Il mio rapporto contraddittorio con Yono and the Celestial Elephants è nato nel momento in cui il progetto dello sviluppatore Neckbolt (uso il singolare consapevolmente visto che il gioco è frutto del solo Niklas Hallin) è stato annunciato in pompa magna all’interno dello scorso Nindies Showcase. Un titolo che, a dirla tutta, è veramente difficile da inquadrare attraverso la visione di un solo trailer: stando alle poche informazioni mostrate nel breve video pubblicato in occasione del suo annuncio, il gioco si presenta come un titolo semplice (soprattutto nella sua veste grafica) e pieno zeppo di enigmi, formula che ha da sempre caratterizzato le avventure dal “sapore Zeldiano”.
I primi minuti di gioco sono però stati spiazzanti; sarà per l’estrema “pucciosità” del protagonista, rappresentato da un cucciolo di elefante che saltella goffamente in un mondo di gioco dall’aspetto fanciullesco, sarà per la selezione di enigmi banalissimi proposta in veste di tutorial, ma il primo avvio di Yono and the Celestial Elephants mi ha dato l’impressione di essere all’interno di un gioco pensato per bambini. Un bellissimo gioco, sia chiaro, ma io ho 30 anni (almeno stando a quanto dichiarato dall’ufficio anagrafe) e mi sono sentito subito come un pesce fuor d’acqua. Meno male è bastato mettersi comodi e lasciarsi cullare dall’ipnotico passo del piccolo Yono, l’elefante ancestrale sceso dal cielo per risolvere tutti i problemi dell’umanità, per scoprire un titolo comunque valido e capace di intrattenere anche il giocatore più “navigato”.
Yono, come avrete ormai capito, è un piccolo elefante. Atterrato sul nostro (?) pianeta come fosse una stella cadente, il giovane pachiderma, si ritrova subito ad affrontare il primo dei tanti problemi da risolvere: “Dove mi trovo?” e, soprattutto, “Chi sono?” sono solo le prime domande alla quali si dovrà cercare di dar risposta. Ma questi purtroppo sono interrogativi che nessuno è in grado di rimuovere dalla mente di Yono, almeno nell’immediato; e poi ci sono delle persone qui fuori ad aspettarci, sarà nostro compito aiutare chiunque abbia bisogno di noi… Sono le stelle a dircelo e non possiamo sottrarci al nostro destino!
Nel nostro viaggio alla ricerca di noi stessi, sarà fondamentale prendersi cura delle esigenze della popolazione che vive nei quattro villaggi che attraverseremo lungo il cammino. In ciascuno di essi potremo fare la conoscenza di bizzarri abitanti che avranno bisogno del nostro aiuto e che saranno ben disposti di ricambiare i vari favori collaborando con noi e fornendoci preziose informazioni. Anche se i dialoghi sono interamente in inglese (o se preferite francese, tedesco, spagnolo, svedese) non sarà difficile per chi ha una conoscenza basilare di tale lingua assistere alle discussioni del protagonista mentre avrà a che fare con i temi più disparati che spaziano dalla filosofia con gli umani, il libero arbitrio con i robot e l’etica con i non-morti.
Ma sbaglio o precedentemente parlavo di una cospicua quantità di enigmi presenti all’interno di Yono and the Celestial Elephants? Nonostante il tema del dialogo sia fondamentale per progredire con la nostra avventura, gli elementi che la faranno da padroni saranno i numerosi puzzle ambientali necessari a raggiungere le varie città ed i tre dungeon nei quali ci aspetteranno i classici boss. Se di primo impatto questi risultano abbastanza banali, ben presto la proboscide del nostro protagonista si rivelerà un elemento cardine per far assumere profondità al gameplay. Sfruttando il lungo naso di cui è dotato, Yono potrà risucchiare acqua, peperoncini e noccioline per poi spararli via contro nemici, palloncini, mulini e molti altri oggetti con i quali sarà possibile interagire.
I 3 grossi labirinti da risolvere hanno una struttura abbastanza lineare, e sarà veramente difficile perdersi al loro interno. Nelle varie città pullulanti di subquest, invece, si potrebbe a volte provare una lieve sensazione di smarrimento. Le numerose richieste alle quali saremo chiamati a rispondere non sono in alcun modo tracciate né in una mappa (del tutto inesistente) né attraverso un diario che possa aiutarci a mantenere ordinati i nostri progressi da completisti accaniti. La conseguenza di questa che io definisco una mancanza a tutti gli effetti, unita al fatto che molte missioni secondarie sono intrecciate tra di loro, mi porta a non sapervi dire con certezza se a fine partita io abbia veramente spolpato il gioco o se mi sia perso qualche missione per strada; una limitazione che, a fine partita, mi ha lasciato con l’amaro in bocca.
Pur mancando una vera e propria mappa, il gioco ci offre un hub centrale dal quale ripartire ad ogni nostro gameover (anche se siamo una creatura divina a quanto pare non godiamo dell’immortalità) o da poter sfruttare come punto di congiunzione dei vari viaggi rapidi offerti da alcune botteghe posizionate all’interno dei centri abitati.
A livello grafico è chiaro che non possiamo definirci di fronte ad un titolo che spinge al massimo l’hardware della console. Le varie ambientazioni sono molto colorate ma soffrono di mancanza nella variabilità degli oggetti che le compongono; pur riconoscendo come l’intero lavoro sia stato svolto da una sola persona, è veramente evidente come moltissimi elementi decorativi (così come i nemici) siano stati disposti nel mondo di gioco e ripetutamente clonati più e più volte dando un aspetto poco omogeneo e, soprattutto, poco curato. Niente che mini veramente l’esperienza di gioco, sia chiaro, ma in sede di recensione trovo più corretto (e professionale) mettere in guardia coloro che, giustamente, amano acquistare un videogioco anche solo per perdersi nei suoi panorami.
A livello sonoro possiamo notare qualche miglioramento, con tracce molto allegre (a cura di Karl Rosqvist) e che si sposano alla perfezione con le varie situazioni che si andranno a creare. Peccato solo per alcuni effetti sonori, che volutamente richiamano i rumori caratteristici di ambienti circensi, che sembrano fuori contesto e che, quindi, stonano con il clima rilassato dell’intera produzione.
Ad essere sincero, nel valutare la mia personale esperienza di gioco devo ammettere che Yono and the Celestial Elephants si trova in un limbo che non mi permette di identificare con certezza il target per il quale è stato concepito: troppo fanciullesco per poterlo consigliare ad un pubblico adulto e troppo complicato in certe fasi (soprattutto a causa della mancanza di localizzazione italiana) per definirlo alla portata di bambino. Forse il modo migliore per godere al meglio di questo particolare prodotto è unire tra loro queste due generazioni di utenza ed immaginare un genitore che, assieme al proprio figlio, decide di lanciarsi nel magico mondo incantato di Yono and the Celestial Elephants. Per tutti gli altri consiglio di pensarci vivamente prima di valutare l’acquisto di questo titolo che, nonostante tutto, rimane un buon esponente del suo genere di appartenenza.
Se volete saperne di più sul gioco come al solito vi invitiamo a leggere la recensione dei nostri amici di Nintendo Player ed a guardare il seguente video gameplay a cura del nostro Axios00.