Bloodstained: Curse of The Moon 2

Bloodstained: Curse of the Moon 2 – Recensione

In favore delle tenebre, il male viene risvegliato da un demone desideroso di vendetta. Persino le storie semplici, che vengono tramandate dai bardi nelle locande o dalle famiglie, sono capaci di essere travolgenti e pieni di elementi stuzzicanti. Molte spesso le dicerie di un bizzarro evento concluso senza spargimento di sangue possono tramutarsi in qualcosa di estremamente pericoloso. Una perfida creatura ha maledetto un giovane cacciatore di demoni, l’ultimo superstite di una famiglia morente ed in via di estinzione. Delle fiaccole fragili sono state disseminate un po’ ovunque come segno di speranza nell’area gotica e fatiscente di un grande castello, terreno fertile del povero malcapitato in cerca di una soluzione. “La prima maledizione” può essere spezzata con l’unica condizione di affrontare un’orda indecifrabile di nemici e bestie feroci, che proseguono imperterrite il volere del malvagio essere risvegliato. Adesso le condizioni sono migliorate ed il destino del guerriero può ancora cambiare.

Castlevania, conosciuta in Giappone come Akumajō Dracula, è una serie di videogiochi con struttura molto lineare action in grafica bidimensionale prodotta da Konami a partire dal 1986. Castlevania (letteralmente Dracula del castello del Diavolo) oltre ad essere una grande raccolta di giochi ispirati alla trama di Dracula di Bram Stoker,  è anche conosciuto assieme al gioco Nintendo Metroid come sotto-genere nel panorama videoludico dal pittoresco nome di Metroidvania. L’accostamento di questi due titoli non è del tutto casuale, poiché si tratta di una tipologia di giochi molto affini tra loro e che hanno in comune più elementi platform in 2D. Koji Igarashi è lo storico creatore della particolare serie con protagonista la famiglia Belmont, che di recente (2014) ha abbandonato Konami per mettersi in proprio, continuando a sviluppare videogiochi in maniera indipendente e soprattutto proseguendo il filone solamente appena iniziato più di ventiquattro anni fa. L’immaginario ludico di Castlevania è pieno di dettagli che ancora adesso vengono ricordati e menzionati in diversi titoli indipendenti. Igarashi, dopo essere stato licenziato, ha supportato un progetto importante di nome Bloodstained: Ritual of the Night attraverso una campagna Kickstarter molto remunerativa. Bloodstained: Curse of The Moon è un titolo nato in maniera parallela a Ritual of the Night, una sorta di piccola branchia spin-off per approfondire diversi temi e per ingolosire gli appassionati di vecchia data di Castlevania ad 8 bit. Dopo due anni trascorsi dall’ultimo gioco sviluppato da ArtPlay, Inc. e pubblicato da Inti Creates, dal 10 luglio 2020 su Nintendo Switch è disponibile finalmente Bloodstained: Curse of The Moon 2, un secondo capitolo che introduce alcune sostanziali novità nel gameplay. Scopriamo insieme di cosa si tratta in questa vampiresca e demoniaca recensione.

Curse of The Moon 2
Come nei comuni Castlevania, saltare su una lanterna sblocca alcuni oggetti o vite.

Zangetsu, il cacciatore di demoni

Non nascondo di essere un discreto appassionato dei vecchi e più illustri titoli di Castlevania, che hanno insieme ad altri giochi degli anni ‘90 formato la mia persona in quanto videogiocatore. Considero ancora adesso (si tratta comunque di un’opinione strettamente soggettiva) Symphony of the Night uno degli apici della serie, oltre ad aver portato all’interno del nutrito parco titoli di Playstation un gioco che eredita lo stile tradizionale dei precedenti capitoli platform e li amplia con diversi accorgimenti RPG action. Il primo Curse of the Moon è riuscito quasi subito a stuzzicare l’idea di vedere nuovamente il creativo Koji Igarashi alle prese con un prodotto un po’ old-school ad 8 bit. Il fascino delle console retro è difficile da quantificare, così come l’effetto nostalgia che potrebbe assalire un fan un po’ più cresciuto. L’obiettivo principale della saga Bloodstained è quella di seguire le orme dei Castlevania, implementando nella struttura più moderna dei titoli ciò che all’epoca poteva risultare fuorviante o troppo all’avanguardia. Si tratta pur sempre di piccoli accorgimenti nella struttura lineare del gameplay, che in Curse of the Moon 2 si aggiudica un sistema di svolgimento della storia composto ad episodi. In ogni singolo livello è possibile trovare un quantitativo di dettagli davvero interessante, poiché è facilmente avvertibile una progressione narrativa alquanto sostanziosa. L’avventura è impreziosita di parecchi abbellimenti stilistici, con gli stage ben realizzati e mai ripetitivi. Un gioco platform con elementi action vecchio stile che soddisfa sotto diversi punti di vista, per quanto la trama sia solamente un mezzo per condurre l’attività principale, ossia il gameplay. All’interno degli scenari si può notare l’originalità e la mano inconfondibile di Igarashi, un simbolo che oltre ad essere un buon modo per apprezzare il gioco serve anche per dare a tutti la possibilità di scoprire per la prima volta i Metroidvania classici.

