Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise – Recensione

“Tutto ciò che è meritato diviene sospetto.” Il caso è ancora aperto e nessuno sembra avere una spiegazione logica agli eventi che si sono susseguiti dopo il famigerato omicidio diverso tempo addietro. Dopo anni trascorsi a rimuginare, un agente piuttosto perspicace rievoca dal passato un caso che sembrava risolto, trovando una particolare somiglianza tra gli eventi accaduti a Greenvale e Le Carré. All’interno del vecchio rapporto stilato dall’agente speciale che si è occupato di entrambi i casi è scritto tutto ciò che serve, ma qualcosa continua a sfuggire: perché a distanza di anni, dopo aver smascherato due assassini, le prove tornano nuovamente a galla? Il mistero si infittisce ed il ticchettio costante dell’orologio diviene sempre più pressante, come se ad ogni cambio d’ora, l’aria circostante iniziasse a mancare. Il concetto del tempo è uno dei quesiti più atavici che l’uomo si è sempre posto, mentre l’orologio è il frutto dell’intelletto della razza umana come risultato a questo antico dilemma. Ogni elemento è collegato, indissolubile procede nel seguire una perfetta analisi dell’interrogatorio nei confronti dell’agente che ha investigato sul caso trascorso nel 2008 nei pressi di Greenvale. Persino un albero, innocuo e naturale, innesca nel processo mentale del povero ex agente speciale ricordi che forse sarebbe meglio dimenticare, un po’ come il legame con il colore rosso. Una fobia che solo in quel luogo tanto odiato per svariati motivi ha iniziato a dilagare nella mente del brillante Francis York Morgan. Nulla è scontato: dopotutto Deadly Premonition è uno dei titoli più discussi della scorsa generazione, che esamina in maniera introspettiva e viscerale un caso che successivamente diventa “leggenda” nell’FBI. Il panorama videoludico ha sempre dimostrato di essere affascinato ad una particolare tipologia di giochi un po’ di nicchia, che non tutti, senza conoscere il vero potenziale che l’autore vuole esprimere, riescono a gradire. Dopotutto lo stesso Infini, puzzle platform concepito da Barnaque, è riuscito a proporre qualcosa di estremamente strano con una trama molto profonda.

Raccogliere sotto un unico vessillo le idee visionarie e molto criptiche di un autore non è un’impresa assolutamente semplice; in realtà, solo in pochi raggiungono una posizione tanto ambita e desiderata. Hidetaka Suehiro, noto anche come “Swery”, è uno di quei personaggi pubblici del panorama videoludico (nonché sviluppatore e director design) che al solo pensiero di vedere un suo nuovo progetto concretizzarsi, suscita emozioni fortemente contrastanti e che vanno subito a sovrapporsi alla follia di un titolo decisamente sconvolgente. Un autore che mescola continuamente le carte in tavola, estrapolando concetti filosofici che provengono da altre culture in maniera del tutto “originale ed un po’ grottesca“. Le varie opere di Swery sono come un grande affresco appena terminato, ma che non rispecchia minimamente le linee guida del mecenate: un progetto quindi molto più autoriale e soggettivo, che rischia di stuccare non riuscendo a trovare una buona collocazione tra un pubblico più variegato. Quando si hanno in mente tantissime idee stravaganti, il minimo che ci si può aspettare è un gioco capace di spaccare in due l’opinione pubblica, un po’ come accaduto con il primo capitolo nel lontano 2010 per la vecchia generazione di console. Sono trascorsi diversi mesi dall’uscita su Switch di Deadly Premonition Origins, il capostipite del folle viaggio targato Swery, che dopo averlo recensito (nonostante l’avessi anzitempo giocato su Playstation 3), l’emozione di poter riprendere i panni dell’agente speciale York mi ha sempre stuzzicato notevolmente. Il secondo capitolo è quindi il risultato finale di un processo creativo ed evolutivo durato parecchi anni e che fortunatamente ha visto come degna dimora la console Nintendo Switch in esclusiva temporale.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise è un sogno che diventa finalmente realtà e sapere che in questo preciso istante risiede all’interno della mia softeca è un motivo di grande soddisfazione personale. Il gioco è sviluppato dallo stesso team del primo capitolo, Toybox, e pubblicato da Rising Star Games Ltd. su console Nintendo dal 10 luglio 2020. Per quanto le aspettative riposte nei miei confronti in quanto fan di vecchia data siano altissime, in questa recensione proveremo a valutare il prodotto videoludico in quanto tale, nella speranza di vedere prossimamente qualcosa di altrettanto polarizzante concepito da Swery sull’ammiraglia Nintendo Switch. Quando i semi germogliano, le radici si propagano e gli alberi crescono, Deadly Premonition 2 è quel titolo che sicuramente farà per voi.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Nel 2005 a Lé Carre in Louisiana qualcosa di estremamente inaspettato stava per accadere.

