West of Dead

West of Dead – Recensione

Purgatory, Wyoming, 1888. Un luogo di fumo, di pistole e oscurità...

West of Dead cover
Data di uscita
26/09/2020
Piattaforma di riferimento
Nintendo Switch
Sviluppatore
Upstream Arcade
Produttore
Raw Fury
Genere
Action / Roguelite / Avventura
Lingue disponibili
Inglese - Italiano
Il nostro Punteggio
8
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Cosa si nasconde oltre la morte? Esiste veramente la redenzione? Dei quesiti che un essere umano sul punto di morire si è sempre chiesto, senza però trovare ancora una risposta soddisfacente. Le anime vagano imperterrite alla ricerca di una soluzione con pochi ricordi rimasti ed un viso dilaniato dal fuoco presente nell’aldilà. Non tutti gli spiriti sono realmente corrotti dentro, eppure coloro che si dirigono verso “ovest” soffrono tendenzialmente di schizofrenia e paranoia: l’emozione più grande che possono provare è la rabbia di aver smarrito il percorso durante uno scontro a fuoco e non aver raggiunto finalmente il paradiso. Innumerevoli volte l’anima insoddisfatta solca quelle strade cupe e buie per ottenere il famoso “perdono”. Non è per nulla semplice, specialmente perché l’ambiente circostanze ricorda parecchio il western di altri tempi, con pistole, fucili ed esplosivi. Ciclicamente, l’uomo con il teschio fiammeggiante ritorna sui suoi passi, insieme all’oste che dietro ad un bancone serve bevande alcoliche a tutti i viaggiatori. Il suono roboante di colpi di pistola, di detriti che si sgretolano dai muri e una folta fauna selvaggia transitano in quei luoghi maledetti, privi di speranza e bontà. In un mondo ultraterreno, molto simile all’aldilà in quanto struttura architettonica decadente, con dei toni puramente western si ambienta West of Dead, un roguelite atipico e dannatamente divertente. La sua complessità deriva da un genere di appartenenza non del tutto comune nel panorama videoludico, ma che sta comunque prendendo piede molto velocemente grazie a diversi publisher e sviluppatori indipendenti

Raw Fury, editore conosciuto per svariati titoli come Mosaic o Night Call, ha voluto supportare il progetto di Upstream Arcade, con un gioco parecchio difficile che richiede una certa confidenza negli action molto frenetici e con tanti colpi su schermo. L’avventura si ispira ad altri titoli come Dead Cell in quanto immaginario e meccaniche tipiche dei roguelite, proponendo infatti una varietà interessante di aree di gioco ed un sistema di puntamento vicino ai twin stick shooter come Ruiner. Un prodotto molto curioso che non ci siamo fatti assolutamente scappare. Alcuni temi trattati sono semplicemente unici e parecchio approfonditi con uno stile grafico assolutamente pungente, nonostante la sua natura da sparatutto con visuale dall’alto molto ostico. West of Dead è disponibile su Nintendo Switch dal 26 agosto 2020, dove abbiamo avuto l’occasione di poterlo provare con molta attenzione. Scopriamo insieme di cosa si tratta in questa nuova, selvaggia recensione. 

West of Dead
Attraverso gli altari si può migliore in game le statistiche del personaggio. Una volta morti, tutto torna a zero.

Bentornati a Purgatory!

