Lumo

Lumo – Recensione

Se chiudo gli occhi e penso intensamente lo riesco ancora a vedere, nitido come fosse di fronte a me in questo momento: un giovanissimo Sisko che tiene tra le mani una cartuccia per il suo adorato NES! Il titolo che il vostro futuro recensore stringe a sè, però, non è Super Mario Bros ma bensì un gioco appartenente ad un genere completamente differente, conosciuto con il nome di “avventura isometrica”. Il cartoncino all’interno del quale la preziosa scheda viene riposta con tanto amore almeno un paio di volte al giorno non ritrae un baffuto idraulico mentre spara una palla infuocata contro il muro sul quale sembra schiantarsi ma bensì un muscolosissimo stregone barbuto in preda ad un impeto di virilità; il suo nome è Solstice. Attorno al bimbo spesso sono presenti anche mamma e papà, con un cartellone che sembra essere il risultato di un collage di fogli A4, che viene costantemente aggiornato con tanta dedizione con l’obiettivo di rappresentare su carta la mappa di gioco di quello che sembra un titolo che provoca dipendenza. Sisko a volte si arrabbia; Solstice è tremendamente difficile, perdersi è talmente facile che sono più le volte in cui si muore che quelle dove si riesce a progredire da una stanza all’altra. Ma nulla al mondo sembra essere capace di fermarlo, quella mappa rimarrà il testamento di un’impresa epica che verrà narrata con orgoglio da lì ad ogni giorno della sua vita in cui ne avrà l’occasione.

A distanza di circa 20 anni Sisko non ha ancora dimenticato quello che è forse il videogioco che più di tutti è riuscito a tenerlo incollato ad una console ininterrottamente per anni (record sfiorato solo da Worms Armageddon un decennio dopo) e decide – grazie al suggerimento di un caro amico – di far riaffiorare i ricordi rispolverando il suo vecchio NES, soffiando con determinazione nella cartuccia di gioco ed avviando il software per la milionesima volta. Un’emozione forte, un brivido lungo la schiena grazie all’indimenticabile motivetto che accompagna l’esplorazione… poi la tragedia. Solstice non è invecchiato per nulla bene! Viene quasi da chiedersi come abbia potuto un ragazzino di soli sette anni giocare ore ed ore ad un titolo così difficile, così punitivo, e senza alcuna possibilità di salvare i propri progressi. E ora come fare? La sete di avventure isometriche si è fiondata su Sisko come un fulmine a ciel sereno. Urge una soluzione, un nuovo progetto che abbia l’obiettivo di riportare in auge un genere ormai finito nel dimenticatoio. Qualcosa di accessibile a tutte le tipologie di giocatore! Se vi trovate nella mia stessa situazione anche voi avete estremamente bisogno di Lumo; da oggi potrete farlo vostro sul Nintendo Switch eShop al prezzo di soli €19.99.

Lumo
Non ho capito, sto giocando a Lumo o a The Sims?

Sono estremamente consapevole che iniziare una recensione con un amarcord personale possa rendere vulnerabile un recensore, al punto da richiedere maggior attenzione alle parole successive per assicurarsi che il giudizio non venga influenzato dall’amore provato per una piccola perla del passato. Ma Lumo nasce proprio dalla necessità di soddisfare i giocatori nostalgici come il sottoscritto ed è giusto che anche voi sappiate fin da subito che il primo vero requisito per poter adorare la produzione curata da Gareth Noyce, fondatore di Triple Eh? Ltd. è quello di avere tanta pazienza e voglia di apprezzare un gioco per quello che rappresenta oltre che per quello che ha da offrire.

