Kill la Kill: IF

Kill la Kill: IF – Recensione

Prodotto da Arc System Works, sviluppato da A+ Games, pubblicato qui da noi da PQube e con la supervisione dello Studio TRIGGER per le animazioni, Kill la Kill: IF è un picchiaduro ad arena tratto dall’omonimo Anime uscito nel lontano 2013 e realizzato infatti dallo studio d’animazione giapponese poc’anzi citato. La serie ha riscosso un notevole successo sia nel territorio nipponico che in Europa, poiché in possesso di uno stile tutto suo e inconfutabile; dai combattimenti veloci ad un tipo di linguaggio esplicito e mai troppo trattenuto. Pur sempre, la serie animata, capace di sconvolgere diversi stilemi giapponesi, come ad esempio l’anima shonen scolastica, e rimodularla a seconda delle idee degli autori Hiroyuki Imaishi e Kazuki Nakashima. Kill la Kill è come un filo rosso all’interno di una stanza piena di gomitoli di lana bianchi, cioè difficile da non notare subito e mantenendo un tono sarcastico, goliardico, alle volte anche serio e sempre coinvolgente.

Il gioco è a tutti gli effetti un tie-in, ossia un rifacimento dall’omonima pellicola d’animazione in chiave videogioco. L’Anime, dal canto suo, racchiude l’essenza di uno battle shonen travolgente, dalla forte epicità e condito di uno straordinario fanservice che non guasta mai. Non è per nulla stucchevole, anzi, scorre velocemente e lo fa con fermezza, mostrando al mondo intero uno studio TRIGGER dal carattere deciso, nonostante il budget per la produzione davvero ridotto. Tant’è che trova spazio una storia mozzafiato, tutta d’un pezzo: piena di simbologie e richiami alla vita scolastica, dai personaggi ben caratterizzati e carismatici. Qualcosa che permette all’opera di contraddistinguersi in un marasma di idee e proposte molto simili nel panorama d’animazione seriale, come ad esempio My Hero Accademia.

Tuttavia Arc System Works (responsabile del gioco Dragon Ball FighterZ) ha solamente supervisionato il progetto di Kill la Kill: IF, non è dunque pienamente stata coinvolta nella stesura del codice e del combat system, sebbene qualche miglioria è palese soprattutto grazie a quest’ultimi. Il gioco è un Battle Fighter ad Arena: il coinvolgimento dei personaggi avviene mediante lo scontro – spesso 1 vs 1 – all’interno di un’area circoscritta da barriere architettoniche formate spesso da rocce distrutte o dal terreno ribaltato. A+ Games (che ha già curato uno dei lavori più famosi dello Studio TRIGGER, ovvero Little Witch Academia: Chamber of Time), con Kill la Kill: IF ha voluto costruire intorno all’ideologia dell’autore dell’Anime un gioco adatto sia agli appassionati della serie, sia rivolto a coloro che sono alla ricerca del competitivo più estremo. Purtroppo, la povertà di contenuti ed un roster dei personaggi limitato mi frenano dal premiare il gioco a pieni voti. Ma procediamo con ordine.

Kill la Kill: IF
Lo scontro segue una linea dinamica e molto articolata rispetto al normale, con colpi leggeri, pesanti e speciali.

Storia & Linea Narrativa – Tra le file del Liceo Honnoji e una trama incisa dalla Forbici!

Chiunque abbia visto la serie animata o letto il manga, saprà che l’elemento più coinvolgente e predominante dell’intera opera è la sua linea narrativa ben articolata, scritta sapientemente e colma di epiche vicende ed intrecci. I personaggi sono tanti, davvero caratterizzati e difficili da dimenticare; non ci sono ulteriori sbavature, il titolo sa cosa trasmettere e a chi vuole rivolgersi. La cornice introduttiva nell’Anime è distribuita all’incirca in quasi una decina di episodi, e successivamente da lì partirà la vera trama di Kill la Kill. Il gioco ripercorre velocemente questi eventi, soffermandosi maggiormente sullo sviluppo del Villain a metà serie.

