ASHEN

ASHEN – Recensione

L’ascesa di Ashen

Ashen è un gioco che si è fatto attendere e desiderare per lungo tempo prima di approdare su Xbox e personal computer in prima battuta, ed ancora di più a raggiungere i lidi Nintendo. In molti casi recensire un videogioco può rivelarsi un compito davvero arduo. Spesso ci si limita a trattare i giochi con criteri che sulla carta dovrebbero essere oggettivi ma, nella realtà dei fatti, non lo sono quasi mai. Anche quegli aspetti puramente tecnici come la grafica e la fluidità generale del gioco, apparentemente misurabili in maniera automatica ed oggettiva, devono in realtà tenere conto delle possibilità economiche e di sviluppo di ogni software house, dell’esperienza sul campo e degli anni di presenza nel settore. Se risulta quindi facile mettere a confronto due produzioni tripla A, il confronto tra un tripla A ed un titolo Indie diventa spesso impossibile, oltre che tremendamente ingiusto.

Questo lungo preambolo serve a chiarire lo spirito con cui sono andato a valutare Ashen, un titolo palesemente derivativo e che non tenta neanche di nascondere questa sua natura, ma che non manca di una propria e marcata identità con qualche piccolo guizzo autoriale da parte del team A44.

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All’avvio del gioco ci troviamo già di fronte ai due elementi di maggior impatto della produzione: le deliziose e anguste cutscene, e la trama. Proprio dalla trama percepiamo già la prima influenza dal re dei souls like, quel Dark Souls che ha dato il via (ed il nome) ad un intero genere videoludico. Una voce narrante ci racconterà la storia di Ashen, la creatura alata che da il nome all’opera stessa, portatrice di luce nel mondo che segue un ciclo, apparentemente continuo, di morte e rinascita dando via alle ere ed alle epoche di varie specie. L’ultima di queste è proprio l’era degli uomini, che prosperano nella luce diventandone veri e propri protettori. Il compito che infatti ci viene affidato dal gioco è quello di proteggere Ashen nella sua rinascita; questa infatti nelle prime fasi di crescita è fin troppo debole per proteggersi da nemici ed intemperie, e visto che molte delle creature che abitano questo mondo al contrario prosperano proprio nell’ombra a nell’oscurità, la creatura è un bersaglio fin troppo facile. Partiremo così in un viaggio volto prima al recupero e poi alla protezione di Ashen, circondati da nemici che ci lasceranno ben pochi momenti spensierati e vari npc, tra i più utili e quelli di puro contorno.

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Durante il nostro viaggio non saremo soli; Ashen è infatti un’esperienza che punta alla cooperazione, sia essa online o gestita dall’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale non spicca per complessità ed a volte risulta un po’ randomica; in alcuni frangenti vedremo il nostro compagno di viaggio partire in avanguardia falciando diversi nemici prima ancora che si arrivi ad approcciarli, in altri frangenti lo ritroveremo a vagare senza una meta precisa o meditare in un punto fisso lasciandoci per diverso tempo in balia dei nemici. L’esperienza cambia drasticamente se saremo accompagnati da un compagno umano; il giocatore con cui condivideremo l’esperienza di gioco non entrerà in partita con le sembianze scelte per la propria campagna single player, andando in parte a vanificare la già magra personalizzazione del personaggio, ma interpreterà il ruolo dell’accompagnatore designato dal gioco per quella specifica frazione di gioco. Risolvere gli enigmi accompagnati da un’intelligenza non artificiale è nettamente più soddisfacente, così come falciare nemici in compagnia coprendosi le spalle a vicenda. Anche i nemici non spiccano particolarmente per arguzia, ma hanno dalla loro un’aggressività non indifferente diventando particolarmente temibili quando saremo in inferiorità numerica, situazione che si verificherà di frequente durante l’avventura.

