Stela

Stela – Recensione

Una perenne corsa verso l’ignoto più assoluto, la rivalsa di un Dio non del tutto magnanimo e che intende annichilire l’ultimo barlume di speranza rimasto nell’essere umano. Ormai lo sappiamo, poter definire un videogioco che integra al suo interno delle meccaniche platform ad una trama autoriale con elementi surreali è estremamente difficile, oltre che sottile. Una linea demarcata che non deve essere superata, pena l’obsolescenza immediata. Esistono giochi che vantano un gameplay variopinto ed intrigante, mentre dall’altro lato possiamo vedere opere che preferiscono intrecciare una storia originale a dei personaggi ben caratterizzati. In più circostanze, quando il connubio tra trama e gameplay inizia a vacillare, è abbastanza semplice annoiare il videogiocatore. Tendenzialmente si preferisce un titolo molto più immediato e quindi accessibile a tutti. Ci sono degli stilemi che vanno trattati imprescindibilmente e incorporati nel codice per creare una struttura solida dell’intero sistema di gioco. Dall’inizio di questo 2020, abbiamo avuto la dimostrazione come dei titoli videoludici possano trascendere e perfino superare l’opera artistica, creando un nuovo ibrido denominato “gioco surrealista e immaginario”. Un prodotto di questa fattura vede al suo interno una buona dose più autoriale della narrazione, facendo riscoprire lentamente quello che potrebbe intendersi come un’opera d’arte giocabile.

Lo sviluppo narrativo attraverso le sole immagini o mediante delle cinematiche interattive è una delle attuali tecniche più usate se si vuole esprimere qualcosa in maniera più personale e soprattutto pragmatica. Eppure questo concetto di “nuovo orizzonte” per i giochi ha avuto inizio con l’approdo nel panorama videoludico indipendente di Limbo, l’opera più rappresentativa del team Playdead. Successivamente è stato presentato il successore del titolo indie, ovvero Inside, che ha creato un’escalation di opere con dei finali tutti da interpretare e accomunati dall’idea di una storia non propriamente lineare. Queste formule ludiche hanno però sin troppi elementi in comune, come ad esempio la grafica in 2.5D: in questo modo si rischia seriamente di vanificare l’opera per colpa dell’effetto “copia e incolla”. Ovviamente così non è, ma è davvero complesso spiegarlo in maniera più semplice a chi non riesce a vedere oltre la copertina. Quello che potrebbe diversificare un gioco da un altro è appunto l’incipit fornito sull’ambientazione dal direttore artistico. Inoltre, il gameplay vero e proprio ha così tante sfaccettature da creare scenari sempre alternativi.

Non molto di recente abbiamo parlato dell’opera sviluppata da Raw Fury, Mosaic, un viaggio emotivo e ambientale che affronta diverse tematiche piuttosto importanti come l’isolamento e la sedentarietà. Tuttavia, mi sento di consigliare vivamente – anche per la tipologia di gameplay e lo storytelling affrontato – FAR: Lone Sails, un gioco particolarmente atipico e suggestivo, molto simile al titolo proposto quest’oggi per la recensione. Stela, l’opera realizzata dai co-sviluppatori del prossimo Halo: Infinite di Microsoft (Xbox) SkyBox Labs, è un vasto pellegrinaggio verso l’ignoto e la paura in un mondo sia fantasy che fantascientifico. Uscito mesi addietro per PC e Xbox One, poi su Apple Arcade in esclusiva temporanea, adesso è finalmente disponibile anche per la console Nintendo Switch. Insieme al gioco per la piattaforma della casa di Tokyo, è disponibile un grosso update con dei vistosi miglioramenti nel comparto grafico e la risoluzione di diversi bug.

Stela
L’interfaccia grafica viene offuscata da questa strana nebbia che inibisce di molto le nostre azioni. Eppure oltre questo è molto più che godibile.

