The Inner World

The Inner World (1+2) – Recensione

Se c’è un publisher indie che ho sempre apprezzato, questo è senza ombra di dubbio Headup Games. Il team tedesco il cui logo mette in bella mostra un Moai ha saputo conquistare la mia fiducia non solo grazie alla qualità dei titoli pubblicati ma anche al supporto che ha saputo dare a Nintendo WiiU mentre tutti erano già scappati da un pezzo, supporto che sta continuando alla grande anche nei confronti del nuovo gioiellino made in Kyoto. È per questa ragione che quando ho scoperto dell’arrivo su Nintendo Switch in contemporanea dei due capitoli della serie di The Inner World, titoli del genere punta e clicca del quale si è parlato molto bene in occasione dei loro rilasci su Steam, ho subito deciso di non perdere l’occasione di parlarvene sulle pagine di GameScore. Dopo aver giocato entrambi i titoli in successione ho deciso di raccogliere in un’unica recensione le impressioni relative alla combo di porting (The Inner World + The Inner World: The Last Wind Monk) di questo interessante progetto firmato Studio Fizbin. Il motivo per cui ho deciso di non tediarvi con due articoli separati è molto semplice: i due giochi condividono in tutto e per tutto la stessa atmosfera e la stessa linea di pensiero necessaria per portare a termine i numerosissimi enigmi tipici del genere al quale appartengono; in aggiunta, a livello narrativo i due capitoli sono fortemente correlati tra loro e quindi -ve lo dico fin da subito- se vorrete apprezzare al meglio ciò che questi hanno da offrire dovrete necessariamente giocarli entrambi in successione.

Le vicende si svolgono all’interno di Asposia, un pianeta che si regge in piedi grazie alla presenza fontane capaci di produrre un vento magico la cui energia, indispensabile alla vita, sta per esaurirsi. Nei panni di Robert, un giovane sempliciotto e spesso molto ingenuo, dovremo partire per un lungo viaggio per ripristinare l’ordine nel mondo intero, facendoci spazio all’interno di una trama capace di riservarci numerosi colpi di scena e di svelare, un capitolo dopo l’altro, la vera identità del protagonista. Se la trama si svolge lentamente attraverso dialoghi ed illustrazioni che sembrano essere sfuggite da un libro per bambini, il contesto narrativo si posiziona all’interno di tematiche che con i giovani pargoli non ha nulla a che fare. Asposia si rivelerà molto presto essere un mondo braccato da un regime capace di vincolare la libertà dell’individuo, ed in particolare quella dei cosiddetti “nasi a flauto”, stirpe della quale il nostro Robert sembra fare parte in maniera piuttosto speciale. Tale regime è capitanato dall’abate Conroy che, oltre a parlare di peccato e giustizia divina e a comandare una schiera di creature (Basylian) capaci di pietrificare le persone, sembra sapere tutto sul nostro conto. Non mi dilungo altrove, visto che fare spoiler è veramente un attimo in questo caso, e concludo assicurandovi che la trama di The Inner World è uno degli elementi più interessante di entrambe le produzioni.

The Inner World
La vita dei nasi a flauto non è affatto semplice in quel di Asposia

Una domanda, a questo punto, dovrebbe sorgere spontanea: per quale ragione dovrei voler saltare il primo episodio, uscito in contemporanea con il suo seguito, considerando anche il suo prezzo di soli €11,99 (a fronte di un ulteriore investimento di €14,99 per proseguire la saga)? La risposta è presto detta: sebbene i due giochi condividano una linea comune, non si può dire lo stesso per quanto riguarda i due porting approdati ad inizio mese su Nintendo Switch.

The Inner World
Nonostante il clima di terrore, il nostro Robert non perde occasione per farsi una partitina a freccette

Le più evidenti differenze tra The Inner World e The Inner World: The Last Wind Monk sono sostanzialmente due, ed entrambe spingono a preferire notevolmente il capitolo più recente della saga. Innanzitutto, solamente The Last Wind Monk è localizzato nella nostra lingua; tale decisione può essere contestata fino ad un certo punto ovviamente, e non fa altro che dare un riconoscimento agli sviluppatori che, visto il successo del primo episodio, hanno deciso di investire notevolmente sul suo seguito. L’inglese utilizzato non è di difficile comprensione ma a volte sarà di vitale importanza comprendere i (numerosissimi) dialoghi per risolvere gli enigmi. La seconda differenza, invece, è quella che più mi ha fatto storcere il naso; nonostante entrambi i giochi siano stati rilasciati anche su dispositivi smartphone, su Nintendo Switch potremo godere dei controlli touch solamente giocando a The Last Wind Monk. Mancanza che oltre ad essere “strana” risulta difficile da giustificare se non con una conversione frettolosa per far uscire la combo ludica nello stesso giorno.

