Persona 3 Portable e Persona 4 Golden

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden – Recensione

Un pacchetto davvero entusiasmante contenente due delle migliori opere di Atlus legate allo spin-off di Shin Megami Tensei…

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
Data di uscita
19/01/2023
Versione testata
Xbox Series S
Sviluppatore
Atlus / P-Studio
Publisher
Sega
Genere
JRPG / Avventura
Lingua
Disponibile in Italiano
Il nostro Punteggio
9
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Crescere e diventare adulti non è mai semplice. Bisogna anzitempo dedicarsi anima e corpo per comprendere quali siano le priorità, oltre agli interessi personali e/o socio-economici, per progredire all’interno di una società paritetica. La realtà alle volte non è come sembra: esistono confini invalicabili, altri corrotti da una mente completamente invasa da un malessere psico-fisico. Il mondo concepito dai grandi, coloro che hanno superato la pubertà, è complesso e difficile; ad ostacolarlo molte delle volte è lo stesso uomo, complice di un destino perverso e catastrofico. In questo esistono un numero non definito di adolescenti/bambini che con una buona consapevolezza di se stessi decidono di non volersi integrare in una società simile, dove vengono reiterati crimini e malaffari; un solo desiderio, quello di evadere da questa prigionia e integrarsi in un ambiente decisamente più confortevole. La parte ribelle, quella antifonformista, prende il sopravvento quando l’ingiustizia diventa sovrana, non permettendo più di sentirsi liberi di fare le proprie scelte o i relativi errori. Non si può crescere in luoghi in cui l’uomo ha deciso di accantonare la crescita del ragazzo, macchiandosi di innumerevoli nefandezze solo per raggiungere uno scopo non tanto – inizialmente – definito. La mente vacilla, la riabilitazione diventa affannosa come il respiro: qualcosa deve pur finire, ma cosa? Un gruppo di ragazzi deve prendere il sopravvento e ostacolare il processo di autodistruzione dell’essere umano, degli adulti finti perbenisti. Qualcosa si inclina dall’ingranaggio, non permettendo più al tempo di scorrere come si deve: ecco come si concretizza un valore reale in qualcosa di immaginario. Le aspettative distruggono la volontà altrui. La paura progredisce come una malattia, impadronendosi dell’intero corpo ormai in stato comatoso. Cosa ci resta di vivido e concreto adesso? Non resta che eclissarsi nell’oblio, sperando che il fato ci sia più lieve questa volta. Delle inquietanti creature albergano nel cuore: un mondo distorto, deviato e lontano dalla libertà… è tempo di insorgere contro l’abisso della distruzione. Ed è così, con una premessa alquanto criptica e molto specifica, che una delle serie (secondarie) JRPG di maggior successo affronta delle tematiche complesse, come ad esempio la corruzione, il malessere di una società lesiva e ingiusta o l’inevitabile declino della realtà. Persona 5 ha plasmato quell’interesse abbastanza cauto nei confronti dei giochi di ruolo di stampo giapponese in qualcosa di veramente epocale, di massa. Con Royal Atlus è riuscita a concretizzare una volontà ben specifica nel pubblico: approfondire alcuni personaggi, dando vita in maniera parallela ad uno Slice of Life meraviglioso e indimenticabile per molti. La quinta iterazione di Persona è l’effige dei giochi narrativi allo stato puro, con un sistema di combattimento ereditato per correttezza dalla serie cardine di cui fa parte, ovvero Shin Megami Tensei (è uscito da qualche anno il quinto capitolo in esclusiva su Switch).

