ANIMUS

Animus – Recensione

Animus mette il giocatore nei panni di un guerriero solitario che deve attraversare una terra desolata, disseminata di nemici e di ombre del passato. Se già il nome Animus e l’immagine di un cavaliere in armatura pesante fanno suonare qualche campanella, questo incipit narrativo rende ancora più palese la fonte d’ispirazione di questo gioco. Uscito precedentemente per dispositivi mobile, Animus è approdato sulle nostre Nintendo Switch offrendo un’esperienza che prende a piene mani dal filone dei souls-like, scendendo a quei compromessi che sono relativi alla natura mobile del gioco. Nonostante le sue origini risultano decisamente palesi, Animus riesce in qualche modo a dire la sua nel mare di cloni di Dark Souls che ormai stanno invadendo anche il Nintendo eShop.

G. Bislacco vi ha guidati attraverso Salt & Sanctuary nella sua recensione, mettendo in mostra quali sono i pregi incredibili di una produzione indie che ha dimostrato di saper interpretare in maniera egregia gli stilemi del canone souls-like. Dall’altra parte, insieme abbiamo anche esplorato Fall of Light, clone italiano di Dark Souls che sfortunatamente finisce schiacciato dal peso del genere di ispirazione. Animus può essere collacato esattamente fra questi due: nonostante sia un gioco divertente che riesce ad offrire un’esperienza apprezabile, sotto alcuni punti di vista risulta carente, soprattutto a causa della sua natura mobile.

animus

Il gioco si suddivide in diverse quest dalla durata di 5-10 minuti l’una. In ogni mappa vengono svolte diverse missioni, che vengono selezionate dalla schermata principale del gioco. Qui, oltre a poter scegliere la missione da svolgere, potremmo anche potenziare il nostro personaggio ed equipaggiamento. Ma prima di arrivare a questo, è necessario completare i vari incarichi nel miglior modo possibile: ogni quest ci ricompenserà con materiali e a volte anche con dell’equipaggiamento. Il loot delle varie missioni è apertamente mostrato nella schermata di selezione.

Ogni volta che avvieremo o completeremo uno scenario, un NPC ci fornisce qualche informazione di background sulla storia, cercando in qualche modo di motivare narrativamente le azioni del giocatore. Se da un certo punto di vista questo sforzo risulta encomiabile, di certo non si può dire che Animus voglia raccontare una storia memorabile che spinge i giocatori a speculazioni e teorie come può succedere con Dark Souls, per esempio. Personalmente, ritengo significativo il titolo della missione iniziale che prende il nome di ‘Hero’s Journey’ (viaggio dell’eroe): vi rimando ad un vecchio Fuori Target per capire perché dal punto di vista narrativo, dai videogiochi ci si dovrebbe aspettare qualcosa in più.

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In ogni caso, Animus concentra la propria forza sul gameplay, il quale riesce ad avvicinarsi in maniera lodevole al proprio archetipo – se consideriamo che questo è un gioco per mobile. I combattimenti infatti sono molto strategici e si basano sulla conoscenza dei moveset dei nemici, di quello della propria arma e della gestione della stamina. A rendere più sfaccettato questo sistema, è presenta una discreta varietà di armi le quali hanno il loro moveset unico. Una volta scelta l’arma che si avvicina di più al vostro stile di gioco, è il momento di imparare le combo: a differenza di un Dark Souls, Animus ha un sistema di attacchi concatenati che permettono di danneggiare maggiormente i nemici, ma non solo: seguendo le indicazioni che il gioco ci mostra nella parte bassa dello schermo, è possibile riempire più velocemente la barra per l’attacco speciale. Tramite la pressione del tasto R, il nostro personaggio rilascerà un attacco devastante, decisamente più potente e brutale di qualsiasi altra mossa a nostra disposizione. Come avrete intuito, sferrare questo tipo di colpo non è propriamente facile, non solo a causa della barra, ma anche perché ci rende molto vulnerabili agli attacchi nemici. Se riusciamo a prendere il tempo e le distanze giuste, il risultato, oltre ad essere molto soddisfacente, è incredibilmente distruttivo.