Un prequel che ha il gusto di sequel: un gioco di intrecci tipico dell’autore!

“Fu un afoso giorno d’estate, sotto il sole cocente del sud. Così caldo da sembrare il respiro del diavolo. Tutto cominciò in quell’estate soffocante. Allora era presente anche il mio caro amico, il migliore tra i due.”

La trama del primissimo Deadly Premonition è caratterizzata da diversi momenti di grande empatia emotiva, che cattura sia per la complessità del protagonista un po’ bipolare che per l’ambientazione intrisa di mistero simile ad una puntata di Twin Peaks. Un velo flebile che con estrema grazia si poggia sui sentimenti del videogiocatore appassionato, che ha apprezzato il progetto del 2010 considerandolo uno dei videogiochi più folli del decennio, ma con un livello tecnico già all’epoca ispido e antiquato. Origins ricalca delle meccaniche presenti nella vecchia versione (il gioco è uscito lo scorso anno rimasterizzato su Switch) con un sistema di puntamento troppo pesante. Tuttavia l’elemento che ha sempre contraddistinto per la sua spiccata originalità è la componente narrativa parecchio approfondita. I primi minuti di gioco del secondo capitolo sono come un tuffo al cuore, un’emozione che non si può per ovvie ragioni descrivere. Come se fosse un presagio inaspettato, la schermata iniziale si presenta al pubblico con alcune note musicali sottili e la scacchiera pronta per una partita, riuscendo a suscitare un forte senso di nostalgia e passione: i ricordi di momento passati nel primo capitolo, le battute che solamente chi ha apprezzato il gioco può veramente riconosce, sono solamente alcuni dei tanti elementi che vengono innescati vorticosamente dopo aver premuto “nuova partita“. Spesso la nostalgia è complice di brutti scherzi, poiché non è mai semplice riconoscere un prodotto meritevole da quello che rientra di diritto nella propria sfera emotiva personale. Si può ovviamente soprassedere a diversi problemi di natura tecnica che non compromettono la godibilità del titolo, eppure per alcuni dettagli bisogna stare molto più attenti.

Deadly Premonition 2 rientra in una fascia alquanto particolare, visto che si tratta contemporaneamente di un prequel e di un sequel. Eppure non fatevi ingannare, perché la trama rispetto al primo capitolo del 2010 è molto più lampante e approfondisce in maniera quasi complessiva certi aspetti che in precedenza venivano solamente accennati. Per quanto sia relativamente un “nuovo” caso dell’agente speciale York, è consigliato (oserei dire anche necessario) aver giocato Origins per capire dove la storia vuole andare a parare, soprattutto per entrare meglio nella mentalità del protagonista bizzarro e ricostruire assieme a lui una cronologia dei fatti decisamente ben studiata. La sigla che preannuncia definitivamente l’apertura totale a questa nuova avventura è colma di riferimenti al capitolo precedente, oltre a svariate citazioni a film realmente esistenti che hanno accompagnato ed influenzato la vita dell’autore. All’interno del gioco è presente una buona componente stilistica autoriale ed originale, che tendenzialmente in altri prodotti viene ammorbidita per lasciare spazio al gameplay. In questo caso specifico, i tanti riferimenti forniscono un quadro ancora più ampio e fantastico del titolo, rendendolo sin da subito un degno successore della prima storia legata a York. L’inizio è quasi inaspettato: sono passati dieci anni dall’ultimo caso dell’agente speciale Francis York Morgan. Una grande personalità dell’FBI che dopo aver risolto il caso di Greenvale è entrato in pensione all’età di quarant’anni. Qualcosa di imprevisto accade ed un corpo di una povera bambina viene ritrovato. Si tratta del caso precedente a quello che ha reso York un agente di grande successo, esattamente nel 2005 a Lé Carre, nello stato della Louisiana. Il corpo di Lise Clarkson, scomparsa quattordici anni fa, è stata rinvenuta dentro una cella frigorifera, nonostante l’investigatore del federal bureau avesse scovato ed arrestato il reale assassino.

