Milan Games Week 2018

Milan Games Week – SIDDiario di bordo (seconda parte)

Se la mia prima giornata al Milan Games Week l’ho spesa in grossa parte allo stand Nintendo, questo secondo giorno lo dedico ad esplorare quel “..e oltre” incluso nel nome del gruppo fb di Gamescore. Bandai Namco, Sony Playstation e giochi Indie mi attendono.

In questo secondo padiglione è impossibile non notare una folla di persone ammassate: c’è forse una rissa? Qualche cosplayer nuda? Regalano birra? Nulla di tutto questo, è semplicemente lo stand Bandai Namco. Lo spazio occupato da Bandai è circa pari a quello di Xbox ma l’interesse noto essere decisamente superiore. Le promoters sono carine e con professionale savoir faire reprimono le loro smorfie di disgusto per la massa informe di otaku che si spintonano di fronte agli schermi di Jump Force, One Justice My Hero Academia e Onepiece Qualcosa. La messa a disposizione di una sola postazione per ciascuno dei giochi menzionati fa sì che l’attesa per una partita sia di circa mezzora a soli quindici minuti dall’apertura, le tre postazioni sono l’una accanto all’altra e non riesco a capire se sono il 112esimo in coda per Jump Force o il 73esimo per One Piece ma mi è chiaro che non ho ne tempo ne voglia di aspettare.

Con un abile ninjutsu mostro alla promoter il mio pass stampa e la mia faccia tosta, lei nota con piacere il mio sapiente uso di sapone più deodorante e decide di aiutarmi nell’impresa affrontando con me quella manzoniana folla.  Alla vista di cotanta gnagna gli otaku si scostano ma non appena prendo in mano il controller tentano di raccogliere ogni loro goccia di sudore in una sfera genkidama da lanciarmi contro: è troppo tardi, ho già scelto i miei personaggi (Naruto, Sasuke, Ichigo) e premuto start.

Jump ForceIn tutta onestà Jump Force è graficamente quanto di più bello ho visto a questa Milan Games Week, superando di gran lunga anche le promoters. Un piacere tale per la vista che mi chiedo perchè non registrino gli anime con una Ps4Pro. Dall’odore riconosco l’esperienza del mio sfidante che mi asfalta rapidamente mentre io premo tasti a caso come quando da bambino spendevo le monetine di mamma nelle sale giochi arcade. Decido di intervistare il ragazzino onde non mostrarmi eccessivamente ignorante nella mia recensione. Lui afferma che il sistema di combattimento è sostanzialmente lo stesso di Xenoverse con lievi miglioramenti quando si è atterrati; la telecamera in locale è tanto spettacolare quanto scomoda e che non sia ne intuitivo ne facile distinguere la posizione sullo schermo del proprio personaggio, complici le tante cinematiche che spezzano l’azione. Lo stuzzico domandandogli se valga comunque la pena di acquistarlo nonostante sia “sempre lo stesso Xenoverse”, lui nemmeno vacilla e mi risponde: “Ma hai visto la grafica? Il roster poi è d’eccellenza e sicuramente aggiungeranno altri personaggi con i dlc a pagamento”. Touchè.

Come l’ Errante (Wander in inglese) è giunta per me l’ora di affrontare il colosso. Granitica, mastodontica, garguantesca si erge di fronte a me l’area Playstation, le mie gambe fanno Giacomo Giacomo e fatico a procedere. Lo spazio occupato è simile a quello di Nintendo ma è un unico blocco sfavillante, qualcosa che sembra arrivare direttamente da un futuro dove plastica e neon hanno avuto il sopravvento sugli essere umani. Retrocedo, abbagliato, mentre i miei occhi faticano a mettere a fuoco…quindi noto una gigantesca scritta LEGO e alcuni miei timori svaniscono. L’area Playstation offre la possibilità di giocare a titoli quali Lego Villains, Dreams, Granturismo, Nba2k e Fifa; non ho più alcuna paura. Dove sono Resident Evil 2 e Kingdom Hearts 3? Il primo è in un angolino, nascosto in uno stanzino buio di compensato, mentre il secondo è al centro dello stand ma accessibile soltanto da dei corridoi stretti laterali. Mentre mi chiedo perchè Sony abbia deciso di dedicare tanto spazio a RE2 quanto a Dreams ecco che subito trovo la risposta: la coda. Accanto alle postazioni di RE2 e KH3 vi sono delle transenne e circa un centinaio di persone che attendono: è passata mezzora dall’apertura e già bisogna aspettare più di un’ora per provare RE2.

