Bloodroots

Bloodroots – Recensione

Senza girarci troppo attorno, Bloodroots è probabilmente uno dei titoli indie che maggiormente aspettavo di provare su Nintendo Switch. Dopo la sua prima comparsa durante il validissimo Nindies Showcase Spring 2019, il gioco d’azione ambientato nel Bizzarro West di Paper Cult aveva attivato il Sisko radar grazie ad una formula ludica estremamente attraente, fatta di piroette ed uccisioni improvvisate, capace di catalizzare su di sé tutta la mia attenzione. Non a caso proprio Bloodroots è stato uno dei pochissimi titoli per i quali sono corso a scaricare la DEMO, non appena questa è stata annunciata durante l’evento Kinda Funny Games all’E3 2019, rimanendo letteralmente folgorato dal suo gameplay tanto spensierato quanto versatile e soprattutto profondo.

Per tutti i nostri lettori l’appuntamento con Bloodroots su PC (via Epic Games Store), PlayStation 4 e Nintendo Switch è fissato per la giornata di domani – 28 febbraio 2020 – ma dopo due settimane passate in compagnia di Mr. Wolf noi di GameScore siamo già pronti per raccontarvi la nostra esperienza con questo validissimo progetto indipendente.

Bloodroots
Un centro perfetto!!!!

Per descrivere il contesto di gioco di Bloodroots, i suoi creatori ci consigliano di immaginare una fusione tra “Kill Bill” e “Revenant – Redivivo”, conditi con una spruzzatina di Jackie Chan. Il risultato è sicuramente sorprendente e ci fionda fin dai primi istanti di gioco all’interno di Tarrytown, la città che ospiterà la nostra avventura. Il nostro protagonista è Mr. Wolf, il quale si ritrova di fronte l’agghiacciante scena del suo villaggio in preda alle fiamme, evento scaturito per mano di una gang di fuorilegge denominata Blood Beasts. Non passa molto prima che questi, capitanati da Mr. Black Wolf, tendano un’imboscata al barbuto protagonista sconfiggendolo con un crudele colpo di pistola alla testa.

Come detto, però, questa avventura prende spunto dal capolavoro di Quentin Tarantino, ed esattamente come avveniva con “La Sposa imbrattata di sangue” anche Mr. Wolf riesce inspiegabilmente a sopravvivere all’agguato. Consumato dalla rabbia il suo unico obiettivo sarà quello di vendicarsi e cercare uno ad uno tutti i componenti della gang rivale, ovviamente strappando la vita dai loro pur fragili corpi.

Bloodroots
Questa scena mi ricorda qualcosa…

La trama di Bloodroots è dunque un calderone ben riuscito di trovate che abbiamo potuto già apprezzare visitando le sale cinematografiche, ma riesce nonostante questo ad offrire una storia interessante e capace di espandersi man mano che annienteremo le reclute di Mr. Black Wolf. Di queste non vi racconteremo molto, poiché il bello della scoperta sta anche nella loro caratterizzazione, ma possiamo dirvi che una volta sconfitte i loro spiriti si uniranno a noi e ci racconteranno molti aneddoti utili a comprendere la storia; una trovata che abbiamo apprezzato e che riesce a dare un tocco di personalità alla narrazione.

In tutto questo, il coinvolgimento di Nick Suttner (Guacamelee 2, Celeste), portato a bordo del team di sviluppo per aiutare a perfezionare e scrivere i personaggi e i dialoghi del gioco, ha dato i risultati sperati. Peccato solo per la completa mancanza di una localizzazione italiana, che ci avrebbe sicuramente permesso di apprezzare al meglio la sottile ironia di certi dialoghi, comunque comprensibili anche da chi ha una conoscenza media della lingua inglese.

Bloodroots
E’ qui la festa?

Coloro che danno più importanza al gameplay rispetto alla storia possono dormire sogni tranquilli, visto che anche sotto questo punto di vista Bloodroots di difende alla grande. L’impostazione di gioco è più o meno la stessa durante l’intero arco dell’avventura, farcita da qualche interessante momento di platforming. Si parte sempre da un punto preciso della mappa, con l’indicazione di sterminare ogni forma di vita rivale incontreremo lungo il percorso. Solamente dopo aver soddisfatto questo importante requisito ci sarà concesso di accedere all’area successiva.

Per sconfiggere i nemici potremo letteralmente utilizzare qualsiasi elemento presente a schermo, smontando le strutture presenti dove necessario. E’ così che ci ritroveremo ad affettare scagnozzi con una katana, lanciare loro una lattina vuota, una palla di neve, utilizzare armi da fuoco, o persino prendere in prestito la ruota di un carro o direttamente l’intero mezzo. In Bloodroots non ci sono limiti alla fantasia, e dunque ogni stage può essere completato in una miriade di modi diversi tra loro. Il minimo comune denominatore rimane comunque il medesimo, ovvero che non deve sopravvivere nemmeno un nemico.

Bloodroots
Se non puoi sconfiggere i tuoi nemici, dagli fuoco!