Non preoccupatevi, però, avviando il menù principale è chiaro come il titolo sia stato pensato fin dal principio per soddisfare tutte le tipologie di giocatore. Prima di fiondarvi in questa nuova stravagante avventura isometrica, infatti, vi verrà posta la classica domanda da 100 milioni di dollari: “sei abbastanza coraggioso da affrontare il gioco come si faceva una volta con vite limitate, niente mappa e senza alcuna possibilità di salvare i tuoi progressi? O preferisci prendertela comoda grazie ad un sistema di vite infinite, mappa a disposizione e salvataggi come non ci fosse un domani?”. Non esiste una risposta giusta o sbagliata, esiste solo l’esperienza che volete ricreare in voi, qualora abbiate avuto la fortuna di essere testimoni dell’era NES. Personalmente le ho provate entrambe, com’è giusto aspettarsi da un recensore che cerca in tutti i modi di non farsi influenzare dai sentimenti, e posso assicurarvi che i livelli di frustrazione (seppur presenti) del passato sono ormai un lontano ricordo.

Una volta fatta questa importantissima scelta sarà possibile passare ad un veloce tutorial che, ancora una volta, dimostra quanto una semplice visuale isometrica possa apparire estranea ad un giocatore moderno quando si parla di platform e non di RPG. Ci verrà data la possibilità di testare tre diverse configurazioni di movimento tramite stick sinistro all’interno di una stanza vuota per darci modo di valutare al meglio quale sistema di input ci faccia sentire a proprio agio. Sarà una decisione fondamentale, rivisitabile in qualsiasi momento, per garantirci una migliore lettura degli stage ed evitare numerose morti involontarie. Morti che se non siete disposti ad accettare, magari proprio a causa di un vostro errore di interpretazione di profondità, potrebbero obbligarvi a ricadere ben presto su un’esperienza moderna molto più permissiva grazie alla possibilità di godere di vite infinite con tanto di respawn selvaggio del piccolo stregone protagonista.

Lumo
Dov’è finita Pauline? Mi avevano detto che l’avrei trovata qui sopra! Come dite? Festival di New Donk City????

Fatte le doverose premesse è possibile, finalmente, iniziare l’avventura. La trama di Lumo è praticamente inesistente e vedrà un giovane nerd risucchiato da uno strano marchingegno messo in bella vista nella sala di quella che sembra essere una fiera del retrogaming. Seppure banale, questo sarà l’unico pretesto necessario a giustificare la nostra fuga dai 14 piani della enorme torre virtuale che ci tiene in ostaggio.

I primi minuti di gioco li passeremo a prendere confidenza con una lunga serie di piccole stanze molto semplici e prive di enigmi, con l’obiettivo di recuperare una delle uniche due abilità che ci verranno concesse durante tutto lo svolgimento dell’avventura. Proprio così, oltre a saltare ed utilizzare il proprio bastone per rivelare piattaforme nascoste o scoraggiare i nemici ad attaccarci non sarà necessario nessun ulteriore potenziamento per riuscire a risolvere i numerosi puzzle ambientali ed interagire con l’ambiente circostante. Giusto in qualche occasione ci verrà richiesto di recuperare alcuni oggetti necessari ad aprire passaggi precedentemente invalicabili. Anche se quella che sembra una limitazione potrebbe farci credere, almeno inizialmente, di essere di fronte ad un gameplay sul punto di andare in stallo da un momento all’altro, progredendo di piano in piano ci ritroveremo ad affrontare situazioni sempre differenti ed ingarbugliate capaci di offrire costantemente il piacere della scoperta e quel senso di appagamento necessario per rimanere incollati alla nostra console per lunghe sessioni di gioco. Merito, senza ombra di dubbio, del level design curato in ogni dettaglio e della grande cultura dello sviluppatore che è riuscito ad imbastire una serie di oltre 400 stanze esplorabili (seppure alcune solamente funzionali ai nostri spostamenti).

