Degrees of Separation

Degrees of Separation – Recensione

Parlare di sentimenti attraverso un media, che sia questo un quadro – un film – un libro – una canzone, non è mai un’operazione semplice, richiede grosse capacità comunicative e l’abilità di toccare le corde dell’anima di chi ha deciso di farsi trascinare dal racconto frutto degli sforzi del suo autore. Il più delle volte si tende a credere che bastino belle parole o ancor più piacevoli immagini per coinvolgere colui che ha deciso di godere di un’opera artistica, ma spesso ci si dimentica come la vera chiave del successo (a mio modesto parere) stia nel riuscire a trascinare quest’ultimo all’interno della narrazione al punto tale da farlo sentire parte integrante di essa. Operazione non semplice, ovviamente, ma che pone le fondamenta per qualcosa che potrebbe essere ricordato nel tempo come vero e proprio capolavoro.

Spostando il focus sul tema videoludico, non è sicuramente facile conciliare gameplay, grafica, sonoro e narrazione, soprattutto quando a doverlo fare è un piccolo team indipendente in possesso di un numero limitato di risorse. Impossibile non citare esperimenti riuscitissimi, come il meraviglioso Last Day of June o l’ancor più incredibile Valiant Hearts, che sono stati in grado di appassionare i giocatori di tutto il mondo grazie alla delicatezza con la quale sono riusciti a raccontare tematiche incredibilmente strazianti. In tutto questo Degrees of Separation, splendido racconto interattivo realizzato dal team indie Moondrop e rilasciato non a caso nel giorno simbolo degli innamorati su PC e Console grazie al publisher Modus Games, non vuole di certo stare a guardare. Grazie alla perfetta simbiosi tra un gameplay tanto intuitivo quanto sfidante ed un comparto artistico di notevole fattura, questo interessante progetto ha tutte le carte in tavola per essere ricordato nel tempo come una piacevole avventura fatta di enigmi ambientali, fasi platform e tanti spunti di riflessione. Potevo dunque sottrarmi alla responsabilità di valutare la bontà della versione Nintendo Switch? Se state leggendo queste righe ovviamente sapete già qual è la risposta!

Degrees of Separation
Ember e Rime, due mondi diametralmente opposti ma che necessitano l’uno dell’altro!

I temi affrontati all’interno di Degrees of Separation ci vedranno partecipi di ciascuna fase della vita relazionale di Ember e Rime, due giovani ragazzi il cui destino ha deciso di farli incontrare a seguito di alcuni avvenimenti che, in maniera figurativa, hanno iniziato a sconvolgere le vite di ciascuno di essi. Anche se il character design dei due amanti non brilla certo di originalità, questi saranno in grado di far affezionare il giocatore alla loro storia grazie all’ottimo lavoro di Chris Avellone, autore fantasy e veterano del settore che ha apposto la sua firma sulla sceneggiatura del gioco.

Durante le prime battute di gioco faremo dunque la conoscenza di Ember, giovane fanciulla con il cuore caldo, e Rime, dolce cavaliere capace di dominare il potere del freddo. Al giocatore verrà data la possibilità di controllare i due personaggi alternativamente, con l’obiettivo di dare vita al magico incontro che cambierà per sempre il destino dei due protagonisti. Da quel momento questi non potranno più fare a meno l’uno dell’altro, dovendo sempre collaborare per procedere lungo una trama che ben presto si dimostrerà essere la storia della loro relazione. Il titolo sarà sapientemente suddiviso in livelli, ciascuno dei quali andrà ad esplorare una fase diversa del loro rapporto ed in grado di offrire sempre nuove meccaniche di gameplay. Procedendo lungo l’avventura scopriremo che l’ordine con il quale è possibile affrontare ogni sezione non è necessariamente vincolante, di conseguenza l’esperienza generale potrebbe differire a seconda delle scelte che faremo (sono addirittura previsti tre diversi finali).

Soffermandomi ancora un momento sulla trama, questa viene narrata non solo attraverso lo splendido racconto (doppiato in inglese e ottimamente localizzato in italiano) ma anche tramite il potere comunicativo di un comparto artistico di notevole fattura. La consapevolezza della qualità suggestionale celata dietro al titolo viene addirittura manifestata dagli sviluppatori attraverso un’insolita voce di menù con la quale è di fatto possibile rimuovere completamente la narrazione, senza in alcun modo snaturare i messaggi che questo vuole trasmettere.

Degrees of Separation
Ogni enigma è risolvibile, a volte basta solo spremersi le meningi.

Veniamo ora al gameplay, elemento cardine di quello che di fatto è un intricato puzzle game bidimensionale. Degrees of Separation prende il concetto di split screen e lo eleva all’ennesima potenza attraverso un sistema che permette a ciascuno dei due personaggi di condizionare con il proprio potere tutta la sua porzione di schermo. Nello specifico, Ember sarà in grado di dominare il potere del caldo, di conseguenza il suo passaggio irradierà il mondo di tinte calde e colorate; non solo, laddove è presente dell’acqua questa si scioglierà al passaggio della ragazza e in corrispondenza di punti specifici si attiveranno dei tattici sbuffi di zolfo – grazie ai quali raggiungere piattaforme altrimenti inacessibili. In maniera diametralmente opposta, Rime sarà dominato dal potere del freddo, attraverso il quale ghiacciare l’acqua e disattivare i flussi d’aria; nel suo mondo prevarranno colori freddi ed uno spirito più arido. Combinando i loro poteri, Ember e Rime potranno andare ovunque, sarà compito del giocatore metabolizzare questo complesso sistema di gioco, operazione che avverrà naturalmente grazie alla curva di difficoltà ben calibrata e all’ottimo level design.

