The Banner Saga 3 – Recensione

Quando il sole si è improvvisamente fermato nel cielo, è giunta la catastrofe. Distruttori in armature di pietra si sono riversati da nord, un’oscurità si è rovesciata sulle terre e un serpente divoratore di mondi ha scavato voragini alla ricerca di qualcosa. Umani e Varl sono fuggiti a sud in grandi carovane, scontrandosi col generale dei distruttori, Bellower, e con gli intrighi del governatore di Boersgard, Rugga, per arrivare infine alla capitale umana di Arberrang. Gli intrighi di Rugga e vecchie rivalità col re di Arberrang hanno avvelenato le loro possibilità di salvezza. Riusciranno a riportare la pace prima che la città cada in ginocchio?

Juno ed Eyvind, potenti incantatori che dicono di poter scacciare l’oscurità, hanno proseguito verso le biblioteche dei Valka, dove un terribile confronto ha lasciato Manaharr in rovina. I tessitori di incantesimi non hanno altra scelta se non spingersi attraverso la stessa oscurità, protetti solo da un incantesimo di luce e da una riluttante squadra di mercenari. Riusciranno a scacciare l’oscurità prima che Arberrang, e l’umanità intera, finiscano inghiottite? E a quale costo?

In un modo o nell’altro, la saga giunge a una conclusione.

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Qualche variazione nel combat system del mondo oscuro

Esattamente da queste premesse riparte The Banner Saga 3, ultimo capitolo di una trilogia nata nel 2014 e sviluppata da Stoic Studio. Il compito di recensire questo nuovo capitolo potrebbe essere svolto in maniera semplice e anche un po’ sbrigativa : potremmo infatti prendere quanto scritto per le recensioni del primo e del secondo capitolo e trasporlo letteralmente su questa nuova recensione, senza che nessuno arrivi a rimarcare che si tratti effettivamente della stessa recensione. Ma non seguiremo questo processo.

Buone nuove?

Le novità principali di questo capitolo conclusivo sono tutte sostanzialmente di caratterere narrativo, con un minimo impatto sul gameplay. La narrativa è di fatto divisa in due grossi tronconi, e le principali novità sono state inserite nel filone di Juno ed Eyvind. Le meccaniche restano sostanzialmente invariate, ma i combattimenti si svolgeranno all’interno di questo luogo oscuro, dove personaggi e luoghi visti nei primi episodi tornano cambiati dall’oscurità stessa: poteri diversi, situazioni di gioco influenzate dall’oscurità e qualche altra idea sfiziosa. Una volta ucciso ogni nemico, ad esempio, quest’ultimo lascia una sorta di vuoto oscuro nella casella occupata, che bisognerà assolutamente cercare di evitare per non incorrere in penalizzazioni. In questa sezione, inoltre, ci sarà un limite temporale dettato dal numero di turni. Se non si riesce a sconfiggere l’orda nemica entro un certo numero di turni, se ne aggiungerà un’altra.

L’altro troncone narrativo è legato esclusivamente all’assedio: decisioni strategiche all’ordine del giorno per cercare di respingere i nemici proiettano la struttura ludica verso un gameplay molto più legato ai capitoli precedenti. La meccanica più interessante di questo episodio conclusivo è che le due situazioni si influenzano a vicenda: più tempo viene impiegato nell’esplorazione nel mondo oscuro, più l’assedio nemico diventa efficace. Tutto questo si ricollega al fatto che ogni singolo personaggio del gioco può morire (sempre ed esclusivamente attraverso le scelte narrative compiute).

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Il livello di dettaglio è eccelso, come al solito

È evidente come le (poche) nuove meccaniche di gameplay siano state inserite per accelerare i ritmi e dare un tono più drammatico al finale. Da questo punto di vista le scelte degli sviluppatori sono estremamente pertinenti e si inseriscono in maniera fluida nell’avventura.

All’interno del party potranno essere inseriti oltre 40 personaggi (il numero più alto di tutta la trilogia). A seconda di come l’avventura è stata sviluppata nei precedenti capitoli, alcuni personaggi saranno disponibili ed altri no (con alcuni che si escluderanno a vicenda).

Una delle aggiunte più attraenti a livello di gameplay è la possibilità di assegnare un nickname ad ogni singolo personaggio (del tipo “Juno il saggio”) che consente di attribuire una serie di modificatori. Non sarà possibile assegnare lo stesso nick a più personaggi, mentre gli stessi nickname si potranno evolvere per salire di livello.

Capitolo finale o Episodio finale?

È difficile parlare di sequel quando si parla di questa trilogia. Giocare The Banner Saga 2 o The Banner Saga 3 significa semplicemente continuare a sviluppare dei processi narrativi iniziati (o continuati) nell’episodio precedente. Di fatto, Stoic Studio avrebbe potuto benissimo concepire l’intera trilogia nel 2014 per poi decidere di dividerla in tre parti e distribuirla in tre episodi separati. La struttura è interessante, e forse anche un vero e proprio unicum nell’industria. Esistono videogiochi a natura episodica, vedi il recente reboot della serie Hitman, o anche tutti i prodotti marcati Telltale, ma è praticamente la prima volta che un videogioco viene sostanzialmente separato in tre parti per farne dei veri e propri episodi da distribuire in lassi di tempo molto generosi.

