Close to the Sun

Close to the Sun – Recensione

Close to the Sun è l’opera di un italianissimo studio di sviluppo indipendente, Storm in a Teacup, che già dallo scorso maggio – in occasione del suo rilascio su PC attraverso l’Epic Games Store – è riuscita ad appassionare giocatori e stampa di settore grazie ad un’avventura in salsa horror molto originale ed in grado di rappresentare le capacità creative di questo talentuoso team romano. Quest’oggi l’ambiziosa produzione tenta la conquista anche del settore console, nuovamente grazie al supporto del publisher Wired Productions, e noi di GameScore siamo in prima linea pronti a raccontarvi della nostra esperienza maturata in queste ultime settimane passate in compagnia della versione Nintendo Switch del gioco.

Basata su richiami a personaggi ed avvenimenti storici a noi ben noti, ed ambientata in un XIX Secolo alternativo che vede Nikola Tesla sotto forma di ribelle rivoluzionario, la trama del gioco ci porta dritti tra le mura di una nave costruita proprio dal famoso scienziato al fine di offrire una zona libera dalle influenze di qualsiasi stato e che possa così permettere alle più grandi menti di operare in completa libertà. E’ il 1897, e nei panni della giornalista Rose Archer saliremo a bordo della Helios ignari di ciò che si cela al suo interno. L’unico motivo per cui varcheremo l’ingresso di questa gigantesca città galleggiante è l’invito della sorella Ada, una geniale ricercatrice che ha deciso di unirsi a Tesla per condividere con l’umanità le sue scoperte in ambito scientifico e che ora sembra avere disperatamente bisogno di aiuto.

Close to the Sun
Nikola Tesla, il solito megalomane!

Basta davvero poco per rendersi conto che dentro l’imbarcazione qualcosa è andato storto; quello che secondo i diversi volantini sparsi qua e la doveva essere un magnifico luogo dove far soggiornare alcune delle più brillanti menti umane è ora ridotto a grandi saloni abbandonati e che mostrano i segni di avvenimenti per nulla incoraggianti, sottolineati da un fastidiosissimo odore di carne in putrefazione. Il portone d’ingresso, poi, non lascia presagire a nulla di buono visto che la sua superficie è visibile una scritta a caratteri cubitali che recita: “QUARANTENA”.

Poche informazioni quelle dell’incipit, ma che da sole sono in grado di descrivere alla perfezione lo stato di allerta che ha colpito l’intera struttura, spingendo la protagonista a fiondarsi alla disperata ricerca della sua amata sorella Ada. Esplorando la Helios avremo modo di imbatterci in numerosi documenti, alcuni dei quali fungono da veri e propri collezionabili, in grado di fare lentamente luce sulle misteriose vicende che hanno portato desolazione all’interno della nave. Per questo motivo l’esplorazione giocherà un ruolo cruciale per l’esperienza di gioco, fatta di momenti di tensione intervallati ad altri nei quali avremo tutto il tempo per comprendere le vicende narrate.

Close to the Sun
Alla salute!

Close to the Sun è dunque un’avventura in prima persona il cui gameplay si basa su meccaniche tipiche dei walking simulator, sapientemente arricchite da un lato da sporadici puzzle ambientali necessari per stimolare l’esplorazione e dall’altro da momenti di pura tensione durante i quali il ritmo di gioco aumenta vertiginosamente. Non esistono situazioni di noia durante i dieci capitoli necessari a portare a termine il gioco, ed escludendo quale sezione forse troppo frustrante a causa di una componente trial and error eccessiva, possiamo ritenerci soddisfatti di come Storm in a Teacup abbia saputo confezionare un’esperienza variegata e mai ripetitiva.

Anche se la maggior parte del nostro tempo la passeremo a vagare da un ambiente all’altro in completa solitudine, una ricetrasmittente in nostro possesso ci permetterà di metterci in contatto con alcuni sopravvissuti della tragedia che ha colpito la Helios. Tra questi vi sono ovviamente Ada e Nikola Tesla, ai quali si unisce un misterioso personaggio, Aubrey, capace di aiutarci a muoverci in mezzo ai pericoli che incontreremo lungo il percorso. La loro compagnia sarà vitale nei momenti meno caotici del gioco, e ci permetterà dunque di sentire meno il peso della solitudine alla quale altrimenti saremmo inevitabilmente andati incontro.

Close to the Sun
Inizio a sentirmi poco al sicuro all’interno di questa nave…

Come anticipato, i puzzle ambientali sono uno dei più apprezzati elementi del gameplay. Anche se questi non sono mai troppo complessi o esageratamente cervellotici, fungono ottimamente il loro compito di intrattenere il giocatore durante le fasi di esplorazione, obbligandolo a cercare indizi e ad interagire con diversi marchingegni sparpagliati tra gli ambienti della nave per poter proseguire. Generalmente il tutto si limita alla ricerca della giusta combinazione o dell’oggetto specifico con il quale attivare successivamente un determinato meccanismo, sempre rimanendo comunque in un raggio sufficientemente limitato e dunque senza mai risultare inutilmente dispersivo.

