Trials of Mana

Trials of Mana – Recensione

Dinanzi ad un docile petalo di ciliegio in fiore, che volteggia nell’aria circostante al frondoso albero Goddess of Mana caduto in un lungo sonno, l’alba di un nuovo inizio sta finalmente per tornare. Le storie di antichi guerrieri si intrecciano in favole spensierate, dove il bene primeggia sul male e le fate donano vita alla natura. Le note del destino vengono suonate da un corteo di musicisti che esibiscono le proprie abilità davanti ad un florido pubblico di paese. Le persone acclamano gli eroi, i principi e soprattutto la fonte di magia che ha reso tutto questo possibile. Una incantevole danza di spade sfila sul ciglio del grande portone principale del luogo e accoglie nuovi visitatori vicini o chiunque volesse partecipare alla gloriosa manifestazione, ovvero la festività che celebra la sconfitta delle tenebre e che ha consentito al regno di salvarsi dall’oblio. Nonostante la distruzione fosse stata scongiurata da tempo e per anni si è sperato di impedire al male di tornare, qualcosa di strano e malevole iniziava lentamente a serpeggiare tra le mura “dell’antico splendore”. L’albero, colui che è riuscito a sostenere il pesante fardello del mondo, si stava indebolendo in maniera inesorabile: l’essere umano e le sue creature non hanno mai prestato così tanta attenzione ai dettagli, rendendo il ligneo Goddess una figura simbolica solamente da venerare. Il ticchettio della vita torna nuovamente a scandire il tempo rimasto al regno per sopravvivere dall’oscurità di esseri maligni. Ma riusciranno a salvarsi, potranno finalmente comprendere qual è la cosa giusta da fare?

Sono passati ormai venticinque anni dal suo esordio, dal primo passo che ha portato al mondo intero il proseguo di una serie colossale. Stiamo parlando dello storico videogioco prodotto e sviluppato da Square per Super Nintendo Entertainment System (SNES) nel lontano 1995, Seiken Densetsu 3 (in giappone), mentre conosciuto nel resto del pianeta come il terzo capitolo della serie Mana, ossia Trials of Mana. Un gioco di ruolo giapponese classico, alla pari degli storici Final Fantasy con le meccaniche a turni, che purtroppo non è mai uscito dal paese del sol levante, almeno fino ad ora. Nel recente 2019 è finalmente approdato su console Nintendo Switch con una raccolta chiamata “Collection of Mana”, che comprende appunto i primi tre capitoli della serie Mana. Questa edizione onnicomprensiva è stata ottimizzata per l’attuale console ibrida Nintendo, proponendo fedelmente le stesse meccaniche di gioco e la componente narrativa che molti hanno imparato a conoscere. Dopo il Remake di Final Fantasy VII, è giunto il momento anche del rifacimento di Trials of Mana di mostrarsi al pubblico con il suo magnifico splendore, essendo stato presentato a sua volta nello scorso E3 di Los Angeles. Un’opera che mantiene salde alcune strutture molto importanti della storia, ma completamente innovato dal punto di vista del gameplay non più JRPG a turni e dalla grafica in 3D letteralmente sbalorditiva. Un titolo che dimostra a tutti gli effetti la potenza di un brand storico come quello dei Seiken Densetsu in Giappone, importato nell’attuale panorama videoludico con giochi sempre più cinematografici e tendenzialmente brevi.

Trials of Mana di Square Enix è un prodotto alla carta perfetto, con tantissimi aspetti positivi trasportati da altri titoli famosi del team di sviluppo e con una formula di gioco assai più dinamica. La componente gestionale e di ruolo ovviamente non manca: il titolo esibisce con estremo orgoglio il suo passato da JRPG classico del ‘95, senza però proporre soluzioni stucchevoli o troppo radicate ad una vecchia gestione. La trama è stata ampliata a dovere, con svariate storie secondarie facoltative ed una regia dal piglio stilistico più moderna. L’opera è disponibile su Nintendo Switch (sia in versione fisica che digitale) dal 24 aprile 2020 e dopo un’attenta prova molto approfondita del gioco, possiamo finalmente parlarne in questa nuova recensione.

Trials of Mana
I personaggi da inserire nel party sono solamente tre. Rispetto all’originale, sono maggiormente caratterizzati e le classi sono “migliorate”.