In queste pagine alquanto eclettiche e variegate si è parlato tanto della mitologia dietro MegaTen, e di ciò che ha comportato nel panorama videoludico. Adesso Atlus è conosciuta in tutto il mondo, eppure a distanza di qualche decennio solo in pochi potevano concretamente mettere le mani su uno dei loro giochi, essendo localizzati saltuariamente in lingua anglosassone. “Shin”: il male alberga in ognuno di noi… esseri umani, carne e cervello. La profondità narrativa della serie Persona o di Megami Tensei è impressionante; un tripudio introspettivo nei confronti dello spirito e dell’animo, in antitesi con altri videogiochi più arcade e meno riflessivi. E’ giusto –  e sacrosanto – che capitoli simili possano sbarcare anche nel nostro paese, coinvolgendo sempre più persone a riflettere su se stessi e sul mondo intero. La società rispecchia molto il periodo storico: ma cosa succede se ad influenzare le persone siano i pensieri giusti? Quello che accade in Persona 5 è uno scisma verso la collettività: la giustizia deve primeggiare, nei confronti di chi pensa bene di astrarsi ed emanare sentenze spietate. Ancora prima di questo quinto capitolo, la serie si è costellata di giochi veramente gradevoli e imponenti. Il terzo Persona è l’ultimo titolo ad avere l’appellativo Shin Megami Tensei, oltre ad essere uno dei capitoli più controversi e particolari in cui la morte è sempre più ricorrente. Il quanto invece investe il giocatore di buoni propositi, nella speranza di migliorare se stessi e rinunciare all’ombra che lo assedia di nascosto. Dopo tanta attesa – e un MegaTen e un Persona 5 di mezzo – è giunto il momento di scoprire (o riscoprire per coloro che hanno avuto l’onere di giocare ad uno di questi titoli) due dei migliori titoli della serie spin-off di successo di Atlus, adesso localizzati anche in lingua italiana. La raccolta Persona 3 Portable e Persona 4 Golden è finalmente disponibile su console Nintendo Switch, Playstation 4-5, Xbox Series X | S e PC dal 19 gennaio 2023. Dopo Persona 5 Royal, anche i suoi predecessori si aggiungono alla florida libreria del Game Pass Xbox. Sicuramente un incantevole e inquietante tuffo nel passato della serie; ciò fa comprendere sin da subito persino quanto sia cambiato l’approccio ai giochi dopo diversi anni. Per fornire un contesto storico e maggior dettaglio, Persona 3 uscì in europa nel 2008 su console Playstation 2. Solo dopo qualche mese venne pubblicata la versione FES, un’edizione ampliata e migliore della prima con tanto di sequenze animate. Per il Giappone è usanza per i giochi di successo far uscire delle “seconde versioni” con qualche meritata aggiunta, così da stuzzicare gli appassionati in attesa di qualcosa di nuovo e inedito.

Nel 2009, Atlus pensò bene di convertire il gioco su console portatile Sony (PSP): l’edizione prende il nome di Persona 3 Portable, un remake che anziché aggiungere toglie sostanzialmente tutte le cutscene (non essendo la console predisposta ad accogliere tutti i filmati in FMV per via della memoria ridotta)  e l’esplorazione libera della città. Viene però inserita per la prima volta la scelta tra un protagonista maschile o femminile. Il quarto capitolo, il sequel di P3P, è Persona 4 uscito inizialmente su Playstation 2 nel 2009 in europa e poi emigrato nella console di Sony successiva. La versione Golden fa parte di un processo di riproposizione (in quanto remake) su console PS Vita nel 2012, contenente tante novità per migliorare e rendere più duratura l’esperienza di gioco, come ad esempio l’inserimento di ulteriori eventi, personaggi inediti o l’introduzione di applicazioni interattive come il Vox Populi e l’SOS. A produrre i due capitoli di P-Studio è lo stesso Katsura Hashino, colui che nel 1994 ebbe il compito di concepire il design di moltissime e note creature del gioco di ruolo Shin Megami Tensei If… su Super Famicom (SNES): alcuni di quei mostri vengono ancora utilizzati nella serie cardine o nei vari spin-off. I giochi di Atlus sono ben lungi dall’essere semplici o “normali”: all’interno di essi trovano una quantità smodata di riferimenti alla cultura nipponica, tra Yokai e mostri notturni assestati di menti altrui. Per questo esiste un sottobosco (fandom) colmo di astuti suggerimenti e alle volte anche un po’ spietati. Non lasciatevi comunque intimorire, poiché chiunque (specialmente adesso con la localizzazione italiana) può affacciarsi a queste opere, senza dover inizialmente stare a pensare ai collegamenti o altro; lasciatevi trasportare da storie meravigliose, travolgenti e paradossali. Non importa l’ordine in cui vengono giocati: sia Persona 3 che Persona 4 meritano, un po’ come accaduto con il quinto capitolo, di essere assimilati con il giusto tempo. Senza ulteriori indugi, scopriamo insieme di cosa si tratta in questa nuova, duplice e approfondita recensione.