I promoters allo stand di RE2 paiono subito particolarmente competenti nel campo e con questo voglio intendere che esteticamente sono meno belli delle ragazze dello stand Bandai Namco. Chiedo a uno di loro se posso intervistarlo e porgli qualche domanda, nella speranza di apparire professionale ai loro occhi e saltare la fila. Domando se ci sarà un downgrade grafico all’uscita, lo escludono categoricamente dato che il motore grafico utilizzato è lo stesso di RE7. Chiedo quindi quale sarà la longevità prevista dato che RE2, all’epoca, durava dalle 5 alle 10 ore in assenza di un walkthrough e considerato che gli acquirenti già conosco percorso e soluzione dei vari enigmi. “Ci sono tutti i puzzle vecchi più alcuni nuovi creati apposta” mi rispondono i promoters, intanto ho rotto le palle abbastanza e mi lasciano entrare nello stanzino per provare il gioco.

RE2 SiddL’immersione nell’atmosfera horror è totale: lo stanzino è buio, caldo ed è scarsamente areato, una puzza di morto vivente pervade le mie narici. Mi vengono indicate delle cuffie da utilizzare per meglio godere dell’esperienza, “le avranno utilizzate centinaia di giocatori prima di me” penso mentre accetto la sfida e le indosso: che schifo. Ho circa un quarto d’ora per provare la demo. Il tempo a disposizione è superiore a quello di altri stand e questo basterebbe a motivare la coda all’esterno. Leon è più bello che mai, è veramente sexy e la paura che possa spettinarsi mentre esplora la stazione di polizia di Racoon City è altissima. Lo scarto tra cinematiche e gameplay è minimo e notabile soltanto da alcuni lievissimi sfarfallii negli effetti di luce. Di fronte a me la storica cassa per lo swap degli item è la prima conferma che trovo della fedeltà del titolo al capitolo originale. Non appena posso sparo contro a degli scatoloni e osservo i miei piedi mentre corro all’interno di una pozza d’acqua: nessuna o scarsa interazione con l’ambiente. Una sedia caduta in terra e un sacco della spazzatura sono un ostacolo sufficiente per limitare i movimenti di Leon che, poco dopo, riesce invece a spostare uno scaffale ribaltato: è RE2, è lui senza se ne ma. Incontro i primi zombie e rimango piacevolmente colpito dalle animazioni, sono gli zombie più “vivi” che io abbia mai visto. Un colpo alla testa, ben mirato, e riesco a farne fuori uno; da una finestra ne striscia fuori un secondo ma questa volta sbaglio mira, sparo al corpo sprecando le munizioni che noto subito non essere sufficienti (e qualcuna l’ho sprecata prima sparando alle scatole). Che bello, davvero, questo RE2 remake è un survival horror e il gameplay non devia minimamente dall’originale (non risente cioè della piega fps ed action presa nel capitolo 5) ed è anzi tanto piacevole quanto orripilante ritrovarsi negli spazi angusti di Raccoon City, ancora una volta. Leon, intanto, è morto ed è giunto per me il momento di uscire e di andare alla ricerca di un po’ di amuchina per disinfettarmi le orecchie.

Grazie a suoi poteri telepatici, Sisko capisce che sto spendendo il mio tempo tra lo stand della birra artigianale e Smash Ultimate così mi sollecita: “Vai a portare i nostri saluti ai ragazzi di Okunoka e Detective Gallo!” ed io volo.

I giochi indie sono tutti ammassati in un unica area che prende le sembianze di una grande gangbang pixellosa. Le pareti dello stand sono bianche per mettere in risalto i colori accesi delle locandine e degli schermi delle postazioni di prova, l’effetto è piacevole alla vista ma riesce a mettere gli spettatori a proprio agio ed io mi sento già a casa.

Nascondo il mio pass stampa e mi mischio alla folla per dare un’occhiata più da vicino. Provo subito Okunoka l’italianissimo rageplatform presto in arrivo per Switch prima e poi per le altre console. I ragazzi di Caracal Games hanno messo a disposizione degli utenti cinque postazioni, poche meno di quelle che ha dedicato Sony a RE2 e cinque volte di più quelle che Bandai Namco ha speso per Jump Force: hanno fatto le cose in grande, bravi. Disegni e animazioni mi colpiscono poi mi colpisce il boss di fine livello, più volte e uccidendomi, impedendomi così di esplorare a fondo il level design. Estraggo il mio pass stampa e mi rivolgo a Giovanni, uno dei quattro ragazzi dietro allo sviluppo di Okunoka, decidendo di intervistarlo. Ragazzi è un termine sobrio e confidenziale che uso per snellire l’articolo, quelli che mi trovo invece di fronte è un vero signore con anni di esperienza alle spalle (e come lui anche il resto del team). Lui mi spiega che sono in quattro ad aver lavorato per sviluppare Okunoka e che sono riusciti a terminarlo in meno di un anno, lo afferma con lieve affanno segno di chi si è fatto un c*** così. Domando quali siano i punti di forza del titolo e nel farlo mi cita almeno cinque altri giochi indie che se non fosse per Nindie Night e le recensioni di Gamescore probabilmente non conoscerei: il “ragazzo” è sul pezzo e ne sa a palate. I punti di forza di Okunoka, mi spiega Giovanni, sono il level design curatissimo e i tanti tantissimi easter egg (circa uno per livello). Il gameplay inoltre sfora dai limiti dei rageplatform aggiungendo elementi puzzle e la longevità è da 10 e lode: 80 e più livelli che aggiunti alle boss fight porta il tutto a quota cento (e cento è un numero davvero grosso). La sua modestia gli impedisce di menzionare l’aspetto grafico, da lui curato, così ci penso io: il look è sobrio, piacevolmente cartoonesco, e le ambientazioni variano tantissimo da un livello all’altro creando così un nuovo stimolo per il giocatore a procedere e senza mai stancare la vista. Gli chiedo della release date per Switch e la ragazza che si occupa delle pubbliche relazioni lo fulmina con lo sguardo, non può rispondermi con una data precisa e se la cava con un “a breve, a brevissimo”. I suoi occhi luccicano e sento che davvero vorrebbe rivelarmi la data, come un bambino che dopo aver preso un bel voto non vede l’ora di mostrarlo ai genitori. L’incontro è davvero genuino, dopo tanti stand e promoters “di plastica” ho finalmente incontrato delle persone in carne ed ossa, dei gamers con esperienza, che sono riusciti a trasmettermi tutta la passione che hanno per il loro lavoro. Gli auguro buona fortuna per l’uscita del gioco anche se so che non gli servirà, Okunoka è un titolo di qualità che i possessori di Switch di certo non si faranno sfuggire.