Una trama dal grande potenziale

La storia è una di quelle componenti che ha reso la serie Mana una raccolta di titoli indimenticabili, e Trials of Mana non è certamente escluso da questa considerazione. L’ambientazione quasi fiabesca e fantasy propongono una struttura narrativa non estremamente complessa, bensì stilisticamente ben intrecciata e con tantissime sfaccettature diverse. Il caposaldo dell’avventura è sicuramente la possibilità di scegliere l’arco narrativo proposto di sei personaggi con nature distinte (con le loro relative classi) e tre macro tracce in grado di modificare anche sensibilmente i vari finali del gioco. La caratterizzazione dei personaggi aggiunti all’inizio del titolo nel party (ossia solo tre), che non fanno da semplice corredo narrativo alla storia, è decisamente fondamentale ai fini di queste tre macro trame, poiché composte e vissute essenzialmente dai protagonisti scelti di Trials of Mana. Una volta formato il gruppo e scelto il personaggio protagonista da impersonare, il gioco ci accompagna a vivere la storia di ognuno dei tre guerrieri con delle fasi ben scandite. Inizialmente saremo soli con il protagonista, con quello che si tratta uno sviluppo ancora minimale dell’incipit del titolo: dovremo quindi svolgere alcune semplici mansioni per comprendere come muoverci (il tutorial) ed entrare lentamente con un colpo di scena (molto telefonato, almeno per chi è avvezzo a giochi di ruolo di stampo classico) in quello che poi sarà l’obiettivo principale dell’avventura.

Ancor prima di vivere nei panni dei tre protagonisti scelti per formare il party, il mondo era stato “salvato” dalla distruzione grazie a Goddess of Mana che estrasse la mitica e formidabile Sword of Mana per sterminare gli otto Benevodon. I mostri delle tenebre per essere fermati, furono imprigionati in otto Mana Stone, delle pietre magiche. Goddess si trasformò successivamente per stanchezza in un albero e cadde in un sonno profondo per anni. Adesso quelle antiche creature stanno per essere risvegliate e minacciano la distruzione del mondo intero, mentre il Mana Tree sta appassendo e rischia definitivamente di scomparire, e così anche il suo potere. I protagonisti vengono coinvolti in tre rispettivi prologhi, come già accennato poc’anzi, che conducono comunque verso una storia molto più che comune e che li vede partire alla ricerca degli otto spiriti del mana per trovare la famosa Spada e sconfiggere nuovamente il male. I prologhi dei sei protagonisti mediamente hanno la durata di un’ora, prima di incontrare l’altro membro del party. Ad esempio, Angela è la principessa del magico regno di Altena e dovrà per alcune vicende sconfiggere il temibile Crimson Wizard apparso nel paese per corrompere la regina, ovvero sua madre. Duran invece è il guerriero e spadaccino del regno di Valsena che si trova coinvolto in una battaglia devastante. Ognuna delle singole storie viene inserita nel corso dell’avventura con una formula di regia abbastanza classica, ovvero con dei flashback che è possibile vivere in prima persona (seguendo quindi la sua storia dall’inizio) oppure semplicemente ascoltando il racconto (senza tornare indietro nel tempo e con delle immagini rappresentative).

La storia, dopo aver riunito tutti e tre i membri scelti del party, prosegue in maniera abbastanza lineare: troveremo nuovi amici da conoscere, altri mostri da abbattere o perfino sotto-trame interessanti da seguire. Come nell’originale, il Remake di Trials of Mana possiede a sua volta una propria identità ben distinta, che viene caratterizzata maggiormente dallo spirito anni ‘90 e fantasy della trama. Non aspettatevi dunque una componente narrativa moderna condita da cinematiche spettacolari o da intermezzi sconvolgenti. L’elemento che rende il gioco dal punto di vista narrativo magico è il sentore di favola che aleggia e impreziosisce ogni dialogo o linea di testo da leggere. Per quanto concerne la traduzione dei testi dal giapponese, come era presumibile per un titolo non così conosciuto nel nostro paese, non è localizzato in italiano. Quello che lascia immediatamente sbalorditi (in positivo) invece è la semplicità dei dialoghi anche in lingua inglese, con delle terminologie umanamente comprensibili per chi ha una conoscenza media della lingua anglosassone. Purtroppo con la localizzazione nella nostra lingua avrebbe sicuramente raggiunto per questioni di immediatezza e godibilità un numero più alto di appassionati. Trials of Mana Remake non è un gioco definibile “classico”, bensì un’evoluzione dell’originale ma in chiave molto più moderna: un esempio lampante è il fulgido e veloce gameplay. Nelle impostazioni iniziali è possibile selezionare il doppiaggio in inglese o in giapponese, dove quest’ultimo è decisamente migliore a livello interpretativo ed empatico.

