diversi sono i componenti dei Bergson dotati di tantissime peculiarità diverse e specialmente armati.

La gestione dei componenti della famiglia è davvero importante ai fini della trama, poiché ognuno di loro ha una sotto-quest più o meno interessante da seguire e che amplia la nostra conoscenza complessiva sul gioco. Un character design curato nei minimi dettagli non solo nell’estetica: sbalorditivo il lavoro fatto su Children of Morta narrativamente parlando, che sembra non strizzare assolutamente l’occhio al classico titolo d’avventura e troppo immediato senza esaltazione. La conduzione narrativa risulta di buona fattura e cerca sempre di dare ogni risposta durante la conoscenza di alcune abilità o di luoghi ancora inesplorati, fugando qualunque dubbio. Esiste inoltre un codex che si aggiorna quasi continuamente, davvero ben fornito e facile da seguire attraverso il pannello presente nelle opzioni.

La storia viene argomentata attraverso un narratore esterno doppiato interamente in lingua inglese, con una voce possente e molto immersiva. I testi e l’interfaccia grafica non sono localizzati nella lingua italiana, dove invece si trovano disponibili nel già citato Inglese, Tedesco, Spagnolo, Francese e altre lingue più usate. Peccato per la mancata introduzione di una traduzione, poiché avrebbe sicuramente giovato per il pubblico nostrano e aumentato così la conoscenza di un titolo di per sé intrigante. La mole di testo da leggere non è tanta, eppure gli approfondimenti e alcuni accorgimenti come le descrizioni delle abilità e quant’altro sì, dunque è richiesto un minimo impegno nel seguire attentamente la storia e non perdersi nulla. Non che sia difficile, ma può capitare di rimanere intrappolati in quei termini poco conosciuti  e dove gli sviluppatori hanno voluto inserire per aumentare il senso di mistero e misticismo attorno al gioco.

Children of Morta
La magione della famiglia è l’hub centrale del gioco, dove ogni azione o scelta per i dungeon deve prima passare da qui, così come alcune determinate sezioni di trama.

Il sacrificio e la perdita

Il conflitto tra le forze oscure e quelle del bene sono assecondate dal volere della famiglia Bergson, che da secoli combatte con le più disparate armi e tecniche magiche. Il gioco che non vive solamente di trama e descrizioni, assume maggior connotati durante lo svolgimento del gameplay con meccaniche roguelike RPG. Abbiamo già parlato di prodotti simili, di come questo genere possa costruire intere sessioni di gioco divertenti e tante altre emotivamente stancanti quando il grinding diventa necessario e forzato. Children of Morta, in questo aspetto, si trova forse nel mezzo: la parte conclusiva, vicina alla dipartita del Boss finale, è condita di momenti ludici bassi con un mordi e fuggi poco concreti, ma con elementi di gioco completamente nuovi come l’uso di alcune armi finalmente utilizzabili. Il numero di nemici effettivo è veramente poco, manca una buona varietà sia estetica che nei move-set. Gli attacchi infatti che riceviamo sono molto meccanici e facili da schivare, dunque con pattern ridotti all’osso. Ciò non riguarda lo scontro con i Boss e alcuni Mini-Boss: le battaglie, la maggior parte delle volte, sono difficili e piacevoli con un level design sensato.

Gli eroi, ovvero i membri della famiglia, sono sei in tutto. Dei personaggi diversi tra loro e con caratteristiche, quindi classi di un comune RPG, variabili. Esistono combattimenti con spada e scudo e quelli con armi a distanza o magia. Infatti quest’ultime possono fare la differenza nel gameplay, essendo gli eroi più avvantaggiati a rimanere nelle retroguardie e al non subire ingenti danni. L’albero delle abilità dei singoli protagonisti è ben articolato e può essere suddiviso come in base alle proprie esigenze e al dungeon da affrontare, scegliendo prima di avviare una missione il duo da portare (si può giocare in cooperativa, ma solo con due coppie complete di joy-con) e l’equipaggiamento. Ogni personaggio ha a disposizione tre abilità attive da poter usare con la pressione del tasto corrispondente e con un relativo cooldown, mentre una speciale che si può ottenere solamente con un determinato oggetto acquisito nel dungeon e l’altra tendenzialmente passiva che segue un suo parametro predefinito. Nell’hub centrale, ovvero la villa di famiglia, è possibile comprare e spendere il denaro in abilità e potenziamenti necessari durante il gameplay. Come accade in diversi roguelike, i dungeon sono procedurali e cambiano disposizione dopo ogni morte o uscita dalla mappa. Oltre a dover imparare le singole mosse di uno dei sei personaggi da avanzare quasi contemporaneamente nella storia, è fondamentale capire il percorso giusto per trovare il Boss e sconfiggere la corruzione in quella porzione di terra coinvolta.

