World End Syndrome

World End Syndrome – Recensione

Tra la piacevole e incantevole città di Mihate si cela un oscuro mistero: la realtà è ben diversa e l’apparenza può, alle volte, trarci in inganno. Può sembrare che sia così palese il sentore di già sentito o ridondante, eppure – come appena accennato – dietro il nuovo titolo di Arc System Works (Sì, proprio gli sviluppatori di Kill la Kill e tantissime altre produzioni notevoli a stampo giapponese) e Toybox Inc., con il forte ausilio del publisher PQube, si manifesta World End Syndrome; ed è qualcosa che, senza ulteriori indulgi o attese, può ritenersi uno dei migliori esponenti del genere a cui appartiene. Il gioco è, infatti, una Visual Novel ed in quanto tale – come abbiamo già avuto modo di testare insieme – segue delle dinamiche e circostanze ben prestabilite, dei canoni che servono per affinare una linea stilistica e, perlopiù, narrativa per raccontare, attraverso un videogioco, una storia interessante; non è sempre così, ovviamente, poiché il genere spazia tantissimo, grazie anche ad uno stile molto inflazionato derivativo dal Giappone, quali Anime e Lungometraggi animati. Ponendo come strumento di analisi parziale un titolo affine, editato dallo stesso publisher, Our World Is Ended., i cosiddetti Romanzi Visivi non sono altro che delle avventure interattive, dove il protagonista – con visuale in prima persona, dunque non completamente esposto durante la prosecuzione della storia – può effettuare delle scelte che, ai fini della trama, possono variare o influenzare l’esito finale, spesso caratterizzate e contestualizzate da immagini a sfondo ben colorate e uno stile di animazione molto orientale, sebbene limitato e  ripiegato solo  ad enfatizzare il testo. Altro titolo che non si discosta molto è VA-11 Hall-A: Cyberpunk Bartender Action, bensì quest’ultimo viva esternamente come entità, ovvero limitandosi alla costruzione meccanica delle linee di dialogo tra personaggi e in funzione di una grafica più minimale, sempre alta come la pixel art.

Per quanto possa sembrare assurdo, la differenza tra questi due titoli e l’ultimo arrivato, cioè World End Syndrome, non è cosi abissale, e spalleggia apertamente una conduzione più votata all’esaltazione dei momenti, all’esporre dinamiche che – in altri frangenti – non troveresti, lasciando che noi, in quanto protagonisti, possiamo fare la conoscenza di diversi personaggi chiave. Trovare ragazze, dai capelli colorati e dal fisico prosperoso, per i giapponesi sono la consuetudine, un modo per enfatizzare e inspessire una piacevole ammirazione – spesso anche morbosa – per il fisico della donna, e quindi l’approccio che ha un essere maschile nei loro confronti. Indagheremo, vagheremo e conosceremo tantissime persone, specialmente delle bellissime ragazze, in questo gioco: ma avrà, comunque, soddisfatto e fornito un buon intrattenimento videoludico come altri titoli citati poc’anzi?

World End Syndrome
L’incontro con uno dei primi personaggi, all’interno di un vagone del treno diretto per Mihate.

Trama & Intreccio Narrativo – Tra le splendide illustrazioni di Yuki Kato… La fine del mondo si avvicina!

