Blood Waves

Blood Waves – Recensione

Quando si parla di zombie la reazione è sempre un misto di paura e curiosità. E no, la paura non è dovuta al terrore degli zombie, ma all’inevitabile sospetto di trovarsi di fronte all’ennesimo titolo trito e ritrito che fa dire alla gente ecco l’ennesimo gioco sugli zombie e fa pensare che queste creature siano effettivamente abusate (e lo sono) e non abbiano più nulla da dimostrare in un videogioco (e non è assolutamente così).

Blood Waves

Sarò chiaro fin da subito: Blood Waves è un esperimento non riuscito. Il gioco si presenta come da tradizione del genere senza una trama; questo può essere un pregio o un difetto in base ai propri gusti personali. Abbiamo visto in tantissimi titoli come sia titoli dalla trama profonda, sia tantissimi titoli che puntano tutto sul gameplay e la rigiocabilità del titolo stesso, tra cui anche grossi esponenti della schiera Nintendo. Quindi anche per Blood Waves la scommessa di Sometimes You è la medesima, con la grossa differenza che in questa produzione tutto risulterà già visto, superato e accantonato. Il tentativo di rendere nuovamente appetibile una formula ormai datata non solo non funziona, ma è fatta con un impegno quantomeno discutibile. L’intero gioco si sviluppa in un unica sala circolare in cui spicca un’imponente statua, ambiente che ritroverete per tutta la durata del gioco, composto da texture tanto ripetitive e scarne da sembrare quasi degli assets presi a piè pari da un qualsiasi engine e messi li giusto per avere un ambiente in cui muoversi, senza particolari approfondimenti o cura del dettaglio. All’interno della stanza prenderemo il comando di un’eroina senza nome e senza voce il cui unico obbiettivo sarà sopravvivere alle continue orde di zombie provenienti dalle porte presenti ai limita della stanza. Il gameplay da qui in poi rimarrà più o meno invariato: una volta dato il via all’orda dovremo sparare agli zombie che tenteranno di mettere le mani sulle nostre belle carni, azione che risulterà quantomeno imprecisa e restituirà un feedback dei colpi pressoché nullo, sia che il colpo vada a segna, sia che questo colpisca uno dei morti viventi. Certo, colpire gli zombie in testa (una volta fatta l’abitudine al mirino poco intuitivo e manovrabile) ci farà occasionalmente assistere ad una piacevole esplosione di cervella, ma sarà una delle esperienze massime che proverete nel gioco, tant’è che le varianti di zombie lancia acido, elettrici o esplosivi aggiungono davvero poco sia per quanto riguarda il livello di sfida che la varietà di situazioni. Una volta completata un’ondata la parete sui fa capitolino la statua si muoverà indietreggiando, rivelando delle scale che ci portano alla sala dedicata agli upgrade ed agli acquisti, dove sarà possibile fare incetta di armi e abilità. Qui tutte le armi disponibili sono esibite chiaramente sin da subito, passando dalla classica pistola, al mitra, all’intramontabile lanciarazzi; sono presenti anche delle torrette di vario tipo utili a deviare gli attacchi zombie, distrarli ed indebolirli, come barriere appuntite, torrette automatiche e motoseghe a mo di totem. I miglioramenti sono invece effettuabili su dei tavoli; uno da lavoro per migliorare le armi in potenza e capacità, l’altro invece utile a migliorare le statistiche della nostra eroina tramite una siringa prontamente riempita di un sospetto liquido verde.

Blood Waves

Fin qui il titolo sembra un’opera dalle ambizioni decisamente basse, ma comunque valido; basterà prestare attenzione alle animazioni presenti nel titolo, o in generale al comparto tecnico per capire che la cura riposta in questo gioco non è sufficiente ad offrire un prodotto valido. I modelli degli zombie sono anonimi, usciti fuori dal più comune immaginario videoludico degli anni ‘90, così come le armi. I movimenti restituiscono un feeling che è facile definire non naturale, dove sia l’incedere che l’attacco risulta un insieme ripetuto all’infinito di bracciate in aria. Anche la protagonista non è esente da difetti, a partite dal modello in se e per se che risulta sproporzionato e poco realistico in confronto anche agli stessi zombie; il feeling con le armi impugnate non restituisce a dovere il feedback del colpo messo a segno. Gli attacchi corpo a corpo, vincolati da una barra della stamina decisamente poco generosa, sono alla stregua dei movimenti degli zombie e raramente sembrano puntare un reale obbiettivo. Persino il sonoro, su cui non ci soffermeremo a lungo, soffre di poca varietà a stanca velocemente l’orecchio, aumentando la tentazione di passare ad un altro titolo.

Blood Waves

Ho provato a dare al gioco diverse occasioni, ma dopo due, cinque o otto ore nulla cambia sul fronte del gameplay; ma la cosa ben più grave  è la sua scarsa appetibilità. Ogni volta che si avvia il gioco e parte la prima ondata di zombie, si è poco incentivati a procedere con quella successiva, creando un circolo vizioso negativo che, molto probabilmente vi farà dimenticare presto di avere Blood Waves nella vostra libreria. Quando non funziona neanche il “so bad it’s so good” bisogna evidentemente rimettere in discussione l’intero concept di gioco, e sperare che la prossima opera del team li redima dall’ombra di quest’opera molto poco impegnata.

Blood Waves
Blood Waves – Recensione
PRO
Accessibile ed intuitivo
CONTRO
Tecnicamente molto traballante
Animazioni pessime
Ripetitivo
4
Un altro zombie