Shadow of the Tomb Raider – Recensione

Ombre dal passato

Shadow of the Tomb Raider è un gioco che mi ha provocato rabbia in più di un’occasione. No, non sto parlando della rabbia dovuta ad un elevata difficoltà, o al trovarmi incastrato in qualche punto particolarmente ostico (capita, ma la soluzione si trova); parlo di una rabbia dovuta al fatto che il titolo è un ottimo titolo, ha anche dei picchi epici, ma sembra volersi tranquillamente adagiare sugli allori e sulle certezze del passato pur di non rischiare, perdendo così l’occasione di passare da ottimo gioco a capolavoro.

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Ho iniziato a giocare a Shadow of the Tomb Raider con la stessa smania di un bambino che scarta un nuovo giocattolo, carico di attese e voglioso di consumare l’esperienza in ogni minimo aspetto, avendo già largamente apprezzato sia il reboot del 2013, sia il suo seguito Rise, non vedevo l’ora di completare questa trilogia sull’archeologa più famosa del mondo videoludico. Avvio il gioco, e le atmosfere sono appunto quelle familiari della nuova trilogia: Lara si trova nel mezzo di un evento catastrofico insieme al suo ormai inseparabile amico Jonah, la situazione va peggiorando ed i due si ritrovano forzatamente separati. Proprio quando sembra che tutto stia andando per il peggio, parte un repentino flashback, che ci spiega come mai i due si trovano in quella situazione e da dove sono partiti. Proseguiamo con la storia e la sensazione di familiarità si trasforma per quasi tutto il capitolo introduttivo in una sensazione di déjà-vu, la linea narrativa è letteralmente la medesima vista nei primi due capitoli e i tutorial sono anch’essi strutturati nello stesso modo e con le stesse tempistiche, fatta eccezione per le ambientazioni (Il Messico delle primissime fasi è davvero affascinante e suggestivo) ed una protagonista risoluta e maturata. Se nei primi due capitoli abbiamo visto una Lara decisamente giovane ed inesperta, vittima degli eventi ed aiutata occasionalmente dalla fortuna – e sfortuna – in questo capitolo troviamo l’avventuriera cresciuta e consapevole del proprio destino e pronta a fare i conti con la natura e le proprie scelte, ma che continua a maturare anche nell’avanzare della storia. Come è possibile vedere già dai trailer, la Croft è spinta ad andare a fondo nella sua ricerca proprio per rimediare ad un errore che potrebbe portare il mondo verso la sua fine, dato che nella sua ultima esplorazione ha trovato finalmente un manufatto che credeva potesse mettere fine alle angherie della Trinità, causa delle disgrazie familiari di Lara sin dalla sua infanzia e principale nemesi dell’intera trilogia. Prendendo il manufatto scatena però inconsapevolmente una catena di eventi disastrosi, trovandosi a correre contro il tempo per impedire che il suo errore crei ulteriori danni irreparabili.

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Eclissi sul presente

Per proseguire nella sua nuova avventura, Lara fa affidamento sul gameplay ormai consolidato della serie, che unisce fasi di esplorazione a fasi stealth e shooting. L’esplorazione si basa sull’utilizzo di utensili, principalmente le piccozze, per riuscire a spostarsi tra la temibile giungla e le pareti rocciose da scalare; è stata introdotta qualche piccola aggiunta alla formula come la possibilità di calarsi dalle pareti rocciose con il rampino e la scalata estrema, ma a grandi linee ripropone le meccaniche già conosciute nei precedenti capitoli cercando di affinarle e migliorarle non sempre riuscendoci, ma di questo parleremo fra poco, perchè sulle fasi stealth va necessariamente spesa qualche parola in più. Forse aiutati dall’esperienza con Deus Ex, Eidos ha sensibilmente modificato l’approccio allo stealt, che adesso risulta più godibile, piacevole da utilizzare e fondamentale in alcuni momenti dell’avventura. Oltre a donare un tocco in più di realismo al gioco – che a volte abusa veramente tanto della sospensione dell’incredulità – rende il personaggio di Lara più umano e credibile; vederla ricoprirsi di fango per mimetizzarsi con l’ambiente, eliminare silenziosamente i nemici da un albero o nascosta da dietro una pianta con la costante paura di essere scoperta, rende il tutto più a misura di essere umano, facendola percepire come un personaggio scaltro, intelligente, ma mai imbattibile o dalla forza sovrumana, esattamente la sensazione opposta che proverete nelle fasi di shooting.

