Root Letter: Last Answer

Root Letter: Last Answer – Recensione

Pubblicato da PQube e sviluppato da Kadokawa Games, Root Letter: Last Answer è una Visual Novel giapponese che vede la sua definitiva riproposizione proprio quest’anno con un’opera più completa, considerando che il gioco originale è già uscito nel lontano 2016. In qualità di avventura interattiva, lo scopo principale è quello di seguire l’intreccio narrativo e analizzare le prove grazie alle diverse meccaniche di gameplay investigative, così da porre finalmente rimedio al mistero che gravita nel mondo di Last Answer.

Lo scorrere del tempo è inesorabile, e prosegue scandendo le nostre giornate in continuazione. Il passato è come un vecchio libro pieno di polvere, dove attraverso immagini, luoghi o persone possiamo ricordare eventi che hanno influenzato la nostra crescita. Questo è quello che accade in Root Letter: Last Answer, quando ingenui amori adolescenziali tornano a palesarsi nella vita quotidiana dopo anni di assenza, innescando processi mentali che credevi di aver dimenticato. Il periodo che percorre dall’adolescenza all’età adulta è molto delicato e per alcuni può perfino risultare disastroso, poichè in preda ad emozioni discordanti e circostanze bizzarre. La mente può giocare brutti scherzi crescendo, fino a rimuovere “parzialmente” quello che prima era il presente, andando così avanti in una vita completamente nuova e diversa.

Gli sviluppatori hanno voluto creare in Last Answer un’ambientazione molto coinvolgente, in continua contrapposizione tra il mistero e l’investigazione dialogica. “Evocativa” è il termine più appropriato per descrivere una Visual Novel coraggiosa e piena di originalità, senza scadere eccessivamente nei classici colpi di scena ed in un gameplay basilare completamente privo di mordente. Il gioco ritrae perfettamente uno spaccato della vita giapponese di alcuni adolescenti diventati ormai adulti con l’incombere di nuove responsabilità: a ciò viene aggiunta la separazione dei genitori del protagonista, creando una rete fitta di misteri attorno ad una relazione assopita tra il protagonista ed una ragazza. Il fulcro della storia è il paese natale e una serie di missive scritte a mano conservate assieme ad altre scartoffie. Tuttavia, all’interno di questa versione disponibile per Nintendo Switch, oltre alle migliorie di sistema, sono presenti: quattro finali alternativi più esplicativi dei due precedenti che vanno ad ampliare così la rigiocabilità già di per sé buona. Nello specifico una Modalità Drama che modifica l’aspetto estetico del gioco sotto forma di live-action con attori reali, ed infine un sistema di gameplay che rispecchia l’attuale generazione con un menù più intuitivo e rapido.

L’opera di Kadokawa Games non è comunque esente da difetti, ed un gioco che ne ricalca l’andatura è proprio World End Syndrome (da noi recensito). Andiamo dunque a raccontare tutti i passaggi più importanti del titolo per rendere questa recensione il più esaustiva possibile.

Root Letter: Last Answer
La versione Drama ricostruisce fedelmente l’ambientazione ricreata a mano nell’immaginario di Root Letter nel 2016.

La confessione dell’omicidio

Nell’immaginario collettivo le Visual Novel rientrano in quella categoria di “romanzi interattivi” dove le costanti sono la narrazione e la contestualizzazione dell’ambiente, spesso molto simili e pari allo sviluppo di un Anime giapponese o, per gli occidentali, di un film d’animazione. Nonostante il budget contenuto, Root Letter: Last Answer muove i suoi primi passi verso un contesto leggermente più maturo, discostandosi così su uno stile non affine a chiunque. Ciò che infatti stupisce è la realizzazione da Drama dietro al gioco, con intrecci narrativi solidi ed una storia che si discosta parecchio rispetto ad altre produzioni, e dunque molto lontana dallo stereotipo accademico giapponese. La direzione è quella giusta: un romanzo che spicca sicuramente per il forte carattere, per l’esecuzione misteriosa e con un tipo di coinvolgimento sempre presente.

Sono passati quindici anni da quanto il protagonista ricevette l’ultima lettera dalla sua cara “amica di missive” Ayo Fumino. Un tempo che è riuscito a separare un’intera generazione, durante il quale è cambiata radicalmente la prospettiva dalla quale vengono viste le cose: la carta sostituita dalla tecnologia ed il passato che resta un lontano ricordo ormai celato. Tra alcuni fogli e riviste di una libreria spunta proprio quest’ultima busta con all’interno una foto di una incantevole ragazza in divisa scolastica, con allegata la lettera scritta a mano. Ayo ci confessa di aver commesso qualcosa di terribile, sentenziando inoltre di non contattarla mai più per nessun altro motivo. Il ragazzo non ha alcuna memoria di questa lettera, forse sfuggita in quel periodo di transizione con i propri genitori. Preoccupato, decide quindi di fare le valige e recarsi nel paese della ragazza nella prefettura di Shimane. A Mastune iniziano le indagini, alla ricerca del vecchio indirizzo di casa della ragazza.

La storia, dopo il prologo misterioso, avanza dedicando ad ogni incontro (personaggi, luoghi e oggetti) una giusta parentesi, approfondendo quella matassa di informazioni ancora ingarbugliate. A seconda delle scelte fatte o delle risposte dette, la trama vi condurrà in uno dei finali di capitolo corrispondenti, come una serie animata a fine stagione. La mole di testi è parecchia e in quanto una Visual Novel mantiene il giusto ritmo lento. L’unico problema, riconducibile ad ogni opera similare che proviene dal sol levante, è la localizzazione solo ed esclusivamente in Inglese.