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
L’incubo ha finalmente inizio – Persona 3 Portable, L’ora buia

Un viaggio introspettivo: attraverso i meandri della mente a tinte horror – Persona 3 Portable

“Memento Mori”. Ricordati che devi morire. Ogni lacrima versata o goccia di sangue gettata al vento verrà poi dissolta nell’oblio e nel mistero. Tutto è incentrato sulla morte individuale e collettiva, ossia di coloro a cui vuoi infinitamente bene. Persona 3 Portable, come abbiamo già accennato in precedenza, riduce sostanzialmente il comparto contenutistico-narrativo per “alleggerire” il peso complessivo sulla console di riferimento. Quello che ovviamente salta immediatamente è il perché non abbiano gestito la situazione diversamente, progettando un porting più all’altezza delle aspettative degli appassionati, oltre a permettere a tutti di usufruire della versione più completa possibile del gioco. Una versione solo portatile in questo periodo, specialmente dopo un Persona 5 Royal disponibile anche su console Nintendo, è un vero spreco, nonostante le potenzialità enormi della trama in questione. Eppure c’è quel qualcosa che manca e si sente enormemente progredendo con l’avventura. La sigla è stata però mantenuta, così come quella “segreta”: sostanzialmente quella della prima versione del titolo, sbloccabile chiudendo il gioco e rientrando. Un’occasione dunque persa per Atlus per mostrare uno dei capitoli più dirompenti della serie, nonché l’unico a possedere delle tinte horror decisamente ben caratterizzate. Persona 3 ha permesso ai titoli successivi di essere quello che sono, ovvero una via di mezzo tra JRPG in stile appunto Shin Megami Tensei (come Nocturne) e uno slice of life, conferendo alla vita accademica una progressione (pur sempre lineare, come nella realtà, ma con un brio simulativo) avvincente. Per chi se lo stesse chiedendo, la differenza tra i vari Persona è legata ai colori. Ebbene sì, la palette cromatica gioca un ruolo assolutamente fondamentale nella storia, poiché rappresenta sostanzialmente lo stato d’animo dei protagonisti e il lavoro di introspezione fatto da essi. L’essere umano indossa delle persone (in latino “maschera”) sempre diverse per integrarsi nel tessuto sociale, in antitesi con il vero io. L’integrazione – anche se forzata – è dannatamente importante per l’uomo; così come adeguarsi ed essere accettato. Una condizione studiata e ampiamente analizzata dallo psicoanalista Carl Jung. Le ombre non sono altro che un costrutto in cui l’uomo cerca di nascondersi, fallendo anche miseramente. Delle tematiche che se prese in serata sede, ovvero quando si analizza il gioco da fuori, possono sembrare tanto complesse e troppo accademiche. Tuttavia le opere di Atlus, come Persona 3 Portable, vivono di esperienze da collezionare insieme al giocatore. Non vi troverete mai fuori luogo, a meno di non comprendere come giocare un JRPG: in quel caso, non è possibile fare nulla. L’approfondimento dei personaggi è veramente spasmodico e l’edizione FES con le cutscene dava sicuramente un valore aggiunto da non accantonare all’opera finale. Persona ruota attorno ai rapporti con gli altri esseri umani: proprio per questo viene istituito – per la prima volta in questo titolo – l’elemento dei Social Link (Confidenti in P5R), un sistema di relazioni davvero convincente.

