Planescape: Torment e Icewind Dale: Enhanced Edition – Recensione

Dopo aver visto insieme la collection di Skybound Games e Beamdog contenente Baldur’s Gate e Bladur’s Gate 2, ora è il momento di dare un’occhiata all’altra collection di CRPG approdata su Nintendo Switch. Mi riferisco esattamente a Planescape: Torment e Icewind Dale, variazioni del gameplay inaugurato da mamma Baldur. Insomma, anche se alcuni aspetti sono modificati (soprattutto per quanto riguarda Torment), alla base di tutti e quattro i giochi nominati ci sta Dungeons & Dragons. Mitico GDR la cui influenza attraversa quasi mezzo secolo di storia ludica e videoludica. E sicuramente, i fan di D&D hanno molto per cui gioire: infatti, non molto tempo fa, Larian Studios (vedi Divinity: Original Sin 2) ha annunciato di stare lavorando su Baldur’s Gate 3; visto quello che sono riusciti a raggiungere con D:OS2, non c’è limite alla speculazione su quello che il team di Larian riuscirà a fare con la licenza di D&D. In trepidante attesa di quello che potenzialmente potrebbe essere uno dei migliori CRPG mai rilasciati, i fan di D&D possono ammazzare il tempo ripercorrendo le vecchie glorie del genere, con una particolare attenzione sulla coppia che andiamo a vedere in questa sede. Infatti, mentre Baldur’s Gate 1 e 2 offrono un tipo di esperienza molto classica, sia Icewind Dale sia Planescape: Torment apportano delle modifiche alla formula, consentendogli di distinguersi decisamente dall’archetipo.

Planescape: Torment Icewind Dale
Icewind Dale

Icewind Dale si propone come una sorta di Baldur’s Gate più concentrato sul sistema di combattimento. Certo, una storia è sempre presente, e al giocatore è richiesto di affrontarla dalla propria prospettiva: il che significa che risolvere determinate situazioni in un modo o nell’altro spetta alla sensibilità del giocatore, con tutte le conseguenze del caso. Per tutto il resto, Icewind Dale si comporta esattamente come Baldur’s Gate: classico CRPG con visuale isometrica, con sistema di combattimento in ‘tempo reale’ con la possibilità di poter usare una pausa tattica per poter gestire al meglio le azioni dei membri del party del giocatore. Il party, infatti, è una delle prime differenze rispetto a Baldur’s Gate che saltano all’occhio. Mentre in BG il giocatore costruirà il suo party mentre avanza nell’avventura, in Icewind Dale si comincia immediatamente con un party formato di tutto punto. Questo potrebbe allungare decisamente i tempi della creazione dei personaggi, ma per fortuna, il gioco mette a disposizione un party pre-creato, facendo così risparmiare tempo al giocatore. Inutile dire che l’editor di creazione è sempre lo stesso ed offre, come al solito, un’elevatissima mole di personalizzazione della propria squadra. D’altronde, stiamo sempre parlando di una campagna di D&D, e Icewind Dale riesce a catturare lo spirito a pieno, regalando centinaia di ore di gioco.

Planescape: Torment Icewind Dale
Icewind Dale

E veniamo ora a quello che ritengo il titolo migliore della collection: Planescape: Torment. Gioco storico scritto dal mitico Chris Avellone, Torment riprende le meccaniche dei giochi D&D precedenti, e le rielabora per presentare un tipo di esperienza unica nel mondo videoludico. Infatti, a differenza degli altri giochi di cui abbiamo parlato, Torment è quello che presenta il  livello di scrittura più alto, con uno stile che non disdegna picchi di black humor particolarmente puntuali. Il giocatore veste i panni del Nameless One, e le informazioni che il giocatore ha su di lui sono uguali a quelle che il personaggio stesso è a conoscenza: ovvero, niente. Tutto quello che si sa è che il protagonista è stato portato in un obitorio perché si credeva fosse morto, solo che all’improvviso questo si alza e cammina. Uno scheletro fluttuante si avvicina e interagisce con il Nameless One, e decide di accompagnarlo per scoprire cosa gli è successo. Infatti, il personaggio principale soffre di un’amnesia che non gli consente di ricordare assolutamente nulla degli eventi che lo hanno portato a finire in un obitorio. Starà al giocatore guidarlo alla ricerca della verità, in un mondo fantascientifico incredibilmente complesso.

Planescape: Torment Icewind Dale
Planescape: Torment

Come già accennato, a differenza degli altri giochi citati, Torment ha un accento decisamente maggiore sulla storia e su come il giocatore la può navigare ed influenzare. I testi a schermo sono tantissimi, scritti in maniera sopraffina (anche se il font è decisamente piccolo, cosa che si fa sentire soprattutto in modalità portatile). Nonostante Torment racconta una storia pazzesca, e lo fa in un modo forse inarrivabile, resta comunque un gioco con vent’anni sul groppone. Infatti, il giocatore non sa mai bene quello che deve fare, dove deve andare, e soprattutto cosa è in suo potere di compiere. Tutto ciò è lasciato al giocatore stesso da scoprire; questo perché il gioco richiede un’immedesimazione molto elevata, richiede di tuffarsi nel mondo di Torment con tutto sé stessi. Se si è in grado di superare gli ostacoli iniziali dovuti dalla vetustità di questo gioco, ci si ritroverà davanti uno degli esempi più sopraffini di narrativa videoludica.

Planescape: Torment Icewind Dale
Planescape: Torment

Dal punto di vista tecnico, esattamente come con la collection di Baldur’s Gate, anche qui Skybound Games e Beamdog hanno fatto un lavoro molto ben riuscito. Il sistema di controlli funziona alla perfezione: anche se stiamo anni luce dalla precisione che tastiera e mouse, per cui questi giochi erano originariamente pensati, la mappatura dei tasti è decisamente convincente. Certo, c’è bisogno di un primo periodo di apprendimento; ma dopo un po’, navigare il mondo di gioco e fra le varie finestre dei menu diventerà facile come bere un bicchiere d’acqua.

Ultimo aggiornamento: 2024-04-25 at 10:23

In conclusione Planescape: Torment Icewind Dale sono due perle della storia videoludica, ognuno a modo suo. Icewind, per il modo in cui riduceva l’esperienza di Baldur’s Gate, lasciandone però intatta la complessità; Planescape: Torment, per aver dimostrato la potenza espressiva e narrativa che un gioco può avere. Giocare a questi due titoli equivale a provare con mano un pezzo di storia del nostro medium di intrattenimento preferito. Proprio per questo motivo, ci sono degli aspetti che hanno subito particolarmente il passare del tempo, al punto che per alcuni, questi giochi possono risultare particolarmente ostici da digerire, all’inizio. Superato un momento iniziale di shock, sia Torment che Icewind si aprono in tutta la loro maestosità ed importanza.

Planescape: Torment e Icewind Dale: Enhanced Edition – Recensione
PRO
Capolavori assoluti della storia videoludica
Porting fatto molto bene
Mappatura dei controlli ben riuscita (anche se mouse e tastiera non si battono)
Centinaia di ore di contenuti in una collection
CONTRO
L'effetto del tempo si fa sentire, soprattutto per quanto riguarda Planescape: Torment
8.5
I due pezzi di storia dei CRPG che mancavano su Switch