Somerville

Somerville – Recensione

Titolo d’esordio del nuovo team di sviluppo indipendente Jumpship, fondato da Chris Olsen e dall’ex CEO di Playdead, Dino Patti; una storia surreale e catastrofica davvero immersiva…

Somerville
Data di uscita
15/11/2022
Versione testata
Xbox Series S
Sviluppatore
Jumpship
Publisher
Jumpship
Genere
Avventura / Rompicapo
Lingua
Disponibile in Italiano
Il nostro Punteggio
8
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Uno squarcio color cremisi taglia in due la volta celeste, poc’anzi priva di nubi e di stelle; una piacevole serata trasformata quasi subito in una situazione alquanto tragica e spiacevole da vivere per gli “ingenui” abitanti del pianeta terra. Una digressione interstellare che irrompe a piè sospinto e disintegra la concezione tra spazio, tempo e materiale. Il mare viene invaso da strambe microparticelle aliene in costante movimento; vengono alterate dal flusso di una luce azzurra a contatto con la suddetta superficie. Sono tanti, arroganti, replicanti, tutti identici: come lucertole si arrampicano, navigano ad una velocità stratosferica. Degli esseri antropomorfi e alcuni motorizzati che provengono da una dimensione alternativa, al di fuori del sistema solare. Ne abbiamo parlato a più riprese di questo specifico frangente (durante le varie recensioni e speciali a tema), ovvero del panorama videoludico odierno così mutevole e cangiante. Un po’ come accade in questi istanti con il cambio repentino della stagione autunnale in quella invernale, anche il mondo dello sviluppo segue un’andatura del tutto prevedibile per noi appassionati; forse per gli analisti più addentro può sembrare una sciocchezza, una banalità. Ma non è esattamente così: l’introduzione nel mercato dell’ormai più che novello “panorama indipendente” ha decisamente cambiato le carte in tavola, proponendo delle valide alternative ai titoli più blasonati e costosi (in quanto budget e risorse umane a disposizione). Un esempio fulgido, lampante è lo studio Playdead con Limbo nel lontano 2010. Sembra esser passato un secolo, però in questi dodici anni qualcosa di profondo è veramente cambiato, a partire dal medium e le sue regole in quanto esclusive. Anche la partecipazione massiva di Nintendo Switch in questo binomio tra portabilità e giocabilità è riuscita a rendere più interessante l’attrattiva del popolo indie. Ogni videogioco di questa caratura mostra ovviamente sia pregi che difetti nell’essere indipendente, senza nascondere nulla. Avventure come Dropsy incarnano alla perfezione lo stile di creare qualcosa fuori dal comune. Dopo il primo esperimento di Limbo, lo studio danese è riuscita a sintetizzare l’avventura senza dialoghi bidimensionale in qualcosa di assolutamente unico: il prodotto uscito è Inside, una creatura antropomorfa davvero incantevole e altrettanto inquietante. In questa tipologia specifica di giochi la speculazione su eventuali finali e sulla storia in generale è fondamentale, poiché essendo titoli criptici e di difficile interpretazione il dialogo con il mondo esterno rende gli appassionati un po’ più coesi tra loro.

Dopo un lavoro assurdo ed estenuante, il co-fondatore di Playdead decide nel 2016 di salpare verso altri lidi e dedicarsi interamente a dei progetti futuri insieme ad una nuova compagnia. L’anno successivo nasce Jumpship, un team di sviluppo indipendente piuttosto talentuoso. Da allora sono usciti diversi comunicati, tra cui quello di un titolo che riunisse le dinamiche intraprese con i due titoli concepiti da Dino Patti sotto un unico tetto. Il suo nome è Somerville: un’avventura apocalittica, catastrofica e soprannaturale. Per alcuni questo strano divorzio viene considerato emblematico, dopo il lavoro svolto insieme. Eppure capita spesso di riformulare gli studi al seguito di un videogioco. Ad unirsi alla scialuppa anche l’animatore Chris Olsen. Entrambi vogliono distanziarsi dalle opere di Playdead, proponendo qualcosa di più originale e come se lo sono sempre immaginati. Insomma, una sfida assai ardua: l’ambizione sicuramente non manca, ma riusciranno nell’intento di scardinare i giochi concepiti nel passato? Ed infine, eccolo qui: Somerville è finalmente disponibile dal 15 novembre 2022 su Xbox One, Xbox Series X | S e PC. Tra cui presente anche dal day one sul Game Pass Xbox. Senza ulteriori indugi, scopriamo insieme di cosa si tratta in questa nuova, approfondita recensione.