Sebbene il supporto allo schermo capacitivo della console quando questa è modalità portatile può essere considerato nella maggior parte dei casi un semplice plus, nel caso specifico delle avventure punta e clicca il valore aggiunto da tale feature riesce ad elevare non poco la qualità generale del sistema di controllo. Riferendoci a The Inner World 1 e 2, l’utilizzo dei tasti fisici per controllare i punti di interesse risulta spesso macchinoso e poco preciso. Per poter interagire con l’ambiente di gioco è indispensabile raggiungere fisicamente l’area sulla quale vogliamo indagare per attivare gli hotspot circostanti e successivamente muoversi tra di essi attraverso la pressione dei tasti “L” e “R”. Per combinare tra loro gli oggetti ed utilizzarli con i vari elementi ambientali, inoltre, è necessario passare per un classico menù contestuale attraverso il quale ci viene richiesto ogni volta di scegliere una tra le tre azioni di “guardare”, “combinare” e “usare”. Insomma, se gli sviluppatori avessero avessero curato un pò di più il sistema di controllo su console molto probabilmente avrei risparmiato almeno un paio d’ore sul conteggio totale del tempo di gioco (assestate a circa 10 per ciascun episodio).

The Inner World
I personaggi che incontreremo durante il nostro viaggio sono molti, e ben caratterizzati.

Chiarite queste importanti differenze, che faranno pendere l’ago della vostra bilancia sull’acquisto o meno dei due titoli, scopriamo assieme cosa questi offrono agli appassionati delle avventure punta e clicca.

Inanzitutto, come già specificato, la qualità del comparto narrativo si assesta a livelli più che ottimi. Nonostante alcuni cliché tipici dei giochi di questo genere (primo fra tutti l’ingenuità di Robert) le due trame scorrono con piacere e, soprattuto, riescono a legarsi molto bene durante il passaggio da The Inner World a The Last Wind Monk. Anche la qualità del doppiaggio (ovviamente solo in inglese) è buona, e si sposa molto bene con il sistema di dialogo basato su alcune icone che compariranno di volta in volta in corrispondenza dei personaggi con i quali è possibile interagire.

The Inner World
IL naso di Robert si rivelerà presto utile anche per risolvere piccoli enigmi. Esso, infatti, può essere suonato come un’ocarina per dar vita a specifiche melodie. Vi ricorda qualcosa?

I ritmi di gioco, ahimè, sono abbastanza lenti. Il tutto viene enfatizzato sia dal modo molto pacato che ha Robert nel parlare sia dalle musiche estremamente rilassanti e dalla presenza di lunghi tempi di caricamento tra una stanza e l’altra. Non sarà raro ritrovarsi a dover percorrere in lungo ed in largo molte zone, a causa di enigmi che prevedono azioni in posti spesso distanti tra loro, e non vi sarà mai la possibilità di effettuare viaggi rapidi (magari attraverso una mappa simile a quella offerta da molti giochi punta e clicca) con conseguente sensazione di non riuscire bene ad avere un quadro generale sulla situazione.

La difficoltà degli enigmi è particolarmente tarata verso l’alto, in entrambi gli episodi, e richiederà molto di più che dare sfogo alle nostre capacità di pensiero laterale. Molto spesso le soluzioni da adottare risultano folli e poco contestualizzate ed è per questo che il gioco stesso ci offre un sistema di aiuti indispensabile per proseguire nelle situazioni di stallo. Se tale caratteristica non può che fare piacere, il modo in cui questa è stata implementata mi ha lasciato un pò di amaro in bocca, in quanto gli sviluppatori hanno ben pensato di guidarci per mano in ogni minima sezione di gioco. E’ normale in un’avventura punta e clicca rimanere bloccati in qualche situazione particolarmente complessa e, dopotutto, queste situazioni di stallo non fanno altro che aumentare la soddisfazione una volta che se ne viene fuori. Ovviamente se si rimane bloccati troppo a lungo senza la minima idea di come proseguire potrebbe essere corretto ricevere qualche tipo di indizio, ed è su questa strada che avrebbe dovuto muoversi il “sistema di indizi asposiano”. Invece che aiutarci solo in momenti specifici, o almeno offrire suggerimenti in maniera diluita nel tempo, tramite il sistema di hint del gioco è letteralmente possibile leggere per filo e per segno qualsiasi cosa è necessario fare per proseguire nell’avventura. Non vi nego che spesso mi sono ritrovato a scorrerlo, ma in tutta onestà in queste situazioni ho avuto la sensazione di essermi affidato a delle soluzioni trovate in rete; pratica che sinceramente detesto adottare!

The Inner World
Il sistema di indizi Asposiano è tranquillamente paragonabile ad un walkthrough completo

Concludendo, The Inner World è una serie che sicuramente sarà capace di accontentare un certo numero di giocatori, appassionati di punta e clicca particolarmente tosti e con una trama tutt’altro che banale e che tratta tematiche molto serie nonostante l’aspetto fanciullesco del protagonista e del gioco in generale. Purtroppo alcune scelte di sviluppo hanno reso macchinoso l’avanzamento delle due avventure che, di conseguenza, scorrono meno liscio di quanto avremmo desiderato. Personalmente consiglio l’acquisto ai veri cultori del genere, che troveranno in The Inner World e in The Last Wind Monk pane per i loro denti; a patto che non cedano al sistema di aiuti fin troppo esplicito!

The Inner World
The Inner World (1+2) – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a The Inner World 1 e 2 grazie a due codici gentilmente offerti da Headup Games. Nonostante abbia trovato i ritmi di gioco estremamente lenti per entrambe le avventure, queste si sono fatte giocare con piacere dall'inizio alla fine. Nonostante tutto alcune scelte di sviluppo discutibili hanno reso le opere di Stuzio Fizbin interessanti solo per una ristretta nicchia di appassionati.
PRO
CONTRO
6.5