Yume Nikki: Dream Diary

YumeNikki: Dream Diary – Recensione

Prima ancora di essere un gioco bello o brutto, YumeNikki: Dream Diary è un gioco con una storia. Esso è infatti nato non come opera a sé stante, ma come vero e proprio tributo ad un titolo che in passato fece molto parlare di sé a causa delle sue atmosfere horrorifiche ottimamente rappresentate attraverso uno strumento che per questo tipo di giochi sembrerebbe tutto fuorché adatto: RPG Maker. Nato dalla mente di un solo sviluppatore (che risponde sotto il nome di Kikiyama) e pubblicato nel lontano 2004, “Yume Nikki” riuscì in pochissimo tempo a diventare un vero e proprio oggetto di culto. Questo grazie alla sua grande capacità di trascinare il giocatore all’interno del suo mondo onirico, fatto di sogni psichedelici, visioni al limite del disturbante ed un’atmosfera ottimamente riprodotta nonostante gli strumenti tecnologici limitati offerti dal software utilizzato. “Yume Nikki” non poteva certo vantare di un comparto grafico all’avanguardia, ma era in grado di farci viaggiare con la fantasia come pochi titoli sanno veramente fare, e paradossalmente potrebbe essere stata proprio questa la “causa” del suo immenso successo mediatico.

Prima di tuffarci a capofitto su YumeNikki: Dream Diary, dunque, è quasi doveroso recuperare l’originale (lo trovate GRATIS su Steam) per poter successivamente passare a questo tributo che da qualche settimana ha fatto capolino anche su Nintendo Switch ad un prezzo non indifferente di €19,99. Solo in questo modo, infatti, potrete apprezzarne al meglio ogni singola sfumatura e citazione e – molto probabilmente – terminare l’avventura con la sensazione che questa sia valsa l’acquisto. Provare “Yume Nikki” in precedenza ha un secondo vantaggio: se non vi soddisfa significa che non siete fatti per questo tipo di esperienze, e di conseguenza nemmeno per questa sua reinterpretazione in chiave (quasi) moderna.

YumeNikki: Dream Diary
Grazie al riquadro che ho posizionato sulla sinistra di questa immagine è possibile confrontare tra loro le versioni originali e moderna dello stesso sogno!

Bisogna mettere in chiaro una cosa fin da subito, anche se spero lo abbiate già intuito; Dream Diary NON È UN REMAKE di Yume Nikki ma un vero e proprio tributo degli sviluppatori (Kadokawa, gli autori di RPG Maker, e Active Gaming Media) che dicono di avere addirittura collaborato con Kikiyama nella realizzazione del gioco. Si passa qui da una visuale dall’alto, tipica proprio degli RPG realizzati con il tool originale, ad una nuova grafica tridimensionale ed un sistema di gioco rinnovato – che cerca comunque di non allontanare troppo il focus dalla sua musa ispiratrice.

La protagonista di YumeNikki: Dream Diary è Madotsuki, una giovane ragazza segregata all’interno della sua cameretta. Con una situazione del genere, della quale non ci è dato saperne il motivo, alla fanciulla rimane poco da fare, se non dormire ed annotare ogni sogno sul suo fedele diario. Un circolo vizioso che ci porterà ad accompagnarla costantemente all’interno della sua mente, dove ci attendono ad ogni visita numerose escursioni oniriche, il più delle volte al limite dell’assurdo. Questo è, in breve, lo spirito del gioco, che non si discosta più di tanto da quello del titolo originariamente nato dalle visioni di Kikiyama.

YumeNikki: Dream Diary
Ogni sogno inizia così, con la protagonista sofferente all’esterno della sua cameretta.

Le meccaniche di gameplay sono molto semplici. Madotsuki sarà pressoché libera di esplorare ciascuno dei sei vasti sogni, accessibili attraverso uno bizzarro hub centrale che ci permetterà di varcare altrettante porte, pieni zeppi di creature stravaganti e di numerosi puzzle ambientali da risolvere. Ma Dream Diary non è tutto qui, non mancheranno nemmeno sezioni stealth, platform, ed inseguimenti scriptati degni del peggiore dei nostri incubi. L’obiettivo sarà quello di portare a termine ognuno di questi sogni, per accedere a quello finale che dovrebbe (almeno secondo le intenzioni degli sviluppatori) dare un senso al tutto.

