Medievil - Recensione

Bentornato MediEvil

Oh caro Sir Daniel Fortesque, le tue avventure in MediEvil accompagnano da sempre i miei ricordi d’infanzia con felicità e spensieratezza, carichi della tua ironia e del tuo stile unico. Adesso siamo cresciuti entrambi, siamo nel 2019, e tu ti sei rimesso a lucido per presentarti a vecchi nostalgici come il sottoscritto e alle nuove generazioni. Sarai riuscito a trasferire il tuo spirito, la tua ironia ed il tuo capoccione dentato sotto una nuova sfavillante veste? En garde!

Era il 1998 quando MediEvil uscì sulla prima, per molti insuperabile, ammiraglia di casa Sony. Io conobbi il gioco circa un anno dopo – era mio fratello a scegliere quando e quali giochi acquistare – all’età di sei anni; il gioco si presentava bene anche ad un pubblico di quell’età, grazie ad un senso dell’umorismo molto vicino ai cartoon ed una trama senza troppe pretese che non si prende mai troppo sul serio. Certo non riuscivo a carpire tutte le sfumature ed il sottotesto che oggi appaiono chiari e limpidi, ma MediEvil aveva proprio questo pregio: arrivava a tutti ed era fruibile da una grossa fetta di utenza. Col passare degli anni non ho mai dimenticato gli innumerevoli pomeriggi trascorsi in compagnia di Sir Daniel in quel di Gallowmere, sopratutto perché era uno dei pochi giochi in cui non avevo bisogno dell’aiuto di un adulto per poter proseguire o comprendere cosa fare, nella maggior parte dei casi. Parto subito col dire che il team Other Ocean, per destare ogni dubbio, sono riusciti in tutto e per tutto a trasportare l’esperienza del 1998 intatta sulla nuova generazione accompagnandola con un’ottima, anche se non eccellente veste grafica in maniera fedele. Forse un po’ troppo.

La trama del gioco ovviamente non subisce alcuna modifica, se non qualche accenno in più sull’infausto destino di Sir Daniel prima di ritrovarsi ad un mucchietto d’ossa, forse meno eroico di quando la gente di Gallowmere ricordi. Il malvagio stregone Zarok porta di nuovo scompiglio e sventura nella sfortunata cittadina, maledicendola e facendo risorgere il suo esercito di creature malefiche e pericolose, fino ad influire anche sugli ignari abitanti; il maleficio però, fa inaspettatamente rinsavire anche l’improbabile eroe, che si ritrova di nuovo in vita con più ossa che carne, ma pronto a prendersi la rivincita sullo stregone e dimostrare di meritare realmente l’appellativo di eroe.

Risorgi dal passato

Anche il gameplay non presenta modifiche rispetto all’originale, e nel bene e nel male ricalca in pieno quanto già visto su PSX. Sir Daniel avrà a disposizione un vasto arsenale di armi da mischia e di armi a distanza che aumenterà col proseguire dell’avventura grazie anche al salone degli eroi, un ambiente che si sbloccherà ogni volta che riempiremo e troveremo i calici presenti nei vari stage con sufficienti anime e dove troveremo le statue (parlanti) dei veri eroi di Gallowmere che ci premieranno appunto con nuove armi, scudi o sufficiente oro da ricoprire un’intera armatura di oro scintillante. Il feeling con i colpi inferti dalle armi purtroppo rimane anch’esso ancorato al passato; ogni fendente, colpo o martellata risulta approssimativo e non provocherà reazioni sul nemici finché non saranno definitivamente sconfitti. Anche il puntamento delle armi a distanza mostra il fianco a qualche difetto; non esistendo un sistema di mira manuale quest’ultima sarà completamente automatica. Il problema sorge quando i nemici sono numerosi e si vuole colpirne uno nello specifico, o addirittura quando nei boss l’obbiettivo principale viene inspiegabilmente ignorato in alcuni frangenti, problema probabilmente legato ad una gestione non eccezionale della telecamera che affronteremo più avanti. Oltre ad un sistema di attacco il nostro protagonista dispone di un sistema di difesa semplice ma fondamentale. Alzando lo scudo, che in base al materiale di cui è composto modifica anche la propria resistenza ai colpi, riusciremo a parare colpi che potrebbero azzerare le energie in poco tempo; il sistema appunto è molto rudimentale e spesso spostarsi di poco o sferrare un attacco col tempismo sbagliato espone Sir Daniel a facili colpi, senza considerare che molti degli scudi che troveremo inizialmente si frantumano molto facilmente.

