Phantom Doctrine Switch

Phantom Doctrine – Recensione

Dai creatori polacchi CreativeForge Games e dal publisher Forever Entertainment, nasce Phantom Doctrin, uno Stealth Game strategico a turni molto ambizioso, che vuole tuttavia confrontarsi e paragonarsi ad un titolo decisamente più di rilievo quale X-com, serie che rappresenta – tutt’ora – uno dei capostipiti del genere. In uscita solamente dal 13 giugno 2019 anche su Nintendo Switch dopo quasi un anno di distanza dalla sua prima release, poiché si tratta di un porting tra console (non propriamente dichiarato) come Playstation 4 o Xbox One. Di recente abbiamo trattato un altro gioco dalle caratteristiche simili, ovvero Battle Worlds: Kronos e che in questo attuale panorama videoludico incarna una buona percentuale della trasposizione da PC a Switch, una periferica ibrida che spopola sia nel mondo indie che in quello dei titoli più blasonati. Lo Stealth Game, a differenza di un classico strategico a turni dove, paradossalmente, l’adattamento si focalizza in un ambiente più ampio, guerrafondaio e con fazioni contrapposte, l’obbiettivo principale è quello di dover muovere il proprio personaggio – con visuale rigorosamente isometrica, senza però annullare la presenza di titoli in prima persona – o una squadra in luoghi più o meno stretti, spesso case o quartieri, in procinto di scovare un manufatto o recuperare delle informazioni vitali, senza essere però visti, cioè celati dal nemico. La componente fondamentale e che caratterizza lo stile di gioco è proprio questa: doversi mantenere nascosti, sgominare per uccidere e non allarmare nessuno e proseguire fino al raggiungimento di una “zona di recupero“, le stesse che – per svariate ragioni  – richiedono tempi (radunati in turni d’azione) ben prestabiliti dagli sviluppatori e dal sistema parametrico. In qualità di un agente sotto copertura, avrete l’occasione di eliminare, con un ragionevole assortimento di armi e abilità, l’obbiettivo dell’organizzazione, una fazione che andremo a discernere successivamente. I turni sono stabiliti da azioni di movimento, pressoché riducibili in due fasi importanti: la prima di movimento, copertura, e l’altra d’attacco o difesa. Eppure non basta tutto ciò per identificare e far comprendere come un gioco di questa caratura possa ritenersi valido e offra un intrattenimento giustificabile al prezzo, sentenziando e presupponendo che le dinamiche Stealth siano complessivamente perfette; non è un’opinione, ma ottimizzare un gioco, già uscito in altre piattaforme, per la console della grande N richiede un quantitativo di esperienza e creatività più impellente del normale. La corporazione segreta in Phantom Doctrine sarà riuscita a confermarsi una buona alternativa, oppure rischia di essere solo una copia mal gestita?

Phantom Doctrine
La percezione della profondità e la didascalia varia, in Phantom Doctrine, è abbastanza esaustiva e abbondante, anche se pecca di ripetitività.

Trama & Intreccio Narrativo – Ritorno ai tempi della Guerra Fredda… con tinte Stealth!

L’intreccio narrativo della storia è l’elemento più importante e quasi trascinante che possa esserci in un titolo con tale genere, affrontando dunque delle tematiche di spionaggio, assassinio o di missioni speciali. Non è possibile trascurarlo, o accantonare invece le dinamiche riproposte nella stessa maniera in eventi, non troppo casuali, della vita reale; ciò è quello che riguarda Phantom Doctrine, e il team di sviluppo ha voluto dipanare la propria trama durante il periodo della Guerra Fredda, poco dopo la seconda guerra mondiale e al 1980, ad un contesto storico che è difficile dimenticare, capeggiato infatti dalla nota contrapposizione tra le due grandi potenze del pianeta, cioè gli Stati Uniti e la Russia. Il gioco vuole comunque soverchiare le aspettative, di un’ambientazione palese e già affrontata, e cimentarsi in qualcosa che “potrebbe” rasentare l’originalità. Il periodo è ormai evidenziato, nonostante la piega presa, sin dalle prime battute animate e intervallate da video offerte dall’engine, non venga minimamente esasperata e conduca vita propria, ovvero viene proposta l’esistenza di una Corporazione mai nominata, segreta. Il sistema è radicato e corrotto per via di questo manipolo radunato nel nome di Beholder, che proverà a disseminarsi nel mondo. In qualità di agenti speciali – che siate ex della CIA o del KGB -, partiremo in missione per raccogliere informazioni nei principali luoghi di impatto (saranno tre gli intrecci narrativi): il percorso che faremo garantirà di evidenziare più aspetti importanti, e non soffermarsi all’estetica e superficialità degli eventi.

