Snes Musica Curiosità

Come è stata realizzata la musica su “SNES”?

Verso la fine degli anni ’80, le prime vere e proprie console da casa a 16 bit facevano il loro esordio – come, ad esempio: il Sega Mega Drive, il successore del PC Engine -, macchine che erano in grado di elaborare più velocemente i processi grafici e strumentali dei corrispettivi predecessori. La potenza di calcolo, all’epoca, era sbalorditiva e dunque segnava una svolta notevole nel mercato videoludico; Nintendo, in accesa rivalità con Sega e dopo l’encomiabile successo di Nintendo Entertainment System (NES), andò a rivoluzionare nuovamente questo mondo con la sua console d’avanguardia: Super Nintendo Entertainment System, chiamata comunemente con l’acronimo SNES.

L’inizio della musica a 16 bit

Le colonne sonore dei videogiochi possono costituire una parte importante dell’esperienza di gioco complessiva di un videogiocatore; ascoltare solo un paio di note dei tuoi giochi preferiti da bambino può riportarti istantaneamente in quel mondo, trasmettendo tutte quelle sensazioni che pensavi di aver dimenticato. Una volta entrate nella tua testa per la prima volta, è difficile dimenticare quei momenti classici come The Legend of Zelda: A Link To The Past, Super Castlevania IV o Gusty Garden Galaxy di Super Mario Galaxy, ma comporre musica per i videogiochi non è un’impresa alquanto facile, bensì può richiedere – o almeno, agli esordi delle console – capacità e inventiva molto elevate.

Ciò suona particolarmente vero su sistemi antecedenti ai nostri, in cui la tecnologia disponibile per i compositori poneva alcune restrizioni molto pesanti sui tipi di suono, sulla quantità di livelli e, in particolare, sullo spazio file disponibile per l’uso. Non entreremo in tecnicismi su come avviene la creazione di un brano musicale, tuttavia è altresì fondamentale dipanare e suggerire alcune dinamiche che possono “introdurre” la realizzazione di una sequenza di codici binari in grado di far ascoltare le note su una piattaforma simile.

Codificare il suono

I suoni, per come li conosciamo, possono essere espressi anche in forma digitale; dal punto di vista prettamente fisico – infatti – la propagazione di un suono è un’alterazione della pressione dell’aria che, quando udita dall’orecchio umano, viene trasformata in uno stimolo auditivo al cervello. Per semplicità: questa alterazione non è altro che la manifestazione di una vibrazione, o un’onda (meccanica e non, dipende dalle circostanze). Tale vibrazione va ad inficiare su tre parametri fondamentali, cioè: frequenza, intensità e durata. La forma d’onda che ne viene fuori, può essere rappresentata analogamente ad una forma digitale numerica.
I 16 bit su SNES richiedono, banalmente, due canali stereofonici (2 byte), andando così ad evolvere i suoni numerici in forme sonore alquanto interessanti. Il suono, con una frequenza nota, rende più orecchiabile le musiche, donando più immersione nei giochi.

Qui in basso vi proponiamo un video in lingua inglese di Nerdwriter1 su YouTube, dove esplora la musica e il suoni ricreati tramite SNES, offrendo uno sguardo affascinante sulla tecnologia sotto il cofano e persino su alcuni casi di studio. L’inizio del video propone ed esamina i chip audio all’interno del sistema, i programmi disponibili per i compositori e fornisce uno sguardo approfondito sul lavoro di David Wise su Donkey Kong Country.
Una sezione rivela come SNES poteva contenere solo 64 KB di RAM audio per l’intera colonna sonora di un gioco: questo è solo un centesimo dello spazio disponibile necessario per archiviare un singolo brano di tre minuti scaricato da un programma di acquisizione audio oggi.

Redattore