Exit the Gungeon

Exit the Gungeon – Recensione

C’è una leggenda che gira per la galassia…In un pianeta lontano si ergeva una fortezza, ma una forza sinistra squarciò il cielo e si abbatté su di essa. Nascosto tra le sue rovine giace un artefatto immensamente potente: un’arma che può uccidere il passato…

Exit the Gungeon
Vi è piaciuto Enter the Gungeon? Bene, torniamo però con un gioco completamente nuovo e migliorato: la scalata verso l’alto è l’unica nostra alternativa!

Il passato, nonostante l’avanzata dei Gungeoneers speranzosi di salvare l’universo stesso, è stato parzialmente distrutto, creando attorno a sé una strana voragine chiamata paradosso temporale. Sembrava tutto terminato, ed invece eccoci nuovamente qui a parlare di un roguelike particolarmente apprezzato nel panorama videoludico indipendente, Enter the Gungeon e del suo corrispettivo successore/spin-off. Attualmente stiamo vivendo uno dei migliori periodi per considerarsi videogiocatori, con titoli in uscita sempre diversi e intriganti. Le piattaforme con cui giocare sono davvero tante e c’è appunto l’imbarazzo della scelta. Eppure la console ibrida Nintendo Switch si è dimostrata, già dal suo esordio di tre anni fa, in grado di accogliere tutti quei titoli dalla verve pittoresca e soprattutto completamente indipendenti. Switch è stata designata come un porto sicuro per tutti quegli sviluppatori alla ricerca di visibilità per il proprio lavoro e Nintendo ha non molto recentemente introdotto come fonte di diffusione dei direct divulgativi chiamati “Indie World”. Questi video sono per la maggior parte dei casi un’ottima vetrina per quei titoli più promettenti del panorama indie in uscita per la console della casa di Tokyo. Un catalogo florido che vanta giochi cinematografici e visionari un po’ come Stela, oppure un gradito ritorno all’era SNES ma in chiave moderna con Kemono Heroes. Esistono svariate varianti di come poter, in questa odierna generazione, definire un videogioco ed i suoi relativi sotto-generi. La passione è la virtù che li accomuna fra loro e che è capace di instaurare una forte interazione anche emotiva con il giocatore.

In questi giorni si è tenuto il primo Indie World del 2020, esattamente il 17 marzo. Nella diretta speciale sono stati presentati al pubblico diversi giochi alquanto suggestivi e atipici, ma l’ultimo ad aver raccolto maggiormente l’attenzione di chiunque è stato infatti Exit the Gungeon. L’ultimo lavoro dai ragazzi di Dodge Roll è uscito anzitempo su Apple Arcade, proponendo dei comandi adattati (oltre che semplificati) allo stile di gioco per smartphone. Adesso invece si trova anche su Switch, però in forma di esclusiva temporale (annunciate le versioni per le altre console senza una data predefinita). Il titolo è senza alcun dubbio uno spin-off di Enter the Gungeon, poiché esamina un aspetto parallelo della storia proposta nel primo capitolo con diverse mescolanze molto curiose. Non aspettatevi comunque un “Enter the Gungeon volume 2”, bensì un gioco che offre un vasto assortimento di oggetti e situazioni completamente diverse da renderlo praticamente unico nel suo genere. L’anima da cui è tratto, ovvero lo stile bullet hell frenetico con un alto tasso di morte, rimane praticamente identica, cambia invece l’esecuzione e l’ambiente in generale. Piuttosto viene invece introdotta una nuova meccanica base, ossia quella platform bidimensionale.

Noi di GameScore.It, appassionati del medium videoludico e videogiocatori incalliti, abbiamo avuto l’occasione di poter provare immediatamente le novità introdotte nel titolo pubblicato da Devolver Digital e che affronteremo in questa recensione in maniera oculata per spiegare come muovere i primi passi nell’universo roguelike a forma di pallottola.

Exit the Gungeon
Gli ambienti sono ricreati alla perfezione e sono esteticamente belli da vedere. Una vera goduria, come il primo gioco!

Il passato sta per esplodere! Ed il presente, o il futuro?!

