Do Not Feed the Monkeys

Do Not Feed The Monkeys – Recensione

In un vecchio Fuori Target, parlavo di come i videogiochi spesso e volentieri presentano una struttura Panoptica. Il Panopticon si rifa’ ad un tipo di prigione che era stato progettato e che Foucault riprende per spiegare come funzionano i sistemi di sorveglianza (e anche altro, ma in questa sede non serve approfondire). Il Panopticon presentava una struttura circolare, con le celle messe una accanto all’altra, aperte sulla facciata davanti, e chiuse verso l’esterno, con solo una finestra che permetteva alla luce di passare. Al centro di questa struttura circolare c’è una torre, all’interno della quale c’è l’Osservatore. Questo tiene costantemente d’occhio i prigionieri, tuttavia c’è una cosa: l’Osservatore può vedere tutti i prigionieri, mentre questi non possono vedere l’osservatore. Un po’ come un occhio di Sauron, del quale la pupilla non si vede. Di conseguenza, si viene a creare una dinamica che spinge i prigionieri a comportarsi seguendo le regole, perché non è dato sapere il momento in cui l’occhio guarda verso di loro.

Questo concetto è molto facilmente applicabile ai videogiochi, e lasciando da parte la struttura ludica in senso generale (cf. Fuori Target), vediamo che alcune esperienze hanno sfruttato questa dinamica panoptiana per sviluppare le proprie meccaniche di gioco. Prendiamo Beholder per esempio – che abbiamo anche visto qui, su altre pagine: dal un punto di vista privilegiato, il giocatore ha il compito di tenere d’occhio tutti gli inquilini di un palazzo, per vedere se il loro comportamento segue le regole (o a volte anche per incastrarli, perché magari contro il regime dominante). Un gioco simile a questo era Papers, Please: anche se la dinamica panoptiana viene sviluppata in modo diverso da un mero “osservatore al centro, invisibile; prigionieri inconsapevoli, sempre visibili”, vediamo come la solita dinamica di potere viene ripresentata: si acquisiscono informazioni su un determinato soggetto, e si decide del suo destino. Sia Beholder che Papers, Please hanno un chiaro intento di denuncia verso alcuni atteggiamenti della società moderna che sfociano in sistemi oppressivi malcelati, oggi andiamo a vedere insieme un gioco che sì vuole essere portatore di  un messaggio di denuncia ben preciso, ma il modo in cui lo fa è decisamente più umoristico rispetto agli esempi sopracitati: sto parlando di Do Not Feed The Monkeys.

do not feed the monkeys

Do Not Feed The Monkeys (non dare da mangiare alle scimmie) è un’allegoria per spiegare come bisogna mantenere unicamente il ruolo di Osservatore, senza interferire con la vita dei ‘prigionieri’. Ed il gioco, infatti, è una spassosissima esperienza che titilla gli istinti voyeuristici dei giocatori, mettendoli nei panni dell’Osservatore onniscente. Il protagonista del gioco è infatti una persona che viene dipinta fondamentalmente come fallita, senza nessuna prospettiva per il futuro, e senza niente di memorabile che accade durante la giornata. Fino a che non gli si presenta la possibilità di entrare a far parte di questo club esclusivo, il cui scopo è alquanto oscuro. L’unica cosa che si sa è che bisogna osservare delle persone inconsapevoli di essere spiate, e prendere appunti su quello che fanno. Di tanto in tanto, il protagonista riceve una mail dall’associazione che richiede una determinata informazione riguardo un soggetto specifico. A quel punto, sta al giocatore collegare tutti i punti, e prendere una decisione sul da farsi. Questo perché anche se Do Not Feed The Monkeys dice al giocatore che si guarda ma non si tocca, alla fine resistere alla tentazione è quasi impossibile.

Di conseguenza, il giocatore si troverà di fronte a scelte da compiere che influenzeranno l’andamento della narrativa e lo svilupparsi della storia. La varietà di soggetti da spiare è molto ampia, e le storie che vengono presentate sono decisamente divertenti (della serie fa ridere ma anche riflettere, ndr). Per esempio, una delle persone che il giocatore si ritrova a spiare è un anziano in una casa di riposo. Questo vecchietto ha una buffa parlata tedesca, e presenta una pettinatura e dei baffi decisamente particolari. Ancora più particolare è il fatto che fa riferimento ai bei vecchi tempi dove esistevano ancora dei valori, e di come tutti pensavano fosse morto ma in realtà riusciva a scappare. Lascio a voi lettori trarre le conclusioni.

do not feed the monkeys

Oltre alla parte nettamente voyeuristica, il gioco si presenta anche come una sorta di gestionale dove bisogna stare attenti a mangiare, dormire, alla propria salute, e a pagare l’affitto. Trovare un equilibrio fra tutto non è cosa da poco, e non riuscire a raggiungerlo compromette l’intera partita: se la salute arriva a zero, allora è game over e bisogna ricominciare. Al tempo stesso, se ci si vuole concentrare sulle varie storie che il giocatore va letteralmente a spiare, c’è la possibilità di giocare in una modalità dove la gestione delle risorse è nettamente più facile, permettendo così di potersi godere a pieno la narrativa di Do Not Feed The Monkeys.

Dal punto di vista artistico, il gioco presenta una grafica molto semplice ma efficace, senza troppi fronzoli ma caratteristica abbastanza da riuscire a comunicare quello che vuole. Dal punto di vista tecnico, invece, ci sono dei piccoli singhiozzi su questa versione Switch, in particolare quando si cerca di usare il cursore con gli analogici, invece di scorrere fra le varie interazioni con il D-pad.

do not feed the monkeys

In conclusione, Do Not Feed The Monkeys è un gioco molto divertente e particolare, in grado di regalare un’esperienza unica. Il ritmo di gioco è un po’ lento, il che per alcuni può essere un difetto, per altri invece no: il punto del gioco è comunque quello di godersi le varie storie e di prendere le decisioni sulla base di quello che si vede, di conseguenza non ci vedo personalmente niente di male nel ritmo sincopato di Do Not Feed The Monkeys. Purtroppo però, il gioco non presenta la lingua italiana, il che potrebbe essere un deterrente per chi non è avvezzo con l’inglese (o con un’altra delle lingue disponibili nel gioco). Il che è un vero peccato, perché tutti quanti meritano di provare sulla propria pelle la stravaganza di Do Not Feed The Monkeys.

Do Not Feed the Monkeys
Do Not Feed The Monkeys – Recensione
PRO
Gameplay molto interessante
Decisamente divertente
Buona varietà di storie
Parte gestionale ben fatta...
CONTRO
...anche se a volte può risultare un po' noiosa
Mancanza della lingua italiana
8
Guardare ma non toccare