Il povero Morgan con barba e capelli bianchi incolti riceve la visita di due agenti dell’FBI che hanno ottenuto l’incarico di investigare nuovamente sull’omicidio. Il detective Aaliyah Davis, assieme al collega Simon Jones, riapre il caso accaduto a Lé Carre, dubitando immediatamente delle note capacità mentali e fisiche dell’ormai ex agente York. Il comparto narrativo è composto come il primo capitolo ad episodi che si alternano tra il 2019 (anno del ritrovamento del corpo) e il 2005. In entrambe le linee temporali avremo modo di scoprire maggiormente ciò che ha contraddistinto e reso famoso l’agente speciale Morgan, fornendo in maniera anche parecchio introspettiva una visuale del bizzarro personaggio un po’ “schizofrenica”. Lo scopo di questa nuova avventura è quella di lasciare lo spettatore in preda alla confusione. La scrittura dei dialoghi risulta essere veramente sopraffina come il precedente capitolo, specialmente per la localizzazione disponibile anche in lingua italiana. La storia è la forza motrice di questo gioco, senza di essa non esisterebbe nulla. Purtroppo, per quanto sia pieno di citazioni a serie tv e film degli anni ‘80 e ‘90, il primo capitolo sia per spettacolarità e colpi di scena rimane il migliore tra i due. A Blessing in Disguise è comunque un titolo sorprendente a quanto esaminato in precedenza, con una maggiore libertà esplorativa e con alcune meccaniche di gameplay piuttosto interessanti. L’intreccio narrativo che porta successivamente alla risoluzione dell’omicidio è ottimo, il vero problema è dovuto all’introduzione di un sistema basato sull’open world un po’ troppo dispersivo e che tende ad accantonare una buona parte dell’avventura.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Il gioco è infarcito di tantissime battute sarcastiche, in pieno stile Swery. Altre, come in questo caso, le citazioni al panorama cinematografico sono sbalorditive.

Investighiamo ad un nuovo ed entusiasmante caso assieme a York

Per quanto possa sembrare paradossale, la trama di Deadly Premonition 2 non è l’unico aspetto che Swery ha parzialmente migliorato in questo nuovo capitolo. Sono passati dieci anni dall’ultima riproposizione dell’avventura che lega l’agente Morgan all’omicidio misterioso nei pressi della città Greenvale. Il gameplay di Deadly Premonition non ha mai brillato, nemmeno dopo essere stato adattato per la console Switch, per originalità e immediatezza. Si tratta di una struttura di gioco molto particolare e con un sistema di progressione non del tutto accessibile. Questo secondo capitolo è riuscito a svecchiare alcune delle meccaniche che prima risultavano molto arretrate, introducendo un sistema basato sull’open world con side quest secondarie ed un’esplorazione decisamente più incisiva del normale. La grande cittadina del sud America Lé Carre è caratterizzata da ampie palazzine colorate. Purtroppo, con molto rammarico, la città risulta essere inoltre completamente spoglia e immobile.  Ad esempio, sono poche le persone che passeggiano ignare tra le strade del paese, così come non è presente un vero e proprio traffico di autovetture. Il mezzo a disposizione dell’agente speciale Morgan è – quasi con estrema sorpresa – uno skateboard, in quanto l’auto in suo possesso è stata rubata. Muoversi attraverso i marciapiedi, le strade od i vicoli di un paesino della Louisiana solamente con una tavola con quattro ruote (così definita anche dallo stesso protagonista) non è il massimo delle aspettative. Per fortuna, è sempre possibile muoversi a piedi per raggiungere l’obiettivo designato dalla quest principale con l’indicatore posto in alto. Per quanto il gioco sia condito di parecchie fasi investigative importanti, il gameplay è notevolmente più lineare e lievemente ripetitivo. Dovremo spostarci quasi costantemente da un punto all’altro per soddisfare le richieste dei cittadini ed indagare sul caso di Lisa Clarkson.