A questi piacevoli attimi si alternano alcune fasi molto più frenetiche, durante le quali il tempismo è fondamentale e la possibilità di incappare in uno spiacevole game over è sempre dietro l’angolo. Fino a questo momento non ve ne avevo ancora parlato ma credo fosse abbastanza prevedibile aspettarsi che la Helios fosse caduta vittima di qualche creatura tutt’altro che amichevole. Queste sono generate da una serie di anomalie temporali causate proprio dagli esperimenti effettuati da un gruppo di scienziati (tema tra l’altro centrale per la narrazione), e di tanto in tanto appariranno con il solo obiettivo di toglierci la vita. Anche se ho apprezzato alcune di queste fasi di gioco devo ammettere che il tempismo necessario per fuggire da tali situazioni è talmente poco permissivo da richiedere (almeno nel mio caso) un numero a volte spropositato di tentativi. Uno in particolare, verso la fine dell’ottavo capitolo, è riuscito inutilmente a portarmi al limite della frustrazione, anche a causa della rigidità nei movimenti della protagonista. Rimane comunque apprezzabile il sistema di checkpoint che permette di ricominciare, con caricamenti a volte impercettibili, sempre da posizioni relativamente vicine a quella dell’ultimo fallimento, riducendo in parte il peso della componente trial and error di queste sezioni.

Close to the Sun
Mi sa che qualcuno è in grossissimi guai!

Sul fronte estetico, Close to the Sun fa di tutto per offrire una buona varietà negli ambienti. Il fatto che l’intera avventura si svolga all’interno di una singola location non ha impedito al team di caratterizzare al meglio le diverse aree delle quali la Helios è composta. Durante il nostro lungo viaggio attraverseremo lussureggianti saloni, stretti cunicoli, laboratori di ricerca ormai ridotti in macerie, sale macchine in balia di anomalie elettromagnetiche e diversi altri ambienti ottimamente arricchiti di dettagli. Purtroppo c’è da segnalare una resa grafica che su Nintendo Switch risente in parte del ridimensionamento dell’hardware, e che non riesce a nascondere più di tanto un eccessivo aliasing che si manifesta a schermo sia durante le sessioni di gioco in portatile che in docked. Non siamo di fronte ad una cattiva conversione, questo è bene specificarlo, ma ci è sembrato che soprattutto alcun i effetti di luce abbiano contribuito più ad evidenziare questi piccoli difetti piuttosto che a cercare di nasconderli.

A questo si aggiunge un frame rate che, soprattutto durante le fasi finali dell’avventura dove gli effetti particellari saranno presenti in gran quantità, tende a faticare a mantenersi stabile rendendo meno costante la sensazione di immersione che il gioco invece vorrebbe mantenere inalterata. Niente da contestare invece all’ottimo accompagnamento sonoro, che riesce sempre a seguire il ritmo di gioco constestualizzandosi a seconda della situazione. Apprezzata anche la presenza di un doppiaggio in italiano di qualità, stranamente da selezionare manualmente (assieme all’effetto rumble) dal menu di gioco durante il primo avvio, grazie al quale è possibile entrare maggiormente in sintonia con ciascuno dei personaggi che ci accompagnerà in questo nostro peregrinare.

Close to the Sun
Bene, ma non beninssimo….

In conclusione abbiamo apprezzato gran parte degli elementi che hanno permesso a Close to the Sun di differenziarsi dall’offerta videoludica in ambito di avventure in prima persona, soprattutto per quanto riguarda la narrazione e la realizzazione degli ambienti. Su Nintendo Switch bisogna fare i conti con qualche compromesso di troppo, che rompe l’immersione in occasione di qualche sporadico calo di frame rate ma che nel complesso rende comunque apprezzabile anche questa conversione dedicata all’ibrida di Kyoto. Se non avete giocato all’opera firmata Storm in a Teacup in occasione del suo recente rilascio su PC, e amate le esperienze horror in prima persona (qui comunque arricchite da un gameplay notevolmente più variegato), da oggi potete aggiungere alla vostra collezione – o wishlist se il prezzo di €29,99 vi sembra eccessivo – anche questo piacevolissimo progetto tutto italiano. Prima, però, armatevi solo di un pò di pazienza e di un buon paio di cuffie!

Close to the Sun
Close to the Sun – Recensione
PRO
Trama originale e ben sviluppata.
Enigmi ambientali molto semplici ma che aiutano a mantenere attivo l'interesse del giocatore.
Grande varietà sia negli ambienti che nelle situazioni proposte.
Doppiaggio in italiano di ottima qualità.
CONTRO
Qualche piccolo calo di frame rate durante le fasi finali.
L'aliasing viene spesso enfatizzato da alcuni effetti di luce.
Qualche sezione eccessivamente trial and error.
6.8
ROMPI LA QUARANTENA