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The Great Perhaps – Recensione

Daedalic Entertainment è rinomata per le avventure punta e clicca che pubblica. Insieme, abbiamo visto State of Mindgioco d’avventura che raccontava una storia non particolarmente originale, ma la quale comunque conteneva qualche elemento positivo. Nonostante i difetti evidenti di State of Mind, gli sviluppatori riuscirono a creare un mondo interessante, con delle dinamiche decisamente credibili – anche se non esenti da problematiche per il modo in cui erano rappresentate. Oggi, vediamo insieme l’ultimo punta e clicca pubblicato dalla casa tedesca, The Great Perhaps, sviluppato da Caligari Games. I punta e clicca è un genere che risale agli albori dell’industria videoludica, perciò è necessario portare qualcosa di veramente nuovo sul tavolo, quando si decide di svilupparne uno nuovo. L’asso nella manica di Caligari Games è quello di concedere al giocatore la possiblità di viaggare nel tempo, elemento intorno al quale si sviluppa gran parte dell’esperienza di questo gioco. Ora, scopriamo insieme se Daedalic è riuscita a mettere a segno un altro colpaccio.

Essendo un punta e clicca, elemento centrale dell’esperienza è ovviamente la storia e i puzzle, i quali devono svilupparsi in maniera coerente e intrecciarsi tra di loro, marcando il progresso del giocatore non solo a livello narrativo, ma anche a livello di comprensione della struttura di gioco. L’inizio di The Great Perhaps fa subito presagire cose interessanti, con il protagonista che è un astronauta che è rimasto addormentato per cento anni. Al suo risveglio, si accorge che sulla Terra tutti gli esseri umani sono spariti, probabilmente a causa di un qualche tipo di catastrofe. Dopo qualche scena drammaticamente intensa, l’intelligenza artificiale dell’astronave, L9, riesce a convincere il protagonista a partire per la Terra, così da scoprire cosa ha portato all’estinzione della razza umana.

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Giunto sul nostro pianeta, la situazione è devastante; tutto cade a pezzi, non c’è nessuno in giro, e il panorama è completamente disseminato di rovine, o comunque sia, desolazione. Tuttavia, all’interno di un edificio, il protagonsta entra in possesso di una strana lanterna, che rappresenta l’elemento centrale del gameplay, o per dirla meglio, il gimmick. Infatti, questo oggetto permette di viaggare indietro nel tempo per un breve periodo. I puzzle del gioco sfruttano proprio questo elemento centrale.

In generale, i puzzle non sono per niente difficili, e la loro soluzione è abbastana facile da trovare. Fondamentalmente, si tratterà di muoversi avanti e indietro per la mappa, cercando l’oggetto necessario in quel momento, facendo nel frattempo salti nel tempo. In definitiva, questi puzzle non sono niente di che, anche perché sono afflitti da un backtracking particolarmente invadente. Come detto, infatti, bisognerà fare avanti e indietro per gli stessi ambienti un numero forse eccessivo di volte, anche e soprattutto in virtù del fatto che il protagonista può trasportare un solo oggetto alla volta. Sicuramente, se ci fosse stato a disposizione una sorta di inventario dove poter conservare quello che si raccoglie, il gameplay ne avrebbe guadagnato in dinamicità, rendendo l’esperienza sicuramente più godibile.

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Per quanto riguarda il comparto artistico, invece, The Great Perhaps è caratterizzato da uno stile sicuramente singolare, il quale però non riesce a risaltare particolarmente. Il senso di desolatezza e di fine inevitabile è trasmesso in maniera adeguata, e i colori accesi e decisi rendono ancora meglio l’idea. Quando si viene però al doppiaggio, il gioco ogni tanto inciampa, con prestazioni brillanti che trasmettono la drammaticità del momento (come la scena iniziale), fino a performance decisamente meno memorabili. Tutto sommato, The Great Perhaps fa un buon lavoro nel raccontare la sua storia e coinvolgere il giocatore. Peccato che comunque la narrativa in se non risulta particolarmente originale alla fine, e qualche momento imbarazzante è presente nel corso della narrazione.

Dal punto di vista tecnico, The Great Perhaps è un gioco molto leggero, e in corso di recensione non si sono riscontrate problematiche importanti. Tuttavia, qualche bug ogni tanto spunta fuori: una conversazione è risultata bloccata impedendomi di poter proseguire e costringendomi a riavviare il gioco; stessa cosa è successa quando il gioco non registrava bene gli input del controller. Niente di serio, però bisogna tenere a mente che questi sono episodi che possono capitare.

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In conclusione, Daedalic EntertainmentCaligari Games hanno portato su Steam un punta e clicca che presenta qualche buono spunto, e che in fin dei conti risulta godibile. Peccato per quanto riguarda il backtracking quasi spietato che alcuni puzzle richiedono, rendendo l’azione di gioco decisamente ripetitiva. Questo comunque in aggiunta al fatto che i puzzle stessi non brillano per originalità, né tantomento per complessità. Si limitano a fare il loro lavoro, che è tutt’altro che spregevole, solo che rimane il dubbio che se questi fossero stati resi in maniera più snella (per esempio tramite un inventario, come già fatto notare), la qualità del gioco sarebbe stata sicuramente molto superiore. In definitiva, comunque, The Great Perhaps non è un brutto gioco, anzi è molto godibile e la storia, seppur non particolarmente originale, è in grado di tenere incollati i giocatori per le quasi due ore che servono per completare un playthrough. E questo può in qualche modo essere considerato una sorta di altro difetto del gioco, il quale presenta un fattore rigiocabilità particolarmente basso, e non c’è un vero motivo per rivivere le avventure del povero astronauta, se non che magari l’immaginario di The Great Perhaps vi abbia conquistato fino alla fine. In parole povere, The Great Perhaps è un punta e clicca valido, il quale comunque non fa gridare al miracolo.

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The Great Perhaps – Recensione
PRO
Buon comparto artistico
Storia raccontata bene
Ed anche interessante...
CONTRO
...il più delle volte, comunque
Puzzle un po' sottotono
Esperienza breve
6.8
Ritorno al presente