Ape Out

Ape Out – Recensione

Devolver Digital ha sempre pubblicato giochi ‘sopra le righe’, per usare un eufemismo. Da giochi spietati completamente pazzi come My Friend Pedro (in uscita nel 2019), fino a giochi più profondi come The Talos Principle, che esplora il concetto di umanità, mettendolo in discussione – suggestiva la parte in cui, ascoltando delle registrazioni, una scienziata dice che gli essere umani sono tali perché risolvono puzzle (cosa aspettarsi da un puzzle game, d’altra parte!). Per continuare, come non citare Hotline Miami, gioco brutale perfettamente costruito, capace di regalare un’esperienza unica nel suo genere. Ed è proprio Hotline Miami l’altra produzione Devolver che mi sento di accostare di più ad Ape Out. Il modo in cui il comparto artistico risalta prepotentemente, e come questo si sposa perfettamente con il gameplay; entrambi questi giochi riescono in questa impresa in modo meraviglioso. In Ape Out, i giocatori vestono i panni di un primate che ‘si libera dalle sue catene’ e corre disperato e fuorioso verso la libertà. Peccato che a bloccargli la strada c’è una folla di persone armate che non sono proprio d’accordo.

ape out

Ape Out si sviluppa in diversi livelli, 32 più uno bonus, generati proceduralmente. Scopo del giocatore è quello di arrivare alla fine del livello senza farsi uccidere dai nemici, armati fino ai denti. A sua disposizione, il primate può afferrare e/o lanciare le guardie, sfracellandole contro il muro o uno addosso all’altra. Esattamente come in Hotline Miami (o come nei primi GTA, a voi la scelta), la telecamera è posizionata al di sopra del giocatore. L’azione è particolarmente frenetica, e se non ci si muove correttamente all’interno dei labirinti, basterà poco e ci si ritroverà soverchiati da un numero impressionante di nemici. In tutto, gli scenari sono quattro ed ognuno di questo aggiunge tipologie di nemici diverse o piccole meccaniche aggiuntive specifiche per quell’area: per esempio, la seconda mappa è un grattacielo ed è possibile buttare i nemici di sotto, scaraventandoli fuori dalle finestre. Inutile dire che questo da una certa soddisfazione, così come vedere i nemici si danno alla fuga quando il giocatore prende fuoco e li insuegue – a causa di un barile incendiario, o di un lanciafiamme. D’altronde, come biasimarli, anch’io me la darei a gambe se un gorilla ‘di fuoco’ cominciasse a correre verso di me.

Il livello di sfida di Ape Out è ben bilanciato, anche se a volte deve fare i conti con la natura procedurale dei livelli. Ciononostante, la durata di ciascuno scenario è abbastanza sostenuta, e la prima run di tutto il gioco si può concludere in un paio d’ore. Tuttavia, oltre ad una modalità arcade, è possibile anche aumentare la difficoltà, facendo diventare Ape Out ancora più spietato di quanto già non lo sia.

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Vero e proprio fiore all’occhiello di Ape Out è la colonna sonora. La musica è composta da una batteria jazz, il ritmo e l’intensità  della quale sono generati proceduralmente, adattandosi ai movimenti del giocatore. Il senso di adrenalina, di voler scappare da questa prigionia è accompagnato meravigliosamente dal ritmo sostenuto di una colonna sonora folle quanto il gioco. A seconda di quello che facciamo, che direzione prendiamo, chi uccidiamo e come, la batteria ci segue alla perfezione, diventando essa stessa parte integrante del gameplay. Questo elemeno fa brillare di luce diversa le ‘meccaniche nude e crude’, per dire. Afferrare qualcuno e schiantarlo addosso ad un muro non rappresenta più (e solo) il liberarsi di un ostacolo che si sovrappone fra il giocatore ed il traguardo, ma ironicamente diventa parte del comparto artistico del gioco. Questo effetto, per quanto macabro oggettivamente, in Ape Out diventa incredibilmente divertente, al punto che difficilmente un playthrough sarà uguale al precedente.

Oltre alla musica, anche l’artwork in generale  mostra un carattere che sarebbe bello vedere più spesso: unico, particolare, capace di adeguarsi ad un gameplay così particolare. 

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L’unica pecca di questo gioco è derivata dalla sua natura procedurale. I livelli labirintici lunghi i quali si snoda l’esperienza di Ape Out non sembrano sempre ‘giusti’. C’è da dire che, esattamente come Hotline Miami, Ape Out fa di tutto per mettere il giocatore in difficoltà ed impedirgli di arrivare alla fine. Se da un lato si può accettare la volontà di essere spietati a tutti i costi di questo gioco, al tempo stesso diventa frustrante morire a causa di un RNG tutt’altro che generoso, o magari avere successo perché una zona della mappa è stranamente spopolata di nemici. In aggiunta, a volte si ha la sensazione che i livelli siano relativamente simili fra di loro. Ma in ogni caso, l’unione di arte, musica e gameplay fa passare abbastanza in secondo piano questi piccoli difetti.

Per concludere, Ape Out è un gioco unico: un rhytm-action game spietato, che coinvolge il giocatore in un modo in cui pochi altri giochi ci riescono. Un gameplay semplice, composto da solo due interazioni (afferrare e lanciare) viene ornato con uno stile artistico ed una colonna sonora che si adattano al modo in cui il giocatore le sfrutta. Ogni nuovo scenario, non solo presenta nemici diversi e composizioni della mappa diverse, ma anche la batteria jazz cambia, riuscendo a catturare splendidamente il feeling del livello e, di conseguenza, il modo in cui il giocatore si muove al suo interno. Ape Out è un gioco leggero e gira tranquillamente anche sulla maggior parte dei PC di fascia bassa. In ogni caso, il gioco è disponibile anche per Nintendo Switch, dando la possibilità di portarsi in giro questa ultima follia pubblicata da Devolver Digital.

Requisiti minimi di sistema:

  • OS: Windows 7, 8, 8.1, 10 x64
  • Processore: Intel Core2 Duo E4500 (2 * 2200) or equivalente
  • Memoria: 2 GB RAM
  • Scheda Grafica: GeForce 9600 GT (512 MB)
  • DirectX: Versione 11
  • Spazio: 2 GB
Ape Out
Ape Out – Recensione
PRO
Comparto artistico meravigliioso
Gameplay divertente e spietato
Colonna sonora semplicemente pazzesca
L'effetto generale di musica, visuali e gameplay è semplicemente pazzesco
CONTRO
A volte i livelli sono un po' simili fra di loro
Potrebbe diventare frustrante
9
Who let the Ape Out?!