Return to Obra Dinn

Return of the Obra Dinn – Recensione

Recensire un capolavoro del calibro di Return of the Obra Dinn è un compito davvero complesso, specialmente quando l’unica cosa che vorresti scrivere è di correre nello store digitale della propria piattaforma da gaming preferita ed acquistare il gioco senza pensare minimamente al suo prezzo ed a cosa vi aspetterà non appena lo avvierete per la prima volta. D’altro canto, un’avventura come quella della quale vi parlerò oggi è in grado di appassionare e lasciare dentro al giocatore così tante sensazioni che non sarebbe sufficiente un libro intero per raccontarvi ogni sua minima sfaccettatura. Come gestire dunque l’analisi di un titolo che si posiziona di prepotenza all’interno del panorama delle avventure story-driven se non raccontando quella che è stata la propria esperienza con il gioco? Un’esperienza sicuramente soggettiva ma che spero riesca ad aiutarvi a capire se anche dal vostro punto di vista, così come quello di migliaia di giocatori che lo hanno elogiato lo scorso anno in occasione del suo rilascio su Steam (oltre 5000 recensioni “estremamente positive”), valga davvero la pena di mettere mano al proprio portafoglio.

Return of the Obra Dinn
Non tutte le persone sono state uccise da altri passeggeri, chissà cosa è successo in questo enorme vascello!

Dopo essere stato presentato in occasione dell’ultimo Nintendo Direct dell’azienda Nipponica, e non durante uno dei più frequenti appuntamenti con gli aggiornamenti del mondo degli sviluppatori indipendenti, era chiaro che Return of the Obra Dinn fosse un progetto talmente ambizioso da meritare un posto speciale all’interno della nostra softeca digitale. Opera nata dalla mente di un solo talentuosissimo sviluppatore, un certo Lucas Pope che si fece strada nel panorama partendo come modder di Quake e finendo a collaborare con il noto studio Naughty Dog, questa assolutamente imperdibile esperienza investigativa in prima persona ci porta dritti all’interno di un vascello riemerso dalla nebbia e che cela al suo interno una storia tutta da scoprire.

Il viaggio inizia con un messaggio indirizzato al nostro protagonista, l’ispettore capo dell’ufficio Londinese di una compagnia assicurativa: “L’Obra Dinn ha fatto ritorno. Si rechi immediatamente a Falmouth e prepari una perizia approfondita”. Siamo nel 1807, precisamente il 14 ottobre, e quell’Obra Dinn citato nella lettera non è altro che un vascello di proprietà della Compagnia delle Indie Orientali del quale si erano perse le tracce dalla bellezza di 5 anni… almeno fino ad oggi. Riapparsa con le vele squarciate e senza più traccia del suo equipaggio, il nostro compito sarà quello di recarsi sull’imbarcazione e cercare di comprendere cosa sia successo in questi anni passati alla deriva, ricostruendo in maniera minuziosa gli avvenimenti e compilando un resoconto quanto più dettagliato possibile necessario a preparare una perizia dei danni.

Return of the Obra Dinn
IL primo cadavere non si scorda mai!

La narrazione è certamente uno degli elementi più significativi del gioco, ed in più di un’occasione ci obbligherà a fare un passo indietro per rimettere in discussione tutte le conclusioni maturate nel corso dell’esplorazione. In nostro aiuto avremo un preziosissimo diario, all’interno del quale annotare tutte le deduzioni che faremo nei confronti delle vicende che hanno coinvolto le 60 persone che si suppone fossero imbarcate nella nave. Partendo da un’illustrazione che ritrae (quasi) tutti i passeggeri e membri dell’equipaggio presenti nel momento dell’imbarco – ed una tabella riportante cognomi, nomi, ruoli e cittadinanze – dovremo lentamente determinare identità e sorte di ciascuno di essi. Detta così sembra anche piuttosto semplice, ma c’è un piccolo dettaglio da tenere bene a mente: la storia che dobbiamo ricostruire è già avvenuta, e non c’è nessuno in grado di darci qualche testimonianza utile per trarre le nostre conclusioni a riguardo… o almeno nessuno di ancora vivo!