Nel panorama creato dallo sceneggiatore Kazui Nakashima, si ereditano fondamentalmente le condizioni dovute dall’inserimento di speciali abiti denominati Ultra Uniformi, realizzati dall’intreccio di una Bio Fibra (Fiber Life) da guerra capace di elargire poteri sovrumani a chi la indossa. Una potenza tale da rendere il cosiddetto “ospite” una macchina da guerra inarrestabile e quasi indistruttibile.

Le vicende sono ambientate nel Liceo Honnoji, governato da un’autorevole e immutabile presidentessa del consiglio studentesco Satsuki Kiryuin. Assumendo il controllo dell’intero plesso scolastico, la cui struttura è data da una conformazione piramidale, la presidentessa dispone di tutti i favori e riverenze dai poteri forti dell’intero Giappone (precisamente in una Tokyo distopica). Ogni studente del Liceo possiede a sua volta un Ultra Uniforme, che si differenzia per il grado di stelle numerate da uno a tre: chiaramente, chi è di livello più alto, avrà il benestare della presidentessa del consiglio studentesco e condurrà un tenore di vita più che favorevole. Perfino la struttura della città varia a seconda del grado di appartenenza, prediligendo le stelle alte da chi non ne possiede nemmeno una, che abita dunque i bassifondi della cittadina.

Ad interrompere il terrore e l’egemonia della bellissima Satsuki, sarà proprio la protagonista dell’intera serie animata, ossia Ryuko Matoi con la sola metà di un paio di forbici giganti, assetata di informazioni riguardanti la morte misteriosa del padre. Entrambe le ragazze indossano un Ultra Uniforme Divina, che si diversifica dalle altre per la maggior potenza e per il tipo di intreccio indistruttibile di cui questa è composta.

La trama non ripercorre pedissequamente quella dell’Anime, bensì varia aggiungendo e inspessendo alcuni personaggi più in rilievo posizionati nell’albero narrativo discusso in precedenza. Partiremo con l’impersonificare direttamente la presidentessa del consiglio studentesco Satsuki Kiryuin, affrontando la storia dal suo punto di vista. Ogni combattimento è intervallato da lunghi eventi animati dallo studio TRIGGER, che sfruttano magistralmente il motore grafico caratteristico per dar vita alla trama. Il percorso è formato da dieci episodi salienti, che culmineranno con la sconfitta di un personaggio fondamentale nell’intero processo narrativo. Subito dopo toccherà all’altra faccia della stessa medaglia, cioè Ryuko Matoi, con la storia che abbiamo imparato a conoscere. Alcune soluzioni di regia sono davvero piacevoli, altre riprendono semplicemente quello che avevamo visto nella precedente riproposizione con l’altro alter ego. Ma tutto sommato la componente fondamentale è proprio la storia, con i suoi personaggi bizzarri e le linee narrative scritte ottimamente.

Kill la Kill: IF
Affronteremo diversi personaggi nel gioco, uno più caratterizzato dell’altro, come avviene nell’Anime.

Gameplay – Il dualismo tra l’ottimo combat system e il roster poco soddisfacente!

Il risultato di una trama alternativa scritta bene e che segue una linea evolutiva prestabilita, non basta all’interno di un videogioco, dunque A+ Games ha voluto osare nuovamente dopo Little Witch Academia, ricreando le dinamiche e gli scontri dentro un’arena circoscritta; l’offerta ludica propone concretamente poco, poiché il roster dei personaggi sarà formato esclusivamente da otto combattenti, dei quali due che non sono altro che la variante “potenziata e limitata” di Satsuki e Ryoko. Troveremo infatti i quattro DEVA (Ira Gamagōri, Uzu Sanageyama, Hōka Inumuta e Nonon Jakuzure), Ragyō Kiryūin della Revocs e madre della presidentessa del consiglio studentesco e Nui Harime, la Grand Couturier. Niente Nudist Beach o altro al lancio del gioco. Davvero strano, visto l’infinità di personaggi presenti nell’opera originale e la varietà di essi. Nonostante questa scelta di introdurre inizialmente pochi membri del roster, sappiamo di per certo – grazie alle news degli scorsi mesi – che uscirà prossimamente un DLC gratuito con altri personaggi, tra cui l’incantevole e perennemente distratta Mako Mankanshoku. 