Lumo
Ogni tanto capiterà di imbattersi in qualche interessante minigioco, giusto per dare qualche tributo aggiuntivo alle glorie del passato

Se appartenete a quella tipologia di giocatori che un titolo lo finisce tutto d’un fiato potreste essere in grado di terminare Lumo nel giro di circa sei ore. Per cercare di sedurvi ad affrontare una seconda run, il gioco offre una buona quantità di achievement ed una classifica online che tiene traccia dei tempi di completamento attraverso la quale sfidare voi stessi ed i giocatori di tutto il mondo. Non solo, all’interno dell’intricato labirinto dal quale dovremo pianificare la nostra fuga saranno presenti una serie di numerosi collezionabili, stanze bonus e ben sei minigiochi. Com’è giusto che sia, i numerosi passaggi segreti non sono in alcun modo segnalati nella mappa (qualora presente) e richiedono un elevato spirito di osservazione da parte dell’esploratore che è in noi. Non sarà raro ritrovarsi arrampicati su una mensola per scoprire che basta effettuare un piccolo salto per accedere ad una stanza posizionata sopra la nostra testa, proprio come ai vecchi tempi.

Nonostante la promessa di offrire una mappa molto vasta sia stata senza ombra di dubbio mantenuta, il vero grande limite di Lumo sta proprio nell’aver abusato forse troppo del concetto di linearità esplorativa. Molto raramente sarà richiesto di visitare più di un piano della torre contemporaneamente per progredire, e la necessità di recuperare la mappa di ciascuno di essi separatamente evidenzia come l’intera esperienza sia stata volutamente frammentarizzata. Questo non deve necessariamente essere preso come un elemento negativo, ma evidenzia forse l’unico grande punto di distacco tra questa produzione e quelle del passato. Inoltre, l’aver modernizzato l’opera attraverso l’aggiunta di collezionabili perde di funzionalità nel momento in cui l’avventura viene impostata come unidirezionale e non offre alcun punto di teletrasporto per rivisitare le zone precedentemente superate alla ricerca di nuovi stimoli per i completisti.

Lumo
Qualsiasi punto di appoggio in Lumo potrebbe non essere puramente decorativo. Indagate ovunque ci sia qualcosa che attiri la vostra attenzione!

No products found.

Ad un gameplay dall’apparenza minimale si affianca uno stile grafico sufficientemente dettagliato per essere accettato nel 2017 ma retrò al punto giusto per svolgere il suo ruolo evocatore. Pur utilizzando una grafica ricca di colori e molti effetti di luci ed ombre, Lumo si impone con uno stile visivo d’altri tempi con stanze piene di dettagli ma disegnate una alla volta in mezzo al “nulla”. Peccato, invece, per l’accompagnamento musicale piuttosto altalenante con musiche spesso troppo ripetitive e prive di mordente.

Tirare le somme su un prodotto come Lumo non è compito semplice, ma trova tutti d’accordo nell’affermare che la piccola produzione di Triple Eh? Ltd. potrebbe rappresentare la scintilla necessaria a far esplodere questo carburante di indifferenza nei confronti di un genere che in passato ha dato fin troppe soddisfazioni ai giocatori che ne hanno deciso di spolpare a fondo le dinamiche di gameplay.

Quello di Lumo è un messaggio piuttosto chiaro: mai dare per spacciato un certo genere o una particolare meccanica quando un team talentuoso e ispirato decide di mettersi al lavoro. Sicuramente le avventure isometriche di questo tipo rimarranno un mercato di nicchia ma Triple Eh? ha dimostrato che questa nicchia può esistere, che c’è spazio per un prodotto che esce dagli schemi odierni dei platform e che sa divertire centrando in pieno il significato stesso del termine avventura. In finlandese Lumo significa semplicemente “incanto” e mai nome fu più azzeccato per questa piccola opera dall’incantevole natura isometrica.

Lumo
Lumo – Recensione
MODUS OPERANDI: Ho giocato a Lumo grazie ad un codice gentilmente offerto da Rising Star Games. Dopo due ore di gioco mi sono accorto che molti dei collezionabili  che stavo inconsciamente saltando avrei invece potuto prenderli fin da subito... ricominciando da zero l'intera avventura. La linearità del gioco mi ha permesso di non aver quasi mai la necessità di consultare la mappa, ma dopo il trauma subito riprovando Solstice sono stato comunque ben lontano da affrontare Lumo in modalità "classica" (quella con poche vite e che "se muori sei fregato").
PRO
CONTRO
7.6
MA CHE NE SANNO I 2000