The Town of Light Header

The Town of Light – Recensione

The Town of Light degli italiani LKA.it non è un horror. Non ci sono maniaci armati di mannaia dietro ogni angolo pronti ad inseguirvi. Non ci sono esseri demoniaci alle vostre spalle. C’è solo l’orrore infinito di Reneè, sedicenne problematica che negli anni 30, in piena epoca fascista, viene rinchiusa nel manicomio di Volterra perchè “Pericolosa per se stessa e per gli altri e di pubblico scandalo”, come scrive la questura. C’è l’orrore del rivedere, anni dopo, quel luogo di sofferenza e rivivere l’alienazione dei momenti passati all’interno di un edificio il cui unico vero, reale scopo non è curare ma nascondere, contenere e rendere inoffensivi i “pazzi”.

The Town of Light 01

Per quello che riguarda l’argomento di The Town of the Light, non posso fare a meno di fare un applauso al team di LKA.it. Hanno saputo affrontare il racconto della follia, non tanto dei malati quanto dell’istituzione stessa che non si fà scrupolo alcuno anzi, reputa normale la violenza, l’abuso sia psichico che fisico, nei confronti dei malati. La cosa più agghiacciante è che tutta questa, non è malvagità pura e semplice, che a quella si potrebbe trovare una qualche scusante; si tratta semplicemente di persone che “stanno facendo il loro lavoro”, ingranaggi di un meccanismo che stritola i malati ma pure l’umanità di chi lavora in quel luogo. Non hanno usato la follia trasformandola in mostro da cui fuggire ma hanno tratteggiato la sofferenza di una situazione dalla quale è impossibile fuggire per colui che ne cade vittima.

La storia di Reneè si fonde con quella del manicomio e avanza incurante di ogni costrizione. E’ una storia potente, che prende spesso alla gola e non risparmia niente di un orrore contro il quale le vittime non avevano voce alcuna. Ma poi, chi vuole ascoltare la voce dei pazzi, quando l’importante è la tranquillità e quella voce potrebbe incrinarla?

Per alcuni, questo potrebbe non essere un gioco nel vero e proprio senso della parola, è un cosidetto “walking simulator”, un adventure in cui l’interazione è molto ridotta, un gioco in cui, avanzando e scoprendo particolari, si dipana una storia e quella storia è anche la “nostra” storia, dato che la chiusura dei manicomi è relativamente recente e risale al 1978, con la “Legge Basaglia”. Il senso di impotenza, la frustrazione, sono reali, tutto è successo veramente, innumerevoli volte a innumerevoli persone durante troppi anni e il team di LKA.it ce lo racconta in un modo che denota elevate attenzione e studio dietro le vicende di Reneè.

The Town of Light 03

Parlare del gioco, staccandolo dalla storia, non è facile. Dal mio punto di vista, faccio fatica pure a considerarlo un gioco; il mio motto è “prima il gameplay, poi tutto il resto” e in The Town of Light, di gameplay non ce n’è alcuno. Si avanza, si cerca di scoprire indizi e ricordi per poter avanzare ma, all’atto pratico, non avremo interazioni di sorta con altre persone, nessuno tenterà di farci del male, non potremo neppure correre o saltare. Solo camminare, addentrandoci in questo manicomio in rovina, circondati da mura in rovina e un atmosfera opprimente nonostante la bella giornata di sole che ci guarda dalle finestre ormai senza vetri e dalle sbarre arrugginite, contrasto evidente della realtà di luce che contrasta con l’oscurità del passato.
Mentre la voce di Reneè ci accompagna durante questa caduta in ricordi a volte chiari e precisi, a volte confusi da ciò che la circonda, ci si rende conto che si, Reneè era malata. Aveva bisogno di aiuto. Un aiuto che non poteva venire da un manicomio ove la regola era distruggere ogni traccia di individualità, capace di annichilire anche le migliori intenzioni di un giovane dottore, arrivato con le migliori intenzioni ma lentamente ridotto a un grigio burocrate.

Il manicomio è stato riprodotto nei minimi particolari, grazie ai minuziosi sopralluoghi effettuati dagli sviluppatori. Potremo visitarne tutti i locali, le camere, gli uffici del personale, le cucine, le docce e su alcuni muri troveremo alcuni murales presenti nel vero stabilimento in rovina. A tanta attenzione, fà da contraltare una qualità dei modelli 3D davvero basilare, anche se a volte si ha l’impressione che modelli più dettagliati non trasmetterebbero la stessa inquietudine, e delle textures spesso slavate dal chiaro effetto “adesivo”, senza contare la presenza di alcuni glitch grafici. Ben realizzate le immagini 2D che riescono pienamente a farci sentire tutto il peso delle situazioni che vogliono rappresentare.

Un pò altalenante la voce italiana di Reneè che non sempre riesce a trasmettere l’angoscia di una ragazzina spaurita, ormai persa in un mondo dove lei è solo vittima, alla mercè di una struttura inumana; compito comunque non certamente facile ma in certi passaggi, si ha quasi l’impressione di una certa svogliatezza. Le musiche invece sono sempre ben realizzate ed adeguate e sottolineano sapientemente le atmosfere. Questi difetti, a mio parere non inficiano più di tanto il valore di questo gioco ma fanno capire che la produzione è stata realizzata con pochi mezzi.

The Town of Light 05

Un esperienza che vale la pena di fare, a patto di essere consapevoli di ciò che ci aspetta, perchè la più piccola sofferenza di Reneè è in grado di colpire molto più forte la bocca dello stomaco di qualunque jumpscare e vagare per i corridoi, rivedendo un passato ormai lontano, dove la scarsa conoscenza delle cure psichiatriche del tempo ha distrutto vite che oggi sarebbero potute essere recuperate e condotte a vivere esistenze normali. Pensare a una Reneè attuale, ridere con le amiche, preoccuparsi della scuola o innamorarsi, dà solo una minima misura dello spreco.

The Town of Light Header
The Town of Light – Recensione
PRO
Il Manicomio è riprodotto fedelmente
Gioco coraggioso e storia fortissima
Stavolta l'orrore è vero
CONTRO
L'aspetto grafico manca di pulizia
Alcuni puzzle un pò vaghi
La voce di Reneè a volte manca di pathos
9