Gli easter egg in Okunoka sono copiosi e azzeccati:

Subito dopo Okunoka è il turno di Detective Gallo, altro titolo indie made in Italy. Incontro così i due sviluppatori dietro l’avventura grafica che tanto ci è piaciuta e mi presento come SIDD di Gamescore e, con mia grande gioia e sorpresa, conoscono la rivista e si ricordano della recensione di Prince Serg. Domando come stiano andando le vendite del titolo e mi rispondono con un “discretamente bene” mentre sul loro viso compare un sorriso sornione di soddisfazione. L’atmosfera bonaria da famiglia Barilla che si respira allo stand indie mi ha addolcito anche troppo così ritorno a fare il SIDD e gli pongo una domanda scomoda di cui conosco già la risposta: “il titolo vende meglio su Switch o PS4?” e scatta un altro sorriso sornione, questa volta mio. I giochi indie sul Nintendo e-shop vendono alla grande in parte grazie alla portatilità della console, che più di tutte permette partite brevi “mordi e fuggi”, e in parte grazie alla qualità dell’utenza, che al momento dell’acquisto ha già accettato un severo compromesso con le prestazioni grafiche in favore del gameplay. Chiedo ai due sviluppatori (nome in codice Footprint Games) se ci siano novità per il Detective Gallo e per loro. Al loro stand non c’è alcun pierre o publisher presente e quindi possono sbottonarsi liberamente ad indiscrezioni. Il Detective Gallo potrebbe diventare “fisico” (cartucciona in arrivo per Switch? mah) e sarà portato su Android/Ios/Mac e anche su… carta! Il pollastro sarà così protagonista di una serie di fumetti a lui dedicata. Chiedo se hanno già in mente di creare un sequel ma rispondono che è davvero presto per pensarci, è certo però che Francesco e Maurizio De Angelis non abbandoneranno presto la scena videoludica (e ci mancherebbe, aggiungo). I due (come i quattro di Caracal Games) non se la menano per niente, amano i videogiochi e ne sanno a pacchi.

Detective Gallo fumettoL’incontro con gli sviluppatori indie, sia i ragazzi dietro ad Okunoka che il duo di Footprint Games, è stato qualcosa di genuino, spontaneo, magico. Ho incontrato persone in carne ed ossa, ragazzi che hanno sudato sette camicie per poter ottenere dei finanziamenti e poter portare il loro gioco (di cui sono orgogliosissimi) sui nostri schermi. Con gli occhi a cuoricione mi sento di dire, scrivere anzi, che sono proprio gli sviluppatori indie oggi a meglio ricalcare il modello Iwata de: “On my business card, I am a corporate president. In my mind, I am a game developer. But in my heart, I am a gamer.”

-5%
Jump Force - PlayStation 4
Jump Force - PlayStation 4
Un'ambientazione unica, che unisce il Jump World e il Real World; La grafica realistica dà vita ai personaggi Manga come mai prima d'ora
42,00 EUR −5% 39,99 EUR
-9%
Resident Evil 2
Resident Evil 2
Una prospettiva completamente nuova in terza persona e sistema di controllo aggiornato; Straordinarie immagini fotorealistiche in 4K grazie al motore proprietario RE
21,90 EUR −9% 19,98 EUR Amazon Prime
Kingdom Hearts III - PlayStation 4
Kingdom Hearts III - PlayStation 4
Piattaforma: PlayStation 4; Include nuovi mondi: Toy Story, Rapunzel, Big Hero 6, Monsters & Co e Frozen.
14,26 EUR Amazon Prime

Ultimo aggiornamento: 2023-12-05 at 06:20