Il risveglio dopo la morte non è un evento così semplice da digerire: lo stomaco è in subbuglio, l’animo viene tormentato dal dolore e dalla tristezza, persino gli occhi si tingono di colore rosso come il sangue. L’esistenza dell’essere umano spesso può considerarsi molto travagliata e difficile; ci sono occasioni dove la felicità prende il sopravvento, mentre in altre occasioni è meglio stare rintanati a casa per riflettere. Mai superare il confine, quel limite invalicabile che conduce uno spirito nei pressi dell’aldilà, o almeno è questo che tutti noi crediamo. Infatti una povera anima giunge in un luogo chiamato Purgatory, una zona intrisa di cattiveria e sorretta da un uomo (in quanto entità maschile) conosciuto solamente come il “Predicatore”. Chiunque voglia quindi trovare la redenzione e la salvezza dello spirito, deve prima recarsi in un’area specifica ed incontrare colui che li aiuterà a superare la transizione spirituale. Negli ultimi giorni abbiamo parlato ampiamente di due titoli indipendenti abbastanza promettenti che stuzzicano ed approfondiscono il concetto della morte e della vita, ovvero Evergate e Spiritfarer. Rispetto a quest’ultimi, West of Dead è nettamente più brutale: la componente narrativa del gioco è un surrogato del gameplay, ma ben narrata e con alcuni spunti di riflessione sulla vacuità e la perdita del corpo molto interessante. Il protagonista di questa insolita avventura è un uomo di alta statura con la testa a forma di teschio fiammeggiante, con un atteggiamento da sparviero ed un lungo poncho rosso. Non ricorda più il suo nome, né quello che prima di morire faceva. L’unica immagine che vorticosamente lo minaccia è quella del Predicatore: il suo unico scopo, almeno in quelle lande selvagge e piene di creature malvagie, è di raggiungere l’entità divina ed ucciderla. Scopriamo, dopo aver rinunciato ad alcuni preconcetti sulla “vita” nel purgatorio, come superare il limite con dei portali ed arrivare in più zone ancora poco esplorate, ma disseminate da nemici. 

Il locandiere, l’unica figura amichevole (almeno all’inizio, visto che sono presenti diversi personaggi), ci invita a bere con lui e raccontare ciò che lo affligge: in quel momento il nome del protagonista viene rivelato, un tale di nome William Mason. Bere per dimenticare non è lo scopo della povera anima, poiché il suo desiderio è quello di colpire altrove e fare breccia nel cuore del predicatore. L’avventura si tinge quindi di rosso ed oscure presente, un mix davvero promettente che evolve lentamente assieme al protagonista. L’idea di fermarsi non è stata minimamente calcolata, così come l’intenzione di continuare a sparare pallottole infuocate contro tutti. I dialoghi sono decisamente divertente e narrati in modo anche da rendere la storia molto più suggestiva ad ogni capitolo. Essendo un roguelite, l’evoluzione della trama dipende fortemente dal gameplay: sbloccare oggetti, ottenere nuove caratteristiche od abilità, sono solamente alcuni degli elementi che potremo trovare durante l’esplorazione della mappa, ma che una volta morti ci verranno sottratti. Il permadeath è una meccanica di gioco molto preponderante ed in alcune circostanze frustrante, perché costringe il giocatore ad adottare un metodo più moderato per andare avanti e non venir uccisi immediatamente. Perdere tutto può far storcere il naso, per fortuna alcune abilità speciali una volta acquisite rimangono nell’inventario o nell’intreccio narrativo del titolo. Ad ogni morte, il protagonista viene recuperato nei pressi della locanda e può, prima di partire ad Ovest, parlare con l’oste, il grande dispensatore di consigli e battute ironiche dell’interno gioco. Persino Mason è un tipo molto comico nel suo essere risoluto e spietato. L’esistenza del protagonista è tormentata, un’anima che non riesce a trovare un nesso al suo presunto coinvolgimento emotivo con il Predicatore. Alcuni personaggi secondari, dopo aver superato il primo capitolo, vengono in aiuto a Mason, con lo scopo di aumentare alcuni suoi poteri unici ed affrontare alcuni Boss. 

