Dark Devotion

Dark Devotion – Recensione

Nel corso dell’ultimo decennio, la scena videoludica ha visto il ritorno in voga dei metroidvania. Questo genere è caratterizzato da una mappa divisa in varie sezioni per attraversare le quali il giocatore deve essere in possesso di un determinato oggetto. Il gameplay è incentrato sul combattimento e l’esplorazione – non è un caso che il level design di questi giochi sia spesso molto audace. Questo tipo di giochi è il progenitore dei vari Demon’s Souls, Dark Souls; insomma, quello che oggigiorno chiameremo soulslike. Ad un’analisi più attenta comunque, i soulslike non sono altro che metroidvania in 3D – ovviamente ci sono alcune differenze, ma la struttura di gioco rimane molto simile se non uguale.

L’uscita di Demon’s Souls ha sancito la rinascita di questo genere, dimostrando che il pubblico videoludico era alla ricerca di esperienze punitive, ma al tempo stesso molto soddisfacenti. Ed è così che pure la scena indie ha cominciato a cimentarsi in questo genere, portandoci giochi il più delle volte di fattura pregevole. Come non citare gioielli come Salt and Sanctuary o Alwa’s Awakening. Quest’ultimo, come abbiamo visto nella nostra recensione, può essere definito come uno degli esemplari che più rappresentano il genere. Infatti, ogni elemento tipico dei metroidvania è stato ricreato in maniera che rasenta la perfezione, e il risultato è un gioco incredibilmente solido, divertente e anche nostalgico.

Sulla scia del successo di questo tipo di esperienze, giunge sui nostri PC e console Dark Devotion. Questo gioco è un metroidvania roguelite con elementi RPG, che al tempo stesso prende una forte ispirazione da Dark Souls. Gli scenari, infatti, sono per lo più scuri, e le ambientazioni lugubri e i nemici dall’aspetto inquietante contribuiscono a ricreare più o meno la stessa atmosfera dei giochi firmati From Software. Dark Devotion fa bene molte cose: come già citato, l’atmosfera in generale è quella ‘delle grandi occasioni’ – nel senso che lascia presagire un’esperienza memorabile – e l’impatto iniziale con l’elevatissima difficoltà punitiva del gioco risvegliano il senso di sfida del giocatore. Nonostante le premesse molto promettenti, la natura stessa dei rougelite e di alcune scelte non troppo felici di game design rendono Dark Devotion un gioco decisamente non per tutti.

La prima cosa che salta all’occhio appena si avvia il gioco è la storia che, come mamma Dark Souls insegna, cerca di essere il più ermetica possibile così che il giocatore ha la possibilità di ‘riempire i buchi di significato’. Peccato che, a differenza di Dark Souls dove la storia del mondo e del gioco veniva raccontata attraverso le descrizioni dei vari oggetti e collegando le varie informazioni, Dark Devotion non riesce a raccontare la sua storia in maniera ‘accessibile’. Ma nonostante questo, il gioco vero e proprio si concentra più sull’esplorazione e il combattimento.

dark devotion

Il giocatore comincia all’interno di un santuario che rappresenta praticamente l’HUB centrale dove si farà ritorno ad ogni game over. Come in ogni roguelite, qui sarà possibile prepararsi ad affrontare i vari livelli – o in questo caso i dungeon. La prima cosa da fare è quella di visitare il fabbro e prendere l’equipaggiamento. Infatti, ogni volta che moriremo, perderemo i nostri oggetti. Al tempo stesso, nelle mappe è possibile trovare armi diverse, ognuna di loro con caratteristiche diverse, non solo in termini di pure statistiche, ma anche in termini di tipo di approccio al gioco. Ci sono le armi ad una mano, che sono veloci ma non fanno troppo danno, e le armi a due mani, decisamente più lente ma che sono in grado di danneggiare il nemico in modo significativo. Usare le armi ad una mano ci consente ovviamente di equipaggiare un altro oggetto nella mano libera, che può essere uno scudo, ma anche un tomo magico che ci consente di lanciare magie. Il fatto che ogni volta che si muore il giocatore perde gli oggetti raccolti è anche un incentivo ad usarli: infatti, piuttosto che tenersi quella pozione che abbiamo trovato, è consigliabile usarla prima di morire inevitabilmente.

