iratus: lord of the dead

Iratus: Lord of the Dead – Analisi della versione Early Access

In generale, per stabilire l’importanza di un’opera si guarda fino a che punto sia riuscita ad influenzare tutto ciò che è venuto dopo. Questo concetto può essere facilmente applicato anche all’industria videoludica: i giochi più importanti della storia di questo medium sono stati quelli che sono stati in grado di ispirare sempre più game designer, i quali hanno sviluppato nuove esperienze riprendendo concetti e meccaniche da vari archetipi. Se diamo un’occhiata alla storia recente, uno dei titoli che più facilmente vengono in mente sono quei Dark Souls che tanto hanno influenzato la community dei videogiocatori e non solo: basti pensare a quanti ‘cloni di Dark Souls’ sono in circolazione, da esperimenti più riusciti come Salt & Sanctuary, ad altri con qualche difetto in più come Fall of Light. Ma lasciando perdere la bontà delle singole esperienze, ciò che conta è come una serie di videogiochi sia riuscita a creare qualcosa di reltaviamente ‘diverso’ e di come vari designer e software house hanno attinto da questa diversità per lo sviluppo dei loro videogiochi.

In un mercato indie che cresce a vista d’occhio di giorno in giorno, è quasi naturale aspettarsi che da questo bacino vengano fuori videogiochi particolarmente innovativi. Uno di questi è Darkest Dungeon. Ci sarebbero da scrivere libri interi di come la produzione Red Hook Studios riesce a creare un gameplay dannatamente divertente, accompagnato da una struttura narrativa e uno stile artistico più unico che raro. Il tutto è condito da una difficoltà decisamente sopra la media, la quale non è mai banale, ma risulta sempre funzionale e capace di dare del filo da torcere anche al più veterano tra i giocatori. Visto il grande successo di Darkest Dungeon, sono cominciati ad arrivare su Steam anche i suoi cloni, uno dei quali abbiamo già visto in una recensione passata: sto parlando di Vambrace: Cold Soul. Nonostante la bontà delle idee e dell’archetipo a cui si ispirava, Vambrace non riusciva a convincere molto, soprattutto per l’impietoso confronto con quel capolavoro che è Darkest Dungeon.

Quindi, è così che un altro sviluppatore si è cimentato nell’impresa di prendere le meccaniche che hanno fatto il successo della produzione Red Hook Studios e di creare un’esperienza nuova, cercando di distanziarsi dall’ingombrante fonte di ispirazione. Oggi, parliamo di Iratus: Lord of the Dead.

iratus: lord of the dead

Iratus: Lord of the Dead si presenta come un RPG tattico roguelike, esattamente come Darkest Dungeon, che fa del micro-management il suo punto forte. Tuttavia, a differenza di DD, in Iratus: Lord of the Dead il giocatore non vestirà i panni di ‘eroi’ votati alla sconfitta di un male oscuro, bensì tutto il contrario. Infatti, protagonista del gioco è il negromante Iratus, il quale viene liberato dalla sua tomba e ha un solo obiettivo in mente: conquistare il mondo con la sua armata di abomini.

Questo cambio di prospettiva ha ovviamente dei riscontri a livello del gameplay, uno fra tutti è la gestione dello ‘stress’. Come i giocatori di Darkest Dungeon sanno molto bene, lo stress è una statistica particolarmente importante che bisogna tenere costantemente d’occhio, altrimenti i nostri eroi possono sviluppare malattie mentali ed infine morire d’infarto. Tuttavia, visto che in Iratus sarà il giocatore a controllare i mostri, lo stress diventa un’arma nelle sue mani, costringendo i nemici più stressati a scappare frignando, oppure a morire letteralmente di paura (con un infarto, ovviamente).

iratus: lord of the dead

I punti in comune con Darkest Dungeon sono tanti, soprattutto per quanto riguarda il sistema di combattimento, il quale si sviluppa pressocchè allo stesso modo. Unica differenza sta nella tipologia diversa di danni che si possono arrecare: uno di questi l’abbiamo già citato ed è lo stress; gli altri sono danno fisico e danno magico. Per il resto, il giocatore dovrà sempre posizionare con cura i propri mostri perché la loro posizione determinerà la possibiltà o no di utilizzare una determinata abilità.

Un’altra differenza con Darkest Dungeon è sicuramente tutta la parte di base-building che il titolo Red Hook Studios non aveva. In Iratus, infatti, è possibile utilizzare le risorse per poter potenziare la nostra base e creare edifici nuovi. Scelta interessante sta nel fatto che per potenziare gli edifici è necessario sacrificare i propri minion, di conseguenza la gestione delle proprie truppe si rivela fondamentale: sacrifico questo minion per potenziare un edificio, oppure lo tengo e lo faccio diventare più forte? Essendo Iratus un potente negromante, è lui stesso che crea le unità per il proprio esercito. Per farlo, bisogna utilizzare determinati materiali per poter creare un determinato tipo di minion. Nel corso del gioco, si sbloccano diversi tipi di truppe, aumentando così il fattore diversità.

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Insomma, il titolo sviluppato da Unfrozen ha un sacco di potenziale, così come ha tanto margine di miglioramento. Il gioco è ancora in early access, e nonostante gli sviluppatori si stanno dimostrando molto aperti e rapidi per il rilascio di patch correttive, il gioco soffre fondamentalmente di problemi di bilanciamento, e non è raro essere costretti a ricominciare la propria partita più volte prima di arrivare ad una comprensione pressocché accettabile di come voler sviluppare la propria armata e di quali sono le decisioni giuste da prendere. Per quanto riguarda il lato tecnico, Iratus: Lord of the Dead non è un gioco pesante e nonostante sia ancora in early access, è giocabile in tutta tranquillità. Il comparto artistico invece è di fattura notevole, anche se è anni luce da quello della fonte di ispirazione.

In conclusione, Iratus: Lord of the Dead è un valido RPG roguelike con un livello di sfida incredibilmente alto. Per questo si consiglia di armarsi di santa pazienza e di mettere in conto che si fallirà qualche volta prima di trovarsi finalmente sulla ‘strada giusta’. Perciò, chi ha adorato Darkest Dungeon fa bene a tenere d’occhio questo Iratus, il quale si spera giunga nella versione finale con tutti gli angoli più spigolosi smussati.