Raging Loop

Raging Loop – Recensione

Ho sempre trovato interessante tutti quei giochi che sono stati concepiti per trasmettere qualcosa, sia in positivo che in negativo. Emozioni che spesso possono definirsi contrastanti fra loro, ma che comunque hanno saputo riempire il giusto spazio per poter analizzare ed infine valutare un nuovo titolo. Le Visual Novel, come ormai è risaputo nel sito, hanno caratterizzato una buonissima parte delle mie recensioni. L’enfasi di tale genere non viene posta per quanto il livello di meccaniche presenti, piuttosto per l’ottimo intreccio narrativo e il character design. Un genere che di per sé è molto di nicchia, specialmente se proveniente dalle terre nipponiche (luogo dove trovano maggior rilievo) e con una mancanza di supporto nella lingua italiana. Tuttavia, esimersi dal provarli per un appassionato di trame ben articolate e longeve, anche in Inglese, sarebbe un sacrilegio. Dunque è necessario armarsi di buona pazienza per comprendere quale gioco, in visual novel, valga veramente la pena giocare, considerando solitamente l’elevato numero di ore per terminarlo.

Ci sono diversi “elementi” che rendono un titolo di questo genere imprescindibile, ed uno dei più importanti è molto probabilmente il livello di estetica attorno ai personaggi. I disegni dei protagonisti o dei fondali (background) realizzati in modo minuzioso, soprattutto se variegati ed arricchiti di tantissimi dettagli, possono fare sicuramente la differenza. Nonostante il budget dei publisher sia tendenzialmente sotto dimensionato rispetto ad altri titoli con più interattività, l’impegno profuso dagli sviluppatori è sempre una garanzia. Il publisher PQube ha sempre supportato progetti davvero curiosi, che nella pletora di recensioni fatte in questo sito ha radunato un certo interesse e stabilito un buon marchio di qualità. Da annoverare l’emozionante Root Letter: Last Answer (da noi analizzato nella versione Switch): un’opera di pregevole fattura, dove l’intreccio narrativo e l’investigazione su un bizzarro mistero fanno da cornice ad un mondo semi-horror ricreato perfettamente. Ovviamente esistono le eccezioni, però non è questo il caso.

Una buona trama scritta è l’altro aspetto che dona spessore ai dialoghi, solitamente testuali, tra i più disparati personaggi. Non basta un incipit dirompente, bensì un coinvolgimento sempre costante o direttamente esponenziale con cambi di direzione sempre graditi. Espedienti narrativi come i “Cliffhanger” trovano maggior connotazione in una Visual Novel, anziché in un genere in cui la narrazione è solo di contorno al gameplay. Raging Loop è un’opera visiva di carattere, con tanti riferimenti alla cultura giapponese e qualche rimando a quella indigena degli sciamani americani. La presenza di alcune parti animate, così come una sigla ormai consueta in ogni gioco-romanzo, impreziosiscono il materiale già disponibile. Eppure è presente qualche sbavatura, che comunque andremo ad argomentare nel corso di questa nuova recensione per la versione su Nintendo Switch.

Raging Loop
Buona parte dei personaggi intenti a seguire lo svolgimento della trama.

Un gradevole horror psicologico?

In Raging Loop il concetto di morte è alquanto labile e assume connotati quasi surreali, al limite della realtà. Infatti il gioco è un’epopea tra horror e letteratura introspettiva, dove viene analizzato con i personaggi – unico mezzo di racconto – il confine tra la vita e l’oltretomba. Il contesto è una vicenda quasi paradossale, dove diversi esponenti mitologici (definiti inoltre divini) hanno costruito attorno ad un villaggio chiamato “Fujiyoshi Village” un baluardo di salvezza per ogni popolano. Queste Entità sono riconosciute come guardiani, protettori dell’essere umano e sono principalmente cinque e assumono fattezze animali: la scimmia onnisciente, il corvo sensitivo, il ragno protettivo, il serpente osservatore ed infine i lupi assetati di sangue. Quest’ultimi sono creature malevole, capaci di dissuadere la mente dell’uomo da ogni preconcetto buono e renderlo nichilista. La loro natura cattiva ha reso i popoli del villaggio costretti, insieme agli altri guardiani, ad espiare ogni colpa uccidendo i lupi. Tutto ciò non ebbe riscontri positivi. Anzi, una maledizione travolse le pendici di Fujiyoshi, dando vita ad una vera e propria catastrofe denominata “purificazione” (the purge, in inglese).