La descrizione del personaggio e dei luoghi, come voce narrante, sarà molto dettagliata, quasi minuziosa, come se volesse spingere il giocatore a leggere un libro illustrato; una continua dicotomia, un citazionismo che è fortemente presente nel gioco e che lascia, per fortuna, una buona parvenza di contestualizzazione e meticolosità. Gli effetti sonori, visivi e le animazioni – molte di luce e riflessi – impreziosiscono un fondale che, in altre circostanze, avrebbe soffermo parecchio, costringendo a fare brevi sessioni della campagna. Il fulcro principale, tuttavia, è la storia, che, senza non troppi cliché giapponesi, prosegue dopo un breve intermezzo all’interno di un treno, con un affascinate ragazza a porci delle domande. Noi, ovviamente, non rammentiamo né il nostro nome né cosa ci facciamo lì, bensì un vago ricordo del nostro viaggio presso la ridente città di Mihate come ragazzo di diciassette anni, dove siamo stati richiamati a trasferirci dopo un coinvolgimento di intenzioni tra genitori e altri eventi, cioè – lo scopriremo subito dopo, non è uno spoiler – la morte della sorella in un rocambolesco incidente. Faremo, quindi, l’incontro con uno dei primi e interessanti personaggi protagonisti, quale Yukino Otonashi, scrittrice e giornalista ancora agli esordi, alla ricerca di qualcosa da annotare e investigare. Ci svelerà qualche aspetto importante della trama: la città, dove siamo diretti, ospita un terribile segreto, uno spirito della morte chiamato Yomibito, aleggia nelle zone e si paleserà dopo 100 anni nuovamente, disseminando paura e disperazione. Le vicende cambieranno quasi rapidamente, con il nostro primo approccio con la casa in cui ci stabiliremo, la scuola – alcuni studenti e la professoressa Kaori Yamashiro – e un club del mistero, “Mystery Club” appunto, dove entreremo dopo che il nostro amico Kesuke ci avrà consigliato di conoscere. Apprenderemo, insieme al gruppo, del mistero che sovrasta la zona circostante, con ciò che viene poi inteso come “La sindrome della fine del mondo”. Il livello di intrecci tra protagonisti, le linee di dialogo – tranne per il pensiero del vostro personaggio, che fortunatamente avrete modo di scegliere un nome – sono fondamentali alla comprensione di ogni piccolissima e flebile sfaccettatura della storia in sé, ma che, oltre ad essere di carattere adolescenziale, non diviene più matura. Non aspettatevi dunque un coinvolgimento serrato, cupo e con continui colpi di scena. Sì, sono presenti quest’ultimi, tuttavia attraverso alle scelte che voi farete durante il gioco: per mera curiosità, ci sono cinque finali diversi, che si baseranno su chi intendete focalizzarvi nella trama; il tutto porterà, successivamente, al finale vero. Gli appuntamenti con le ragazze, i dettagli e i luoghi che intendete visitare per primi, incideranno notevolmente sul coinvolgimento conclusivo e, grazie ad una buona divisione dei salvataggi, potrete seguire – come può suggerire il gioco o altri di questo genere, in particolare – in linee diverse ma in contemporanea, senza dunque perdere la cognizione di ciò che sta accadendo, anche grazie al funzionamento del coloro della vostra aura che varia a seconda delle scelte intraprese.

Lo stile, in alcune parti, diventa più misterioso e curioso grazie alla presenza di alcune ragazze.

Gameplay – Esploriamo la soleggiata e misteriosa città di Mihate!

Durante la nostra avventura, faremo la conoscenza di cinque ragazze in particolare, ognuna con delle caratteristiche peculiari e un modo di affrontare “la vita” diversamente. Sebbene siano alquanto stereotipate, passiamo adesso alla conoscenza sommaria di tutte. Miu Amana è una delle ragazze più curiose, molto timida e scontrosa; Yukino Otonashi è colei che incontreremo all’inizio, sul treno, dalle forme più prosperose, ammiccante e con lo spirito di chi vuole sempre attenzioni su di sé; poi troviamo Maimi Kusunose che ci bastonerà sempre, combattiva e cugina del protagonista; Hanako Yamada è strana, inconveniente e che non riesce mai a sapere quando fermarsi; ed infine, una delle ragazze che proviene da una famiglia benestante e dal carattere tenace, ovvero Saya Kamishiro. Una menzione speciale all’amico, nonché provocatore, Kensuke Asagi, che ci darà consigli e alle volte ci tenderà a spronare in alcune “occasioni” più o meno impellenti.