Trials of Mana
L’esplorazione è un altro punto focale dell’avventura, infatti passeremo la maggior parte del tempo a girovagare per le città e scoprire nuove informazioni secondarie sulla quest principale.

Una veste grafica totalmente migliorata

Per gli appassionati di fantasy e dei giochi di ruolo giapponesi, Trials of Mana è uno di quei prodotti targati Square Enix da avere assolutamente nella propria libreria. La componente narrativa non è l’unico aspetto ampliato e rinforzato del gioco. Anzi, dal punto di vista prettamente ludico, la vera novità è il gameplay fresco e moderno. L’approccio con il titolo è differente dall’originale, così come con il suo predecessore presente nella Collector of Mana: il gameplay è intriso di fasi più action e simili al genere hack & slash di un possibile Dusk Diver (qui di seguito trovate la recensione). Esistono due modi per poter contrastare il nemico nelle fasi di mischia, ossia con un attacco normale (di natura più debole) e uno potente entrambi gestiti con due tasti diversi. Poi è possibile saltare o effettuare una capriola in avanti per provare a schivare gli attacchi dei mostri. Essendo il Remake comunque un RPG, il roll ha la funzione di rendere gli scontri più dinamici, eppure non fornisce al personaggio lo status di qualche secondo di invincibilità.

Non è possibile sottrarsi ai combattimenti una volta entrati nel range di azione del nemico, dovrete quindi sconfiggere l’avversario a suon di mazzate (utilizzando l’arma a disposizione o le abilità magiche) per poter uscire finalmente dal confine e continuare le fasi esplorative della mappa. Essendo un JRPG di stampo classico modificato con elementi da hack and slack più moderni, tutti i nemici sono contrassegnati da un nome, livello e barra della vita. I dungeon o le zone di transizione tra location seguono in maniera del tutto automatica l’evoluzione del personaggio, ovvero, a meno di non tornare nelle parti iniziali per proseguire nella main quest (anche se sarà richiesto molte volte, come accadeva nel titolo originale di questo Remake), non troverete dei mostri di livello superiore al vostro party. In questo, Trials of Mana è alquanto lineare, un po’ come l’esplorazione: le mappe di ogni singola location non si estendono particolarmente, proseguono come lunghi corridoi con alcuni percorsi secondari che portano a dei segreti con dei forzieri o a oggetti/punti da usare durante la partita. La struttura delle mappe di Trials of Mana ricorda un altro gioco simile, ovvero Ni No Kuni.

Nel gioco, attraverso il menu dedicato ai personaggi, è possibile osservare le statistiche di base, aumentare di livello e così sbloccare nuove abilità o altresì utilizzare uno strumento che consente di disporre strategicamente in maniera offensiva o difensiva i membri del party non controllati. Tramite un tasto è possibile alternare il possesso in game del protagonista, così da concatenare più azioni o abilità contro i mostri o i boss più ostici nell’avventura, un po’ come accade in Xenoblade Chronicles 2. Rispetto a quest’ultimo, gli effetti ad area e gli attacchi base vengono gestiti attraverso delle funzioni apposite (oltre ad essere più immediati e veloci), che è possibile selezionare o disattivare in qualunque momento. Invece le abilità, che sono richiamabili attraverso i due dorsali, hanno duplici funzioni anche in base alla classe di appartenenza del protagonista. Le tecniche speciali oltre ad essere esteticamente belle da vedere, se lanciate in maniera intelligente (scoprendo quindi le difese del nemico se di tipo magico o fisico) provocano un danno non indifferente. Dal punto di vista della difficoltà, questo Remake è alquanto bilanciato e commisurato anche a ciò che si è scelto all’inizio dell’avventura, cioè “novizio (quasi una modalità solo storia), semplice, normale o difficile”. La progressione del personaggio avviene, come abbiamo già detto, in maniera automatica, solo che gli altri membri del party non salgono di livello assieme al protagonista principale, dovrete farlo manualmente dall’apposito pannello. L’esperienza però risulta comune a tutti.

Trials of Mana
Il sistema di combattimento è stato modificato radicalmente: adesso è più action e dinamico, quasi simile ad un hack and slash.

