Hue

Hue – Recensione

Il titolo del quale vi parlerò oggi rappresenta l’esempio lampante di come il mondo indie sia ancora in grado di stupire nonostante l’enorme quantità di progetti che quotidianamente nascono (e, purtroppo, muoiono) mettendo in campo una serie di idee spesso talmente semplici da risultare geniali. Queste vere e proprie intuizioni non sempre sono necessariamente basate su meccaniche inedite, e non è raro assistere alla nascita di gradevoli avventure che sfruttano il potenziale di altre produzioni che precedentemente hanno riscosso il meritato successo. In quest’ultimo caso ricade proprio Hue, titolo sviluppato da Fiddlesticks Games e pubblicato da Curve Digital che vive a metà tra platform e puzzle, e nel quale è possibile ritrovare la perfetta fusione tra ciò che abbiamo potuto già apprezzare in Limbo e Runbow. La formula di partenza è semplicissima: un mondo in bianco e nero, un protagonista misterioso, e la possibilità di modificare a proprio piacimento (con dei limiti che presto analizzeremo) la tonalità del fondale per veder comparire – o scomparire – gli oggetti su schermo a seconda del loro colore. Come potete immaginare, su carta tutto questo funziona a meraviglia, scopriamo insieme se vale lo stesso anche sullo schermo del nostro Nintendo Switch.

Hue
Ok, manteniamo la calma! Al mio tre si correeeeeeee….

Non si può certo dire che la trama sia il pezzo forte di Hue, in quanto funge principalmente da collante tra le varie aree di gioco e le abilità che acquisiremo man mano (sostanzialmente la possibilità di controllare sempre più colori differenti), ma questa risulta comunque piacevolmente inserita nel contesto generale. Il motivo per cui attraverseremo in lungo e in largo il sufficientemente vasto mondo di gioco è la scomparsa della madre di Hue, la quale si è lasciata alle spalle alcune lettere grazie alle quali il protagonista scoprirà dell’esistenza di un anello magico in grado, appunto, di modificare il colore del mondo circostante. Il fascino della narrazione è affidato ad un doppiaggio di ottima qualità, purtroppo solo in lingua inglese, con il quale la madre di Hue legge le lettere sparse nel mondo di gioco – ciascuna in grado di portare avanti la trama sfruttando metafore ed analogie legate a ciascun potere che sbloccheremo.

I primi minuti di gioco riescono a descrivere alla perfezione tutto lo spirito di Hue. Si parte con un’ambientazione cupa – in bianco e nero – dalla quale sbuca il nostro bizzarro protagonista. Il suo design simil Game&Watch appare azzeccato tanto quanto quello che rese celebre il bimbo di Limbo. Il giovane viene qui ritratto mediante una sagoma, dalla quale è possibile constatarne sia l’abbigliamento che la curata capigliatura. Ma non c’è tempo da perdere, poiché la prima delle numerose lettere a noi destinate attira la nostra attenzione e, mentre la voce di nostra madre inizia a parlarci, possiamo già prendere confidenza con i semplicissimi controlli che ci permetteranno di saltare e spostare gli oggetti, fino ad arrivare ad una cittadina sul mare che da ora in avanti rappresenterà l’hub di gioco. Curiosando all’interno delle numerose abitazioni noteremo diversi blocchi colorati che sbarrano il nostro avanzare, suggerendoci quindi di proseguire e ritornare quando sarà il momento opportuno. La situazione si bloccherà non appena troveremo un frammento di azzurro, grazie al quale non solo sostituire il triste grigio dello sfondo ma anche aiutare un minatore rimasto intrappolato dietro un ammasso di pietre del medesimo colore.

Hue
Non ti preoccupare amico mio, ora ci pensa Hue a tirarti fuori dai guai!

