The Red Strings Club

The Red String Club – Recensione

Se c’è una costante nella vita di ognuno è quella di dover affrontare emozioni complesse che mettono alla dura prova la propria stabilità, sia mentale che fisica. Il concetto di modernità viene spesso confuso con quello di velocità, e di conseguenza, questa idea viene trasferita nella tecnologia, il cui scopo è quello di aiutare gli esseri umani ad essere più efficienti, più veloci. A questo punto, una domanda sorge quasi spontanea: perché non utilizzare la tecnologia stessa per rendere le emozioni umane più controllabili, in modo da essere tutti non solo più felici, ma anche più efficienti, più creativi? Questa è la domanda che viene posta ai giocatori di The Red String Club, gioco sviluppato dai ragazzi di Deconstruct Team e pubblicato da Devolver Digital. The Red String Club è un esempio cristallino di ciò che viene definita una ‘storia giocabile’, dove al giocatore viene chiesto di immedesimarsi nella storia, garantendogli il potere di poterla plasmare tramite le proprie decisioni. La particolarità di questo gioco sta nell’accuratezza del world-building, accompagnato da una scrittura di livello incredibilmente alto, capace di poter trasmettere in modo semplice ma molto efficace la complessità degli argomenti affrontati. Come porsi, quindi, di fronte ad un piano segreto che porta il nome raccapricciante di ‘Benessere Psichico Sociale’?

the red string club

Come già accennato, The Red String Club è una storia giocabile, perciò l’accento viene posto sulla storia e sul modo in cui questa viene raccontata. Le vicende vengono raccontate tramite grande flashback innescato da Brandeis, uno dei protagonisti e personaggio cruciale per lo sviluppo degli eventi. L’eroe freelance, così lui si definisce, sta precipitando giù da un grattacielo. Nonostante stia tutto per finire, sembra prenderla con filosofia – d’altronde, si allinea con i suoi principi da eroe. “La mia morte sarà epica”, esclama. Pochi secondi per assaporare questa scena finale messa proprio all’inizio del gioco, l’immagine viene tagliata e veniamo trasportati nel The Red String Club, bar gestito da Donovan – non un essere umano come gli altri. Il barista ha infatti la capacità di intercettare l’umore dei propri clienti e di preparare dei cocktail che si sincronizzano con le emozioni degli avventori, facendogli diventare più loquaci del dovuto. Come ogni buon barista che si rispetti, Donovan ascolta attentamente le storie delle persone che visitano il suo locale – ed è esattamente questo il suo punto forte: lui si definisce un raccoglitore di informazioni, è sempre a conoscenza ed aggiornato su quello che succede nelle retrovie della città. Questa sua capacità gli permette di ‘tirare le fila’ e quindi di indirizzare gli eventi nella direzione che gli fanno più comodo.

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Il world-building è la cosa riuscita meglio: ogni dettaglio di questo mondo (seppur non raffigurato sullo schermo, visto che la maggior parte del tempo saremo all’interno del bar) viene presentato in modo vivido attraverso i racconti dei personaggi e di come loro reagiscono agli eventi che si susseguono. Episodio scatenante delle vicende narrative è la scoperta di questo programma chiamato ‘Benessere Psichico Sociale’ che servirebbe a controllare le emozioni delle persone così che queste non ne provino più di negative: dalla depressione, all’ansia, alla rabbia fino alla violenza. L’unico problema sta nel modo in cui questo programma vuole essere attuato. Per spiegarlo, è necessario fare un passo indietro. Nel mondo cyberpunk e distopico di The Red String Club, gli esseri umani hanno già sviluppato un tipo di tecnologia che aiuta a gestire le emozioni, e la maggior parte della popolazione ne fa già ampiamente uso. Il punto cruciale è che questi trapianti sono beni di consumo, cioè vengono prodotti su larga scala e chiunque se li possa permettere è libero di decidere se farne uso o meno. Ed è esattamente questa la domanda fondamentale che The Red String Club pone: è giusto imporre questo tipo di controllo sulle persone che non lo vogliono, anche se per renderle ‘felici’? è giusto forzare emozioni e bloccarne altre, solo per non affrontare i propri fantasmi?