Il tratto autorevole di una storia suggestiva

“Un grosso monolite scuro si staglia dinanzi ai nostri occhi impauriti e attoniti rimaniamo fermi sopra una pietra aguzza in attesa.” Il gioco inizia con una preghiera a delle divinità ignote che ancora non rammentiamo e osserviamo da lontano. La protagonista è una donna, con delle forme sinuose e con un solo velo candido che la copre interamente. Non conosciamo il suo nome, né riusciamo a scorgere il viso, che rimane meno delineato anche durante gli spostamenti. Stela è a tratti un viaggio aulico, un po’ onirico, in un mondo pittoresco e fatiscente: la natura ha preso il sopravvento, le foreste sono pervase da alberi altissimi e rigogliosi. Dal punto di vista del giocatore (o dello spettatore), si vive l’avventura come una fuga verso qualcosa di poco conosciuto e che intimorisce fortemente la ragazza, eppure è l’unica soluzione per non morire. Non sappiamo chi o cosa vuole ucciderla, ma ci è richiesto di farla scappare in direzioni ignote – però sempre verso avanti – superando massi, dirupi, roccaforti distrutte e zone devastate dal fuoco. I luoghi da attraversare sono incredibilmente vasti, sembrano infiniti da superare. Si avverte l’angoscia di restare soli contro un mondo sconosciuto, con strane presenze ombrate simili a giganti che intendono schiacciare la povera malcapitata. Un’opera che è uno sfogo più autoriale degli sviluppatori, partorito durante il processo evolutivo dietro il prossimo titolo di Halo: Infinite, che riprende proprio da quest’ultimo alcune ideologie sull’ambientazione intrisa dal genere fantasy a quella fantascientifica.

La narrazione è abbastanza criptica e non viene certamente spiegata attraverso dei dialoghi, bensì alla fine del gioco viene sbloccata una sezione “galleria” con delle immagini in 3D con un sottotesto filosofico che prova a descrivere la scena rappresentata. Tutto è comunque da interpretare con le pinze, non ci sono fonti sicure che analizzano la conduzione narrativa per come è stata progettata dal team di sviluppo: solo teorie, che alla fine per la tipologia di genere vanno più che bene. Il gioco è completamente (anche se non contiene poi così molto in termini quantitativi di parole) localizzato in lingua italiana. Il semplice menù si compone in questo modo: “nuova partita o continua”, Opzioni e Galleria. In fondo, come di consueto, possiamo vedere i riconoscimenti e da lì è possibile notare come il gruppo dietro al titolo non sia del tutto completo, ovvero solo una buona porzione di SkyBox Labs ha preso parte attivamente al processo creativo del titolo. La direzione artistica è quella che invece lascia maggiormente stupiti, nonostante l’insieme sia composto da un livello quasi monocromatico della palette colori. Si salvano piuttosto i riflessi di luce che articolano la scena e la rendono dinamica.

La storia si basa proprio sulla crescita progressiva del personaggio che porta verso un luogo predestinato da antiche scritture. Infatti ci troviamo in un mondo simile al nostro, però con due o più Soli, e delle presenze non del tutto amiche che intendono venerare dei grossi monoliti neri. Una tecnologia arcaica è tornata ad invadere il pianeta e noi, in qualità della ragazza dalla veste bianca, dobbiamo fuggire dal luogo in cui ci siamo risvegliati, ossia un piccolo giaciglio di rocce con dell’acqua salmastra attorno. Sono diverse le cinematiche scriptate e non controllabili che intervallano l’esplorazione lineare ed puzzle solving nel gameplay. Le sequenze sono ben animate, anche se l’unica difficoltà che rende il gioco altalenante è la visuale molto lontana. Gli spostamenti di camera non aiutano a comprendere il movimento della donna in quei punti da scavalcare o nascondersi. In portatile la situazione non migliora, dunque è meglio godere dell’opera con una buona televisione che possa esporre più dettagli possibili attorno al mondo di gioco.

Stela
Alcune ambientazioni sono davvero suggestive e molto belle da vedere. Inoltre riescono a coinvolgere maggiormente grazie al buon comparto musicale.

L’evoluzione di un platform cinematografico indipendente: evadere dal “sistema Playdead”

Le esplorazioni sono una delle meccaniche introdotte nell’opera per “narrare” le sorti della donna ed offrire un maggior contesto all’incipit abbozzato nelle sequenze iniziali. Queste fasi sono le più complete nel viaggio ignoto verso un unico obiettivo, poiché spaziano in più ambienti diversi con un discreto level design. Ad esempio, in una delle location proposte ci troveremo davanti perfino un campo pervaso dal fuoco e che vede protagonista la donna per scappare da una serie di frecce scoccate appositamente per ucciderla, oppure per colpire qualcos’altro (?). Azioni come scavalcare una rupe o saltare una roccia non sono facile da gestire in quanto le tempistiche per correre via da un nemico sono molto strette, infatti si rischia di morire troppo velocemente. Gli sviluppatori per aiutare il giocatore hanno adottato le più che famose strisce rosse per evidenziare tutti quegli oggetti o punti che servono principalmente alla ragazza per superare la scena. Il gioco è condito da svariate fasi stealth dove è necessario per sopravvivere nascondersi dietro ad un ramo o ad un albero gigante. I contorni che formano le ombre dei nemici sono importanti da osservare, così come capire dove posizionarsi nella location. L’intelligenza artificiale è lievemente sottotono, dunque ingannare il nemico è molto facile, così come farsi scoprire per un piccolissimo sbaglio.