Ed è proprio in questo momento che ci innamoreremo del gameplay di Hue, fatto di trovate intelligenti con le quali far comparire o scomparire dallo schermo tutti gli oggetti che hanno lo stesso colore che selezioneremo tra gli otto che piano piano arricchiranno il nostro anello magico. Un misto tra metroidvania, platform e puzzle game – con un forte accento su quest’ultimo genere – che riesce a coinvolgere il giocatore durante l’arco di tutta la sua (ahimè breve) durata. Le zone da visitare sono molte, e ciascuna differenziata dalle altre grazie ad elementi specifici che contribuiranno anche ad offrire una curva di difficoltà crescente ma che mai ci porterà alla frustrazione. Si parte con semplici spuntoni ai quali prestare attenzione, per proseguire con grandi massi da schivare con destrezza e concludere con temibili raggi laser – tutti in grado di farci morire con un semplice tocco.

A differenza di quanto avviene nel titolo firmato 13AM Games, in Hue il gameplay non è mai frenetico ed avremo costantemente il controllo su ciascuno dei colori in nostro possesso attraverso l’utilizzo dell’analogico destro. La scelta dell tinta da attivare per il fondale non ci obbligherà quasi mai ad una decisione affidata puramente ai nostri riflessi, e comunque qualora questo si rendesse necessario entrerà in gioco un comodissimo sistema che rallenterà il tempo per concederci qualche secondo extra per valutare attentamente la situazione ed agire di conseguenza. Gli enigmi, inoltre, vengono gestiti con intelligenza e non sono mai troppo complessi, complice anche la completa assenza di nemici che probabilmente avrebbero finito solamente per rendere il tutto più caotico.

Hue
Tantissimi colori ed un solo modo per prendere la chiave e fuggire da questa stanza piena di laser.

Quando prima ho accennato ai metroidvania mi riferivo semplicemente al meccanismo di avanzamento basato sui colori e non alla complessità della mappa, che invece qui risulta sempre molto lineare ed a comparti stagni. Se da un lato questo è un bene, poiché non aggiunge variabili di frustrazione legati ad un’esplorazione magari in grado di farci perdere l’orientamento, dall’altro obbliga il giocatore intenzionato a raccogliere tutti i collezionabili presenti (28 ampolle in totale) a ripetere intere sezioni di gioco. Queste, infatti, di tanto in tanto offrono dei bivi che possono essere superati solamente dopo aver trovato il colore necessario, un’idea apprezzabile ma che sembra solo un pretesto per allungare di qualche istante la longevità totale. C’è da dire anche che nella versione Switch raccogliere tutti i collezionabili perde un pò il suo fascino, in quanto non è presente alcun sistema di achievement con il quale venire gratificati al termine dell’impresa.

Hue
Uno degli enigmi avanzati del gioco. Con un pò di pazienza si risolverà in un batter d’occhio!

Prima di giungere alle conclusioni è doverosa una menzione al comparto artistico di Hue. La costante intenzione di richiamare le atmosfere cupe dell’opera prima di PlayDead è palese, nonostante il tutto venga sapientemente mitigato dall’utilizzo massiccio di colori accesi, che aumentano in numero con l’avanzare dell’avventura. Il design del protagonista come già detto è piacevole, così come quello dei livelli che difficilmente si assomigliano tra di loro. Anche la colonna sonora è di ottima qualità, che mescola in un perfetto cocktail l’utilizzo di strumenti classici come il pianoforte e la musica elettronica, restituendo un’esperienza tanto coinvolgente quanto rilassante.

Detto questo, posso sicuramente consigliare l’acquisto di Hue a tutti coloro che cercano un’esperienza puzzle non troppo complessa e capace di offrire qualche ora di divertimento grazie alle sue meccaniche semplici da padroneggiare. Il prezzo al quale il gioco viene venduto (€9,99) è assolutamente in linea con quanto offerto, ed è addirittura inferiore a quello che questo aveva al lancio – avvenuto oltre due anni fa – sulle altre piattaforme. Motivo in più per tenere sotto stretta osservazione questa piacevolissima produzione firmata Fiddlesticks Games.

Hue
Hue – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a Hue grazie ad un codice gentilmente offerto dal distributore, completando l'avventura in ogni sua parte - nonostante abbia trovato la rigiocabilità offerta a tratti forzata e poco gratificante.
PRO
CONTRO
7.6
Vivere a colori