“Ciò che neghi, ti sottomette. Ciò che accetti, ti trasforma.” (C. G. Jung)

Il “blu” di Persona 3 rappresenta la malinconia, il vuoto, la paura di morire e perdere i propri cari. Dei sentimenti che poi vanno a collimare con la storia. Un titolo cupo, difficile da digerire in un primo acchito e con una volontà talmente alta da spronare i giocatori a raccogliere la sfida per combattere la morte, il Memento Mori. Il tono del gioco è parecchio simile a quello della serie principale, Shin Megami Tensei. Infatti è il primo titolo ad avvicinarsi parecchio a quest’ultimo. Per fare un parallelismo, Persona 3 ricorda molto un racconto di Junji Ito, uno dei migliori mangaka del momento ad accogliere l’orrido e il macabro nelle proprie opere. Un po’ come nella serie animata “Maniac”, nel gioco la città è invasa di bare che si formano dinanzi al protagonista. Ad avvio partita sarà possibile scegliere tra il protagonista maschile o femminile. Ciò cambia anche il ritmo e qualche gradita novità (già presente comunque nella versione su PSP). Scegliere la figura femminile non è consigliata per chi non ha avuto mai esperienze con la serie, oltre al gioco stesso. La difficoltà è leggermente più ostica, ma è possibile ugualmente modificare i parametri sin dall’inizio. Dopo essere mancato per diverso tempo, il protagonista ritorna nella sua città dove era cresciuto sino ai dieci anni per frequentare il liceo Gekkoukan High School. Eppure qualcosa sembra essere cambiato in quel di Tatsumi Port Island. Una notte, nel dormitorio della scuola, viene attaccato di sorpresa da un’Ombra, una creatura misteriosa che si ciba delle menti altrui riducendo le persone in stato veggetativo. All’improvviso si risveglia in lui/lei un particolare potere: la possibilità di poter evocare un essere di nome Orfeo. Una personae, lo stesso che accompagnerà il personaggio per tutto il gioco. Per essere evocati sarà necessario utilizzare una pistola da puntare direttamente sulla tempia. Il gesto è molto forte, quindi prendete la situazione con le pinze. Si scopre ben presto che esiste un gruppo che combatte le ombre (Specialized Extracurricular Execution Squad – SEES) e lo informano di una condizione particolare chiamata Ora Buia. Durante la notte, tra la mezzanotte e l’una, accade che le ombre escano allo scoperto nutrendosi di nuove vittime. Immancabile lungo il percorso introspettivo del protagonista la presenza di Igor, all’interno dell’ormai iconica Stanza di Velluto.