La caratterizzazione dei personaggi è molto buona, seppur non ai livelli di un titolo votato esclusivamente o in buona parte alla trama. I nemici hanno un design coinvolgente ed atipico, così come alcuni Boss (come il Wendigo) esteticamente impressionante. Una volta imparato le meccaniche base che servono principalmente per mantenere i ritmi veloci e frenetici del gioco, il giocatore viene ampiamente premiati con alcune scene inedite che collegano un capitolo all’altro. L’avventura del vendicatore protagonista si alterna in circa tre macro-capitoli, ossia tre Boss finali ostici, che vengono accompagnati da percorsi alternativi e da un sistema di creazione delle mappe tutta procedurale (infatti in basso a destra è possibile osservare il numero dei seed). Dovrete dunque abituarvi ad una serie di uccisioni non indifferente, prima di raggiungere un punto di transizione del gioco che consente di sfruttare i teletrasporti per velocizzare alcune dinamiche di spostamento e non ripetere alcune sezioni iniziali fino allo sfinimento. Rimboccatevi le mani ed andate all’attacco, perché la storia nelle parti conclusive offre degli spunti e dei colpi di scena divertenti: chissà, magari ci scappa anche il “morto”. L’avventura ambientata negli inferi del Wyoming è localizzata fortunatamente in lingua italiana

West of Dead
Gameplay frenetico e dinamico, troverete pane per i vostri denti.

Un roguelite cupo e devastante

West of Dead è assolutamente difficile come un qualunque altro titolo con delle meccaniche di gioco roguelite. Si differenzia da altri prodotti per via di alcuni elementi atipici da twin-stick shooter ed action. La storia “vendicativa” si adatta perfettamente ad un gameplay alle volte frenetico e che non perdona facilmente. Uno degli aspetti migliori dell’avventura è il sistema legato alle coperture: come accade in Gears of War (una costante di tutti i capitoli), il personaggio una volta avvicinatosi ad una barriera, automaticamente si china per sfruttare la zona di copertura per proteggersi. Ovviamente le zone dove il protagonista si nasconde sono soggette alla fisica e quindi ad essere distrutte. Nel titolo sviluppato da Upstream Arcade, Mason una volta raggiunto un bassorilievo, uno scatolo od un muretto si copre, in attesa che il giocatore possa sparare o ricaricare l’arma. Tutte le armi in dotazione che si possono trovare durante il gioco hanno un relativo cooldown da rispettare, ovvero una ricarica del tutto automatica che viene segnata nel menu dell’inventario. Ad esempio, il fucile, possedendo solamente due pallottole alla volta ed un raggio (danno) più corto, ci mette circa due secondi per ricaricarsi. Per sparare, il giocatore ha quindi la possibilità di usufruire di un particolare mirino a forma di freccia (tipico dei twin-stick shooter). Alcune armi da fuoco possiedono dei colpi più forti, dove per essere attivati è necessario tenere premuto il tasto assegnato per qualche attimo e poi sparare. Gli scontri con alcuni nemici risultano molto più ragionati, poiché l’avversario sfrutta diverso zone di copertura e l’oscurità per nascondersi. Il titolo mette a disposizione un elemento di gioco abbastanza simpatico e che rende ancora più tetra l’avventura, ovvero delle location avvolte dal buio, ma che possono essere illuminate con svariate lampade sparse un po’ ovunque nelle stanze. Accendere una lanterna consente di stordire il nemico nel raggio di qualche metro per alcuni secondi e sfruttare l’attacco ravvicinato melee con l’arma in dotazione. 

L’equipaggiamento è ampio e molto fornito, ogni arma ha una sua piccola descrizione, cooldown e danno. All’interno delle location è possibile trovare una serie di strutture diverse per difendersi ed altre stanze dove è disponibile solo un grande altare luminoso con dentro un bonus da aggiungere alle statistiche. Si può scegliere tra resistenza, precisione e forza. Oltre alle armi classiche da fuoco, esistono oggetti da lancio (esplosivi, mine ed altro) e strumenti passivi da utilizzare in alcune situazioni, ad esempio una barriera luminosa con la durata di circa cinque secondi. La varietà di elementi utilizzabili nel gameplay di West of Dead è molto buona, l’unico problema a livello ludico è l’intelligenza artificiale (IA) troppo poco convincente e grezza. Appena incrociato lo sguardo con il nemico, la sua rivoltella parte subito sparando in direzione del protagonista, non lasciando il tempo giusto per reagire senza subire danno. Per fortuna, grazie ad alcune abilità passive, si può sfruttare un piccolo rallentamento durante le capriole per nascondersi immediatamente verso un muretto. Diversi nemici tendono a rimanere fermi sul posto, mentre altri si fiondano in direzione del vendicatore Mason. In alcune strade parecchio strette è possibile intrappolare un avversario senza subire danni da fuoco, semplicemente si sposta l’attenzione dalla stanza principale. Gli scontri sono avvincenti, ma affetti da una irrefrenabile ripetitività non ben contestualizzata: la causa è dovuta dal permadeath e dai nemici troppo difficili da sconfiggere. Ripetere le stanze, anche se in ordine casuale, può annoiare, visto che le armi da trovare nelle location iniziali sono poco efficaci e con un rapporto danno/vita non bilanciato