La mappa adesso è molto più intelligente, poiché è possibile posizionare più luoghi da visitare e scoprire immediatamente dei dettagli interessanti (con la proposta di alcuni indovinelli da risolvere) grazie all’immancabile dualismo tra York e Zack (la voce dentro la testa). In questo titolo seguiremo due linee temporali differenti, dove nella linea che riguarda il “presente” dovremo interrogare Morgan nei panni dell’agente Aaliyah: quest’ultima non può interagire molto con l’ambiente di gioco, bensì utilizzare la vista periferica che consuma la concentrazione (una barra circolare composta da cinque tacche) per migliorare le domande da fare con le prove a disposizione. Nel “passato” l’agente speciale può utilizzare una vecchia meccanica di gioco molto amata dai fan, ovvero il diagramma dei rapporti per fare i vari collegamenti ed avere nuove deduzioni durante l’investigazione. Un gioco che preme sulla caratterizzazione dei rapporti tra personaggi comprimari e secondari. Non è un titolo semplice, poiché non basteranno gli indizi forniti da alcuni personaggi per mostrare il grande mosaico che vede l’antagonista ancora a piede libero. Tutte le fasi investigative sono molto più articolate rispetto al capitolo precedente, dunque il fallimento può essere sempre dietro l’angolo. Eppure il ritmo complessivo del gioco non è il massimo: non ha lo stesso mordente sia a livello narrativo che dal punto di vista del gameplay in confronto al titolo uscito nel 2010. Non è gioco fiacco, semplicemente non raggiunge gli stessi livelli del precedente capitolo con l’introduzione di alcuni elementi speciali anche nelle battute conclusive dell’avventura.

Durante i capitoli nel passato, l’agente speciale York può svolgere diverse mansioni nell’arco della giornata. In alto a sinistra è presente l’indicatore del tempo con il consueto ciclo giorno/notte. Ad esempio, alcune missioni possono essere svolte in determinati orari, mentre la notte si può tranquillamente sostare nei pressi dell’hotel e continuare ad indagare sui rapporti con i personaggi conosciuti. In tutta la città sono stati dislocati in punti strategici dei distributori alimentari, in quanto è presente la barra della fame (disponibile alcune funzionalità esclusive sulla stanchezza e fame). L’inventario è stato migliorato e reso più snello rispetto al capitolo precedente. Infatti adesso si può comprare una borsa più capiente da portare in giro ed aggiungere gli oggetti che sono necessari per completare alcune quest. Il sistema di shooting è nettamente più fluido e godibile, anche se il puntamento con i Joy-Con non è sempre preciso. Nel gioco sono presenti tantissimi accorgimenti degni del director design giapponese e che esprimono da tutti i pori originalità.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Le sequenze in skateboard non sono le migliori, eppure è possibile muoversi in questo grande open world grazie alla tavola con quattro ruote.

Puoi amarlo od odiarlo: dove è giusto schierarsi?