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Il sistema di combattimento rispecchia pienamente gli standard dei souls like. Come di consueto nel hud troveremo la barra dell’energia e quella della stamina, con quest’ultima che si consumerà velocemente con quasi ogni azione, dalla corsa, alla schivata fino ai colpi inflitti per poi ricaricarsi in pochi secondi. A proposito di colpi inflitti, qui vediamo uno degli elementi meno riusciti di Ashen; colpevole di animazioni troppo legnose, il feeling delle armi è pressoché sempre il medesimo e si notano evidenti compenetrazioni tra l’arma ed il nemico, così come il feedback tra colpo leggero e colpo pesante è molto simile.

Lo sviluppo del personaggio in Ashen si differenzia dal genere ed abbandona quasi totalmente ogni aspetto ruolistico. Se infatti per migliorare armi ed armature sarà necessario collezionare più scorie possibile, per migliorare la resistenza ed apprendere nuove tecniche non dovremo far altro che progredire nella storia, così che ad ogni area sbloccata e ad ogni boss sconfitto (non particolarmente numerosi) riceveremo una ricompensa variabile da caso in caso. Anche la mappa anche se totalmente interconnessa è legata al susseguirsi delle vicende legate alla trama, e le zone vengono rese disponibili di volta in volta. E’ oltretutto lodevole il design della mappa stessa, composta da ampie zone aperte e dungeon da esplorare, ben connessi e che scorrono fluidi durante l’esplorazione. L’unico aspetto che può creare qualche fastidio è la continua richiesta di backtracking che, per quanto possa risultare coerente ai fini della trama, si sarebbe potuto ovviare con l’aggiunta di qualche pietra in più, utile per il fast travel, o con qualche altra accortezza di game design, ma parliamo di un piccolo neo.

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Una scintilla nella notte

L’aspetto però che colpisce sicuramente più di tutti in Ashen è senza dubbio il suo stile artistico. La modellazione low poly dona all’opera dei tratti netti e precisi, quasi geometrici, mentre la palette di colori è capace di restituire diverse sensazioni passando dalla fredde città fatte di pietra e strutture rudimentali, fino a maestose città ben sviluppate ed adornate di sontuosi palazzi reali. Ma la direzione artistica da il meglio di se proprio in quelle zone non ancora raggiunte dalla luce, dove la torcia evidenzierà forme e colori caldi, restituendo un feeling spesso angosciante e ansiogeno fino a quando, grazie anche ad una forte componente di storytelling visivo, la luce non si fa lentamente spazio fino a sfociare in meravigliosi giochi di luce e ombra.

A livello tecnico il gioco presenta qualche piccolo difetto, dovuto nella maggior parte dei casi ad un framerate ballerino nelle fasi più concitate; nulla di irrisolvibile grazie ad una patch ma ben evidente allo stato attuale. La colonna sonora che ci accompagna nel gioco è altalenante, a volte accompagnandoci nelle azioni con enfasi e trasporto, altre volte con motivi poco calzanti o momenti di silenzio decisamente prolungati, lasciando spazio ad una desolazione spesso eccessiva.

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Ashen è un’opera certamente non perfetta, terminabile in una dozzina di ore (prolungabili fino a venti per i veri completisti). Mostra molte delle paure del team di sviluppo che per non rischiare ha puntato su un’opera piuttosto scolastica e ben fatta in ogni sua componente, sviluppata con molta logica e tutta testa. Manca un po’ di cuore che avrebbe dato quel guizzo in più all’opera ed alle sue componenti, quel coraggio indispensabile per rischiare di fare qualcosa in più. Parliamo comunque di un ottimo titolo certamente meritevole di attenzione e che rappresenta in qualche modo un entry level per il mondo dei souls like.

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ASHEN – Recensione
Ho potuto giocare anticipatamente ad Ashen grazie ad un codice gentilmente offerto da Annapurna Interactive. Non fatevi trarre in inganno dalla mera valutazione numerica perché il gioco certamente non è privo di difetti, ma merita l'attenzione del pubblico e di essere giocato. Tutte le valutazioni sono su, traetene le vostre conclusioni e capirete se è il caso di dare una chance al titolo.
PRO
CONTRO
7.7
La luce ci salverà!