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Queste ultime sono sempre state le più problematiche della serie, dove l’IA non spicca mai per brillantezza e l’utilizzo delle armi, escluso l’arco, risulta a volte fin troppo semplicistico e non curato al 100%. In queste fasi vedrete anche Lara in grado di abbattere letteralmente e totalmente da sola un intero esercito; decine di nemici si faranno avanti, con armi pesanti e ben corazzati, ma l’archeologa inglese sarà sempre in grado di farne fuori a bizzeffe come se fosse un gioco da ragazzi, sfuggendo anche in alcune scene da una serie incredibile di colpi che avrebbero invece crivellato qualsiasi essere, umano e non. Tutte queste fasi sono parte integrante di Shadow of the Tomb Raider, ognuna di esse è ben sviluppata (con una nota di demerito per lo shooting) ed in alcuni momenti si raggiungono apici che vi terranno prontamente incollati al controller volenterosi di andare avanti. Il vero problema di queste fasi è che sono state realizzati come dei compartimenti stagni: c’è il momento in cui Lara deve esattamente usare l’approccio stealth, lo shooting etc., senza mai mescolarne gli elementi e risultando anzi a volte vincolanti e con una libertà di approccio abbastanza bassa, in quanto se quel determinato nemico che avete davanti va affrontato con un approccio specifico, affrontarlo in maniera differente risulta quasi sempre in una morte istantanea. Di giochi con un approccio libero ed in grado di integrare vari elementi di gameplay in ogni singola fase se ne contano differenti, e questo capitolo ne avrebbe sicuramente giovato svecchiando al tempo stesso le dinamiche.

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Una piccola parentesi va dedicata alla gestione della difficoltà totalmente libera, in quanto oltre a poter settare il livello generale di difficoltà potrete inserire le varie opzioni anche per ogni singola meccanica, impostando così degli enigmi più semplici, o un’esplorazione più complessa che elimina ogni aiuto visivo per comprendere quali sono gli appigli corretti, o un’approccio con i nemici nella media. Da quanto ho provato personalmente, alzare la difficoltà dell’esplorazione rende tutto molto più sfidante, quindi la differenza si sente.

La potenza del 4k

Il principale vantaggio di avere una Xbox One X è certamente la possibilità di fruire del 4K nativo, e Shadow of the Tomb Raider non si fa pregare nello sfruttare al massimo questa tecnologia. Quando vi troverete di fronte allo spettacolo della giungla, i suoi colori accesi e vivaci, la varietà di fauna e flora che incontrerete ed i dettagli che scorgerete, o l’architettura caratteristica dei vari borghi e città in cui vi ritroverete vi faranno presto dimenticare qualche texture sotto tono, o dei rarissimi cali di frame (in tutta l’avventura ne ho riscontrato solo uno). Il colpo d’occhio è d’impatto e la coerenza degli ambienti con la controparte reale raggiungono in alcuni scorci quasi il fotorealismo. Non siamo forse di fronte alla migliore opera per impatto tecnico, ma anche qui Lara si difende molto bene restituendo un’esperienza godibilissima.

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Ciò in cui non spicca sicuramente l’aspetto tecnico di Shdow of the Tomb Raider è l’uso della fisica, a volte in casi eclatanti che coinvolgono Lara stessa. Il salto delle volte sembra non risentire della forza di gravità, e quando cercherete di scende giù da una corda che collega un precipizio all’altro a volte sembra che il gioco non abbia proprio considerato dei frame di animazione e vi ritroverete quasi magicamente Lara già in posizione eretta, ma ci sono anche altri piccoli casi in cui se si presta particolare attenzione si notano degli errori quasi da generazione passata, ma fortunatamente non parliamo di elementi che possano minare l’esperienza finale, al massimo vi strapperanno qualche sorriso.

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Luce sul futuro

Al netto degli errori, Shadow of the Tomb Raider è comunque un ottimo titolo, apprezzabile in ogni meccanica proposta e basato su una formula già rodata e dalle fondamenta sicure, che non potrete non amare se avete già apprezzato i primi due capitoli. Il problema è che questa formula, oltre a necessitare di innovazione, porta con se tutti i difetti già presenti nei precedenti capitoli, risultando in alcuni momenti appena accettabile per un gioco current gen, dove la fisica va rivista quasi del tutto. Tutto ciò però è tollerato in quanto il progetto è stato pensato fin da subito come una trilogia, ed è facile aspettarsi che il gameplay non venga stravolto tra un capitolo e l’altro anche semplicemente per non disorientare l’utenza, così com’è normale che la trama affronti argomenti e nemici simili in tutta la trilogia. Detto questo, e la volontà si evince anche dalle parole degli sviluppatori, per il prossimo capitolo o la prossima trilogia Eidos e Crystal Dynamics dovranno ricreare tutto da zero, mantenendo il filone narrativo ma rivedendo le dinamiche adattandole alla generazione corrente (o next gen), prendendosi tutto il tempo necessario e donando a Lara il capolavoro che merita, come fu il primo capitolo nel 2013. Lei è sicuramente già pronta col coltello fra i denti.

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Shadow of the Tomb Raider - PlayStation 4
Shadow of the Tomb Raider - PlayStation 4
Compatibile con piattaforma: PlayStation 4
14,99 EUR −33% 10,00 EUR

Ultimo aggiornamento: 2023-12-06 at 02:00

Shadow of the Tomb Raider – Recensione
PRO
Lara è pur sempre Lara!
La giungla è tanto bella quanto pericolosa
Avvincente
CONTRO
Mantiene i difetti dei precedenti capitoli
Fisica da rivedere
Fasi di shooting poco realistiche
8.3
La fine di un'avventura