Pinstripe

Pinstripe – Recensione

La discesa negli inferi è un tema letterario che probabilmente è stato affronatato dal primo momento che gli esseri umani hanno cominciato a raccontarsi storie, per dare senso ai misteriosi stati del mondo. Questo argomento non è un’esclusiva delle società occidentali, se pensiamo che persino nell’Epopa di Gilgamesh era presente una sorta di viaggio nell’oltretomba. Ovviamente, la prima opera che ci viene in mente è l’Inferno di Dante, ma anche Enea e Odisseo intrapresero il loro personale viaggio nell’aldilà. Elemento che accomuna tutte queste esperienze è la ricerca di una risposta, che può essere trovata solamente in quel luogo, in mezzo alle anime dei morti.

pinstripe

Pinstripe è una storia giocabile con elementi puzzle/platform, realizzata interamente dal one-man team composto dal solo Thomas Brush, autore anche di Coma Skinny. Il gioco ci mette nei panni di Ted, un prete che affronta un viaggio nell’inferno per salvare sua figlia Bo dal temibile Mr. Pinstripe. Il pregio principale di Pinstripe è il comparto artistico semplicemente superbo, che prende chiara ispirazione dai lavori di Tim Burton quali Nightmare Before Christmas o Coraline. Il comparto narrativo, seppur semplice, è ben fatto e presenta una storia decisamente particolare. Al tempo stesso, il gameplay è disseminato di problemi minori che intaccano la bontà finale dell’esperienza.

La scena iniziale ci vede in un treno, dove Bo chiede al padre di giocare a Sherlock Holmes e di indagare sull’odore di fumo che pervade l’aria. Qualche vagone più avanti, un uomo in nero che fuma una sigaretta, propone alla piccola Bo di regalarle un palloncino nero. Ted e la figlia decidono di passare oltre, ma di lì a poco, succede l’impensabile. Bo vede un palloncino nero che fluttua davanti a lei. Eccitata, comincia ad inseguirlo. I richiami del padre si perdono nell’aria, così comincia ad inseguirla. La disperazione. L’uomo in nero si chiama Mr. Pinstripe e ha rapito Bo per farla diventare sua figlia. Comincia così la discesa di Ted verso gli abissi infernali.

pinstripe

Come già fatto notare, Pinstripe è una storia giocabile, perciò l’esperienza pone l’accento sulla narrazione. Il gioco si sviluppa attraverso diverse ambientazioni, tutte quante realizzate con questo particolarissimo stile artistico. Per proseguire tra i diversi scenari, ci viene richiesto di risolvere dei puzzle e di affrontare delle sezioni platform. Il comparto narrativo e artistico sono ovviamente il fiore all’occhiello di Pinstripe. Durante alcuni dialoghi, possiamo scegliere tra due opizioni, una contrassegnata dal simbolo di un sole e l’altro da una luna. A seconda delle risposte che daremo, potremo assistere ad un finale diverso. La storia in sé si sviluppa in maniera molto leggera, nonostante il rapimento di una bambina non sia un tema propriamente frivolo. Questo aspetto è derivato dall’atmosfera molto burtoniana: c’è una sensazione diffusa di ingenuità e innocenza infantile che cozza terribilmente con il contesto infernale. Il risultato è una sensazione di straniamento molto divertente e a tratti macabra, rappresentando uno degli elementi di spicco di questo titolo.

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I problemi però cominciano a vedersi sul lato gameplay. I puzzle non sono così difficili da risolvere, se non fosse che esattamente a metà gioco ci viene richiesta una grande somma di gocce gelide – la valuta del gioco – per proseguire nello scenario successivo. Saremo perciò costretti a ripercorrere tutte le aree già esplorate per raccogliere tutte le gocce. Il problema sta nel fatto che potremo raggiungere quella cifra solo a quel punto del gioco, perché avremo bisogno di un’abilità che si sblocca in quel momento. Questo elemento spezza incredibilmente il ritmo della narrazione, dando l’impressione che l’esperienza sia stata diluita inutilmente. In generale, a parte poche eccezioni, gli enigmi ci richiederanno comunque di cercare o sparare a interruttori sparsi nelle ambientazioni. Il risultato sono puzzle mediocri che in più di qualche occasione diventano solo ostacoli noiosi che bloccano la narrazione.

pinstripe

Per fortuna, ci pensano il comparto artistico e la colonna sonora a risollevare le sorti di Pinstripe. Le differenti aree sono caratterizzate benissimo, i personaggi hanno dei design deliziosi: l’anima di questo gioco risiede proprio nell’unicità delle sue rappresentazioni. A fare d’accompagno, la musica, che si sposa benissimo con le atmosfere, ricreando quella sensazione macabra, ma ingenuamente infantile.

pinstripe

Pinstripe è un esperienza di breve durata. Il primo playthrough può arrivare a durare anche 2 ore, soprattutto perché saremmo occupati a risolvere i vari puzzle. Tuttavia, una volta finito, sblocchiamo la chiave dorata, che ci permetterà di aprire delle porte che sono inaccessibli nella prima partita. Oltre che per scoprirne il contenuto, rigiocare Pinstripe ci permetterà anche di vederne gli altri finali. In questi casi, i playthrough non supereranno i 40 minuti di durata.

pinstripe

Per concludere, Pinstripe è un bel gioco, che restituisce delle immagini semplicemente incantevoli. Inoltre, il doppiaggio e i dialoghi sono molto ben fatti. Tuttavia, il gioco non supporta la lingua italiana, precludendo perciò l’esperienza per chi non è molto familiare con la lingua inglese. C’è da dire che il linguaggio usato non è per niente difficile, però la barriera liguistica è sempre presente.

Se dal punto di vista del gameplay Pinstripe lascia qualche volta a desiderare, il comparto narrativo regala momenti decisamente degni di nota. Le vicende di Ted e di Bo rimangono leggermente vaghe, così che sarà il giocatore a dare la sua interpretazione del viaggio infernale del prete. Esattamente come un novello Enea o Dante, la nostra discesa negli inferi ci darà le risposte che stavamo cercando. Ma è il comparto artistico che è l’assoluta star di questo gioco, facendo pulsare prepotentemente il cuore di Pinstripe. 

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Pinstripe
Pinstripe – Recensione
PRO
Storia molto bella
Comparto artistico semplicemente meraviglioso
Tutto questo è stato fatto da una persona sola!
CONTRO
Gameplay un po' mediocre
Alcuni puzzle spezzano eccessivamente il ritmo della narrazione
7.3
Lasciate ogne speranza, o voi ch'intrate