Exit the Gungeon è un roguelike forte, divertente e dannatamente ostico. Ma dove eravamo rimasti con la storia? Facciamo un piccolo passo indietro per raccontare a chi, per diverse motivazioni, non ha potuto giocare ad Enter the Gungeon o semplicemente non ricorda alcuni importanti passaggi narrativi. Per farvi capire meglio la situazione, l’attuale spin-off è un titolo che può essere giocato tranquillamente senza aver minimamente attraversato i Gungeon del primo storico capitolo, ma che richiede ugualmente una buona esperienza dei roguelike e di una manualità nei controlli non indifferente. Dal punto di vista ludico ne parleremo solo nel prossimo paragrafo, ma per quanto concerne la trama per ovvie ragioni dovremo seguire in maniera analoga quello che è contenuto all’interno dell’incipit precedente senza fare alcunché spoiler. Attenzione però, quello di cui stiamo parlando non rovina l’esperienza complessiva del titolo, né tratteremo il finale o eventi particolari. Un gigantesco proiettile divino ha trasformato un’antica fortezza in un Gungeon (un covo di armi e proiettili), dove al suo interno ha nascosto un’arma capace di riscrivere o cancellare il tempo. Quello che rende particolarmente ottima la trama, non è l’incipit già di per sé originale, ma l’introduzione e la caratterizzazione sia degli oggetti “infiniti” che dei personaggi.

“Il piombo fuso scorre nelle vene del Gungeon.” Quello che invece accade in Exit the Gungeon è decisamente inaspettato: ci troviamo intrappolati nel sottosuolo, poiché al termine dell’avventura in Enter the Gungeon siamo riusciti irrimediabilmente a corrompere il passato grazie ad un artefatto abbastanza potente. Adesso tutto rischia di esplodere/morire, perfino coloro che hanno fatto tanto per scongiurare questo ormai fatidico evento. Per non morire, il gruppo di eroi storico formato da quattro (iniziali) protagonisti chiamati appunto Gungeoneers, ossia esploratori del Dungeon a forma di pallottola, dovrà evadere – dopo essere entrati, che simpatici gli sviluppatori – per giungere allo spazio esterno sconfiggendo nuovamente nemici e Boss già incontrati in precedenza però mediante un ascensore che sale solamente in alto. I cunicoli che vengono attraversati dal grande mezzo, sono molto stretti e popolati da creature di vario genere sempre comunque a forma di munizioni o armi. Non aspettatevi una storia particolarmente potente da farvi vivere il gioco come una lunga opera letteraria, quello che in fondo convince è la scrittura dei personaggi presenti e l’interazione tra loro ampiamente conclamata nel precedente gioco. Pochi passi, come l’allenamento (tutorial) condotto dal fantasma Ser Manuel, per poi venire gettati nell’ascensore per affrontare le orde nemiche.

Kaliber è una misteriosa dea che ricompensa l’abilità nell’uso delle armi e il talento nelle schivate. Una volta che il Gungeoneers avrà dimostrato valore in combattimento, si riceve la benevolenza della dea, che potrebbe premiare il giocatore aumentando la potenza di fuoco. L’entrata nel Gungeon avviene sempre con il dono di Kaliber, che volteggia sopra il personaggio e gli dona la possibilità di cambiare arma con una frequenza non del tutto predefinita e in maniera completamente casuale. Non potrete controllare l’ordine d’uscita delle armi da fuoco, bensì adattarvi all’arma che vi viene proposta in campo aperto. L’invito è che solo i più coraggiosi e intrepidi riescono ad arrivare fino alla fine ed uscire dal dungeon, quindi siate pronti a morire molto spesso. Il gioco, come accaduto nel primo capitolo, è una continua citazione al mondo nerd, con battute velate e altre spudoratamente più autoriali. Ho trovato sagace anche l’accostamento di nomi simpatici alle armi da fuoco, sebbene in lingua inglese rendano maggiormente. Il titolo è fortunatamente localizzato interamente anche nella nostra lingua. Un aspetto importante che ho notato a proposito del testo, è che sono presenti alcuni errori di battitura correggibili ovviamente con una patch risolutiva e delle sfumature nei contorni un po’ sgranate.

Exit the Gungeon
Alcuni boss sono simili a quelli già visti, solo che si trovano in spazi molto più ristretti e con una difficoltà di movimento maggiore.

La dinamica presenza degli ascensori

Rispondiamo già da subito ad uno dei quesiti più impellenti che un fan potrebbe porsi immediatamente sul gameplay: rispetto al primo capitolo uscito, Exit the Gungeon ha un livello di difficoltà più accessibile? Stiamo comunque parlando di un titolo roguelike con elementi alquanto frenetici e che viene caratterizzato maggiormente da fasi dove il giocatore deve divincolarsi tra i nemici ed i loro relativi colpi per rimanere in vita. La verticalità del gioco che adotta una visuale in 2D comune nei platform ed un buon pre-allenamento alle spalle, rendono il personaggio più facile da manovrare contro le avvisaglie nemiche. Lo spin-off creato dal team Dodge Roll è più inclusivo ed immediato in alcuni aspetti che andremo a dipanare solo successivamente nella recensione. Ovviamente cambiano alcune meccaniche che in Enter the Gungeon, twin stick shooter, erano ben preponderanti: qui oltre sparare, bisognerà comprendere rapidamente come muoversi in uno spazio ancora più ristretto per schivare le pallottole nemiche, imbastito da diversi aspetti assimilati dal genere platform.

