Ash of Gods

Ash of Gods: Redemption – Recensione

“Il protendere della mano di una madre verso la salvezza di un figlio è solo uno dei tanti modi per non cadere vittima del male.” Esistono svariati modi per riconoscersi nella grande moltitudine di giochi con una massiccia componente artistica. Abbiamo parlato di recente di opere che trascendono il videogioco stesso e rendono atipico qualcosa di difficile comprensione nella quotidianità, mescolando la sapiente mano di un creativo con quella di uno sviluppatore: potremmo chiamarli dispensatori di concetti filosofici o idee nuove, eppure possiamo racchiuderli semplicemente in ottime trame con un gameplay ordinario. Ecco il caso di Kentucky Route Zero per Switch, oppure di un titolo come The Dark Crystal. Ma dunque è possibile quantificare o stimare il valore di un videogioco solo da come appare? Ovviamente no, sarebbe troppo riduttivo. Per questo, nell’attuale periodo in cui ci troviamo, la differenza tra giochi Tripla A e Indie si è alquanto assottigliata: qualunque gioco può soddisfare le nostre più personali o agonistiche esigenze. Il proliferare dei titoli indipendenti di un certo calibro è solamente uno dei tanti fattori che rendono il panorama videoludico fantastico e sempre pieno di sorprese. 

Ash of Gods: Redemption riprende a pieno gli stilemi iniziati con la trilogia di The Banner Saga e li espande in un universo narrativo particolarmente suggestivo e stuzzicante. Una formula che abbiamo sicuramente già visto in questi ultimi anni prendere maggiormente piede perfino per la console Nintendo Switch. Rispetto al prodotto americano targato Stoic Studio e Versus Evil, quasi capostipite del genere tattico a scacchiera moderno per originalità e gameplay spiccatamente strategico, è difficile rivedere lo stile adottato in altre opere se non con troppe similitudini nelle meccaniche di gioco principali. In questo il gruppo russo che ha sviluppato Ash of Gods, Aurum Dust,  ha osato nel riproporre qualcosa di estremamente analogo a The Banner Saga sia nello stile artistico dark fantasy che nel gameplay. Può considerarsi una copia effettiva, ossia un clone? Stiamo toccando una linea abbastanza sottile, che – rassicurando tutti i lettori – non troviamo in maniera così preponderante in Ash of Gods: Redempion, dove piuttosto ha estrapolato alcune dinamiche già citate per farle proprie e muoverle in un ambiente davvero pittoresco e curioso. Appropriarsi di idee altrui può solamente portare guai, anche perché nasconde alle spalle una mancanza di originalità da parte del team nel proporre un lavoro con una propria identità. Esistono però titoli che pur basando le proprie linee creative a qualcosa di già visto, riescono invece ad innovare o migliorare uno o più ambiti del gioco alla volta. Nel passato non molto lontano, parlando degli indimenticabili anni ‘90, i cloni di Super Mario erano all’ordine del giorno. Impossibile non trovare tra un hack-rom o delle vere e proprie copie distribuite in cartuccia che hanno fatto sicuramente scalpore (in maniera positiva o negativa che sia) nel medium videoludico

Dopo esserci presi i giusti tempi per analizzare il titolo ad oggi in esame, possiamo finalmente parlare di Ash of Gods: Redempion uscito il 31 gennaio 2020 su Nintendo Switch grazie all’immancabile publisher qui da noi in Italia Koch Media. Titolo che, sin da subito possiamo ribadire, è interamente localizzato nei testi nella lingua nostrana

Ash of Gods: Redemption
La trama è piacevolmente stuzzicante ed interessante, solo che inizia a scemare nella seconda metà dell’avventura per la troppa dispersione dei personaggi e dei dialoghi.