In tutto questo non mancheranno piattaforme, leve e tutta una serie di elementi azionabili indifferentemente tanto da Ember quanto da Rime, fondamentali per aggiungere quel pizzico di sfida aggiuntiva a ciascun enigma ambientale. Questi sono quasi sempre ben ispirati ed il più delle volte in grado di offrire un livello di sfida mai troppo banale. In ogni stage sono disseminate una gran quantità di sciarpe, elemento simbolico del gioco ottenuto appunto risolvendo i vari puzzle e fondamentale per ottenere l’accesso ai livelli successivi. Raccoglierle tutte ci permetterà di accedere ad un numero maggiore di livelli e dunque, come anticipato, di deciderne l’ordine di esecuzione. Il bello di questo sistema è che se un enigma risulta troppo complesso è possibile evitarlo (almeno temporaneamente); inoltre non è concesso evitarne troppi – pena l’impossibilità di proseguire. Gli stage sono ben differenziati tra loro, ed in ciascuno di essi verrà introdotta una meccanica nuova in grado di contestualizzarsi con il racconto. Tra tutti quello che ho apprezzato di più ha affrontato il tema della rabbia, in grado di creare una vera e propria esplosione generata nel momento in cui tenteremo di avvicinare troppo tra loro i personaggi.

Degrees of Separation
Questa sciarpa è forse quella che ho avuto più difficoltà a recuperare. Vi lascio questa immagine come indizio su come procedere!

Degrees of Separation permette diverse modalità di gioco. Nel suo cuore cooperativo il titolo si presenta al meglio se giocato in compagnia di un amico. Attualmente tale opzione è possibile solo in locale ma ben presto verrà aggiunto mediante un update anche il multiplayer online. Per coloro che desiderano affrontare in intimità l’avventura i controlli sono stati resi molto intuitivi, permettendo di passare da un protagonista all’altro con la pressione del tasto L e con la possibilità di richiamare a sé il partner con R. Solitamente questo ci raggiungerà senza troppa fatica, anche se in più di un’occasione l’IA di gioco mi ha obbligato di switchare personaggio dopo che questo si era incastrato in un vicolo cieco.

Gli ambienti che attraverseremo sono una vera gioia per gli occhi e per le orecchie. Nonostante una quantità di dettagli mai esagerata, questi risultano sempre ben realizzati ed in grado di enfatizzare gli aspetti delle temperature contrastanti. La decisione di non appesantire troppo le ambientazioni risulta vincente anche sul fronte tecnico, permettendo al motore di gioco di gestire nel modo più fluido possibile il continuo mutamento del mondo di gioco. Sulla piccola ibrida Nintendo il tutto avviene senza esitazione alcuna in tutte le configurazioni di gioco. Anche se godere di Degrees of Separation in modalità portatile ha il suo perché, magari grazie anche alla possibilità di godersi il tutto attraverso delle buone cuffie, l’onnipresenza dello split screen potrebbe smorzare la vastità dei livelli e rendere alcune fasi più complesse da interpretare. A volte anche la telecamera tende a non collaborare, ma fortunatamente questo avviene raramente e quando i due personaggi sono molto distanti tra loro.

Degrees of Separation
Nella parte superiore di questa immagine potete osservare la rappresentazione dei collezionabili. Come vedete questa è di difficilissima interpretazione.

Il vero problema di Degrees of Separation, che potrebbe risolversi all’instante grazie ad una patch correttiva, è legato al tracciamento dei collezionabili. Per poter sapere in ogni istante quante sciarpe abbiamo raccolto nel livello corrente dovremo necessariamente raggiungere i numerosi checkpoint presenti, che fungono anche da comodi strumenti di teletrasporto, attivando una rappresentazione delle stesse sotto forma di costellazione nel cielo. Questa purtroppo è praticamente impossibile da interpretare a causa dell’enorme disomogeneità del fondale, che non ne permette la lettura e ci obbliga a vagare con un personaggio nella speranza di “illuminare” il cielo in corrispondenza di questo improvvisato menù. Mi auguro che questo sistema venga perfezionato presto, magari aggiungendo un layer aggiuntivo al di sotto della porzione di schermo adibita a mostrare il nostro progresso.

A questo punto la domanda alla quale resta da rispondere è una sola: “Degrees of Separation vale i €19,99 ai quali viene venduto?”. La risposta sta tutta nel modo in cui intenderete affrontare l’avventura. Se siete giocatori che amano le sfide e siete intenzionati a spolpare il titolo in ogni suo aspetto, raccogliendo tutti i collezionabili, la risposta è “assolutamente sì”. Se invece siete giocatori un po’ più superficiali probabilmente vi ritroverete a cedere il passo ad alcune fasi di gioco, passando oltre e tirando dritti fino alla meta, non comprendendo al meglio lo spirito celato dietro al racconto di Chris e dei ragazzi di Moondrop. In questo caso, semplicemente, Degrees of Separation è un titolo che non fa per voi.

Degrees of Separation
Degrees of Separation – Recensione
PRO
Narrazione dall'alto potere comunicativo
Enigmi interessanti
Gameplay sempre vario
Curva di difficoltà bel calibrata
CONTRO
Gestione dei collezionabili da rivedere
Alcune volte la telecamera non collabora
8.8
L'UNIONE FA LA FORZA