Il gioco è un susseguirsi di discussioni sulla moralità di questo o di quell’aspetto di questo programma. Utilizzando le capacità di Donovan, ci faremo strada nelle menti dei colletti bianchi  che stanno dietro al programma, per capirne gli aspetti più oscuri e fare luce sulle zone grigie. Sono quest’ultime a mettere particolarmente in difficoltà il giocatore, che si vede messo di fronte a domande del tipo, ‘consentiresti a qualcuno di suicidarsi?’, o ancora ‘è giusto lasciare qualcuno essere depresso’? Se la risposta a queste domande può essere facile, perché l’ideologia predominante che anche il gioco cerca di trasmettere è che gli esseri umani devono rimanere come sono perché sennò la loro stessa umanità viene messa in discussione, allora come rispondere ad una domanda del genere?

the red string club

Non c’è bisogno di dire il modo feroce e fermo con qui ogni tipo di violenza, ma soprattutto quella citata nell’immagine sia da condannare in ogni modo possibile e senza accettare compromessi. Ma la questione morale si insinua nella mente del giocatore, che viene costretto a chiedersi cosa è che ci rende umani, ma soprattutto se ci sono aspetti della nostra natura che nonostante tutto è giusto reprimere con la forza, così che si può essere ‘un po’ più umani’.

Insomma, The Red String Club è un gioco che, seppur molto semplice dal punto di vista del gameplay, è incredibilmente complesso e tiene incollato il giocatore con il fiato sospeso per tutte le 3 ore che servono per completare una prima run. Le meccaniche di gioco sono molto semplici, e a parte la possibilità di poter scegliere le linee di dialogo da far recitare ai nostri personaggi, sono presenti dei minigiochi molto sfiziosi. All’inizio, c’è una sezione nella quale il giocatore deve modellare i trapianti come se fossero vasi. Ogni trapianto rappresenta un tipo di emozione diversa, ed è possibile giocare con queste e vedere come i pazienti e il mondo intorno a loro reagisce a questi cambiamenti. Ma il minigioco predominante è quello del barista Donovan, e cioè quello di dover fare i cocktail per i clienti del The Red String Club. A seconda della miscela che viene preparata, una specifica emozione dell’avventore viene stimolata, facendolo comportare di conseguenza. Nessuna meccanica sensazionale, nessun momento di gameplay super innovativo, solo una serie di elementi scelti in modo azzeccatissimo e combinati in maniera superlativa – quasi come un cocktail, viene da dire.

the red string club

Il comparto artistico presenta una grafica minimalista ma che centra il punto, con colori accesi e sgargianti, che riescono a creare egregiamente l’atmosfera che regna nel The Red String Club. Ad accompagnarlo, la colonna sonora pure si amalgama bene con il ritmo di gioco, rivelandosi inaspettatamente piacevole in più di un’occasione. Dal punto di vista tecnico, la versione Nintendo Switch è praticamente impeccabile. L’aggiunta dei comandi touch screen rende l’esperienza più facile in modalità portatile, visto che si può cliccare direttamente sull’elemento di interesse senza dover muovere il cursore con l’analogico lungo tutto lo schermo.

Per concludere, The Red String Club è una storia giocabile con un carattere forte, capace di risaltare nella galassia di indie che popolano l’eshop Nintendo. Una grafica accattivante, un mondo e dei personaggi vivi e vividi, una storia memorabile capace di mettere il giocatore di fronte a questioni morali come pochi altri giochi fanno. Ovviamente, le avventure di The Red String Club non si concludono al termine del primo playthrough. Ci sono altre opzioni da esplorare, siccome spesso e volentieri una decisione preclude un’altra. Il livello della scrittura incredibilmente alto riesce a catturare il giocatore per tutta la durata del gioco ed oltre; peccato che la localizzazione in italiano non è disponibile, impedendo ad una fetta di giocatori non familiari con altre lingue di poter apprezzare questo gioco particolare.

The Red Strings Club
The Red String Club – Recensione
PRO
Storia memorabile
Raccontata in modo superbo
Livello della scrittura incredibilmente alto
Mette il giocatore di fronte a questioni morali molto interessanti da esplorare
Comparto artistico efficace
Fattore rigiocabilità
CONTRO
Manca solo la localizzazione italiana tra quelle europee...
8.9
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