Ma il protagonista ha un asso nella manica: una bussola, la Memento Mortem, in grado di farci rivivere gli ultimi istanti della morte e che si attiva ogni qualvolta ci ritroveremo nei pressi di un cadavere. In questo aspetto il coinvolgimento è davvero impressionante; nonostante il tutto venga rivissuto attraverso un fermo immagine (noi comunque possiamo continuare a muoverci in una zona delimitata), gli attimi che antecedono il triste evento sono accompagnati da qualche dialogo pronunciato dal soggetto specifico o dalle persone che si trovavano nei paraggi in quel momento. Il tutto viene trascritto nel diario, per facilitarci l’indagine, visto che la maggior parte delle volte non basterà affatto un singolo cadavere per scoprire cosa sia successo in quella particolare circostanza.

Return of the Obra Dinn
Ogni rievocazione avviene attraverso dei fermi immagine della scena, una tecnica di narrazione assolutamente adatta a questo gioiellino indie.

Return of the Obra Dinn si svolge secondo queste semplici meccaniche, passando di cadavere in cadavere e cercando di stimolare quanto più possibile le nostre capacità di logica e deduzione. I corpi, ormai ridotti in scheletri, non saranno disponibili tutti fin da subito, per cui anche l’esplorazione sarà una componente importante dell’esperienza. Non sarà raro trovare un cadavere all’interno di una ricostruzione dei fatti, sfruttando il meccanismo del “sogno nel sogno”. Un’idea brillante e che è stata sfruttata in maniera magistrale, frammentando gli eventi in capitoli (non necessariamente sequenziali) e rendendo il tutto assolutamente gestibile da chiunque. C’è da dire inoltre che il vascello non è poi così dispersivo in termini puramente investigativi, in tutto vi sono quattro piani, e che il diario ci verrà incontro anche sotto questo punto di vista. In questo è evidente l’enorme lavoro svolto da Lucas per rendere l’interfaccia grafica quanto più intuitiva e utile possibile, per permettere al giocatore di concentrare tutto il suo impegno sull’intricata narrazione.

Se ve lo siete chiesti, e non vi nego che durante la mia analisi ci ho provato, sappiate che non è affatto semplice tentare di indovinare le sorti dei passeggeri semplicemente giocando con il diario, nella speranza di uscire dalle situazioni di stallo alle quali inevitabilmente si va incontro proseguendo nelle indagini. Il gioco infatti ci segnalerà se ci stiamo muovendo nella direzione giusta solamente confermandoci le nostre deduzioni a gruppi di tre (con qualche eccezione durante le battute finali). Per questo motivo l’unico modo per tentare la sorte è quello di essere fermamente convinti di almeno due conclusioni, rendendo di conseguenza poco pratico (e gratificante) un approccio di tipo trial and error. Entrando nel merito della mia sessione di gioco specifica, posso solo avvertirvi che prima di azzeccare il mio primo terzetto ho dovuto rivivere gli ultimi istanti di ben 22 cadaveri, essere determinati è dunque il miglior approccio da adottare nei confronti dell’avventura.

Return of the Obra Dinn
Trovare un cadavere all’interno di una ricostruzione dei fatti farà comparire una scia che una volta seguita ci porterà dritti al prossimo cadavere da analizzare.

Return of the Obra Dinn è un gioco senza alcun dubbio difficile, anche se in molte occasioni scoprirete che gli indizi utili ad un particolare caso erano proprio sotto i vostri occhi. La complessità del tutto sta proprio nel fatto che questi indizi possono essere davvero qualsiasi cosa, come ad esempio un’esclamazione apparentemente decontestualizzata, l’intuizione del mestiere specifico svolto da una determinata persona, scoprire che il soggetto dell’evento ha un parente anch’esso imbarcato, e perfino informazioni celate attraverso uno specifico intercalare. Su quest’ultimo aspetto è inevitabile fare più fatica per noi italiani, nonostante la localizzazione (solo testuale) sia di ottima fattura e permette addirittura un certo lasco sulla scelta delle cause di morte che hanno nomi a volte molto simili tra loro, accettando per esempio entrambe le diciture “ucciso da un esplosione” e “ucciso da un colpo di cannone causato da una terribile bestia”.