Somerville
L’inizio di qualcosa di catastrofico…

Sulla scia della catastrofe: l’esodo di un mondo distrutto

Dino Patti ha scandito la poetica di Playdead, dando vita a delle storie concettuali davvero emozionanti e con svariate suggestioni. Il fil rouge che indissolubilmente queste opere a quella attuale è la magia, la visione con un piglio un po’ cinematografico con lunghi e vasti piani sequenza che si avvicendano per contornare un mondo in rovina, devastato da una società proveniente dall’alto. La sensazione di poter mettere le mani su un titolo imbastito da uno degli autori di Limbo e Inside è davvero stimolante, poiché segue senza soluzione di continuità un’originalità assolutamente travolgente. All’epoca Limbo poteva risultare un po’ troppo criptico, qualcosa di veramente emblematico. Adesso è un piacevole ricordo, visto la sfilza di titoli con uno stile simile, un po’ come Little Nightmares. Somerville di Jumpship è una folle idea, dove viene  manifestata una potenza intergalattica invadere il pianeta Terra. Ma la storia si prende i giusti tempi prima di evolvere, mostrando uno spaccato della società odierna di campagna. Una semplice famiglia composta da bimbo, madre, padre e cane raggiungono dopo un lungo viaggio la propria dimora. La telecamera si muove verso dietro, evidenziando un panorama decisamente affascinante. Tutto tace; non esistono parole, bensì solo movimenti ed espressioni. Superano l’uscio di casa, raggiungendo il divano del soggiorno. Dopo una breve visione di un film, tutti si addormentano accompagnati dal caldo abbraccio della giornata appena trascorsa insieme. Tra le pieghe del tempo, qualcosa di sconvolgente sta per accadere. Il bambino si sveglia per primo, travolto da una luce rossa ad intermittenza proveniente dall’esterno. Sale a gattoni dai gradini del mobile in cucina e osserva stupefatto – non cosciente di cosa sta per manifestarsi lì fuori – il cielo nefasto. Dopo il bimbo, anche la madre percepisce questa strana sensazione e si lascia verso le braccia del pargolo in un lungo pianto disperato. L’ultimo a trasalire dal divano è il padre: un giovane con il folto capello scombinato e un’andatura piuttosto slanciata. Il prologo di Somerville è davvero folgorante, quasi magnetico. Difficile distogliere lo sguardo dallo schermo per anche un secondo. Si riesce a percepire la tensione aumentare, non appena qualcosa di grosso si scontra violentemente nel giardino di casa. Escono per dare un’occhiata: un monolite nero, glaciale e marmoreo ha invaso la loro proprietà. Ma non sembra essere l’unico: in cielo altre forme cupe sembrano delineare la volta celeste, infrangendosi sul suolo con veemenza e noncuranza. L’inizio di una nuova alba rosso cremisi. L’incipit evidenzia sempre di più questa strana forma antropomorfa provenire da altrove nell’universo: una catastrofe che nessuno sembra aver preannunciato, tranne qualche folle complottista nei forum più oscuri dell’internet.

Un disastro di proporzioni planetari. Chiunque venga coinvolto, non rimane assolutamente illeso. La placida famiglia si nasconde dunque nel seminterrato, nella speranza di salvarsi da questa pioggia di meteoriti. Eppure la loro casa non è altro che uno dei tanti luoghi travolti dai monoliti. In particolare, uno si infrange sul tetto di casa distruggendo qualunque cosa, perfino il pavimento. Il padre si avvicina al rude pilastro, venendo successivamente folgorato da una luce blu che lo travolge in pieno. Rimane inerte sul pavimento, dinanzi alla famiglia sconvolta. Trascorrono i giorni e tutti sembrano essere scomparsi, tranne il fedele cane rimasto lì a vegliare sul corpo esanime del padrone. Attonito, il protagonista dell’avventura si risveglia: qualcosa è accaduto in lui, adesso possiede “un potere nascosto”, lo stesso che quelle creature apparse sul pianeta Terra sembrano essere dotate. Delle creature extraterrestre apparse da una dimensione siderale che hanno squarciato irrimediabilmente il mondo per come lo conosciamo. Tutto adesso sembra vuoto, privo di vita. Questi poteri soprannaturali aiutano l’uomo nell’avanzare, alla ricerca della madre e del bambino scomparsi. Quei pochi esseri umani rimasti combattono costantemente per la sopravvivenza, nascondendosi all’occorrenza o fuggendo da queste strane macchine antropomorfe in grado di uccidere all’istante con un raggio. La Terra è avvolta da una particolare patina grigiastra: ovunque, tra il panorama brulicante si stagliano monoliti neri e monumenti distrutti. Un mondo totalmente irriconoscibile, quello di Somerville. Una storia che come abbiamo detto in precedenza non propone alcuna linea di dialogo. Ciò che invece viene evidenziato è lo stato catatonico del pianeta, stravolto da queste forme aliene in piena invasione. Sin dalle prime battute, il gioco di Patti riesce ad instaurare con il videogiocatore un rapporto composto di empatia e fiducia. Ben presto questo binomio viene tradito da un racconto catastrofico, dove non si avverte più il senso di libertà o di tranquillità dei primi minuti. Una componente narrativa nutrita inoltre da visioni ricercate, elementi presenti sullo scenario più devastanti possibili e qualcosa che non è assolutamente banale, ovvero l’amore verso la propria famiglia. Eppure questa sensazione di oppressione viene progressivamente messa da parte, così da dare posto ad un costante declino della società attuale. Non sempre il racconto riesce con le sue grandi potenzialità a dichiarare quanto voluto, perdendosi in cliché alquanto ridondanti e facili da identificare. Se non fosse per il mistero causato da questa invasione, la storia non avrebbe molta continuità. Proprio perché per una ricercatezza un po’ forzata, si tende a mostrare uno spaccato già visto altrove, come ad esempio in Little Nightmares e la sua decadenza macabra.