Lo stile di movimento in questo gioco è decisamente differente rispetto a quanto già visto nel titolo precedente, perché adatta le sequenze platform bidimensionali con delle schivate o capriole eseguibili in tutte e quattro le dimensioni. Questi dodgeroll prendono il nome di rotoschivate ascendenti (traslazione laterale) e rotoschivate discendenti (movimento top and down). Effettuando una delle due schivate, il personaggio resterà immune ai proiettili fino a quando non toccherà terra (un secondo circa). L’immunità in volo è fondamentale per comprendere le meccaniche che reggono l’intera struttura del gameplay, infatti solo con le rotoschivate è possibile avvicinarsi ad un nemico e colpirlo velocemente. Del resto, essendo un bullet hell con tantissimi colpi avversari su schermo, essere tempestivi è l’unica soluzione per non morire e ripetere la scalata dall’inizio. Può sembrare uno stile abbastanza straniante e difficile da utilizzare inizialmente, eppure basta veramente poco per abituarsi. Non per niente il gioco consiglia di effettuare queste capriole cercando di avvicinarsi il più possibile al nemico così da evitare il proiettile rosso e la sua traiettoria. Inoltre l’addestramento con il fantasma è una vera manna dal cielo: rende il titolo immediatamente accessibile, basta cimentarsi negli obiettivi per qualche oretta e avrete suppergiù imparato come manovrare sufficientemente il personaggio.

La caratterizzazione e quindi l’evoluzione dei Gungeoneers è praticamente perfetta, poiché dopo aver imparato le meccaniche principali si sbloccano alcuni oggetti/abilità che rendono il gioco maggiormente più digeribile o semplice (da prendere come sempre con le pinze, essendo molto soggettiva come affermazione e può variare da giocatore a giocatore) e di conseguenza migliora l’esperienza complessiva con l’avanzamento nei piani. Superato uno dei tanti luoghi, si raggiunge un dungeon casuale che contiene una decina di mostri. Una volta uccisi tutti i nemici, si ottiene uno scrigno con un oggetto o abilità speciale e si continua varcando la porta inizialmente bloccata dall’orda. Solo successivamente, ad esempio, potremo accedere al negozio per acquistare degli oggetti destinati ad aumentare la vita, oppure rafforzare la difesa con lo scudo, il tutto pagando con la moneta locale. I vari bossoli di proiettili sono disseminati nei vari ascensori dopo gli scontri a fuoco con gli avversari o all’interno di alcuni forzieri. Ed è proprio la profondità degli oggetti e l’uso in campo aperto a rendere Exit the Gungeon ancora più divertente e longevo. Basti pensare che per terminare il gioco potrebbero – per giocatori bravi ed esperti – volerci all’incirca un’ora per uscire dal Gungeon e sconfiggere il boss finale. Per i comuni mortali come noi, affrontare anche per una cinquantina di volte lo stesso piano può ritenersi più che soddisfacente e ludicamente coinvolgente. Ad ogni morte, in qualunque stanza vi troviate, verrete catapultati nell’hub principale. Da lì, potrete comunque fare diverse azioni, come cambiare personaggio e così lo stile di combattimento, parlare con gli NPC ove presenti o sbloccati, oppure ottenere nuovi materiali poi da usare nei piani.

Abbiamo poc’anzi parlato dello stile di combattimento dei Gungeoneers che, come in Enter the Gungeon, può essere modificato scegliendo uno degli eroi presenti nella zona franca denominata “sottovarco”. Ognuno dei protagonisti possiede un ascensore personalizzato, in modo da rendere la partita con i singoli guerrieri letteralmente unica e non condivisibile: cambiano anche le stanze e la disposizione dei boss, anche se quest’ultimo aspetto non dipende mai dalle nostre decisioni. E’ possibile quindi uscire dal Gungeon solo con uno dei soldati alla volta, ma per concludere veramente il gioco è richiesto terminare i piani con tutti i componenti della squadra. Un’impresa abbastanza ardua, ma che comunque ad ogni vittoria innesca un premio e qualcosa di nuovo da usare. Le condizioni di scelta di armi casuali possono migliorare o peggiorare l’esperienza nei piani, determinando anche alle volte – forse per sfortuna – la morte del personaggio e il game over. Purtroppo è una soluzione che può far sicuramente storcere il naso, in particolare a me ha causato diverse occasioni di puro nervosismo: davanti ad un boss o mid-boss non ci sono alternative e perdere le vite a causa di un arsenale sbagliato, non è sicuramente uno degli elementi più a favore del gioco. In alcune occasioni iniziali non si è mai totalmente indipendenti, visto che i quarti di vita o le difese già dal primo quadro sono molto poche da ottenere.