Senza spoilerare nulla, è bene mettervi in guardia anche sul fatto che non è assolutamente detto che tutti i membri dell’Obra Dinn siano morti, così come non è ovvio che quelli non più vivi siano stati uccisi da altre persone imbarcate nel vascello. Non è nemmeno scontato pensare che qualsiasi nostra conclusione debba essere conseguenza di un qualche indizio in particolare, o almeno non direttamente. In alcune circostanze potrebbero addirittura non esistere affatto indizi e l’unica nostra arma sarà quella di procedere per esclusione. Insomma, un meccanismo estremamente complesso ma che non lascia nulla al caso ha permesso a Return of the Obra Dinn di settare un nuovo standard per il suo genere di appartenenza.

Return of the Obra Dinn
Quando non trovate gli indizi necessari a proseguire potrebbe anche essere che questi non esistano affatto.

L’ultimo aspetto da analizzare del gioco è sicuramente il suo particolare aspetto grafico, che però ormai credo sia stato svelato dalle immagini presenti su questa recensione. Usando uno stile di dithering monocromatico, Return of the Obra Dinn vuole imitare lo stile dei videogiochi del vecchio Macintosh (e non solo) per simulare l’ombreggiatura ed il colore. È uno stile assolutamente minimale, ma avvicinandoci agli oggetti e soprattutto ai volti dei personaggi ci renderemo conto di quanto ogni singolo modello tridimensionale sia riprodotto in maniera strabiliante. Le espressioni delle persone poi sono uno degli aspetti meglio riusciti del comparto artistico in grado – assieme all’ottimo accompagnamento sonoro e all’altrettanto valido doppiaggio inglese – di coinvolgere il giocatore durante le numerosissime ore necessarie a portare a termine l’avventura.

Per concludere, mi voglio riallacciare a quanto detto in apertura. Return of the Obra Dinn è un Capolavolo con la “C” maiuscola, in grado di offrire un’esperienza che difficilmente troverete altrove. La narrazione assolutamente perfetta, seppure con qualche punto poco chiaro, vi terrà incollati alla vostra console per tutto il tempo necessario a svelare la sorte di tutti e 60 i passeggeri del vascello. Io ho faticato non poco in certe circostanze, ma ne ho tratto una soddisfazione tale da far valere ogni singolo secondo passato a scervellarmi all’interno degli ottimi menu di gioco, così come ho fatto fatica a dedicarmi a brevi sessioni di gioco. Return of the Obra Dinn va infatti giocato tutto d’un fiato, in modo da non perdere nessuna delle sue infinite sfaccettature. Su una cosa sono assolutamente sicuro, l’opera firmata Lucas Pope rimarrà scolpita nel mio cuore da videogiocatore a vita, e la stessa cosa succederà a chiunque deciderà di finanziare questo talentuosissimo sviluppatore!

Return to Obra Dinn
Return of the Obra Dinn – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a Return of the Obra Dinn grazie ad un codice gentilmente fornito dallo sviluppatore, divorando l'avventura in circa 15 ore svelando l'identità di ogni singolo passeggero. Ritengo questo titolo un vero e proprio capolavoro in grado di appassionare ogni amante delle avventure investigative, grazie ad una serie di caratteristiche semplici ma che si legano tra loro in una formula ludica originale e difficilmente replicabile altrove. Se amate il genere dovete assolutalutamente farlo vostro senza preoccuparvi minimamente del suo prezzo, comunque giustificatissimo, di €19,99.
PRO
CONTRO
9.5
capolavoro