La trama di Persona 3 Portable è davvero potente e incantevole, sia dal punto di vista narrativo che registico. Anche senza le cutscene si riesce ad entrare e immedesimarsi nella storia, anche se – c’è da dirlo – la mancanza si sente. Un’opera in cui la mattina si vive la vita di uno scolaro e la notte si combattono le ombre. Durante il giorno è possibile instaurare amicizie, progredire con i compiti o cercarsi un lavoro part-time; elementi slice of life che impreziosiscono il gioco e donano una struttura decisamente diversa dalla serie MegaTen. Chi avrà avuto modo di provare Persona 5, troverà ogni elemento al suo posto; la familiarità è così preponderante, segno di un passaggio di testimone davvero importante tra un titolo e l’altro. L’atmosfera è assai suggestiva, oltre che unica nel suo genere. Non esistono altri giochi spin-off con questa narrativa horror. La trama è l’aspetto migliore di questa remastered. La durata del gioco è puramente soggettiva, poiché all’interno sono presenti una quantità smodata di missioni secondarie, tra cui il Tartaro da esplorare in lungo e in largo. Tuttavia è possibile concludere la storia in circa settanta ore. Una longevità sicuramente alta, ma comunque nella media dei JRPG più famosi. A non risultare entusiasmanti sono le esplorazioni dei dungeon: davvero castrate, in stile punta e clicca. Purtroppo non sarà possibile muoversi liberamente come nei successivi Persona 4 e 5, con l’aggravante di rendere lo scontro con i nemici quasi troppo meccanico. Il senso di immersione viene un po’ a mancare. Eppure il Tartaro può essere scandagliato tranquillamente, in quanto labirinto procedurale che prende l’aspetto dell’istituto Gekkoukan. Il gameplay è molto tradizionale: decisamente più simile a Nocturne che al resto. Il sistema di combattimento è decisamente buono, in linea con quanto visto altrove e con la solita selezione dei Personae per combattere; lo scontro è affidato alla correlazione elementale, quindi fuoco scaccia acqua e così via. Dopo aver assimilato una creatura, sarà possibile fonderla o cederla nella stanza di velluto (come già visto in Persona 4 e 5). I contenuti tra la versione Portable su PSP sono rimasti identici. Dal punto di vista tecnico, in questa remastered la qualità dei poligoni 3D è stata migliorata, a discapito però dei fondali rimasti leggermente sfocati. Stona un po’ il confronto tra personaggi e l’ambiente circostante: ma il resto è comunque godibile.

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
L’ora Buia è tra noi!

Esplorando l’ego e la diversità: una televisione accesa nel cuore della notte – Persona 4 Portable

Il giallo rappresenta la gioia o la spensieratezza, la volontà dell’essere umano di progredire come individuo e discostarsi dai soliti stilemi poco convenzionali. Anche quando tutto sembra pessimo, corrotto o malvagio esiste una remota possibilità di salvezza; distaccarsi dal proprio ego è possibile, bisogna credere in se stessi e nel gruppo. A differenza di Persona 3, Persona 4 Golden aggiunge una nota più interessante (oltre che sereni) alla trama, affrontando temi comunque complessi sulla carta, ma che durante il gioco vengono esaminati quasi col contagocce. La quarta iterazione della serie spin-off è decisamente più allegra, fresca e ottima anche dal punto di vista contenutistico. Non è stato tolto assolutamente nulla. Anzi, per via della versione “seconda” chiamata Golden sono stati introdotte diverse funzioni alquanto simpatiche. La storia è sicuramente più esemplare, quasi immortale per chi preferisce l’investigazione come tema portante. Il protagonista (la crine cinereo) deve necessariamente trasferirsi nella magione degli zii, Ryotaro Dojima e sua cugina Nanako, nella città rurale di Inaba. I suoi genitori si sono dovuti assentare per esigenze lavorative all’estero, dunque il personaggio è costretto a cambiare scuola, nonché luoghi d’incontro: un passaggio non certamente facile dalla grande città a un villaggio di campagna. Eppure riesce quasi subito, dopo esser approdato alla stazione principale, ad ambientarsi. Incontra una strana, ma curiosa tizia e scopre il luogo dove dovrà vivere per l’intero anno scolastico. Poco dopo il suo arrivo, in città accadono degli eventi alquanto bizzarri. Una donna (la reporter Mayumi Yamano) viene rinvenuta appesa al collo in un traliccio, vicino alla stanza in cui era ospite. Lo zio del protagonista è il detective a capo della polizia e di conseguenza si trova a dover restare in stazione o in giro più del dovuto, lasciando il liceale insieme alla cugina di giovane età. Dopo aver fatto la conoscenza di alcuni compagni di classe, tra cui Chie Satonaka appassionata di arti marziali e Yosuke Hanamura (una versione light di Ryuji del quinto capitolo, ma senza essere ribelle), si imbattono in un mistero alquanto più sorprendete. I tre ragazzi vengono fagocitati all’interno di una TV al negozio di elettrodomestici del Junes, facendo il loro esordio nel metaverso in cui ad attenderli è Teddie, una creatura antropomorfa simile ad una mascotte di baseball. Durante le giornate di pioggia, quando c’è nebbia, è possibile accedere ad un canale ed entrare in un mondo parallelo; anziché usare delle maschere per coprire il volto dalle ombre, per vedere meglio si usano degli occhiali.