Dopo aver scelto il proprio equipaggiamento, si parte alla volta dei dungeon. Le mappe sono abbastanza intricate e in generale caratterizzate da un’oscurità che a volte è pure un po’ eccessiva. I nemici che incontreremo lungo il gioco non sono mai da sottovalutare. Infatti, non solo il giocatore non può subire molti danni, ma soprattutto i nemici sono abbastanza imprevedibili. Le mosse a loro disposizione sono multiple, e non è una rarità scoprire un pattern di attacco nuovo. La difficoltà del combattimento è aumentata anche dalla gestione della barra della stamina. Ogni attacco, ogni colpo parato, ogni schivata farà abbassare la barra della fatica, rendendo le battaglie molto strategiche. In questo senso, il gioco si avvicina a Dark Souls.

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Oltre ai nemici normali, le battaglie veramente memorabili si avranno quando si affronteranno i boss. Questi combattimenti il più delle volte sono incredibilmente difficili, ma proprio per questo motivo molto soddisfacenti. La cosa che colpisce maggiormente dei boss è anche il loro aspetto, intimidatorio e spaventoso.

Elemento fondamentale di Dark Devotion è la fede, la stessa che guida la protagonista contro questi mostri assetati di sangue. Ogni volta che si uccide un nemico, si guadagnano punti fede che vengono usati per sbloccare benedizioni – altro non sono che buff – ed aprire passaggi secondari nascosti.

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Dal punto di vista del comparto artistico, il gioco riesce ad esprimere la propria identità in maniera sufficientemente netta, e alcuni design dei nemici, soprattutto dei boss, e di alcune aree è decisamente di fattura pregevole. Stesso si può dire della colonna sonora, che accompagna il giocatore in questo viaggio lugubre attraverso dungeon oscuri. Il comparto tecnico è puntuale e preciso, anche se non è raro incappare in glitch o bug, che comunque non inficiano quasi per niente sull’esperienza generale.

Nonostante le premesse del gioco sono molto intriganti, ed è palese la passione e l’amore che sprigiona, la natura stessa dei roguelite e a causa di scelte non proprio felici di game design, Dark Devotion è un gioco che può essere difficile da mandare giù per molti. Per esempio, ci sono veramente poche spiegazioni, non soltanto per quanto riguarda la storia, ma anche per quanto riguarda il funzionamento degli altari, per dire. In aggiunta, alcune hitbox non sono particolarmente chiare, e più di una volta la morte del personaggio può sembrare ingiusta. A questo si aggiunge la struttura ripetitiva dei roguelite, che fa percepire l’esperienza di Dark Devotion  come un tantinello frustrante.

In conclusione, Dark Devotion è un bel gioco, ma non è un gioco per tutti. Alcune scelte di game design non molto chiare possono rendere le sessioni di gioco un po’ frustranti. Al tempo stesso, uno stile artistico sul pezzo, e delle meccaniche di gioco indubbiamente divertenti, rendono Dark Devotion un’esperienza sì incredibilmente difficile, e per questo soprattutto consigliata per i giocatori che cercano una sfida molto elevata e un metroidvania incentrato sul combattimento, ma proprio per questo motivo anche incredibilmente soddisfacente.

Dark Devotion
Dark Devotion – Recensione
PRO
Atmosfera affascinante
Gioco impegnativo
Superari ostacoli particolarmente difficili rende l'esperienza molto soddisfacente
CONTRO
Alcune scelte di game design sono un po' infelici
La storia non è facilmente accessibile
Il pericolo frustrazione è dietro ogni angolo
6.5
Testa la tua fede nei labirinti più oscuri