Exit the Gungeon
Ci troviamo in un ascensore e stiamo scappando dalla distruzione del gungeon, o almeno è questo che sappiamo!

La varietà di un bullet hell atipico e platform bidimensionale

Esistono però tantissime sfaccettature o modi e stili differenti per collocare il titolo nella posizione che veramente gli spetta, così come sono parecchie le ore da passare negli ascensori per raggiungere il temibile boss finale e scappare dal gungeon in distruzione. Ma da quanto è emerso finora, Exit the Gungeon oltre ad essere un rivoluzionario roguelike con elementi platform è un gioco molto divertente e che deve essere assolutamente vissuto con estrema calma e lungimiranza. Non è un titolo da finire alla svelta o frettolosamente, di questo ne siamo ben consapevoli, bensì l’esperienza varia comunque dalle personalità e attitudine del giocatore. Personalmente non lo ritengo così inclusivo quanto ci si possa aspettare: non può essere fruito da chiunque senza aver prima imparato bene le tecniche base che servono a schivare ogni colpo nemico, né in quanto pregno di momenti bullet hell debba essere considerato praticamente inaccessibile. Ne abbiamo ampiamente parlato, una volta superate le meccaniche introduttive, il gioco scivola molto tranquillamente e può essere vissuto senza alcun intoppo da parte del giocatore. L’effetto maggiormente negativo è dato da altri aspetti, come l’arma casuale che si modifica continuamente dopo qualche minuto.

Per quanto riguarda il comparto grafico, il titolo spin-off della serie “inferno a pallottole” è impreziosito da una pixel-art davvero ottima ed esteticamente fantastica. Guardare i panorami, così come i dettagli minuziosamente composti a mano, scaturiscono la voglia di continuare i piani per scoprirne la realizzazione dei successivi. I Boss e alcuni nemici sono per ovvie ragioni riciclati: gli asset provengono dal già tanto citato primo capitolo e non sembrano essere minimamente cambiati, forse le uniche differenze sono le espressioni. Il comparto audio/musicale è pressoché meraviglioso, così come già sentito precedentemente. Gli unici possibili difetti sono da riversare dal punto di vista tecnico, dove il frame-rate inciampa durante gli scontri a fuoco con i boss o prima di raggiungere un piano successivo, forse a causa di un caricamento anticipato. Nulla che possa minare l’esperienza finale e la godibilità del titolo, che per la maggior parte del tempo rimane solida.

In conclusione, Exit the Gungeon è un più che ottimo roguelike con elementi platform 2D con un ambientazione costruita molto bene. Per quanto venga affermato dagli stessi sviluppatori il seguito spirituale del primo capitolo come gioco principale di Dodge Roll,  mi sento – per quanto detto nelle recensione – di considerare il titolo come uno spin-off parallelo che tratta lo stesso filo narrativo, ma in situazioni leggermente diverse. Attualmente è disponibile su Nintendo Switch in versione digitale in forma di “esclusiva console temporanea” al prezzo di soli 9,99 euro; un rapporto qualità/prezzo praticamente invidiabile. Se siete dei veri amanti della difficoltà nei giochi e soprattutto dei roguelike, state sicuri che non ve ne pentirete.

Exit the Gungeon
Exit the Gungeon – Recensione
PRO
La trama riprende le ultime fatidiche avventure dei Gungeoneers in Enter the Gungeon;
Ottimo seguito;
Gameplay frenetico e dannatamente ostico...;
Nemici impegnativi e ben costruiti, oltre ad una varietà delle armi infinita;
Pixel-art fantastica;
Comparto musicale ottimo.
CONTRO
Può essere difficile da superare sin dall'inizio per un giocatore non avvezzo ai roguelike;
... solo che è molto complesso;
Alcune traduzioni sono sbagliate e suonano male rispetto a quelle in lingua inglese;
Un gioco davvero selettivo, ma molto più inclusivo rispetto al primo capitolo.
8.7
Dannata-mente ostico e divertente!