Il comparto narrativo è infarcito di molti momenti colmi di pathos e sfide che cambiano continuamente il corso dell’avventura. Il protagonista rimane lo stesso del primo capitolo, che dopo aver concluso la sua particolare spedizione vendicativa, si ritrova nuovamente coinvolto a dover fronteggiare una strana minaccia demoniaca. Dopo il finale del primo Curse of the Moon, il guerriero spadaccino Zangetsu prosegue il suo percorso con diversi alleati fidati dopo aver spezzato la maledizione. Nel gioco si possono trovare tre nuovi personaggi giocabili esclusivi, ben caratterizzati che aiutano il protagonista nella sua impresa. Ognuno di questi eroi ha un sistema tutto suo di combattimento, un po’ come accadeva con l’incantevole Miriam, protagonista indiscussa di Ritual of the Night: i suoi movimenti, rispetto a Zangetsu che risulta essere piuttosto bilanciato tra attacco e salti, sono più fluidi e scattanti. Al roster del primo capitolo si aggiungono così tre personaggi completamente nuovi, ma con dei stili di combattimento variegati e con abilità secondarie tutte da scoprire. Robert, ad esempio, è un guerriero a distanza che utilizza un’arma particolare a forma di fucile da cecchino. Domenique invece riesce ad essere più aggraziata nei salti e può fuggire dal nemico utilizzando una lancia speciale rimbalzando contro il terreno. L’ultimo personaggio è probabilmente il più pittoresco, poiché si tratta di un robot steampunk pilotato da un cane di nome Hachi. Quest’ultimo può infliggere più danni grazie ai suoi potenti colpi, ma possiede un sistema di movimento che lo rende più lento.

Curse of The Moon 2
I Boss sono davvero ostici da sconfiggere in modalità veterano, oltre che esteticamente belli da vedere.

La caratterizzazione dei personaggi è pressoché ottima, oltre a fornire al videogiocatore una varietà di situazioni sempre diverse. Il design in questo gioco è molto importante, perché lo differenzia sostanzialmente da altri prodotti action platform classici simili. Per quanto la struttura del gameplay è molto basilare e facile da comprendere nei primi minuti dell’avventura, Curse of the Moon 2 è decisamente più ostico e difficile del primo capitolo. Un cambio di rotta sostanziale, sebbene gli sviluppatori hanno pensato bene di fornire un grado di difficoltà intermedio per coloro che non sono particolarmente abituati ad un sistema di gioco platform action più frenetico. Ad inizio gioco, dopo l’introduzione con l’incipit della storia spiegata con alcuni testi in sfondo nero, viene posto un quesito: difficoltà veteran o casual. Il livello di difficoltà più semplice consentono di utilizzare le vite illimitate (intese per singoli personaggi), mentre non è possibile usufruire dei contraccolpi sui nemici una volta avvicinati. Questo sistema di contraccolpi è nato principalmente per fornire al giocatore più esperto un gameplay dinamico e che necessita di un’attenzione molto alta nel calcolare la traiettoria del colpo, un po’ come accade con Bloodborne o l’ultimo titolo di From Software Sekiro: Shadows Die Twice. In alcune circostanze, l’attacco rapido dopo aver ricevuto uno scontro fisico con il nemico può fare la differenza. L’avventura, persino in modalità casual, risulta essere complessa, grazie all’ottimo level design e la presenza di diversi Boss con moveset sempre diversi. Curse of the Moon 2 possiede un gameplay molto più bilanciato che supporta di parecchio l’utilizzo di più personaggi contemporaneamente, sfruttando una delle caratteristiche nuove legate al multiplayer locale. Infatti è possibile con i due tasti dorsali cambiare immediatamente la formazione dei personaggi e quindi far intervenire un eroe piuttosto che un altro. In questo modo si possono concatenare gli attacchi e rendere molto più versatile il sistema di combattimento anche nelle fasi più avanzate del gioco.