Lo stesso Inside, in quanto uno dei capisaldi, non riesce a risultare pienamente originale. L’unicità invece è data dallo stile degli enigmi, dalla forza travolgente di situazioni paradossali e mai identiche tra loro. In Somerville, superata la prima ora, si avverte una sensazione stantia, come se qualcosa si stesse ripetendo: non si capisce subito il perché, ma ciò risulta lampante dopo aver raggiunto i finali emblematici. L’avventura riesce sì ad essere coinvolgente, ma non per il motivo delineato dal team di sviluppo. Il protagonista agisce in maniera meccanica, senza mostrare un certo trasporto emotivo in quello che sembra fare. Forse è dovuto dal contatto con una delle creature aliene, eppure la caratterizzazione dei personaggi non è il punto di forza del gioco, sebbene nemmeno mediocre: si trova esattamente al centro, davvero buona se consideriamo che si tratta del titolo di esordio di Jumpship. La narrazione è colma di spunti interessanti, alcuni sicuramente più geniali di altri e con un alto tasso di speculazione da fare a valle. Il linguaggio cinematografico si adatta per bene allo stile minimale del gioco, proponendo inquadrature ampie e una regia piuttosto perspicace con dissolvenze tattiche. La telecamera e la sua relativa gestione è da considerare uno degli elementi più innovativi del gioco. Tutto ciò grazie alle conoscenze dell’animatore Olsen. Il titolo, sebbene non ce ne fosse la necessità, è disponibile anche in lingua italiana. La longevità è molto nella media: un’avventura che dura all’incirca quattro/cinque ore, considerando anche il tempo di contemplazione tra uno scorcio e l’altro (senza nemici o puzzle).

Somerville
L’alba di un nuovo giorno!

Un conflitto in larga scala

La narrativa di Somerville è molto buona, anche se non stupefacente. A causa di una caratterizzazione dei personaggi un po’ approssimativa e di alcuni cliché ridondanti. Eppure si riesce a riprendere facilmente, proponendo una regia davvero all’altezza dei suoi predecessori spirituali. Anzi, mostrando qualcosa in più, come delle sezioni tridimensionali dove il protagonista si muove in queste vaste distese di terra desolate e distrutte. Una sensazione percepita anche in FAR: Changing Tides.  In quel caso, il conflitto viene sostituito da questa voglia di rivalsa e di raggiungere un obiettivo lontano (anche se sconosciuto). In Somerville vige il minimalismo selettivo con uno stile cromatico e ambientale davvero ben caratterizzato. Le tante location proposte sono colme di dettagli, impreziosite da queste strane forme aliene provenienti dal cielo. In alcuni luoghi è possibile intravedere qualcosa di nuovo che mescola il minimalismo al dettaglio approfondito. Le tonalità più cupe vengono messe in risalto, dato che il protagonista è in grado di utilizzare un potere sovrannaturale e sfruttare il flusso energetico a proprio piacimento. Ad esempio, per risolvere alcuni enigmi ambientali è richiesto l’uso di una fonte di luce, così da sbloccare un portale oscurato o interdetto da questi esagoni extraterrestri. Il setting creato dagli sviluppatori è il medesimo: architetture sovrastanti, ambienti soverchianti e con tanti puzzle da risolvere. Il gameplay è molto fluido e ragionevole, anche se alle volte si incappa in problemi di natura piuttosto tecnica. Non esistono divisioni morali o scelte. La componente ludica è abbastanza classica, molto simile a quella dell’ultimo titolo di Playdead. Sono presenti diversi espedienti divertenti, come quello di dover attirare le forme di vita aliene con dell’acqua e un secchio. Molti enigmi sono di facile risoluzione, in alcuni casi davvero lineari da eseguire. Insomma, un gameplay che non guizza per originalità, ma consolida quello che già un appassionato di titoli simili già conosce. L’esplorazione è decisiva in questo gioco: esistono bivi e strade alternative. Eppure alla fine si sceglie sempre il percorso indicato dagli sviluppatori, essendo un’avventura con prosecuzione lineare. Il protagonista oltre ai classici movimenti di base, può appunto utilizzare all’occorrenza questo suo potere per accedere in varchi poc’anzi invalicabili con la sola spinta. Ludicamente il gioco di Dino Patti è discreto e con una buona varietà. Manca all’appello quel senso di libertà misto a smarrimento tipico di Limbo.