Dopo una breve disamina sui personaggi, passiamo adesso a ciò che è stato implementato nel titolo come forma di Gameplay e interazione. Il menù, ottenibile con il pulsante X, è molto vario e consente di leggere i consigli che spesso, in alcuni eventi, vengono mostrati sotto forma di “Tips“. Tali Tips non sono altro che dei consigli e approfondimenti sul luogo, persona o oggetti presenti nel mondo immaginario di Mihate. Affrontate le ore principali del gioco, avremo finalmente l’occasione di sperimentare con mano gli spostamenti, l’esplorazione che consente di viaggiare rapidamente da un luogo all’altro, sia di giorno che di notte. Potremo, però, visitare solo tre posti al giorno, e quindi dovrete ponderare bene dove andare. I luoghi visitati verranno segnati di blu, con l’icona di chi troveremo lì ed altri dettagli, con a sinistra l’elenco dei nomi. Le interazioni, per ovvie ragioni, sono troppo sparute e non si soffermano ad altro, e per altre motivazioni, essendo sempre una Visual Novel, non giustificano la particolare intenzione di usare la mappa, la barra delle opzioni e una galleria, rimandando tutto a qualcosa di estremamente superficiale.

World End Syndrome
Mappa della città di Mihate, dove ad certo punto della storia avremo l’occasione di perlustrare per bene e indicare dove andare.

Conclusione & Considerazioni Finali – La Sindrome della Fine del Mondo vi conquisterà?

Ultimo aggiornamento: 2024-04-24 at 20:40

La fase scatenante degli “eventi” e per non concentrarsi ulteriormente su soli dialoghi testuali, sono affidati alla direzione e alla meccanica dell’aura, che – come abbiamo già accennato – varia con diversi colori e sfrutta così la connotazione per affrontare meglio o allontanarsi da una particolare storia narrativa con una delle cinque protagoniste. La forte componente artistica e stilistica di World End Syndrome è affidata alle splendide animazioni – non elevate – e che implementano un dinamismo davvero interessante, che per una produzione del genere, considerando il costo a prezzo pieno del gioco a 49,99 euro, è sì essenziale, ma anche doveroso. Rapportandolo ad altri titoli che, in egual modo, manifestano trame simili, cioè la solita vita studentesca, in una città semplice e noiosa, ma che nasconde un grandissimo segreto, e con alcuni personaggi più irriverenti e bizzarri di altri, è difficile dire che la qualità/prezzo sia giustificabile a tal punto da comprarlo ad un simile prezzo; dunque, in definitiva, il consiglio è di attendere un pochino, oppure fidarvi e cimentarvi in un gioco che ha una media durata, cioè di 20 ore circa. Il comparto audio e musicale è ottimo, con il doppiaggio in giapponese convincente, effetti sonori applicati alla prima apparizione di alcuni personaggi simpatici, in stile poliziesco, e qualche linea vocale dedicata alla sigla del gioco. La narrazione è altalenante, come abbiamo imparato ad evidenziare nel paragrafo antecedente al gameplay e vive di situazioni paradossali e tipiche dell’ambiente scolastico o teen giapponese. Gli intrecci romantici sono la parte più importante e trascinante di World End Syndrome che, per diversi motivi, convince e soddisfa in ogni sua sfaccettatura. La localizzazione è solo in lingua inglese.

World End Syndrome
Lo stile grafico e strutturale è davvero magistrale, ai livelli di un buonissimo anime.

Ricordiamo che World End Syndrome è in uscita il 14 giugno 2019 su Nintendo Switch!

World End Syndrome
World End Syndrome – Recensione
World End Syndrome, sviluppato dalla collaborazione tra Arc System Works e Toybox Inc. e pubblicato da PQube, è una Visual Novel, in uscita dal 14 giugno 2019 su Nintendo Switch, dal carattere forte, determinante e altrettanto bizzarro, poiché intreccia un'ottima narrazione a delle linee di dialogo sopraffine e ricercate, con sfondi originali e splenditi illustrati da Yuki Kato. I personaggi sono ben caratterizzati, ogni piccolo ed esiguo dettaglio segue una direzione artistica e stilistica ben congeniale, sebbene il prezzo di vendita (circa 50 euro al lancio) non sia alla portata di tutti, trattandosi di un'avventura solo testuale. Un gioco che diverte, emoziona e regala un po' di freschezza in arrivo della stagione estiva, senza però dimenticare la sua particolare componente ludica di Gameplay e interazione (purtroppo non è implementato il touch screen di Switch o i comandi di movimento) solamente marginale.
PRO
CONTRO
8.8
Romantico!