La battaglia del potere

In un mondo completamente intriso del sangue e macchiato dalle guerre, la speranza sembra risiedere in un gruppo di guerrieri in grado di sconfiggere “i mietitori” tornati nuovamente per assecondare il volere divino. L’evento viene rinominato la grande “Mietitura” e sostiene l’avanzata del maligno per decimare il povero popolo sofferente. La fame è solamente una delle tante mancanze della nuova terra, che sembra non riconoscere più i suoi abitanti. Una tragica avventura con diversi colpi di scena e tanto altro. Solo che di quell’altro, è presente un carattere molto debole e simile – ancora una volta – a The Banner Saga. Terminum, il pianeta in cui ci troviamo, è nuovamente coinvolto in questo catastrofico evento, la mietitura, dove solo alcuni individui scelti potranno contrastare il male, i cosiddetti Umbra: uomini semi-divini, capaci di migrare di corpo in corpo per rimanere immortali. I protagonisti di Ash of Gods sono per l’esattezza tre, ovvero: l’impavido e forte Hopper Rouley, Lo Pheng il guerriero del nord ed infine Thorn Brenin il veterano di guerra che vuole salvare sua figlia Gleda. Questo gruppo però non sarà il solo, poiché si intrecceranno nella storia altri personaggi secondari che vanno a rinfoltire così il party. Troveremo amici e nemici lungo il cammino, eppure solamente i tre,  con tutti delle quest interamente dedicate a caratterizzare il personaggio, impossessati dall’Umbra potranno fronteggiare i mietitori

Come definito dagli stessi sviluppatori in più occasioni, Ash of Gods è un misto tra un gioco a turni strategico ed un roguelike, poiché nell’intera prosecuzione della trama – scegliendo per ovvie ragioni la difficoltà normale od estrema, non quella storia – qualunque personaggio a noi alleato, perfino i tre comprimari, saranno soggetti alla morte definitiva. Un permadeth che influenza drasticamente la narrazione, e per i meno avvezzi si rischia facilmente di morire dopo il lungo prologo di qualche ora. Purtroppo ci sono alcune scelte del titolo, per quanto stilisticamente poco opinabili, che mostrano le spalle al già citato The Banner Saga. In aggiunta, le storie dietro i tre protagonisti non sono sempre allo stesso livello. Un po’ altalenanti, soprattutto per via della mole di testi da leggere con dialoghi spesso superficiali e poco utili ai fini della storia. Per quanto la narrazione in lavori simili sia fortemente importante quanto il gameplay, qui si rischia di annoiare il giocatore per il poco mordente tra una frase e l’altra e per l’aria boriosa attorno ai popolani del luogo in cui ci troviamo. Ad esempio, uno dei mendicanti incontrati nel primo quarto d’ora ha una linea di dialoghi troppo pesante e che non porta a nulla: eppure per il gioco è riconosciuta come fondamentale per apprendere la lore dietro ai Mietitori. In parallelo, si avvertono altri cedimenti nel lungo termine verso la fine del gioco e che scoprirete da soli, ma che comunque sono più che altro a carattere soggettivo come valutazione (dipenderà anche dal finale intrapreso o dai personaggi “salvati”).

La durata eccessiva di oltre una ventina d’ore e una cospicua presenza di personaggi da incontrare, avventori e nemici sono qualcosa che sfiancano e non garantiscono al titolo il giusto compromesso tra qualità e approfondimento. Le trovate sono interessanti, l’ambiente in cui si narrano le vicende degli Umbra è stuzzicante. Ma c’è qualcosa che penalizza l’ultimo lavoro del team russo, ossia la poca concretezza nella storia e la mancata rifinitura di molti dialoghi invece dati in pasto solo come mero riempitivo. Una giusta calibrazione non avrebbe guastato, anzi avrebbe reso il gioco molto più sostenibile e intrigante come lo era sin dal primo sguardo del trailer

Ash of Gods: Redemption
Scegliere il party è fondamentale come in ogni tattico che si rispetti, solo che qui avremo così tanti personaggi diversi (con la possibilità del permadeth) da non capirci poi molto.

Tra combattimenti e carte da usare

Nonostante alcune dinamiche eccessivamente esasperate inserite per donare al titolo una parvenza più o meno completa, il combat system di Ash of Gods: Redemption è invece complesso e a tratti avvincente. Sono però più le volte che vi troverete a perire, piuttosto che comprendere come muovere i vari personaggi nella mappa. Il gameplay del resto è praticamente simile a The Banner Saga: una grande scacchiera con gestione a turni, dei parametri d’attacco e difesa visibili su schermo e abilità da usare. Si aggiunge al già ampiamente visto sistema, la peculiare gestione di un mazzo di carte da usare durante le battaglie. Le carte sono delle magie che possono essere innescate nel proprio turno e che danno al personaggio coinvolto un bonus alle statistiche o dei parametri aggiuntivi all’attacco o difesa. Le variazioni di turno, aggiunte o abilità sono soggette comunque al tipo di carta usata in quel frangente. Caratteristica che nelle battaglie purtroppo trova poco spazio e sbilancia alcune nostre azioni rispetto ad altre “semplici”, forse a causa della troppa attenzione alla trama.

