Yonder Header

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles – Recensione

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è il gioco perfetto per staccare quando, dopo tre ore a un qualunque gioco violento, si finisce in overdose da “ammazzamenti”. Non ho assolutamente niente contro i giochi violenti, anzi, ne faccio largo uso, ma passare un pò di tempo nella rilassante Gemea, senza doversi preoccupare di spade, magie e di come squartare il boss di turno, può davvero essere un cambio di passo interessante.
Queste sono le premesse di Yonder, un adventure completamente incentrato su esplorazione e crafting, creato dagli australiani Prideful Sloth. Niente combattimenti, le uniche armi che avremo saranno un martello e una falce ma li useremo per spaccare pietre e tagliare l’erba in questo gioco che, contrariamente al trend di giochi che vantano difficoltà elevate, si offre al giocatore quasi con gentilezza, invitandolo a godersi il mondo bucolico che si stende tutto intorno.

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles
Le immense praterie di Gemea trovano fine solo con imponenti montagne o con il mare.

Nei panni del classico eroe senza nome, torniamo al nostro paese, Gemea, dal quale per un periodo siamo stati costretti ad allontanarci, per trovare molte delle sue zone coperte da fitte nebbie malefiche che dovremo sconfiggere. Ma come ho già detto, non avremo un arsenale di armi, solo qualche attrezzo e l’aiuto di alcuni folletti dei quali dovremo scoprire il nascondiglio per poterli liberare.
Qui entra in gioco l’esplorazione e correre da una parte all’altra del mondo di gioco, realizzato con uno stile artistico davvero pregevole, è vero un piacere. Scalare ogni montagna, esplorare ogni caverna, cercare in ogni posto, porta sempre a qualcosa di nuovo da scoprire, fino a piccoli tocchi di classe come la pietra con scritto “non dovresti essere qui” che si trova dopo essere riusciti ad arrampicarsi su una montagna sfruttando il sistema artificioso che possiamo chiamare: “alla Skyrim”. Quindi esplorazione è tanta, ma senza dimenticare l’essenza di ogni gioco incentrato sul crafting: il gathering selvaggio ovvero la raccolta di ogni materiale che incontreremo, dal legno ottenibile abbattendo alberi, alla pietra che estrarremo da enormi massi che prenderemo felicemente a martellate. Ovviamente la difficoltà crescerà esponenzialmente quando si tratterà di procurarsi risorse ben più rare, come ben risaputo da chiunque abbia giocato un gioco di questo genere. In questo ci aiuteranno gli abitanti di Gemea, grazie a quest secondarie, sempre incentrate su raccolta di materiali o costruzione di oggetti e strutture, come anche i mercanti, con i quali scambiare ed acquistare risorse utili. Ogni PNG (personaggio non giocante) ha un solo compito, non aggiungono molto altro al gioco e limitando l’interazione a poche se non singole frasi. Questo incide negativamente sopratutto nei primi approcci di scambio, dove il tutto poteva essere più intuitivo.

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles
La notte è bellissima e romantica tra i giochi di luci delle lanterne e i suoni della natura di Gemea.

Se però ho potuto tessere le lodi dell’esplorazione, non posso fare lo stesso per il crafting che, oggettivamente parlando, non è dello stesso livello. Non che manchino gli oggetti da costruire, anzi, ma non se ne sente mai la necessità reale, spinti alla realizzazioni di oggetti e strutture solo perché richiestoci in gioco. Insomma, uno Stardew Valley sul piano del crafting è su livelli ben più elevati. Le nostre specializzazioni, cucina, carpenteria, pesca, etc, serviranno per avere accesso a nuove zone quindi si vede chiaramente che il crafting è al servizio della scoperta del territorio e non viceversa. Per fare un’altro paragone: Yonder non è un gioco alla Minecraft, è più uno Zelda con il crafting usato per accedere a nuove aree della mappa, dove costruire una nostra fattoria, non corrisponde ad un nostro nuovo punto di riferimento, anzi il gioco stesso sembra quasi buttarci fuori di casa a calci, come a ricordarci che il crafting è solo un mezzo, non un fine.

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles
Screenshot in alto = Yonder in modalità TV, screenshot in basso = Yonder in modalità portatile. Anche se la modalità fotografica è limitata ai soli 720p, facendo perdere parte dei dettagli, è comunque visibile come in modalità portatile il gioco risulti meno definito e non per una minore risoluzione ma per un filtro blur applicato.

A livello tecnico Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è uno step sopra a molte produzioni indipendenti, con una grafica cartoon dai colori vivaci e dagli effetti di luce che caratterizzano benissimo il giorno dalla notte, una vera gioia per gli occhi. Purtroppo come per molti altri giochi basati sul motore grafico Unity, anche i ragazzi di Prideful Sloth non sono riusciti ad offrire un’esperienza priva di difetti (gli unici fino ad ora sembrano essere stati i Playtonic Games con il loro Yooka-Laylee). In modalità Dock, il gioco si sarebbe potuto considerare fluido se solo non ci fossero dei micro freeze a spezzare il tutto. Abbiamo cercato di analizzare possibili cause, sospettando inizialmente in sezioni invisibili di caricamento tra una porzione di mappa e l’altra, in realtà i micro freeze sono casuali e quasi sicuramente dovuti ad un porting non dei più curati. La modalità portatile è anch’essa afflitta da un escamotage di conversione non dei più apprezzabili, infatti in tale modalità il gioco presenta un filtro blur che si estende per tutta l’immagine a schermo, riducendo in modo netto la definizione generale, che per un gioco visivamente cosi bello è un vero colpo basso. Per rendervi meglio l’idea, vi proponiamo due screenshot eseguiti con la modalità foto di Switch, dove nel primo è stato catturato il gioco in modalità TV, mentre il secondo in modalità portatile.

Per concludere, Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è come un altalena, con alti e bassi, ma ha molto di buono al suo interno a patto di conoscere la tipologia di gioco e sopratutto di saperene apprezzare l’essenza e il genere. Probabilmente apprezzerete il peregrinare attraverso Gemea ma difficilmente ci ritornerete perché, come dico spesso, “e’ il viaggio che conta, non l’arrivo” e Yonder, al di fuori dell’esplorazione del suo bellissimo mondo, non riesce ad offrire qualcosa per invogliarci a tornare.

Yonder Header
Yonder: The Cloud Catcher Chronicles – Recensione
PRO
Mondo bellissimo e immersivo
Gameplay rilassante
CONTRO
Troppo backtracking
Tecnicamente non perfetto
6.8
SPENSIERATO