West of Dead
La redenzione non è semplice da acquisire: tutto ha un prezzo!

Western ridondante e frenetico: il permadeath è sempre dietro l’angolo

In più occasioni è possibile vivere durante il gameplay esperienze un po’ frustranti e complesse, dopotutto è un titolo con una difficoltà non selezionabile. Per quanto possa sembrare assurdo, la varietà di situazioni diverse non mancano, il problema generale è una struttura poco votata a chi non ha molta familiarità con i roguelite. Incide anche l’IA non convincente. Invece dal punto di vista tecnico, il gioco si comporta veramente bene ed offre un frame-rate quasi sempre stabile, tranne in due occasioni diverse, ovvero durante gli scontri con troppi nemici su schermo e nelle boss fight. La longevità del titolo è del tutto soggettiva, dipende fortemente dal giocatore: può essere concluso in cinque ore, oppure in dieci. Graficamente è molto convincente: il tratto di disegno sporco che lo contraddistingue e lo differenzia è solamente un pregio. I toni sono parecchio scuri e cupi, forse un po’ troppo. In alcune occasioni non si riesce a distinguere bene, specialmente durante le prove in modalità portatile, dove si trova il nemico e quando colpire. La meccanica che lega lo stordimento con le torce (una questione anche puramente estetica dedicata all’illuminazione) può per diverse ragioni non convincere a pieno. Il level design risulta spesso ripetitivo, con stanze da liberare senza una vera direzione artistica preponderante ed una quantità di oggetti/barriere sempre limitata o identica alla zona precedente. Per quanto riguarda il comparto musicale/sonore, il gioco si comporta davvero bene e propone delle soundtrack suggestive ed incalzanti. 

West of Dead
Il sistema di copertura è davvero interessante e divertente da usare in qualunque momento: basta una capriola in direzione del muretto.

In conclusione, West of Dead è un buon titolo roguelite davvero complesso ed ostico da terminare. Il finale è molto interessante e divertente, specialmente dopo le tante disavventure che il povero Mason ha dovuto “vivere” per trovare il famigerato Predicatore. Si tratta di un gioco atipico che esce fuori costantemente dal genere d’appartenenza, proponendo situazioni sempre diverse e degli scontri con boss variegati. Le meccaniche di gioco non si adattano perfettamente a tutti i videogiocatori, eppure non è nemmeno difficile imparare (dopo aver trascorso più di tre ore a giocare) come muoversi ed utilizzare la armi contro gli avversari. Il consiglio è di approcciarsi al titolo con estrema cautela, considerando le tante morti richieste per familiarizzare con il gioco dall’inizio (causa permadeath). West of Dead è disponibile su Nintendo Switch al prezzo di 19.99 euro. Un rapporto qualità/prezzo buono, considerando che titoli validi con questo genere non si trovano spesso su console Nintendo: perfettamente accessibile anche da provare in modalità portatile, sebbene non supporti i comandi di movimento o alcune funzioni legate al touch-screen

West of Dead
West of Dead – Recensione
PRO
Trama interessante e divertente;
Localizzato in lingua italiana;
Ottimo da giocare anche in modalità portatile;
Graficamente buono ed evocativo, con musiche orecchiabili.
CONTRO
Gameplay non troppo bilanciato;
Abbastanza riperitivo (colpa del permadeth e di alcuni elementi);
Intelligenza articificiale dei nemici non convincente.
8
Fiammeggiante!
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