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Donut County – Recensione

Da quando possiedo Nintendo Switch posso dire di aver provato davvero di tutto. Tra produzioni dall’elevatissima qualità artistica e titoli in grado di osare con idee nuove o addirittura bislacche non ho mai avuto la sensazione che la mia softeca personale si stesse fossilizzando su un genere in particolare. Tra i giochi che vado forse più fiero ci sono quelli che sono riusciti ad intrattenermi per via della loro follia, in grado di farli vivere in bilico tra il capolavoro ed il vero nonsense videoludico. In questa precisa categoria, fino ad oggi, il mio personale trono era stato affidato a Pool Panic: il simulatore di biliardo meno realistico mai realizzato nella storia dei videogiochi.

Ma, come sapete, non esiste limite alla fantasia umana e quest’oggi sono qui a parlarvi di Donut County, puzzle game ispiratissimo sviluppato da Ben Esposito e uscito lo scorso 18 dicembre sull’eShop di Nintendo Switch al costo di €11,90 grazie al publisher Annapurna Interactive. Avremo modo di valutare assieme se il prezzo del biglietto sia equilibrato in funzione di quello che si rivelerà essere il vero tallone d’Achille del gioco, ovvero la sua scarsa longevità, ma prima di addentrarsi in discorsi puramente economici credo sia doveroso accompagnarvi nel cuore del suo particolare gameplay. Tenetevi forte perché sto per portarvi a 999 metri di profondità!

Donut County

Non tutte le ciambelle riescono con la ciambella

Avviando Donut County potremo fin da subito apprezzare una delle sue qualità più importanti, ossia la sua capacità di intrattenere il giocatore non solo con un sistema di controllo rivoluzionario ma anche attraverso una storia divertente e capace di farci appassionare ai numerosi personaggi nati dalla mente dello sviluppatore. I protagonisti principali dell’avventura non saranno degli esseri umani, e nemmeno degli animali, ma bensì gli oggetti custoditi dal paese caduto vittima dei folli avvenimenti che lo hanno letteralmente portato alla distruzione. Siamo a Donut County, una ridente cittadina sperduta tra le montagne che sembra essere stata presa di mira da procioni in cerca di spazzatura. Tra questi spicca BK, orsetto lavatore che ha ben pensato di aprire in città un negozio di ciambelle assieme alla sua amica umana Mira. Ma le leccornie vendute dal diabolico mammifero, ironicamente attraverso una app per dispositivi mobili, arriveranno al domicilio dell’ignaro cliente sotto forma di voragine del terreno. Esatto, a Donut County tutte le ciambelle riescono con solamente il buco, creando non poco scompiglio lungo il loro percorso verso la destinazione finale. Come vi dicevo in apertura, però, la narrazione avviene nel sottosuolo; questo perché nel momento in cui inizieremo a prendere il controllo del temibile buco questo avrà già raso al suolo la città ed inghiottito tutti i suoi abitanti, che ora si ritrovano a 999 metri di profondità riuniti per escogitare un piano per ritornare in superficie. Ciascun livello infatti rappresenta un frammento degli eventi già avvenuti, rievocatai poco per volta da ognuno dei numerosi animali che ci racconteranno in maniera piuttosto puntigliosa le modalità che li hanno portati prigionieri del loro ordine dolciario. Una storia divertente e che enfatizza una localizzazione italiana a dir poco eccezionale, ricca di slang e citazioni alla nostra cultura locale (la canzone “La Cura” di Franco Battiato per fare un esempio).