Controllare Mr. Wolf è davvero uno spasso, ed il sistema di controllo si è sempre dimostrato responsivo ed affidabile. Le uniche incertezze sono state palesate dalla visuale affidata ad una telecamera non direttamente controllabile dal giocatore e che talvolta rischia di far perdere l’orientamento a causa degli ambienti generosi e da alcune sezioni decisamente sovraffollate, durante le quali in ogni caso il frame rate riesce a dimostrarsi quasi sempre stabile.

Tornando al nostro eroe, questo potrà fare affidamento solo sulle sue capacità di salto (singolo) e corsa, così come ai suoi pugni e a tutte le armi improvvisate che riuscirà ad accaparrarsi. La mancanza di alcune capacità quali il doppio salto, lo scatto e la schivata vengono controbilanciate dalla possibilità di eseguirle se in possesso dell’elemento ambientale corrispondente. Per esempio, per effettuare un doppio salto è possibile procurarsi dei fuochi d’artificio, mentre per lo scatto/schivata è sufficiente un’arma da taglio. Anche oggetti come scale e lunghi remi possono tornare utili, e verranno utilizzati per garantirci lunghi slanci verticali.

Bloodroots
Qualcuno sta per fare una brutta fine…

Veniamo ora a quello che è l’aspetto di Bloodroots che molto probabilmente rappresenterà l’ago della bilancia tra coloro che valuteranno l’acquisto del gioco. Se l’avventura firmata Paper Cult è riuscita a convincermi durante le circa 10 ore di giocato, devo avvertirvi che questa è dannatamente basata su un meccanismo di trial and error. Non vi posso dire quante volte sono morto in ogni singolo stage, ma a spanne potrei sbilanciarmi su un valore medio di oltre 50 tentativi, un numero sicuramente esagerato e che visto il mio curriculum videoludico potrei considerare la normalità. In ogni caso, che siate i re del genere o meno, è bene avvertirvi che in Bloodroots si muore molto spesso, soprattutto a causa di un meccanismo di morte istantanea che vale sia per i nemici che per il protagonista, ma che fortunatamente non induce mai a frustrazione. Si può soccombere in infinite maniere, precipitando in un burrone o semplicemente mancando il bersaglio, o ancor più facilmente rimanendo a corto di armi e ritrovandosi obbligati ad usare un attacco corpo a corpo, molto più lento e che richiede qualche istante tra un cazzotto ed il successivo. Quello che è importante è comprendere i propri errori e riprovare fino al successo, ottenuto al meglio dopo aver analizzato per bene la scena.

Fatta questa osservazione, è bene ribadire come Bloodroots sia un titolo ben strutturato e che non si è mai dimostrato essere ripetitivo. Molti elementi, sia sotto forma di armi che ambientali, vengono aggiunti al calderone poco per volta, con il risultato che ogni stage è in grado di offrire qualcosa in più rispetto al precedente. Questo vale sia per i combattimenti che per le fasi platform, così come per alcuni livelli bonus nei quali è necessario far piazza pulita di semplici manichini inermi ma con un countdown che ci obbliga di essere molto (ma davvero molto) veloci.

Bloodroots
Piccola variante 2D, assolutamente apprezzata!

La presenza di una leaderboard globale e di alcuni cappelli collezionabili, che influenzano lo stile di gioco ma che possono essere usati solamente rivisitando i livelli già superati, suggeriscono infine un’ampia rigiocabilità. Indipendentemente da questo non è fondamentale ripercorrere i propri passi per godere dell’esperienza, poiché l’avventura riesce a farsi apprezzare anche in una singola run. Una volta giunto ai titoli di coda ho infatti trovato la giusta sensazione di completezza nonostante molti collezionabili siano rimasti ancora non svelati, e questo aspetto a mio vedere giustifica a pieno il prezzo del biglietto, fissato a €15,99.

In definitiva, Bloodroots si è dimostrato essere esattamente quello che mi aspettavo fin dal primo istante, ovvero un titolo ricco di azione e capace di sorprendere man mano che si prosegue lungo l’avventura. Le possibilità offerte dal gameplay sono sorprendenti, e permettono a ciascun giocatore di personalizzare al meglio la propria esperienza di gioco. D’altro canto, il titolo firmato Paper Cult potrebbe non andare a genio ai detrattori del meccanismo del trial and error, visto che in moltissime situazioni l’unico modo per avere la meglio è quello di provare e riprovare al fine di impostare la propria strategia vincente. In fin dei conti, come detto, questo non porta mai a frustrazione, nemmeno durante le piacevoli boss fight, e dunque suggerisco a chiunque sia attratto da questo gioco di dargli quanto meno una possibilità, sarebbe bello se la DEMO precedentemente rilasciata su PC raggiungesse presto anche il Nintendo eShop.

Bloodroots
Bloodroots – Recensione
PRO
Trama avvincente e ben scritta
Gameplay fluido e soddisfacente
Grande varietà negli scenari e nelle situazioni proposte
CONTRO
Mancanza della lingua italiana
Qualche incertezza con la telecamera
Alcune sezioni sono basate sul trial and error intensivo
8.5
il mondo è la tua arma