Path To Mnemosyne

Path to Mnemosyne – Recensione

Non so se sia successo anche a voi, ma spesso mi capita che un gioco di cui nessuno parla, un’opera che rischia di passare inosservata, attragga quasi per magia la mia attenzione. Succede che la visione di un trailer incrociato per caso su YouTube mi faccia incuriosire, o che qui tra le pagine di GameScore si celi quella piccola sorpresa che fa pensare “forse è il caso di dargli un’opportunità” ed alla fine dei giochi (scusate il gioco di parole) si riveli una delle esperienze migliori. Un’opera che non abbia necessariamente la sempre più ricercata grafica da spaccamascella, ma che lasci comunque il segno nella propria storia videoludica, che sia per una trama incredibile, un modo particolare ed originale di raccontare una storia, uno stile artistico ricercato o un mondo particolare, a volte inquietante.

Path to Mnemosyne

Proprio di quest’ultima categoria fa parte Path to Mnemosyne, un titolo decisamente particolare ed originale, che vi immergerà in un mondo inizialmente – e solo apparentemente – creato per riportare alla mente i ricordi della giovane protagonista e rilassare la sua mente. Già dopo i primi passi inizierete a notare che l’ambientazione estremamente minimalista e monocromatica inizierà ad essere contornata da elementi strani, parti organiche disassemblate ed altri orrori, che fanno intuire che la psiche della protagonista non è esattamente stabile come potrebbe inizialmente apparire. Si, il mondo di gioco non è altro che la psiche della protagonista, lo intuiamo chiaramente dal passaggio tra il menù principale ed il gioco vero e proprio, nel momento in cui il giocatore entra nella pupilla della ragazza per iniziare questa corsa verso l’obbiettivo apparentemente infinita. È inoltre facilmente intuibile che quello che stiamo vivendo è un incontro con un dottore; se si tratti di uno psicologo o psichiatra non ci è dato saperlo. Il dottore tenta di guidare i nostri passi in una sorta di ipnosi regressiva, ricordandoci di volta in volta che i ricordi non possono farci del male e calmandoci nelle fasi più concitate per spingerci a proseguire. Lo sblocco dei ricordi sarà il fulcro del gameplay ed ognuno di essi rivelerà una brevissima frazione di un passato angosciante ed enigmatico, di cui cercherete più volte di ricollegarne i pezzi probabilmente non arrivando mai ad una conclusione netta e chiara, a causa della natura aperta della narrazione.

Path to Mnemosyne

Lungo tutta l’avventura le meccaniche di gioco saranno dei puzzle game accattivanti e non privi di qualche guizzo geniale, e da alcuni momenti da mal di mare. Come avrete capito, giocare a Path to Mnemosyne trasmette tutte le sensazioni che il team di DevilishGames, accompagnato da Hidden Trap, aveva in mente di trasmettere; i corridoi minimalisti ed infiniti vi faranno sentire come se l’obbiettivo fosse sempre e comunque lontano, e la sensazione di essere continuamente osservati e braccati da qualche strana presenza non vi lascerà mai. Anche nei vari puzzle, che la giovane risolverà sempre con i semplici spostamenti del corpo o la pressione di qualche tasto presente sul corridoio, si percepisce un certo senso di smarrimento e, per lo stomaco un po’ più sensibile, anche un po’ di nausea. Durante gli spostamenti che non siano prettamente in avanti o indietro, l’anonima protagonista non prenderà mai una vera deviazione a destra o a sinistra, si limiterà a dei piccoli passi laterali nella direzione scelta; alcune di queste deviazioni prevedono anche degli spostamenti a 90°, 180° e 360°. Ciò che rende l’operazione quasi disturbante in questi casi è il fatto che a muoversi, in realtà, non sarà tanto la smemorata ragazza ma il corridoio intero (e con esso la sua gravità), una trovata tanto semplice quanto immersiva e strana.  Tutte queste sensazioni servono anche a ricordare, come il titolo ci suggerisce, che per quante deviazioni si possano prendere l’unica cosa che possiamo fare è proseguire lungo il percorso che è stato stabilito per noi, collezionando pezzi dei nostri ricordi lungo quegli stessi corridoi, rappresentati da fuochi fatui, indispensabili per completare il rompicapo che blocca il passaggio al corridoio successivo. I rompicapo oltre ad aprire un varco per la navata successiva e darci delle macabre rappresentazioni del passato, costituiranno spesso le sfide maggiori, con dei pattern da ricostruire e comprendere ben precisi; se nelle prime fasi basterà un po’ di fortuna o qualche tentativo di troppo, nelle sezioni più avanzate sarà indispensabile fare attenzione ad ogni elemento su schermo, dato che anche il più piccolo dettaglio può nascondere la risposta all’enigma.

Path to Mnemosyne

Fino a questo momento abbiamo ripetuto più volte che l’opera del team DevilishGames restituisce continuamente sensazioni differenti; ebbene, la cosa è assolutamente voluta. Il titolo fa un uso sapiente di diversi elementi per trasmettere più sensazioni possibile al giocatore, quasi a volerlo ipnotizzare; partendo dalla componente visiva i lunghi e stretti corridoi utilizzano la prospettiva in maniera sicuramente non inedita ma certamente originale e raramente usata con gli stessi ottimi risultati in un videogioco. L’effetto “tubolare” sarà l’elemento che restituirà la sensazione di on arrivare mai a destinazione, come se la meta si allontanasse sempre di noi, quel piccolo ed impercettibile punto al centro dello schermo che si espande mano a mano rivelando l’intera ambientazione. A dare un grosso supporto alla componente visiva vi è un comparto sonoro mai invasivo, fatto di lunghi momenti di selezione e sottofondi distorti, specialmente quando la protagonista scorre spedita in avanti, sospiri e il fiatone della ragazza che non mancherà di farsi sentire dopo un certo numero di passi; l’unico elemento audio che può essere considerato un tema sarà presente solo durante la risoluzione dei rompicapo utili a ricomporre i ricordi, seguiti dall’angosciante tema distorto dei ricordi riacquisiti.

Sul fronte tecnico Path to Mnemosyne non rappresenta un grosso sforzo per il gioiellino ibrido di casa Nintendo che riesce a sostenere l’intera avventura senza problemi visibili, fatta eccezione per alcune circoscritte sezioni in cui il framerate sembra esitare, ma sono episodi così sporadici (e facilmente risolvibili con una patch) da non rappresentare un problema per la fruizione finale dell’opera.

pto

Tirando le somme Path to Mnemosyne racchiude in se un piccolo miracolo, un miracolo a tratti inquietante ed angosciante. Con uno stile assolutamente minimalista ed un gameplay dalle meccaniche semplici ma sfidanti, DevilishGames è riuscita a regalare alla propria utenza una piccola perla in grado di stupire certamente più per la componente ludica e narrativa che per il suo calibro tecnico, accompagnando il tutto con uno stile artistico altrettanto essenziale ma parlante. Un ottimo modo di presentarsi su Switch (hanno sicuramente la mia attenzione per le loro future opere) con l’unico neo rappresentato dalla narrativa eccessivamente aperta ed interpretabile. Adesso però rilassatevi, svuotate la mente e calmatevi, il viaggio tra i ricordi comincia.

Path To Mnemosyne
Path to Mnemosyne – Recensione
PRO
Utilizzo della prospettiva geniale
Un esperienzasensoriale coinvolgente
Inquietante ed ipnotico
CONTRO
Narrativa troppo fumosa
Qualche calo di framerate ingiustificato
Non per deboli di stomaco
8.5
I ricordi possono far male