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
L’avventura prosegue un pasto alla volta…

Dicono che la tua anima gemella apparirà se fissi una televisione accesa in una notte piovosa…

In questo capitolo, i protagonisti affrontano prima se stessi, una parte però controversa e nascosta dell’animo; una versione rancorosa e colma di egocentrismo. Dopo averla sconfitta in un combattimento (con i Personae), è possibile accogliere un nuovo potere e siglare l’accordo. Io sono te, tu sei me… In questo modo si accede ad un universo alquanto sorprendente, dove i protagonisti devono risolvere diversi misteri e suicidi, evitando che altre persone possano venir intrappolate nel mondo della TV. Inaba è una delle tante città di periferie afflitte dall’apertura dei grandi centri commerciali; i commercianti locali, nonché gli artigiani, sono costretti a chiudere i battenti o cedere la propria attività a terzi. La vita in città è completamente diversa rispetto a Persona 5, in cui si vive l’atmosfera tipica di Tokyo. Sono poche le persone a vagare tra le strade, segno di qualcosa di veramente pericoloso nell’aria. Nel centro commerciale invece è possibile imbattersi nella TV catalizzatore, il portale che conduce nel sottosuolo. Anche in questo caso, Persona 4 Golden non tradisce le aspettative: durante il giorno, il protagonista deve dedicarsi allo studio, alle relazioni sociali (con il Social Link che permette di progredire nell’avventura e ottenere poteri/carte speciali) o allo svago. Mentre dopo la scuola sarà possibile immergersi nel mondo parallelo, però solo quando c’è la nebbia; in caso contrario, non potranno accedervi. Tra un giorno e l’altro è possibile effettuare tutti gli spostamenti possibili, eppure l’attività deve essere solo una. Quindi è essenziale capire cosa fare durante la giornata, così da non sprecare tempo. Mai trascurare ad esempio lo studio, oltre a progredire con il diagramma formativo-sociale (la classica ruota da slice of life). Scovare il serial killer che sta minacciando la città è comunque la priorità per il gruppo. Presente anche qui in pompa magna, ma all’interno di una macchina simile ad una limousine, la Stanza di Velluto e Igor. La narrativa è più simile a quella del quinto capitolo, piuttosto che come quella del terzo. Riesce a catturarti sin da subito, anche se si avverte una lentezza nel raccontare alcuni eventi; le giornate alle volte sono piuttosto monotone, sta al giocatore capire come riempirle. La durata è leggermente superiore al compagno di remastered, ossia quasi ottanta ore. Una longevità molto buona per un JRPG, considerando le tante missioni secondarie.