La storyline è ragguardevole, se così può essere intesa adesso, bensì la sua funzione non è solo quella di contenitore e varia, spesso, a seconda di come voi intendiate avanzare; è sì scriptata, lineare, solo che la scelta opinabile cela questo piccolo dettaglio e lo accantona, favorendo piuttosto le missioni chiave ed i tanti punti di contatto. Una longevità e rigiocabilità che si attesta sulla quarantina di ore, come altri titoli similari in fondo, e una storia che scalfisce molte tematiche, senza però rimanere stabile per tutta la durata complessiva della campagna. Concentrarsi su un piano dimensionale e artistico di spionaggio può risultare un’arma a doppio taglio, e risulta, insomma, poco soddisfacente il ricreare un’asperità tra storie che si conclude in banali colpi di scena e spesso lasciati inosservati, pur considerando – ovviamente – la voglia di avvicinarsi ad una regia, per quanto realistica e veritiera, troppo situazionale (alcune inquadrature ravvicinate, con colpo ravvicinato e potenziato, sono carine e spezzano la monotonia della visuale dall’alto e da una prospettiva complessiva).

Phantom Doctrine
La gestione e il cambio inquadratura è piacevole, soddisfa e rende animoso il gameplay del gioco.

Gameplay – Uno Strategico a turni che convince e soddisfa nelle sue dinamiche “celate

L’analisi delle meccaniche di gioco sono contestualizzate al genere di cui prende ogni derivazione, cioè lo stealth game e lo strategico a turni. Proviamo infatti, per mero esempio informativo e ai fini della nostra recensione, a scindere in due le tipologie fin’ora emerse e trattarle in maniera separate: il primo è un termine alquanto abusato, essere furtivi – nei videogiochi – non è qualcosa di estremamente semplice, visto che la maggior parte dei casual gamer trovano più soddisfacente unire le meccaniche di combattimento classiche all’azione diretta, anziché determinare la propria riuscita finale ad un gameplay lento, meticoloso e che richiede un pensiero ragionato; mentre, lo strategico è di per sé una branchia, abbastanza grande, di una tipologia osservatrice e a lunga lungimiranza. Adesso proviamo ad unirli ed avremo così Phantom Doctrine, un gioco dalle grandi potenzialità e con livello di intrattenimento – solo nel comparto del gameplay – già da subito graditissimo. Procediamo dunque per gradi: non avremo solo un personaggio da gestire, bensì diversi e con tante caratteristiche. Le azioni (come dicevamo nell’introduzione) sono essenzialmente due, e quella di movimento copre un raggio a spettro che viene evidenziato da una flebile luce blu sul terreno; da lì, potremo infiltrarci, scassinare, sfondare finestre o porte, nel più completo silenzio e a favore delle tenebre, a meno che non vi sia un nemico nei dintorni. E se capiterà ciò, subirete immediatamente uno scontro a fuoco, che sarà spalleggiato dai parametri statistici dell’omino che controllate in quel frangente. Non c’è un reale tempo per costituire l’azione, poiché resta comunque a turni: prima voi, poi il nemico, e viceversa fino alla fine. La gestione della squadra è essenziale, non avrete molto margine di errore e, se l’obbiettivo non è nelle vicinanze, dovrete fare il “giro sicuro” per non farvi scoprire. Dopotutto, essendo degli agenti, oltre a racimolare del denaro, vi sarà richiesto la completa segretezza del progetto e non rivelare nulla, osservando direttamente – con delle schermate apposite – i documenti con linee di dialogo e frasi da omettere, sostituire, oltre a mantenere in buono stato il covo in cui risiedete.