Le arene dove ci esibiremo in epici e serratissimi scontri sono solamente sei. Kill la Kill: IF non offre una varietà interessante, che è quindi un lontano sinonimo di poca longevità: ma non è una cosa così grave da penalizzare l’intera opera, che invece si focalizza – oltre che sulla storia – sull’alchimia tra combat system e tecnicismo da competizione. La profondità del gameplay in un picchiaduro è essenziale, e dar sfoggio delle proprie abilità nel gioco sin da subito è gratificante per un videogiocatore ancora inesperto.

La difficoltà del gioco è quasi esponenziale. Semplicemente, il tratto distintivo di Kill la Kill è frutto dell’eredità intellettuale dei personaggi concessi dallo studio TRIGGER: muovere Nui Harime con le sue false copie, oppure l’abilissima spadaccina Satsuki Kiryuin con l’Ultra Uniforme Divina Junketsu è una gioia interminabile. Gli scontri saranno spesso uno contro uno, con una camera che gira intorno al vostro personaggio (non la potrete controllare direttamente) focalizzandosi sul non farvi perdere  nemmeno un attimo dell’incontro. La reattività del personaggio è basata sullo stile di lotta che viene inserito nel pannello di selezione all’inizio di uno scontro, con una Ryuko Matoi “stile forzache potrà effettuare colpi più pesanti ma lenta per via della sua indole impulsiva, ad esempio.

Kill la Kill: IF Non è un battle smashing rumoroso, non dovrete simulare un incontro. E’ invece richiesta una certa partecipazione e attenzione dal giocatore, per via di un sistema di combattimento molto articolato e pieno di combinazioni, anche se accessibile già dall’inizio per la curva di apprendimento veloce. Già dalla prima campagna, avrete tutti gli strumenti necessari per affrontare il nemico con il giusto tempismo per attaccare, difendere e usare le abilità speciali. Il bilanciamento dello scontro è calcolato nei minimi dettagli, sebbene non eguagli per ovvie ragioni un suo diretto competitore nonché amico a distanza, Dragon Ball FighterZ che condivide di fatti lo stesso sviluppatore. Utilizzare la terza dimensione per un genere così, soprattutto se punta ad essere competitivo, è un rischio che il team di sviluppo ha voluto accogliere, dimostrando di esserne all’altezza.

Tra le tante cose, potremmo fare: attacchi a distanza, ravvicinati, pesanti, combo direzionali, rompere la guardia avversaria e schivare in tutti e quattro gli assi cardinali. Le combinazioni dei tasti sono studiate nel minimo dettaglio, facili da imparare e che considerano persino l’utilizzo dei Joy-Con separati, per un incontro multiplayer locale Player vs Player in modalità portatile. Gli attacchi supremi, a seconda del personaggio scelto, saranno sempre ed esclusivamente tre: dipendono dall’accumulo di una barra sottostante alla vita divisa in quattro macro parti e che si concretizzeranno in un attacco davvero coreografico, fluido e caratteristico. L’immediatezza è sbalorditiva e lo è anche la spettacolarità dell’evento in sé, che può ricadere in più intervalli grazie al susseguirsi con successo delle combo senza subire un danno. La meccanica migliore del gameplay è il Blood Valor: mediante un certo quantitativo di energia della barra SP potremo, schiacciando in contemporanea i due dorsali L + R, risolvere un grazioso minigioco in pieno stile carta-forbice-sasso. Se riusciremo a vincere lo scontro, avremo la possibilità di maggiorare il danno del nostro personaggio e attivare una mossa speciale segreta e mozzafiato, in grado di uccidere completamente il nemico. La spettacolarità è anche questa, il poter riuscire a vincere uno scontro utilizzando ogni arma a disposizione.

Kill la Kill: IF
La Blood Valor “carta-forbice-sasso”: una delle meccaniche più divertenti e simpatiche nel gioco.