Haraki Fusaishi, appena allontanatosi dagli studi accademici, torna nei pressi del villaggio d’origine dei genitori Fujiyoshi in sella ad una roboante moto. Da lì a poco, farà la conoscenza di tantissime personalità pittoresche e di ciò che attanaglia il paese: una maledizione che oltre ad essere una purificazione, è una sorta di cerimonia degli inferi (Yomi, inferno in giapponese) che ricade esattamente ogni singola notte. Le condizioni affinché la cerimonia si verifichi sono abbastanza macabre e semplici: le persone del villaggio sono dunque costrette a scovare i cuccioli dei lupi risorti e riportarli tra le braccia dell’inferno. Se non riusciranno a farlo, saranno costretti a morire. Una persona a notte. Evento che è destinato a perdurare all’infinito, a meno che un gruppo di “eroi” possa compiere questa fatidica missione della ricerca dei cuccioli e salvare gli abitanti rimasti, che per ovvie ragioni “mistiche” non possono allontanarsi dal paese.

La scrittura di ogni singolo personaggio è decisamente convincente e Raging Loop di Kemco mette a disposizione una decina di condizioni per poter analizzare qualunque sfaccettatura della visual novel. Eppure, il gioco presenta diverse sbavature in termini di narrazione. L’intreccio che si viene a creare è, inizialmente, confusionario, perfino per un videogiocatore abituato a queste dinamiche. Fortunatamente viene poi spiegato come poter agire nell’ordine degli eventi dell’opera e scandagliare tranquillamente la propria linea temporale. Esiste la funzione per riavvolgere il tempo e proseguire nel momento che si preferisce, così da assecondare quelle scelte o risposte date che alla lunga non sono più soddisfacenti. Il titolo non è lineare, segue sostanzialmente le azioni che noi faremo in alcuni frangenti codificati dell’avventura. Il contorno horror ricreato è appena sufficiente e poco marcato. Non aspettatevi jump-scare o eventi simili, poiché non saranno presenti. L’unico spavento è la possibilità di morire, ossia il Game Over. Una scelta adottata abbastanza singolare in un romanzo visivo, ma che mi sento di appoggiare in pieno visto l’andatura atipica del gioco.

Raging Loop
Gli elementi horror sono pochi e davvero limitati, anche se trovano la giusta connotazione nella storia complessiva.

Cambia l’ordine della storia con le “chiavi”

Non esiste un vero livello di interazione quantificabile e un gameplay ben articolato, bensì delle scelte che possono più o meno cambiare l’ordine dell’avventura portando ad un bad ending o ad un finale alternativo. Condizioni che si andranno ad innescare grazie ad un sistema di sviluppo chiamato “chart”, ossia degli scenari a diagramma. Ogni capitolo del gioco ha una propria evoluzione che è divisa in scene. Esistono però delle route, ovvero delle strade, che possono modificarsi durante la selezione di alcune risposte dei personaggi oppure tramite delle “chiavi speciali”. Le chiavi non sono altro che delle affermazioni o linee di testo che il protagonista potrà dire solamente in certe occasioni. Ma quindi la domanda sorge spontanea: come si trovano se il gioco è una visual novel e non è disponibile un’esplorazione precisa della mappa?

Gli sviluppatori, sapientemente, hanno voluto inserire alcune meccaniche interessanti, che variano in base alle volte che avrete imboccato un percorso piuttosto che un altro. Alcuni personaggi maggiormente in rilievo per quel capitolo daranno alcune soluzioni scritte in rosso: vi sarà richiesto di memorizzarle, al fine di comprendere quale sia il momento corretto per usare una chiave (ottenuta in precedenza già dal prologo) per dare una risposta “diversa dal normale e che può farvi continuare nel titolo”. Altre volte invece per sbloccare le chiavi, non dovrete far altro che riavvolgere il tempo e seguire nuovamente la storia dal principio, ma in modo alternativo (con un diagramma parallelo e visionabile su schermo). In aiuto, il gioco propone il tasto “skip” per saltare le scene già viste, che per fortuna non saranno molte. Un backtracking necessario e che può far storcere il naso ad alcuni.

Raging Loop non si limita a proporre solo questo. Esistono altre possibilità per costruire il percorso degli eventi, e dunque il diagramma delle scene. Purtroppo queste condizioni sono decisamente meno preponderanti rispetto alle “chiavi” da trovare, all’incirca una ventina, e che sostanzialmente non aggiungono niente di nuovo al panorama delle visual novel. Eppure, se avrete voglia di ri-giocare il titolo, nessuno vi vieta di scoprire tutti gli intrecci dei personaggi e qualche chicca sicuramente più corposa a fine gioco sfruttando a pieno quello che dal prologo vi viene spiegato. L’elemento della morte è un giocoforza che entra prepotente anche dopo il game over, con alcuni animali come una bestia caprina a deridervi – sfondando la quarta parete – consigliandovi poi di cambiare  “stile di gioco”. Non c’è molto altro da fare che continuare con l’avventura seguendo le soluzioni delle chiavi e riavvolgendo il tempo quando necessario, niente di più o di meno.