Gli scenari sono otto in tutto, dei livelli che nel loro piccolo sfruttano a pieno il potenziale di queste nuove meccaniche, proponendo un vasto mondo di gioco che cambia con le nostre scelte (con uccisioni dei boss e potenziamenti da utilizzare per proseguire). Il titolo può essere terminato completamente in due giocatori, una gradita novità che può far storcere il naso ad alcuni appassionati. Purtroppo, per quanto possa essere interessante muoversi in questa divertente avventura alla ricerca di un demone da sconfiggere, il multigiocatore abbassa notevolmente il livello di sfida, affievolendo l’equilibrio tra personaggi e nemici che è possibile riscontrare in singolo. Un grado di difficoltà che risulta essere anche di ostacolo nelle sequenze puramente platform, che penalizzano il gioco cooperativo per un level design molto incentrato ad una sola figura in movimento. Ad esempio, può accadere di rimanere indietro con il secondo giocatore e di non capire più (causa scenario che trasla assieme al personaggio) come muoversi. Una condizione simile che è possibile riscontrare in un altro gioco, ovvero Kemono Heroes. La particolarità del multigiocatore di Curse of the Moon 2 è la versatilità, poiché è possibile inserirsi nella partita con il secondo giocatore in qualunque momento, come accade in un cabinato arcade o nei vecchi titoli anni ‘90. Tuttavia il consiglio è di non cimentarsi in cooperativa a meno di non essere dei videogiocatori ancora alle prime armi. La longevità del titolo è molto soggettiva, eppure può essere terminato come per lo scorso capitolo in circa tre/quattro ore. Una volta sconfitto il Boss finale, si sblocca la modalità ad episodi, ovvero si possono ripercorrere i livelli nell’ordine che si preferisce. Una rigiocabilità un po’ particolare, perché oltre a poter ripetere alcune sezioni e scoprire dettagli nascosti non è presente un game + o delle novità più stuzzicanti.

Curse of The Moon 2
La mappa è davvero vasta, nonostante siano solamente otto i livelli da visitare per raggiungere il boss finale.

Un level design davvero ottimo

Bloodstained: Curse of The Moon 2 è un prodotto meritevole, un action platform radicato al passato, ma con alcuni accorgimenti che pensano ovviamente al futuro di questo apprezzato spin-off di Bloodstained. Un gioco che è possibile apprezzare solo dopo aver scandagliato in maniera molto meticolosa tutti i dettagli ed elementi inseriti nel gameplay. Tramite il tasto pausa si può accedere facilmente alle statistiche generali dei personaggi, una breve descrizione storica ed infine la mappa della location. Ogni scenario ha diverse ramificazioni per raggiungere l’obiettivo finale e sconfiggere il Boss, con mappe grandi ed interconnesse. Non è un titolo con una profondità tale da essere paragonabile ad i recenti Castlevania, visto che si tratta comunque di una piccola parentesi di Ritual of the Night. Purtroppo, come era prevedibile, nemmeno questo gioco è stato localizzato in lingua italiana. I testi da leggere sono pochi ed infatti è semplice scoprire la trama attraverso alcuni dialoghi tra protagonisti. Il fascino maggiore del gioco proviene tutto dal comparto stilistico e grafico, un vero tuffo nel passato ad 8 bit. Gli scenari (background) sono pieni di dettagli in pixel-art ed il frame-rate risulta alquanto stabile. Si nota anche un certo impegno nel design dei Boss: molto originali e fantastici da osservare. Questo secondo capitolo ha un carattere veramente importante, specialmente se vissuto dopo aver giocato attentamente sia Curse of the Moon e il titolo principale di Inti Creates. Il comparto sonoro/musicale è un ottimo, un gradito omaggio alle composizioni già ascoltate nei vecchi titoli di Igarashi, ma in generale con virtuosismi tipici dei giochi old-school platform.

Curse of The Moon 2
Il level design è ottimo: ci sono soluzioni davvero degne dei migliori titoli metroidvania classici.

In conclusione, Bloodstained: Curse of The Moon 2 è un action classico, moderno e nostalgico; una vera perla preziosa per tutti coloro che vogliono affacciarsi dopo tanto tempo ai giochi degli anni ‘80, oppure per chi non è molto avvezzo al genere. Un gioco che basa la sua esperienza sull’accessibilità, con un livello di difficoltà adatto sia ai veterani che al pubblico meno esperto. Uscito il 10 luglio 2020 su Nintendo Switch, attualmente è disponibile in digitale al prezzo di 14,99 euro. Un rapporto qualità/prezzo discreto, anche se per via della poca longevità e della rigiocabilità variabile bisogna sempre valutare un possibile calo di prezzo per acquistarlo. In attesa dunque di un nuovo grande titolo dal team di Igarashi, il secondo capitolo della maledizione della luna è sicuramente un buon modo per rimanere allenati e approfittare di più questo spin-off con una storia interessante, coinvolgente e molto lineare. Il pregio del gioco è quello di voler cavalcare grazie allo storico creatore un genere che in questo attuale periodo sembra rinascere nel panorama videoludico indipendente: un ottimo e piacevole ritorno tutto da gustare in portabilità su Switch.

Bloodstained: Curse of The Moon 2
Bloodstained: Curse of the Moon 2 – Recensione
PRO
Storia che segue in maniera episodica le vicende del guerriero maledetto (primo capitolo della serie);
Gameplay dinamico, vario e divertente;
Level design ottimo;
Comparto tecnico e grafico strabiliante;
Disponibile da subito la modalità multigiocatore...
CONTRO
... ma che diminuisce drasticamente la difficoltà del gioco;
Longevità molto nella media;
Manca una modalità sfida interessante;
Non è disponibile in lingua italiana.
8.2
Dinamico!