Eppure il gameplay, dopo un determinato momento nel titolo, si sposta dall’esplorazione al puzzle solving. Gli enigmi ambientali sono relativamente pochi e si ripetono invece molto di frequente, annoiando più delle volte e spezzando il ritmo cadenzato della narrazione visiva. Purtroppo l’esperienza viene ammortizzata anche dal fatto che tutti gli elementi per risolvere gli enigmi sono troppo scontati e dislocati in circostanze bizzarre, che provocano fasi snervanti simile ad un gioco “try and error”. Alcune parti platform, invece, sono molto intriganti e divertono. Scappare non è quindi l’unica soluzione, alle volte è fondamentale trovare un appiglio in una roccia per eludere l’attacco nemico e salvarsi. Il gameplay però non cambia, rimane lineare così come l’unica direzione da seguire (a destra). Infatti l’opera gestisce con una buona dimestichezza i movimenti non del tutto bidimensionali, essendo un 2.5D con possibili traslazioni anche in profondità. Il gioco già dall’inizio dimostra di essere in grado di immergere il giocatore in un ambiente lugubre, molto oscuro. Le presenze ombra sono inquietanti per le forme sproporzionate e vengono accompagnate dall’incalzare della musica quasi da film thriller.

Stela
Scappare e nascondersi è fondamentale in alcune circostanze. I mostri potrebbero saltarti a dosso in qualunque momento!

Il comparto musicale e sonoro, in un’opera che funge da divisore tra titoli con un gameplay più inclusivo a quelli con una narrazione complessa, è molto più che ottimo. Infatti, il buon miscuglio tra generi rende Stela musicalmente parlando davvero epico. Il sonoro viene gestito perfettamente anche con un buon sistema audio quali cuffie o casse con un subwoofer. Il comparto artistico è quello più rappresentativo dove il gioco si propone quasi con spavalderia, riuscendo magistralmente nell’impresa di evocare nel giocatore tante emozioni diverse durante il viaggio. Il frame-rate è buono, né ho notato delle incertezze tecniche a livello di texture o altro. I bug che prima infastidivano il titolo, sembrano adesso che siano stati risolti con estremo successo (almeno per la versione in esame, ossia Switch).

In conclusione, l’opera creata dal team creativo SkyBox Labs, Stela, è una valida alternativa per tutti gli amanti del genere “gioco suggestivo e visionario” con forti influenze dal genere fantascientifico e fantasy. Un titolo che pur essendo molto autoriale e inconfutabile, non è propriamente originale. Si può considerare come derivativo, ma con buone possibilità di elevarsi rispetto ad altri giochi molto simili e che non raccontano, in maniera semantica e filosofia, qualcosa di così riflessivo. Stela invece sottopone il videogiocatore ad una continua analisi sul culto, sulle tecnologie e sulle oscure presenze dietro ad un mondo in procinto di esplodere. Un gioco da vivere in un’unica sessione della durata all’incirca di tre o quattro ore. Stela è uscito il 13 marzo 2020 su Nintendo Switch al prezzo di 17,99 euro. Un rapporto qualità/prezzo che comunque viene ampiamente soddisfatto, ma il mio personale consiglio è quello di attendere degli sconti per acquistarlo e viverlo magari insieme a qualcuno accanto, così da fantasticare sul finale e sull’esperienza complessiva dell’opera platform fantascientifica.

Stela
I grandi monoliti si stagliano in terra verso il cielo, come a voler raggiungere le divinità per qualcosa di più importante della vita terrena.
Stela
Stela – Recensione
PRO
Opera narrativa molto evocativa e piena di significati nascosti;
L'avventura negli ambienti è molto interessante;
Puzzle solving buono...;
Comparto musicale ottimo;
Artisticamente elevato.
CONTRO
Qualche compromesso tecnico che limita l'esperienza finale;
... ripetitivo e snervante;
Visuale molto forzata.
8
Visionario!