Raging Loop
L’elemento delle “chart”, ovvero sequenze a diagrammi, rende più profonda la storia e crea diverse alternative.

Riavvolgere il tempo serve veramente a qualcosa?

Tra tutte le Visual Novel già provate e recensite in questo sito, come ad esempio World End Syndrome o di Our World Is Ended., sempre dello stesso publisher (non è una coincidenza), Raging Loop è quella più curiosa. Nulla di nuovo o estremamente originale, eppure la sua anima atipica e divisa in diagrammi da analizzare durante i capitoli rende il prodotto più assimilabile nella lunga durata. I difetti non mancano e vengono messi in risalto dall’interfaccia grafica grezza che ricorda la vecchia generazione di videogiochi. Sebbene sia funzionale e piena di soluzioni, gli elementi di contorno come i riquadri o la possibilità di ritornare ad un capitolo stonano con lo stile dei disegni pulito e cartoonesco.

I personaggi non sono animati, si muovono solamente nello sfondo delle location presenti alle spalle per creare quell’effetto di dinamismo. Il protagonista invece posizionato il più delle volte in un piccolo riquadro in basso a sinistra, muove la bocca seguendo il doppiaggio solo in giapponese. Mentre i testi sono esclusivamente in lingua inglese. Ancora una volta, le visual novel trovano poco spazio nel panorama videoludico italiano, e dunque non vengono localizzate nella nostra lingua. Non che sia un problema effettivo: solitamente chi vuole giocare un titolo simile, per quanto ho potuto appurare personalmente, ha le competenze per lasciarsi trasportare dalla lingua internazionale di riferimento. Non è ovviamente una prassi, eppure è una cosa molto comune (ma che riguarda una mia considerazione più personale). Il comparto artistico, in definitiva, è sicuramente pregevole, colorato e spesso con soluzioni intelligenti per creare una regia sempre in movimento. Si nota comunque il poco budget devoluto per il progetto, con effetti sonori riciclati durante tutta l’avventura. Non si può dire la stessa cosa della colonna sonora, migliore sotto questi punti di vista e molto orecchiabile.

In conclusione, Raging Loop di Kemco, studio di sviluppo giapponese, è un romanzo visivo particolare, curioso e longevo. La possibilità di riavvolgere il tempo, di scovare nuove chiavi per sbloccare percorsi alternativi sono delle meccaniche sicuramente interessanti e che rendono l’opera più approfondita. Purtroppo, alcuni intrecci narrativi sono sottotono e non garantiscono un livello qualitativo costante, rispetto ad altri momenti che sono disponibili solamento imboccando il finale (qualunque esso sia). I disegni sono visivamente maturi, non legati per forza ad un pubblico più generalista, e il character design di alcuni personaggi è davvero superlativo. Un gioco che non vuole esporsi o osare eccessivamente nel genere horror, e per tal motivo non emerge ulteriormente rimanendo ad un livello di interesse sottodimensionato, ma comunque complessivamente positivo.

Raging Loop
Le chiavi sono fondamentali per ottenere risposte che potrebbero permetterci di proseguire l’intreccio narrativo con alcuni personaggi.

Raging Loop è disponibile nello store eShop di Nintendo Switch al prezzo di 29,99 euro!

Raging Loop
Raging Loop – Recensione
Raging Loop di Kemco, pubblicata qui da noi da PQube, è una Visual Novel giapponese a tinte horror, che racchiude al suo interno una piccola gemma preziosa tutta da scoprire. Gli elementi che la rendono sicuramente curiosa sono diversi e si diversificano dalla presenza di alcune "strategie alternative" per approfondire la trama. Il diagramma a sequenze è una buona trovata, anche perché crea diverse sfaccettature e sopratutto rende il giocatore più consapevole di cosa sta succedendo man mano che si prosegue con i capitoli. Così come può definirsi non molto originale ma interessante la questione delle chiavi da trovare, ossia delle parole che consentono al protagonista di dar vita a percorsi inizialmente bloccati. Si tratta comunque di un'opera curiosa, solo che presenta diverse sbavature a livello tecnico e stilistico: l'estetica dell'interfaccia è veramente poco gradevole, rispetto ai disegni superlativi e maturi. Un gioco che in conclusione merita di essere seguito per la trama, il character design o la longevità e ri-giocabilità sicuramente modesta.
PRO
CONTRO
8.5
Curioso