L’energia è ovviamente un elemento a cui prestare molta attenzione ed anche uno degli elementi su cui si basa il livello di difficoltà del titolo. Questa come abbiamo già detto tende ad azzerarsi molto facilmente; per questo motivo avremo a disposizione delle ampolle aggiuntive che ricaricheranno automaticamente la barra una volta prosciugata, mentre durante il peregrinare sarà possibile trovare delle fiale che riforniranno nuovamente energie, ma circoscritte al singolo utilizzo, o delle fonti delineate da una luce verde che riforniranno sia la barra principale che alcune delle ampolle, fino al loro esaurimento. Il reale problema di quando ci ritroveremo senza energie e senza ampolle di scorta, è che il titolo ci farà ripetere il livello dall’inizio con lo stesso livello di energia con cui eravamo partiti, e se questo era già inizialmente basso tende a creare delle situazioni piuttosto frustranti che ci costringeranno a ripetere diverse volte lo stesso livello, o in alternativa aggirare il problema ripercorrendo i livelli più semplici alla ricerca di qualche fiala o fonte con cui ricaricare le nostre energie ed affrontare le sfide più ardue. Come già detto questo è il principale elemento di difficoltà, perché fatta qualche eccezione i numerosi nemici che andremo ad affrontare brillano più per aggressività che per una particolare intelligenza artificiale.

Male alle ossa

Il tallone d’Achille di MediEvil è rappresentato però senza alcun dubbio dall’aspetto tecnico. Non parliamo di difetti gravi o che limitano fortemente la giocabilità del titolo, ma sono aspetti legati ad elementi anacronistici ed un’ambizione forse più bassa rispetto ad altri progetti che abbiamo visto passare per i lidi di PS4, basti pensare all’acclamata Crash N.sane Trilogy o al maestoso Shadow of the Colossus. In generale la resa poligonale così come quella delle texture sembra legata ad una generazione fa, con modelli alle volte poco rifiniti e texture dalla scarsa risoluzione o altalenanti tra un modello e l’altro, anche se con ottimi giochi di colori che esaltano lo stile gotico ma umoristico del titolo. Ma il vero problema è rappresentato da una gestione della telecamera ingombrante e poco preciso, ricco di angoli ciechi e posizionamenti problematici, complice anche una mancata trasparenza delle texture più vicine all’obbiettivo. Un elemento che con tutta probabilità non andava lasciava invariato ma avrebbe meritato un rinnovamento totale in questo remake che in alcuni brevi frangenti sembra più una remastered. Tutti gli sforzi tecnici sembrano invece relegati all’ottimo comparto animazioni e ad una colonna sonora impeccabile. Peccato per la scelta di mantenere il doppiaggio originale, rinnovato solo nella voce narrante ad inizio avventura, che almeno in Italiano soffre di diversi alti e bassi, con qualche interpretazione apprezzabile ma molti momenti dimenticabili.

MediEvil è un progetto che gioca le sue carte prima di tutto sulla nostalgia. E’ un progetto che si porta dietro tutti gli elementi del passato, e tra questi anche dei difetti che faranno storcere il naso al giocatore moderno e non poco, complice un gameplay che risente del passare del tempo. Questo però non scoraggerà i giocatori di vecchia guardia grazie anche a qualche piccola aggiunta relegata all’endgame; pubblico a cui senza dubbi è rivolto principalmente in progetto, che da anni aspettavano di poter rimettere mano al controller per tornare a vestire i panni di Sir Daniel Fortesque, l’eroe più Improbabile di Gallowmere.