Ad incidere tra gli aspetti ludici e narrativi è lo stile assai ricercato e minimalista. Il tutto però viene sporcato da una gestione delle collisioni un po’ grossolana. Le hitbox non sempre corrispondono a ciò che si sta vedendo, quindi causando dei rallentamenti o delle compenetrazioni. Alle volte è richiesto di riavviare il gioco per togliersi questa sorta di inceppamento perenne tra un enigma e l’altro. Purtroppo la componente tecnica è afflitta da un’uscita troppo prematura. Il titolo avrebbe avuto bisogno di qualche altro mese di rifiniture per non incappare in momenti simili. Le imperfezioni sono evidenti e oscurano gli altri elementi sicuramente più meritevoli dell’avventura. Tecnicamente molto divergente rispetto ai predecessori in Playdead. La qualità delle texture su console next-gen è buona, il frame-rate invece quasi sempre stabile. A smorzare questi effettivi problemi di natura tecnica risolvibili velocemente, l’accompagnamento sonoro curato da due esponenti del settore, ovvero Dominique Charpentier e Matteo Cerquone. Una componente musicale e sonora assolutamente lodevole, piena di virtuosismi e momenti contrassegnati da un silenzio (con qualche flebile rumore) assordante. Utilizzati anche dei suoni provenienti dallo spazio che ben si amalgamano con il resto dell’avventura e questa piega catastrofica, ai confini della realtà.

In conclusione, Somerville è un’avventura visiva con espedienti cinematografici davvero piacevole. Il titolo d’esordio del team di sviluppo concepito da Dino Patti, ex fondatore di Playdead, ossia Jumpship. Lo stile artistico è impressionante, imprescindibile per un amante delle avventure di questo tipo. Le somiglianze alle precedenti opere, Limbo e Inside, sono abbastanza palesi; in alcune circostanze piuttosto sottili, ma sempre lì. Un’opera che aggiunge qualcosa di catastrofico e surreale al mondo intero, stravolto da una nuova forma aliena in grado di annichilire qualunque cosa. La regia è ben organizzata, con lunghi e astuti piani sequenza. La telecamera punta immediatamente a qualcosa di più alto rispetto ad altro, impreziosendo la scena di inquadrature distanti e panoramiche desolanti. La narrazione è buona, anche se afflitta da una voracità insaziabile del giocatore di voler scoprire sempre di più. Purtroppo riesce a perdersi in un bicchiere d’acqua, trascinando lo spettatore in eventi ridondanti e distanti dall’eccellenza. Per quanto registicamente ben fatto, ci sono delle perplessità anche a livello di messa in opera, come ad esempio compenetrazioni o bug minori sparsi un po’ ovunque. Ciò che comunque salta subito è la colonna sonora davvero coinvolgente, redatta da un team piuttosto talentuoso e competente. L’avventura prima di Jumpship è disponibile su ecosistema Microsoft (tra cui anche il Game Pass Xbox) al prezzo di 27,49 euro. Rapporto qualità-prezzo tutto sommato buono. Se siete interessati ad una storia assuefacente, senza parole, allora fa al caso vostro. In caso contrario, è possibile provare il titolo su Game Pass.

Somerville
Somerville – Recensione
PRO
Ambientazione davvero coinvolgente e dettagliata;
Narrazione buona…
Alcuni enigmi sono divertenti e stimolanti;
Artisticamente di pregio.
CONTRO
… manca comunque una continuità con dei personaggi ben caratterizzati;
Tecnicamente non eccellente (compenetrazioni e bug);
Gameplay abbastanza basilare e classico: nulla di nuovo.
8
Un primo passo verso qualcosa di nuovo!
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