Un ritorno nostalgico ad un’opera targata Square Enix

L’animosità e il divertimento sono un connubio fantastico per un videogioco, specialmente per un titolo che cerca di recuperare una vecchia struttura iniziata venticinque anni fa e la espande in un universo pieno di interazioni e dialoghi interessanti. Trials of Mana è un’opera completa, un gioco di ruolo condito da parecchie fasi action, con un gameplay quasi sempre solido e con una narrativa molto derivativa. Il Remake dal punto di vista grafico è davvero impressionante: sia in modalità portatile che in TV, il gioco esprime tutto il suo potenziale, grazie ad una buona ottimizzazione alle spalle fatta da Square. Il titolo è composto da tante sezioni dove è consentito esplorare le diverse location del regno e gli interni delle case. La cura nei dettagli è davvero alta, anche se in alcune zone esterne, come quelle boschive o paludose, manca comunque qualcosa per completare l’estetica generale. Le texture sono di buona qualità ed il frame-rate è praticamente fisso sui 30 fps granitici. Il character design dei personaggi è un altro aspetto molto curato nel Remake, poiché è possibile notare immediatamente come lo stile si sia realmente evoluto rispetto al passato. Inoltre, anche grazie alle storie approfondite, i protagonisti risultano essere più credibili ed emozionanti.

Il comparto musicale e sonoro è pressoché ottimo, dimostra sin da subito come delle semplici tracce ben orchestrate e armonizzate con l’ambiente circostante (per quanto concerne il Remake) riescano a regalare qualcosa di molto profondo e difficile anche da spiegare. Ormai è qualcosa di assodato e risaputo nel panorama videoludico, le musiche  concepite da Square Enix sono in grado di suscitare al videogiocatore tantissime emozioni contrastanti, capaci inoltre di farti catapultare (in questo specifico caso) immediatamente nel mondo di gioco di Trials of Mana. Le parecchie scene d’intermezzo animate sono accompagnate da sonorità meravigliose, in grado di coinvolgere e di toccare vette altissime perfino nelle fasi più concitate del combattimento: il feeling è rimasto identico al progetto originale uscito nel ’95. È possibile cambiare la colonna sonora in qualunque momento tra quella originale e quella del Remake,  così da poter apprezzare veramente le differenze e il grande lavoro di trascrizione di ogni singola traccia (con alcune inaspettate aggiunte). La musica è uno degli elementi più importanti nell’opera sviluppata da Square Enix, poiché aggiunge quel tocco magico da gioco di ruolo giapponese mai esasperante. Il Remake è impreziosito da squilli di trombe, flauti danzanti e violini virtuosi: impossibile non innamorarsi, specialmente per chi ha già vissuto all’epoca uno dei titoli originali usciti nel nostro mercato. Nel contesto generale del gioco, i tanti personaggi di contorno, oltre ai principali incaricati a fornirvi le quest, sfoggiano nell’attesa di parlare con il protagonista passi di danza a ritmo di musica. Si tratta ovviamente di una caratteristica abbastanza simpatica che riesce ad intrattenere in quei momenti di vuoto, in attesa di poter comprare qualcosa al mercato o semplicemente andare in locanda a scoprire altri retroscena sulla città in cui vi trovate.

Trials of Mana
Dopo essere saliti di livello, è possibile aumentare i parametri per le abilità e così seguire una buona progressione del personaggio.

In conclusione, Trials of Mana è un gioco di ruolo action davvero imponente, con una buona componente tecnica/grafica, delle musiche sorprendenti ed un gameplay divertente. Non essendo uscito mai in occidente, si tratta di un titolo consigliatissimo per gli appassionati del genere e specialmente per chi, in questo momento di difficoltà generale dovuta alla quarantena (Coronavirus – Covid 19), necessita di un gioco longevo, con la campagna principale dalla durata di una trentina d’ore (è presente anche un post-game abbastanza articolato, con uno sviluppo inedito rispetto all’originale). Il Remake di Seiken Densetsu 3 è disponibile su Nintendo Switch al prezzo di 49,99 euro. Un rapporto qualità/prezzo buono, seppur non discreto per il mercato italiano a causa della mancanza di localizzazione. Per tutto il resto, Trials of Mana è una grande favola fantasy piena di momenti emozionanti e divertenti: assolutamente ottimo!

Ultimo aggiornamento: 2023-12-14 at 18:40

Trials of Mana
Trials of Mana – Recensione
PRO
La componente narrativa è stato completamente rivista e migliorata;
Post-game inedito rispetto all'originale;
Il character design dei personaggi è fantastico;
Tecnicamente e stilisticamente impressionante (frame-rate granitico sui 30 fps);
Gameplay dinamico e veloce...
Musiche orchestrate meravigliose.
CONTRO
Manca la localizzazione in italiano;
La storia è un po' derivativa al passato: bisogna abituarsi allo stile anni novanta;
... ma rischia di essere ripetitivo alla lunga.
8.8
Un'ottimo tuffo nel passato!