Death Mark

Death Mark – Recensione

Le nere sere di Ottobre

Halloween e le previsioni meteorologiche probabilmente non sono mai andati d’accordo come quest’anno. Almeno qui, il vento che ulula tra i corridoi del palazzo e la pioggia scrosciante alla finestra, sembrano richiamare quelle atmosfere tipiche dell’immaginario horror ormai radicato nel nostro subconscio. Quindi quale miglior occasione per parlare di un bel videogame dalle tematiche oscure, ben radicate nel folclore nipponico? Rilassiamoci sul nostro divano, spegniamo le luci e stringiamo tutti gli sfinteri, iniziamo ad avventurarci in Death Mark.

Death Mark

Il Marchio

La prima impressione che si ha con Death Mark, titolo distribuito da Aksys Games e sviluppato da Experience, è con ogni probabilità negativa; ci troviamo di fronte ad una serie di schermate statiche con tanto testo (tutto in inglese) da leggere e mandare avanti fino alla prossima schermata, meccaniche forse vetuste quanto lo stesso termine “vetusto”, che avrebbero rischiato di portare facilmente il titolo a noia se non fossero intervenuti degli elementi fondamentali che sbocciano dopo le primissime sezioni del gioco. Una volta introdotti ad alcuni personaggi ed elementi fondamentali per la storia del gioco, verremo messi di fronte alle vere meccaniche cardine dell’opera, che diventerà a conti fatti una commistione tra un punta e clicca ed un gioco di ruolo testuale a bivi; la differenza è che, nella stragrande maggioranza dei casi, se la nostra scelta non sarà corretta porterà direttamente alla morte immediata del protagonista – questa particolare meccanica viene semplicemente chiamata Live or Die ed ogni secondo utilizzato per prendere la suddetta scelta diminuirà molto rapidamente la forza spirituale, fondamentale per proseguire e il cui azzeramento porterà da noi il tristo mietitore.

Death Mark

L’altro aspetto centrale del gameplay è l’esplorazione. Anche in questo caso ci troveremo ad indagare tra una schermata statica e l’altra, ma qui spunta fuori la natura punta e clicca del gioco: tra luoghi spesso angusti e bui ci troveremo ad indagare in vari punti dell’ambiente con l’ausilio di una torcia, che evidenzierà con un piccolo luccichio le zone con cui potremo interagire. Alcune di esse possono nascondere oggetti con cui interagire e, in base alla situazione, decidere se usarle nell’immediato, combinarle e nei casi previsti (solitamente con soluzioni chimiche) utilizzarle per liberarsi di qualche fantasma di troppo. Le meccaniche di gioco in realtà si fermano qui, sono semplici, spesso già viste in altri titoli e potrebbero non entusiasmare i più, ma Death Mark ha ancora un potente asso nella manica.

Shirushibito

Ciò che rende davvero unico e apprezzabile il titolo sta nella sua atmosfera. Già dal principio le immagini, anche se virtualmente statiche mi hanno trasmesso un senso di inquietudine e inadeguatezza; si ha perennemente la sensazione di non dover essere nel luogo in cui ci si trova e che le circostanze non sono certamente favorevoli. Durante l’incipit molto veloce della storia, scopriamo che alcuni soggetti muoiono in circostanze strane ed atroci apparentemente a causa di un marchio presente nei loro corpi, che sembra essere l’unico elemento a collegare le morti. Il gioco poi fa un improvviso salto in avanti, in cui senza sapere come o perché ci ritroviamo davanti ad un’immensa magione (la magione Kujo), e l’unico indizio che avremo sarà un biglietto da visita che troveremo in una tasca del protagonista che ci indica che il nostro obbiettivo è proprio parlare con la sensitiva che abita all’interno della magione. Una volta all’interno noteremo che la casa è vuota, nonostante dall’esterno si notasse una luce accesa in una delle camere nel secondo piano; da qui in poi inizieremo il nostro vero viaggio, ed il protagonista verrà alla scoperta di notizie non esattamente positive: anche lui è una vittima del marchio che lentamente ed inesorabilmente lo porterà alla morte, l’unico speranza di salvezza è indagare sull’origine del marchio stesso e demordere è un’opzione che porterà immediatamente alla morte; c’è però un ulteriore problema, la maledizione sta lentamente eliminando la memoria del protagonista che in effetti non ricorda neanche chi sia lui esattamente (ci sarà una striminzita personalizzazione del personaggio, poco utile ai fini del gioco), con il rischio di perdere i progressi delle sue scoperte in men che non si dica.

Death Mark

Il nostro amico fortunatamente non si troverà da solo nel corso della sua avventura, a mano a mano che essa proseguirà giungeranno nella magione altri shirushibito (persone marchiate) che hanno subìto la stessa sorte ma in luoghi e situazioni differenti, spesso alcuni di essi saranno fondamentali per superare alcuni enigmi o sconfiggere alcuni nemici. Starà al giocatore decidere di volta in volta di chi fidarsi e portare (rigorosamente uno alla volta) con se nel successivo luogo da esplorare. In ogni luogo troveremo in diverse occasioni lo spirito che infesta la zona e sarà nostro compito riuscire a capire come affrontarlo o combinare correttamente gli oggetti a disposizione per sconfiggerlo, facendo però molta attenzione ad ogni occasione: ci sono grosso modo due modi di affrontare gli spiriti; uno prevede l’effettiva eliminazione degli spiriti attraverso gli elementi chimici; con il secondo metodo dovremo invece trovare il modo di liberare lo spirito, in entrambe i casi dovremo cercare di riportare sano e salvo il nostro compagno d’avventura alla magione; l’esito finale cambia drasticamente in base alle scelte che adopererete durante le ore di gioco.

Death Mark

Death Mark

Come detto in precedenza, Death Mark ha un asso nella manica dal peso importante: le atmosfere. Dal momento in cui mi sono addentrerete alla magione fino ai titoli di coda, la sensazione costante di urgenza e terrore che pervade l’opera viene sapientemente accompagnato dall’immaginario e dal folclore tipico del paese del sol levante. Certo, alcune situazioni possono risultare grottesche, altre persino ridicole, ma il tutto è rappresentato con una coerenza ed un’eleganza raramente trasportati in un titolo horror; non troverete inutili jump scare a farvi balzare dalla sedia, bensì un’esperienza ansiogena sempre sul filo del rasoio, accompagnata da musiche ed effetti sonori degni di un titolo AAA capaci di farvi immedesimare da subito nelle paure del protagonista e nella sua costante lotta per rimanere in vita e di farvi scorrere un brivido dietro la schiena con un semplice sospiro in lontananza. Se siete alla ricerca di un videogioco d’autore, lontano da ciò che siamo abituati a vedere sull’attuale mercato videoludico, o semplicemente un ottimo modo per passare il periodo di Halloween, non dovete farvi assolutamente mancare questo titolo, un diamante forse ancora un po’ grezzo, ma sicuramente in grado di tenervi saldamente incollati al pad. Come avrete intuito io mi ci sono divertito da paura!

Death Mark
Death Mark – Recensione
PRO
Terrore costante
Comparto sonoro invidiabile
Elegante anche nei momenti più concitati
CONTRO
Visual novel riservata ad una piccola nicchia
Affronta temi spesso lontani dai gusti occidentali
Introduzione molto lenta
8
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