Donut County

Veniamo ora al gameplay, tanto essenziale quanto geniale. Il sistema di controllo, così come l’alone folle che permea l’intera produzione, ricorda molto quello di Katamari Damacy, con la semplice differenza che qui gli stage sono di dimensioni più contenute. In ciascuno stage saremo richiamati a guidare un buco del terreno, intenzionato ad inghiottire tutto (ma proprio tutto) ciò che gli capiti a tiro. Per farlo vi basterà l’analogico sinistro e niente più; su Switch potrete affidarvi anche ai controlli touch ma così il più delle volte oscurerete gran parte della scena e per questo IO ho preferito non giocare in questa maniera per godermi al meglio la bellezza di ciascun elemento perfettamente riprodotto attraverso una piacevolissima grafica low poly. Partendo da una dimensione moderata, questo si espanderà ogni volta che un oggetto cade vittima del suo passaggio, rendendolo di fatto in grado di accogliere al suo interno elementi scenici sempre più grandi. Il termine di ciascuna sfida coinciderà con l’esatto momento in cui avremo fatto sparire ogni singolo oggetto, che andrà ad arricchire la nostra “trashopedia” accompagnato da una divertente descrizione (anche qui la localizzazione è da standing ovation).

Donut County

Se inizialmente il tutto si risolverà in quattro e quattr’otto, ben presto servirà un pò di ingegno per concatenare correttamente gli eventi in grado di espandere il nostro buco per renderlo della dimensione adatta ad accogliere elementi sempre più grandi. Le idee non mancano di certo, e nonostante il titolo non diventi mai sufficientemente sfidante sarà sempre in grado di dare soddisfazione con idee interessanti ed in grado di aggiungere la giusta variabilità al tutto. Un esempio è la possibilità di dotare il buco di una catapulta, capace di sputare fuori alcuni oggetti precedentemente inghiottiti, come una rana capace di afferrare con la sua lingua oggetti posizionati molto in alto. Addirittura gli elementi naturali, come fuoco e acqua, avranno il compito di dimostrare ufficialmente la qualità indiscussa di un level design studiato alla perfezione, posso garantirvi che nulla saprà di già visto!

Donut County

Sembra ieri che l’ho iniziato

Dopo aver elogiato ogni aspetto di Donut County è giusto parlarvi del motivo per il quale ritengo il prezzo del biglietto forse troppo elevato. Nonostante i livelli presenti siano in tutto 24, sarà possibile terminare il gioco in un tempo che si approssima attorno alle due ore, forse veramente troppo poco a fronte della grande mole di idee messe in campo da Ben Esposito. Il problema di una longevità così scarsa non è dovuto solamente ad un fattore puramente quantitativo, ma anche al fatto che terminata l’avventura rimarrete li con il vostro dispositivo in mano con ancora il desiderio di giocare. I livelli conclusivi, infatti, riescono a prendere tutto ciò che è stato ideato ed assemblarli in una carambola di idee geniali (il buco sarà persino in grado di esplorare l’interno di un edificio passando da una stanza all’altra alla ricerca di chiavi per aprire porte e proseguire verso la sua destinazione finale) in grado di stimolare ulteriormente la fantasia del giocatore. Non esiste purtroppo alcun collezionabile particolare in grado di aumentare il fattore rigiocabilità o aggiungere dinamiche avanzate di puzzle solving per i giocatori più assetati.

Donut County

Nonostante questo unico (non troppo) piccolo dettaglio, Donut County gode di un comparto artistico ispirato nei dialoghi, nella colonna sonora e nella fisica bislacca in grado di rendere vivo ciascun oggetto magistralmente disegnato attraverso una grafica low poly brillante e di qualità.

Per questo dovrete fare una scelta ben ponderata non tanto sull’acquisto o meno del gioco, che ribadisco essere fresco ed originale, ma piuttosto sulla piattaforma sulla quale godere del suo stile unico. E’ mio dovere infatti segnalarvi come su dispositivi iOS (stranamente niente Android), dove tra l’altro il gioco ha ricevuto il prestigioso premio di Game of the Year dall’App Store team e dove questo si presta meglio a partite mordi e fuggi, Donut County costi solamente €5.49 meritando senza se e senza ma un acquisto immediato dagli amanti del genere (e non solo). Io fossi in voi, comunque, attenderei un corposo sconto -o meglio l’arrivo di eventuali apprezzatissimi update GRATUITI- e lo farei mio sulla piccola ibrida Nintendo!

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Donut County – Recensione
PRO
Level design ispirato
Ottima caratterizzazione dei personaggi
Localizzazione di qualità
CONTRO
Longevità insufficiente
Scarsa rigiocabilità
7.2
una ciambella senza calorie!