Per quanto riguarda i contenuti al di fuori dello Story Mode troviamo: combattimenti 1 contro 1 (in multiplayer locale e online), Free Battle, Ranked Match, Survival Challenge, Covers Challenge e una Gallery piena di informazioni, Digital Figure, sezione per riguardare gli episodi Anime e il Test per le voci.

Conclusione & Considerazioni Finali – Tra il Sangue, la Purezza e… il Dolore!

Per quanto gli attacchi poderosi e spettacolari presenti nel gameplay siano di grande rilievo nel gioco, Kill la Kill: IF simula fedelmente l’aspetto visivo dell’Anime, mostrando un Cel-Shading convincente e piacevole alla vista. Le modellazioni, le proporzioni e l’esecuzione stessa delle animazioni di ogni personaggio disponibile nel roster sono pregne di dettagli. Gli scontri traggono beneficio da un frame-rate stabile, quasi marmoreo e che non batte particolarmente ciglio, bensì fissato ai 30 fps per esigenze tecniche e strutturali della console di riferimento, ossia Nintendo Switch. Lo stile è volutamente graffiante, grezzo e molto diretto; in linea con l’Anime. Però bisogna tenere comunque conto che l’esecuzione rimane sempre fluida, dinamica e precisa.

Alcune aree ambientali delle Arene risultano meno suggestive di altre per via della poca profondità di campo ed un aliasing troppo invadente. Gli effetti di luce, i riflessi e così la palette cromatica sono perlopiù ottimi: probabilmente alcune sbavature sono dovute allo stile film d’animazione (o OAV) marcato.

La componente sonora è sotto ogni aspetto perfetta. Poter rivedere frammenti dell’Anime in grafica migliorata e con la pregevole soundtrack dell’intro Don’t Lose Your Way riprodotta in sottofondo è qualcosa da far venire letteralmente la pelle d’oca. Tutte le OST seguono lo stile da “picchiaduro” del gioco e risultano sempre azzeccate con le tempistiche. Anche il doppiaggio, disponibile sia in lingua Giapponese che in Inglese, è sublime e dimostra ancora una volta l’impegno e la dedizione nei confronti di un titolo che vuole paragonarsi all’omonima controparte Anime uscita nel 2013. La localizzazione è solo in Inglese, anche se è stato annunciata una patch di aggiornamento successiva all’uscita del gioco che dovrebbe introdurre la localizzazione in italiano.

Troveremo anche sezioni dove sarà necessario per vincere uccidere un numero preciso di nemici in un tempo limitato.

In Conclusione, Kill la Kill: IF si dimostra quasi perfetto sotto diversi punti di vista, il suo problema rimane la mancanza di contenuti capaci di far esprimere al meglio il buon gameplay e la story mode articolata. I contenuti aggiuntivi, elencati in precedenza, non bastano per soddisfare questa grande mancanza, poiché dei semplici pannelli interattivi con voci e informazioni sui personaggi che non alterano la poca longevità e la voglia di ritornare a giocare dopo aver terminato l’intreccio narrativo e sbloccato tutti ed 8 i personaggi (+ 2 speciali). Il gioco intrattiene per una decina circa di ore, regalando comunque momenti indimenticabili grazie al combat system, la trama e la spettacolarità.

Ultimo aggiornamento: 2023-12-05 at 11:26

Kill la Kill: IF
Kill la Kill: IF – Recensione
Kill la Kill: IF è un picchiaduro ad arena realizzato da A+ Games e in collaborazione con lo Studio TRIGGER per le animazioni e l'aiuto di Arc System Works, che si dimostra quasi perfetto sotto diversi punti di vista, ottenendo nella classifica di mio gradimento di quest'anno un posto alto. Il Gameplay dinamico, le animazioni fantastiche, le musiche mozzafiato, la storia interessante e la caratterizzazione dei personaggi sono solamente alcuni degli elementi che rendono il gioco divertente e da giocare assolutamente. Purtroppo la povertà del roster e i pochi contenuti non soddisfano e rendono il gioco dalla longevità altalenante. In uscita anche per Nintendo Switch dal 26 luglio 2019!
PRO
CONTRO
8.8
Quasi perfetto!