Root Letter: Last Answer
Alcune risposte possono decretare l’arrivo di un personaggio, piuttosto che di un evento importante per la trama.

Seguendo le orme di Aya Fumino

La progressione dell’avventura segue una numerazione ben serrata di capitoli, favorendo una maggior fruizione del gioco in caso di errori ricominciando dall’ultimo salvataggio. Le fasi di Gameplay sono condite di scelte, interrogatori e piccoli enigmi da risolvere legati ai personaggi incontrati. Gli interrogatori, nei momenti investigativi, sono fondamentali per costruire una maggior profondità con i personaggi vicini al mistero della ragazza scomparsa, oltre a dare un minimo di imprevedibilità alla storia.

L’interfaccia grafica è stata snellita e resa più scorrevole grazie anche ad una buona mappatura dei tasti, nonostante non siano stati implementati nella versione per Switch alcune delle caratteristiche come il Touch-Screen (sicuramente più appropriato e adatto per una Visual Novel) e i Comandi di Movimento dei Joy-Con. Non che ci fosse questa grande necessità di quest’ultimo, eppure è una mancanza che va annoverata. Alcuni comandi del sempre presente menù su schermo garantiscono una buona immediatezza nel scegliere luoghi, oggetti da usare o persone da incontrare. Una meccanica che ho trovato buona è la possibilità di interagire con un cursore nell’ambiente e scoprire facilmente i punti di interesse per il protagonista.

La grafica in live-action è animata bene, anche se l’intenzione e la presenza scenica di alcuni attori è molto sufficiente.

Versione Drama: un modo nuovo per godersi la storia

La feature più significativa – ma non certo la migliore – è la modalità Drama, disponibile solo prima dell’avvio della partita nel menù iniziale. Rispetto alla controparte uscita qualche anno addietro, il team Kadokawa Games ha voluto impreziosire questa versione definitiva del gioco con la visione dell’intera avventura in live-action, ossia con attori e immagini reali. Il cast è formato da personaggi non sicuramente noti a noi occidentali, a meno che non si abbia quel minimo di conoscenza del panorama attoriale giapponese, e ciò, forse per una mancanza di risorse o altro, non rende giustizia al lavoro magistrale svolto dagli illustratori nella “versione classica”. Purtroppo la presenza scenica e la mimica facciale di alcuni personaggi sono troppo superficiali, non riuscendo ad eguagliare la qualità già elevata del buon comparto narrativo. Per quanto riguarda le foto dei luoghi, invece, lì è presente una certa accuratezza, corroborata dalla collaborazione stretta con l’ente del turismo della prefettura di Shimane (realmente esistente).

Per chi invece dovesse scegliere la modalità classica animata, avrà la possibilità di osservare gli splendidi e dettagliati artwork del magistrale Minoboshi Taro e la colonna sonora atmosferica di Takashi Nitta. Un comparto audio decisamente coinvolgente, pieno di momenti alti e che riesce quasi sempre a trasmettere qualcosa durante la storia, che avanza misteriosa. I fondali animati hanno una palette cromatica azzeccata e, assieme al movimento della camera durante i dialoghi, rendono la scena più dinamica del solito.

Essendo un’opera prevalentemente interattiva, in conclusione, Root Letter: Last Answer sa perfettamente cosa trasmettere e quando farlo, soprattutto in quei capitoli dove l’investigazione o la riluttanza di alcuni personaggi nel rievocare il proprio passato può creare un miscuglio di paura e indecisione, dubitando dunque di se stessi e del perché non si fosse capito nulla quindici anni prima. La storia è l’elemento migliore e meglio costruito degli ultimi lavori in Visual Novel usciti in questi anni, grazie a fonti ben ispirate ed un pizzico di originalità che non guasta mai. Un titolo sicuramente longevo (sono riuscito a concludere la mia prima run in circa nove ore e completare i finali alternativi in dieci) per i suoi parecchi finali e una struttura tecnica affinata per l’attuale generazione di console.

Last Answer
I personaggi, i luoghi e gli oggetti come le lettere fanno da padrone in una storia misteriosa che si collega perfettamente alla buona longevità del titolo.

Root Letter: Last Answer è disponibile per Nintendo Switch al prezzo di 29,99 euro!

Ultimo aggiornamento: 2024-04-25 at 01:00

Root Letter: Last Answer
Root Letter: Last Answer – Recensione
Root Letter: Last Answer è un'opera interattiva di pregevole fattura, dove la struttura narrativa con i suoi continui intrecci e l'investigazione del mistero di Ayo Fumino impreziosiscono un contesto già di per sé maturo, diverso dai canoni delle Visual Novel che conosciamo. L'ambiente ricreato rispecchia perfettamente le incantevoli aree della prefettura di Shimane, sia in versione classica animata che nella modalità Drama in live-action con attori e foto reali. Per quanto il livello estetico e tecnico sia di buona fattura, purtroppo Last Answer non è esente di quelle sbavature che rendono il titolo leggermente più ridimensionato come la mancata localizzazione in altre lingue al di fuori del giapponese e inglese, e delle fasi di Gameplay un po' ridondanti. Tutto sommato è un'opera che sa come intrattenere e riesce sempre a stupire per la trama originale in una decina di ore abbondanti, considerando inoltre la buona longevità per i finali alternativi aggiunti in questa versione definitiva.
PRO
CONTRO
8.8
Emozionante ed evocativa!
Redattore