Durante le partite non avremo modo di scegliere prima i turni di chi deve attaccare o piuttosto vederli su schermo, bensì si potrà invece manovrare l’omino per posizionarlo in una delle due linee iniziali che sono evidenziate del colore corrispondente alla bandiera nell’area circostante. Potremo quindi muovere a nostro piacimento i personaggi ancor prima di fare la prima mossa. Una gestione alquanto discutibile, perché non si adatta bene al tipo di party scelto in precedenza e crea confusione davanti alla schiera di nemici da combattere. Per via della mancanza di una timeline, non si comprende nemmeno quali siano i turni da svolgere in quel preciso momento. Si evidenzia di colore rosso o blu  il personaggio da muovere durante la nostra azione o quella del nemico. L’IA dell’avversario nella modalità normale è di per sé non all’altezza e difficile da comprendere. Alterna fasi dove è necessario un coinvolgimento maggiore di una nostra strategia a momenti di sfida decisamente bassi. Se sceglierete invece la modalità storia, sarà l’intelligenza artificiale a gestire interamente i vostri scontri, oltre quelli degli avversari: il vostro compito è osservare e godervi solo la narrazione, senza avere la possibilità di interagire durante gli scontri. Non potrete nemmeno cambiare l’impostazione dopo aver avviato il gioco dall’inizio, quindi risulta un po’ deludente visto il gameplay avvincente seppur altalenante

Nel titolo troverete anche alcuni oggetti chiamati Strix, delle magiche pietre, che consentono dopo l’uso in battaglia di rendere immuni i personaggi coinvolti dalla Mietitura e quindi soggetti ad essere uccisi. 

Ash of Gods: Redemption
Gli scontri sono in griglie a quadratoni come scacchiera e non è disponibile una timeline precisa per la gestione dei turni.

Un mondo sanguinolento e poco vivido

Per quanto possa essere una buona dimostrazione di come creare un gioco dall’ottimo livello di design e gestione della difficoltà, Ash of Gods: Redemption è purtroppo carente in altri aspetti e non mantiene alto il livello qualitativo. Inoltre, l’avventura sembra precipitare in un momento abbastanza noto nella storia. Aurum Dust ha voluto portare con il suo gioco un piccolo spaccato dello strategico/tattico con elementi roguelike in tutto il mondo, considerando sempre il discreto rapporto alquanto stretto con l’opera chiamata The Banner Saga. Il comparto tecnico è davvero buono e per Switch non sembra soffrire di cali considerevoli di frame-rate o di bug evidenti, bensì di qualche incertezza a livello di compenetrazioni e simili. Reduci anche dall’ottima conversione per PC, Ash of Gods può sicuramente vantare sulla console ibrida una versione creata con estrema precisione e che riesce piuttosto bene a convincere persino in modalità portatile. Vista la buona propensione ai lunghi testi, il gioco si riesce tranquillamente a godere nella lettura dal piccolo schermo grazie alle opzioni rivisitate per l’occorrenza. Non sono state implementate purtroppo altre funzionalità di Switch come il touch-screen o il giroscopio

Il comparto musicale e audio è molto gradevole, un buon accompagnamento alle sessioni più lunghe e presso quegli scontri davvero difficili da terminare. Un gioco che, in conclusione, si dimostra essere un buon amico del già citato titolo del team Stoic, ma non un rivale in grado di competere. Le ambientazioni ed i disegni sono i primi a colpire in senso positivo, successivamente le musiche ben amalgamate al sistema di combattimento a tratti troppo complesso. La narrazione invece è ripetitiva, con una caratterizzazione del personaggio poco incisiva e che non esalta il singolo individuo. Come RPG tattico dark fantasy può sostanzialmente convincere con molti alti e altrettanto bassi chiunque sia amante del genere, ad un prezzo a dir poco buono. Ash of Gods: Redemption è disponibile su Nintendo Switch al prezzo di 29,99 euro!

Ash of Gods: Redemption
L’uso delle carte è propiziatorio per alcune sequenze, per altre poco sfruttate e non del tutto significative. Che peccato, una meccanica sicuramente interessante!
Ash of Gods
Ash of Gods: Redemption – Recensione
PRO
L'ambiente ricreato è davvero suggestivo;
Dalle buone pretese narrative...;
Artisticamente sopraffino;
Musiche ottime e azzeccate.
CONTRO
Evidenti similitudini con The Banner Saga;
... ma eccessivamente lungo ed esasperante;
Poche vere e proprie soluzioni convincenti;
Gameplay vario ma ripetitivo.
7
Discreto