A caratterizzare il gameplay sono i dungeon ispirati ad alcuni temi importanti per diversi personaggi coinvolti. Ogni livello è però procedurale, quindi meno caratterizzato a livello stilistico e contenutistico. Infatti sembra di passeggiare in stanze tendenzialmente vuote, cosparse solo di ombre che in quanto viscide vagano alla ricerca di nuove vittime. Appaiono scrigni, carte speciali o scale. Il contenuto è molto limitato: il confronto con il gameplay di Persona 5 non è assolutamente necessario, eppure sembra di essere all’interno della metropolitana. Anche qui è stato fatto il minimo indispensabile, come curare i modelli 3D dei personaggi e migliorare l’estetica generale dell’HUD. Per il resto, permangono gli stessi difetti del terzo capitolo, anche se meno marcati. Le cutscene animate sono presenti e meravigliose come sempre. La vita da scolaro è molto avvincente tra esami e quant’altro. Alle volte è richiesto di rispondere a quesiti di vario genere personalmente, in altre occasioni aiutando un compagno in difficoltà. Non ci sarà Morgana a deliziare le vostre giornate, eppure la presenza di Teddie nel metaverso è abbastanza similare. Sono presenti nuovi e vecchi mostri: la quantità di nemici è impressionante, in linea del resto con Shin Megami Tensei. Nota davvero importante è presente un salvataggio rapido per volta: una novità introdotta con questa remastered. La difficoltà può essere modificata in qualunque momento: è stata resa quindi dinamica, con diverse opzioni a disposizione del giocatore. Disponibile quasi da subito una modalità chiamata Album che permette di rivivere alcune situazioni appena giocate, modificando delle risposte o alterando l’andamento dell’avventura. Lo stile grafico è decisamente più importante, oltre ad essere visivamente meraviglioso. Si avverte in alcune circostanze, come ad esempio la parte slice of life, il distacco tra questo quarto capitolo e il quinto. Un gioco veramente meraviglioso, con una narrativa magnetica e un carattere forte. Le musiche sono imponenti: riescono a rimanere incastrate nella mente dell’ascoltatore per diverse ore consecutive, un po’ come accaduto con Persona 5 Royal. L’altro elemento decisionale è la localizzazione in lingua italiana. L’adattamento è veramente buono, così come ascoltare le voci originali in giapponese.

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
Scontri al cardiopalma con creature davvero uniche.

In conclusione, la raccolta Persona 3 Portable e Persona 4 Golden è veramente ottima, anche se il lavoro svolto dagli sviluppatori è sicuramente minore rispetto ad altre versioni. Sono state migliorate le texture e reso il frame-rate più fluido, eppure mancano davvero alcuni aspetti di spessore in entrambi i capitoli. Ad esempio, la versione Portable su console Xbox (il gioco è presente anche nel Game Pass) è veramente stretta. Una via di mezzo tra questa e quella intitolata FES non sarebbe stata male, così da consentire ai giocatori di apprezzare le diverse sfumature fornite dalle scene animate. Inoltre la scelta di mantenere i fondali pressoché identici al passato è veramente strana. Eppure presi singolarmente, sia P3P che P4G valgono veramente tanto; lo spessore narrativo è così ampio da renderli dei capitoli assolutamente da giocare, specialmente il quarto per la sua varietà di situazioni e la trama investigativa. Anche se invecchiati, si lasciano giocare bene (non al massimo, ovviamente). Se avete divorato la versione Royal del quinto capitolo, allora questi due titoli sono da giocare assolutamente, partendo (un consiglio spassionato) dal più recente, ovvero Persona 4 e poi passando al terzo, quello decisamente più altalenante. Entrambe le avventure sono disponibili separatamente su console Microsoft, Sony, Nintendo e PC dal 19 gennaio 2023 al prezzo di 19,99 euro, oppure all’interno di una raccolta al costo di 39,99 euro. Un rapporto qualità-prezzo ottimo, nonostante le complessità e le mancanze elencate in precedenza. Se consideriamo il costo di partenza e la quantità di ore, il risultato è formidabile. Due dei migliori titoli della serie spin-off di Shin Megami Tensei di Atlus.

Persona 3 Portable e Persona 4 Golden
Persona 3 Portable e Persona 4 Golden – Recensione
PRO
Una collezione portentosa e avvincente;
Persona 4 Golden è puro entusiasmo;
Musiche sopraffine;
Gameplay divertente e dannatamente approfondito;
Stile intramontabile;
Trame incantevoli e indimenticabili;
Entrambi localizzati in lingua italiana.
CONTRO
Persona 3 Portable non contiene le cutscene;
Conversione troppo banali e striminzite;
Graficamente non all’altezza rispetto al successore Royal.
9
Tra nostalgia e stupore!
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Redattore