Swery è un folle genio spesso poco compreso, per via della sua spiccata voglia di inserire in ogni opera concepita un pizzico di stranezza. Dopotutto, anche Deadly Premonition 2, non è da meno: si tratta a tutti gli effetti di un gioco idilliaco, un grande sogno che può però nascondere al suo interno parecchi lati negativi. Infatti a livello tecnico, il titolo soffre parecchio più del precedente, con svariati cali vertiginosi di frame-rate durante i vasti tragitti con lo skateboard tra un punto e l’altro. Purtroppo le prestazioni tecniche/grafiche non competono minimamente con gli ultimi giochi usciti su Nintendo Switch, un po’ come il recente Trails of Mana. Le texture sono in bassa risoluzione, un notevole passo indietro che non soddisfa. Alcuni scorci sono veramente fantastici, eppure la maggior parte dei modelli poligonali risultano sfocati: non sembra un titolo concepito per questa attuale generazione di console. Persino in modalità portatile il rischio è di non avere il perfetto controllo del personaggio, poiché il frame-rate diventa insoddisfacente. Il gioco si trova in estrema difficoltà nei luoghi aperti, nei pressi delle strade principali della città. Un problema che necessita urgentemente di una patch risolutiva. Negli ambienti interni, quelli un po’ più ristretti, effettivamente qualcosa cambia in positivo, nello specifico in hotel o alla stazione di polizia. A Blessing in Disguise ha una durata media di circa quindici ore solo per terminare la quest principale, decisamente troppo poco. Una longevità vittima soprattutto dall’effetto provocato dall’introduzione dell’open world, con una cospicua riduzione di missioni importanti per promuovere alcune fetch quest. Per quanto riguarda il comparto sonoro/musicale certi virtuosismi sono davvero un tocco sopraffino e che rendono l’opera sviluppata dal team Toybox un ottimo strumento musicale di alto livello. L’audio spesso non è in sincrono con le immagini, disorientando il videogiocatore per la maggior parte del tempo.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Durante l’investigazione con l’ispettore è possibile utilizzare questa visione in rosso per evidenziare i punti più importanti per creare una nuova “accusa”.

In conclusione, Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise è un fantastico, divertente e atipico secondo capitolo tratto dall’omonima serie. Un prequel che ha il retrogusto di sequel, specialmente per la doppia linea temporale che vede lo stesso protagonista in due momenti differenti della sua vita. Scoprire alcuni dettagli inizialmente poco approfonditi in Deadly Premonition è qualcosa di estremamente emozionante, nulla a che vedere con quello che il giocatore è costretto a passare per via del livello tecnico del gioco un po’ deludente. Tuttavia le premesse per essere un titolo folle, particolare e con una storia travolgente sono ampiamente soddisfatte. Il grande vero problema è quello di non aver gestito in maniera certosina il frame-rate e la risoluzione, che piuttosto “rovinano” l’esperienza complessiva dell’avventura dando un’idea completamente sbagliata dell’opera. Giudicare un titolo del genere non è mai molto semplice, perché in parecchi potrebbero non avere una visione d’insieme di ciò che l’autore vuole invece manifestare. Disponibile su Nintendo Switch in esclusiva dal 10 luglio 2020 al prezzo di 49,99 euro. Un rapporto qualità/prezzo decisamente poco classificabile. Per un fan, si tratta di un gioco che deve essere assolutamente provato (dopo aver ovviamente giocato Origins), mentre per chi volesse avvicinarsi per la prima volta al genere forse è meglio attendere un calo di prezzo considerevole e soprattutto una patch risolutiva per le prestazioni tecniche. Ancora meglio se proposto in bundle assieme al primo capitolo. Deadly Premonition è uno dei giochi più strani ed estroversi che si possa trovare in circolazione e questo secondo capitolo è il risultato finale di un progetto iniziato quasi dieci anni fa che tutti noi appassionati accogliamo – con tanti compromessi – a cuore aperto.

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise - Videogioco Nintendo - Ed. Italiana - Versione su scheda
  • Torna a impersonare l'agente speciale York e scopri un mistero tutto nuovo!
  • Sequel e prequel in un gioco solo: tuffati in un'indagine mozzafiato per scoprire i misteri di le carré.
  • Un'avventura open-world: attraversa la città a piedi o con il tuo skateboard.

Ultimo aggiornamento: 2023-12-06 at 16:02

Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise
Deadly Premonition 2: A Blessing in Disguise – Recensione
PRO
Ottima componente narrativa...
La storia si divide in due linee temporali in maniera magistrale;
Il gameplay è stuzzicante...
Un sequel dal sapore di prequel;
Swery è un genio folle, ma che andrebbe compreso anche quando sbaglia.
CONTRO
... ma con quest secondarie un po' noiose;
... l'open world un po' meno;
Ci sono troppi problemi tecnici: frame-rate deludente e stabilità generale della risoluzione per nulla ottimale;
Poteva sicuramente dare di più, per via di una longevità un po' ristretta.
6.8
Un po' troppo visionario!