E’ presente una modifica completa della mappatura dei tasti, così come la personalizzazione di alcune pozioni usa e getta da fare in laboratorio con uno dei personaggi. Il gioco ha una longevità nella media e la campagna principale più essere conclusa comodamente su una quindicina di ore scarse, affrontando la maggior parte delle quest secondarie dedicate ai protagonisti e a tutti quei luoghi di rilievo sbloccabili man mano nella trama. Gli eroi coinvolti nella storia dovranno riposare a turni durante l’avventura, poiché usare sempre lo stesso personaggio può risultare quasi controproducente sotto tanti punti di vista, in primis la mancanza di coesione della storia e la troppa esposizione alla corruzione, che li costringe infine ad ammalarsi. Il gameplay è davvero fluido e immediato, nonostante il maggior difetto da imputare è alla poca complessità di alcuni nemici.

Children of Morta
Il gameplay è veramente veloce e diversificato per eroe: ognuno di essi, ovvero sei, ha come caratteristica accomunante la magia del monte.

La colonna sonora e le animazioni sono fantastiche!

I ragazzi di Dead Mage hanno fatto un ottimo lavoro anche sotto il punto di vista delle animazioni e della pixel-art, componente grafica adottata per Children of Morta. Il titolo racchiude dentro di sé un comparto stilistico davvero invidiabile, con molte animazioni create minuziosamente e con estrema precisione. Il bilanciamento dei colori è formidabile, così come l’ambientazione naturale che evidenzia la scrittura di una storia ben delineata e convincente. I paesaggi sono considerevoli e piacevoli da ammirare: soffermarsi a scrutare il mondo realizzato durante gli intermezzi in cinematica è assolutamente da fare, un consiglio spassionato da un’amante della pixel-art di livello. Estetica, così come alcuni aspetti della trama, che ricordano il film d’animazione giapponese dello Studio Ghibli, “La principessa Mononoke”. Un paragone che potrebbe sembrare ardito, eppure invito chiunque sia appassionato dello studio d’animazione di Miyazaki a soffermarsi ad osservare alcune sequenze proposte dal trailer di lancio per Switch e anche ai vari video Gameplay in rete (oltre alle immagini presenti in recensione).

A completare la storia, la grafica in pixel meticolosa e il gameplay divertente sono le quasi eccezionali musiche presenti nel gioco. Colonna sonora che raggiunge momenti di epicità durante gli scontri con i Boss ed in quei quadri più drammatici della narrazione. Effetti che, nel complesso, riescono ad emozionare soprattutto nella visione di paesaggi naturali contaminati dall’oscurità. L’interfaccia grafica è estremamente pulita, con ogni elemento al suo posto e con le sezioni necessarie dedicate ai personaggi. I quadranti che sorreggono i testi, così come le descrizioni disponibili nell’hub centrale, possono essere richiamati con alcune combinazioni di tasti o la selezione di uno a priori nella mappatura. Il frame-rate è fluido e mai altalenante, perfino in quelle parti dove sono presenti più elementi su schermo. Non sono disponibili, se non per quanto concerne l’HD Rumble, funzionalità aggiuntive della console ibrida come il touch-screen ed i comandi di movimento.

In conclusione, Children of Morta è un roguelike davvero atipico, dalla trama ben scritta e caratterizzata, oltre ad un gameplay a tratti convincente. Il suo carattere migliore è quello dovuto dai tanti riferimenti ad una trama originale e toccante, mista ad una colonna sonora sempre più epica e drammatica negli scontri ravvicinati con la Corruzione. Il titolo è un grande incentivo per gli sviluppatori a migliorare sotto questo punto di vista della storia curiosa ed originale, senza tralasciare una varietà di nemici che purtroppo qui sono un po’ carenti. Tuttavia non si può pretendere in un titolo totalmente indipendente, con le sue ambizioni e sogni, di essere penalizzato fortemente solo per alcune mancanze nemmeno così gravi. Avventura roguelike che risulta comunque godibile da passare sia in TV che in portatile, grazie alla fantastica versatilità di Nintendo Switch. Da considerare inoltre il rapporto qualità/prezzo, essendo stato rilasciato sul mercato digitale al prezzo di 21,99 euro.

Children of Morta
La grafica in pixel-art è veramente formidabile e minuziosa, così come le movenze di tutti i personaggi e dei mostri: un vero e proprio capolavoro artistico!
Children of Morta
Children of Morta – Recensione
PRO
Trama convincente e articolata: alcune sotto-storie sono oltretutto piacevoli da seguire;
Gameplay solido e divertente;
Character design ammirevole;
Animazioni ed estetica in pixel-art ottima;
Musiche azzeccate e longevità nella media.
CONTRO
I nemici hanno pattern ripetitivi e pochi di numero (mancanza di varietà);
Funzionalità di Switch non implementate;
Mancanza di una traduzione in italiano.
8.8
Decisamente fantastico!