Il gioco gira intorno a quattro luoghi: Russia, Europa, Medio Oriente e Africa del Nord. A livello tattico è sbalorditivo, soddisfa a pieno e spazia nel gameplay tra macro e micro sequenze, intervallate da momenti più statici e “da ufficio” con la mappa in continua modifica (basata sulla risonanza effettiva del nemico dentro l’organizzazione). Avrete anche l’occasione di potenziarvi, equipaggiare armi nuove e in funzione della missione (che contiene sia obiettivi principali che secondari, ognuno può essere gestito come si preferisce, ma deve sempre considerare il denaro che ne scaturirà e il documento ottenibile). Se dal punto di vista della trama risulta essere un gioco abbastanza mediocre, invece dal Gameplay emerge la professionalità, l’originalità decantata in precedenza e lo spirito di rinnovarsi ciclicamente. Va menzionato inoltre come, da questo stile, può scaturire e poi innescare delle dinamiche davvero brillanti, come il dover distrarre il nemico e far passare uno degli agenti, oppure sacrificarlo, farlo mimetizzare con gli usi e costumi del luogo (alcuni potranno parlare la loro lingua). Ci sono così tante idee, che elencarle tutte potrebbe perfino snaturare l’esperienza futura del lettore, dunque mi limiterò a fare un plauso su questo versante ai giovani ragazzi sviluppatori polacchi.

Phantom Doctrine
Purtroppo il dettaglio delle texture, ravvicinate, sono a bassissima risoluzione e molto sgranate, non raggiungono a pieno la sufficienza.

Conclusione & Considerazioni Finali – Il conflitto, negli anni ’80, non è il loro unico problema

Nonostante l’effettivo dualismo (quasi una paradossale, sì) tra storia e gameplay, il titolo ha diverse problematiche riscontrabili solo per Switch e ciò è sconfortante. Contro le ottime idee e le meccaniche ricercate, un sistema di profondità tecnica che pecca sotto qualunque aspetto: dalle texture in bassa risoluzione (non è un problema hardware, bensì dovuto dalla conversione del porting da altre console non raffinato) a pop-up invadenti. E’ presente un editor del personaggio, il vostro che potrà essere il capo-squadra, ma sorge il problema che la varietà non è tanta, e gli effetti proposti sono perlopiù sgranati, fastidiosi alla vista e di impatto non decisamente gradevole (potete benissimo notarlo dall’immagine superiore). Esiste una selezione casuale, solo che se mi predisponi con un editor, io – videogiocatore – sarà invogliato a creare un uomo/donna che mi possa raffigurare o rappresentare (come in un gioco di ruolo). Tuttavia, non sono le uniche difficoltà emerse nella nostra prova; il resto, è dovuto da un’assente implementazione del Touch-Screen e dei comandi di movimento. Ci sarà solo la modalità portatile come caratteristica, che non è manco ricreata appositamente. Phantom Doctrine ha una buona, anzi ottima, idea di base, solo che le pretese e lo sviluppo per la console ibrida sono errati: si nota il sentore di superficialità, e questo non giova minimamente al solido e variegato gameplay e alla trama altalenante (che non è propriamente fondamentale ai fini di una simile considerazione). Il comparto audio e musicale è in linea con quanto evidenziato fin’ora, nelle corde giuste per mantenere un’ambientazione da spionaggio; smorza, piuttosto, la tensione degli scontri e la complessità che invece è presente. L’IA dei nemici è ben costruita, anche se qualche volta è capitato di vedere azioni non naturali e dovute dall’hitbox di un personaggio in collisione con la loro. In Conclusione, Phantom Doctrine è un titolo che diverte e intrattiene tanto, però oltre le ore effettive della campagna, difficilmente tornerete a giocarci, nonostante la longevità accennata.

gameplay
Le mappe sono varie ma piccole, avrete un quantitativo di oggetti e armi a disposizione molto contato, seppur indispensabile per ogni occasione.

Phantom Doctrine è in uscita su Nintendo Switch dal 13 giugno al prezzo di 19,99 euro!

Phantom Doctrine Switch
Phantom Doctrine – Recensione
Phantom Doctrine è un Stealth Game Strategico a turni dalle pretese buone, ma dal carattere troppo pretenzioso. Non soddisfa a pieno, poiché l'intreccio narrativo è ripetitivo a metà campagna, non risolve in espedienti o colpi di scena e prosegue molto linearmente; invece, per quanto concerne il gameplay, è sì essenziale, dai movimenti di camera che donano spessore e immedesimazione, e che purtroppo tali dettagli vengono trascurati dall'ottimizzazione ballerina, con texture a bassa risoluzione e sgranate. Un gioco che soddisfa nelle meccaniche e nella varietà di interazioni possibili, essendo uno strategico, ma che potrebbe eguagliare o superare X-com, solo che non ci riesce.
PRO
CONTRO
7.5
Dinamico