L’esempio forse più vicino ad un prodotto di questo tipo è, senza dubbio, la trilogia di Mass Effect. Anche in questo caso parliamo di una struttura narrativa in piena continuità nei tre capitoli, con la possibilità di importare il proprio salvataggio da un capitolo all’altro per continuare a plasmare gli eventi narrati. Una tale struttura è ripresa in tutto e per tutto nella trilogia di The Banner Saga, ma la differenza sostanziale è che quest’ultima mantiene in toto la stessa identica struttura ludica, e non propone in alcun modo delle variazioni nel gameplay, se non davvero minime e tutte legate al comparto narrativo. Il tutto, onestamente, lascia leggermente spiazzati. È assente qualsiasi sforzo di aggiungere nuove meccaniche o anche di limare quei difetti che obiettivamente si possono evidenziare all’interno del gioco, e si propone una totale continuità in termini ludici ed in termini narrativi, con la numerazione dei capitoli che viene ripresa da dove era stata lasciata. Avremmo gradito, senz’altro, delle meccaniche più profonde ed evolute, considerati anche gli splendidi risvolti narrativi che si evolvono nel corso del tempo.

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Toni più cupi in questo finale epico

Il combat system, il sistema di progressione dei personaggi, lo stile grafico, lo stile narrativo sono identici ai precedenti capitoli. Ma allora, si può giocare il terzo capitolo senza aver giocato i primi due ? Tecnicamente sì : un riassunto è presente nel menù iniziale, così come un tutorial per richiamare le basi del combattimento. Onestamente, però, sarebbe come iniziare una serie TV dalla terza stagione guardando un enorme riassunto dei capitoli precedenti. Fare ciò significa perdersi la brillantezza artistica della narrazione ed il fulcro della componente ruolistica dell’esperienza. In generale, quindi, è una pratica fortemente sconsigliata. Considerando anche il fatto che la struttura ludica è esattamente la stessa, non si hanno davvero motivi per lasciarsi dietro i primi due capitoli e debuttare direttamente con il terzo. D’altro canto, una tale scelta di continuità fa sì che, coloro che hanno digerito con difficoltà il primo episodio, non avranno alcun motivo di poter fare diversamente con il secondo ed il terzo. Quindi, se da una parte la fanbase è rassicurata, tutti coloro che avrebbero gradito una proposizione ludica quantomeno modificata e ammodernata resteranno sicuramente delusi.

Sia chiaro, The Banner Saga 3 è tutto fuorché un pessimo gioco. La narrativa si mantiene su ottimi livelli (così come il comparto audio) e la struttura ludica garantisce quella solidità necessaria ad una fruizione sufficientemente fluida del prodotto. Il lato artistico resta il fiore all’occhiello dell’intera produzione ed è, anche in questo caso, in perfetta continuità con i capitoli precedenti. Al di là, quindi, delle preferenze personali, non stiamo discutendo la qualità del prodotto che resta comunque decisamente alta, ma più che altro l’etica alla base di una scelta di questo tipo. Sul prodotto, del resto, non abbiamo davvero nient’altro da dirvi oltre quello che è stato scritto nelle due precedenti recensioni.

Una Saga da ricordare

Gli sforzi produttivi sono stati completamente concentrati sull’aspetto artistico e narrativo. Chi ha semplicemente voglia di tornare nelle splendide terre disegnate da Stoic Studio per conoscere le conclusioni della sega, troverà esattamente quello che stava cercando. La finizione del prodotto è, del resto, eccezionale.

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I dialoghi restano scenicamente fenomenali

In conclusione, quindi, nella valutazione di The Banner Saga 3 non possiamo non tenere in conto tutto ciò di cui abbiamo discusso fino ad ora. L’evoluzione delle meccaniche e del comparto prettamente ludico sono alla base del videogioco stesso, ed il focus sull’intrattenimento “attivo” resta centrale (almeno per il sottoscritto) nell’analisi di un prodotto videoludico. Come accogliereste tre episodi di Fire Emblem con le stesse identiche meccaniche di gameplay, gli stessi identici personaggi, lo stesso identico lato artistico, ma con una continuità narrativa di natura episodica? Riflettete a questa domanda e cercate di darvi una risposta. Se l’idea vi sembra tutto sommato sensata, allora potete aggiungere anche un voto alla recensione. In caso contrario, sarete pienamente consapevoli a cosa andrete incontro.

The Banner Saga resterà senza dubbio una trilogia da ricordare, che è riuscita a ritagliarsi un piccolo spazio nella storia del medium videoludico. L’aspetto artistico, così come l’integrazione tra meccaniche di gameplay e comparto narrativo sfiorano eccellenze artistiche che confezionano un prodotto praticamente perfetto da questo punto di vista. Resta il rammarico per non aver evoluto e raffinato certe meccaniche di gameplay nel corso degli anni, che avrebbero potuto regalarci, forse, un climax di ben più ampio spessore.

The Banner Saga 3 – Recensione
PRO
Comparto artistico sempre sublime
Una complessità narrativa sempre più profonda
Alcune aggiunte sfiziose in termini di gameplay...
CONTRO
...ma che non faranno cambiare idea a chi non ha amato i precedenti capitoli
Poco coraggio nel proporre una struttura ludica rinnovata
8
Una trilogia da ricordare