Alcune delle aree presenti è possibile portarle a termina già dalla nostra prima visita, mentre altre necessitano di elementi specifici per essere completate. Questi nel gioco vengono chiamati semplicemente “effetti” ma possono essere davvero qualsiasi cosa, come ad esempio un affilato coltello, un innocuo flauto od il potere di rendere visibili passaggi altrimenti nascosti. Senza alcuni di questi effetti, infatti, determinati mondi non saranno terminabili in una sola iterazione e quindi necessiteranno di più visite da parte nostra, aumentando notevolmente sia la longevità totale, sia il nostro coinvolgimento con alcuni dei sogni, che diventeranno per noi sempre più familiari.

YumeNikki: Dream Diary
Forse uno dei sogni meglio caratterizzati del gioco, grazie al quale otterremo anche un utilissimo coltello!

In questo desiderio di assegnare diversi obiettivi al giocatore vediamo il primo punto di rottura con ciò che era possibile rivivere all’interno di “Yume Nikki”. Nel titolo originale era infatti l’esplorazione a farla da padrona, come fosse essa stessa il fulcro dell’intera esperienza. Aver optato per meccaniche più moderne ha inevitabilmente esposto Dream Diary ad un confronto con altri esponenti di questo genere (primi fra tutti Little Nightmares) che forse, ve lo dico in tutta onestà, sarebbe stato meglio evitare. Il motivo è presto detto: sebbene le meccaniche di base sono apprezzabili, queste sono state realizzate in maniera un pò grossolana, e vanno dunque ad alterare in parte l’esperienza di gioco. Non mancheranno infatti sezioni platform raffazzonate, dove gli errori commessi saranno più causa di un sistema di controllo poco preciso, o enigmi poco ispirati posizionati lungo il percorso quasi come riempitivo. Fortunatamente a bilanciare il tutto ci pensano le fasi stealth ed alcuni inseguimenti, capaci di dare carattere e richiamare meglio le visioni dell’opera originale.

YumeNikki: Dream Diary
In YumeNikki: Dream Diary i pericoli saranno ovunque, sia avanti che dietro la fragile Madotsuki!

L’altro elemento di distacco evidente è proprio il comparto artistico. Se c’è una cosa che ho imparato in anni e anni da videogiocatore è che la grafica non è sempre un elemento fondamentale quando si tratta di analizzare l’atmosfera di un titolo horror. Certo, non sto assolutamente affermando che il comparto estetico di YumeNikki: Dream Diary sia sufficientemente piacevole o accettabile per quelli che sono gli standard odierni (di fatto si potrebbe dire che questo è decisamente imbarazzante), ma vorrei piuttosto riconoscere come -nonostante la scarsa cura riposta in questo aspetto- il gioco riesca a trasmettere il senso di ansia e disagio che fa della produzione il suo vero punto di forza. Questa è supportata anche da ottime sonorità, quasi sempre azzeccate e coinvolgenti.

Uno degli elementi che ho apprezzato maggiormente è stata proprio la caratterizzazione di Madotsuki. Il suo character design non urla certo al miracolo, ma grazie alle possibilità offerte dall’utilizzo di un motore 3D hanno permesso al team di sviluppo di donare la ragazza di un’emotività più esplicita rispetto a quanto possibile in passato. La stessa incomincia ciascun sogno sul terrazzo della sua cameretta, con sguardo basso e sottomesso, ricordandoci costantemente che quella che sta per vivere non sarà mai un’esperienza serena.

YumeNikki: Dream Diary
Un normalissimo viaggetto in metropolitana…

Se vi aspettavate un remake fedele all’opera originale, uscito quasi 15 anni fa, probabilmente potreste rimanere delusi (dopotutto ho cercato di dirvelo in tutti i modi!). Questo non a causa della poca fedeltà di questo tributo, ma per via di decisioni che avrebbero sicuramente voluto rendere l’opera più moderna e adatta ai giocatori d’oggi, fallendo in parte nel tentativo. Nonostante Kikiyama abbia collaborato attivamente nello sviluppo di Dream Diary, il suo contributo sembra non essere stato sufficientemente marcato per permettere a questo tributo di camminare con le sue gambe senza subire il confronto sia con “Yume Nikki” sia con produzioni moderne tecnicamente molto più avanzate. Detto questo, se avete adorato l’originale siete moralmente obbligati a fare vostro anche questo Dream Diary, anche solo per completare il vostro viaggio in compagnia di Madotsuki, ma possibilmente non a questo prezzo.

Yume Nikki: Dream Diary
YumeNikki: Dream Diary – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a YumeNikki: Dream Diary grazie ad un codice gentilmente offerto dal publisher, provando a fondo tutti i sogni solamente dopo aver testato il capitolo originale. È questo, forse, il modo migliore per apprezzare questo titolo per quello che è: un tributo ad un'opera che in passato ha fatto parlare molto di sé!
PRO
CONTRO
6.5
IL DISTURBO È SERVITO!