Qualche parola va spesa sulle singole mappe. La narrativa del gioco sottolinea come il mondo sia stato devastato e sull’orlo della rovina, perciò le aree riproducono questa sensazione di abbandono e di ‘vuoto’. Tuttavia, questa sensazione è fin troppo accentuata, siccome le ambientazioni sono decisamente spoglie e abbastanza simili fra di loro. Ma in fondo, la cosa principale di questo gioco sono i combattimenti, e questi funzionano abbastanza bene.

Come accennato in precedenza, Animus presenta qualche elemenot RPG: il nostro personaggio, infatti, sale di livello e sta a noi decidere come sviluppare le sue statistiche. Certo, non vengono messi a disposizione tanti piccoli dettagli tra cui scegliere, ma alla fine la profondità del sistema di crescita è sufficiente per garantire un livello accettabile di personalizzazione. Stesso discorso è possibile farlo per la varietà di equipaggiamento disponibile: la quantità di armi è discreta, ma a rendere più profonda la faccenda c’è un sistema di gradi che ricorda in maniera molto blanda quello di Bloodborne, dove armi uguali esteticamente sono diverse dal punto di vista delle statistiche. Inutile a dirsi, ma con l’avanzare del gioco, il nostro personaggio e le sue armi diventeranno più forti così come i boss che affronteremo. Anche se le mappe sono spoglie e i mob da sconfiggere raramente ci daranno del filo da torcere, le boss fight rappresentano il vero nucleo di Animus. Mostri giganteschi che all’inizio sembrano imbattibili, ma che possono venire sconfitti ‘facilmente’ se procediamo con cautela studiando il nostro nemico.

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Il difetto vero e proprio di Animus è derivato dalla sua natura mobile. L’operazione di port su Nintendo Switch non sembra essere stata fatta con particolare attenzione, e difatti grafica e controlli tradiscono in maniera molto evidente l’origine smartphone di questo gioco. Se giocato su dispositivo mobile, la grafica lascia sicuramente di stucco: l’illuminazione, i modelli dei personaggi, i dettagli dell’armatura del protagonista. Ma se questi elementi vengono presi e messi così come sono su una console ‘casalinga’, ecco che da pregi diventano quasi dei difetti. La grafica non è niente di che, e le animazioni dei personaggi – dal protagonista ai mostri – sono decisamente ‘goffe’ e macchinose. Questa macchinosità si ripercuote ovviamente sulla fluidità e responsività dei controlli, che risultano lontani anni luce da Dark Souls, ma anche da Salt & Sanctuary. Nonostante l’evidente imbarazzo che si prova nel vedere il proprio personaggio non rispondere correttamente ai nostri input, Animus risulta comunque godibile. Per quanto riguarda il comparto sonoro, invece, di nuovo l’ispirazione a mamma Dark Souls è evidente. Anche se non c’è una grande varietà di musiche, quelle presenti sono epiche ed evocative quanto basta per farci dimenticare che stiamo ascoltando per l’ennesima volta la stessa canzone.

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Per concludere, Animus è un gioco quasi souls-like che offre un’esperienza breve ma impegnativa, al tempo stesso. Certo, il fattore ripetitività è proprio dietro l’angolo, ma data la brevità delle singole missioni, niente impedisce di svolgere un paio di incarichi rapidamente durante una pausa (che sia dal lavoro o da un altro gioco). Tuttavia, il maggior difetto di questo gioco rimane la sua natura mobile che non è stata ‘aggiustata’ tramite l’operazione di porting su console. Grafica sotto la media, mappe ‘vuote’, controlli e animazioni macchinose sono una costante durante la durata di tutta il gioco. Ciononostante, il prezzo di 8.99 sul Nintendo eShop è molto interessante, soprattutto in relazione alla quantità di contenuti e al livello di sfida che Animus offre.

ANIMUS
Animus – Recensione
PRO
Sistema di combattimento ben fatto
Sistema di progressione soddisfacente
Perfetto per sessioni brevi
Alcune musiche sono particolarmente epiche
Livello di sfida adeguato
Prezzo molto accessibile
CONTRO
L'operazione di porting poteva essere fatta decisamente meglio
La grafica è decisamente sottotono
I controlli sono abbastanza macchinosi
Può diventare ripetitivo
6.5
Un soulslike interessante, un port un po' meno