The Witcher 2

Finché il porno va… lascialo andare – Fuori Target

IL PORNO

doa1È un discorso che porto avanti da sempre ed è chiaro che una rubrica come questa, attenta a valutare ogni aspetto di un mercato in evoluzione, prenda in considerazione una “censura” conclamata, un paradigma così allegramente trascurabile che il bisogno di portarlo su un “discorso altro” mi alletta come poche cose nella vita. Non conosco tanti discorsi, moralmente parlando, bassi come questo (che resta appeso al senso del pudore) che elevarli, per me, diventa una autentica sfida, di quelle al quale non so rinunciare, ed è così ovvio, per me, che parto facendo una considerazione autorevole sul tema: il porno non riguarda, strettamente, il sesso ma il potere e il potere, in un videogioco, è quello delle vendite. Pertanto quando si parla di sesso si parla di economia e l’economia fa girare il mondo, come il porno.  Tutto fila alla perfezione. Tutto si muove in armonia. Non ci sono trattati di semiotica, simbologia o di sociologia che tengano, la pornografia è un mercato che è uscito dalle videoteche anni ’90, dal set creato appositamente per l’evento ma soprattutto è un tabù culturale, una convinzione arcaica e archetipa consolidata. Il porno è ovunque , in ogni brandello letterario, in ogni contesto sociale, artistico, politico, quotidiano e tocca, in ultimo, il videogioco dove virtuale e reale si mescolano, si vanificano a vicenda, dove il vedere e il sentire sono, a tratti, più materiali del toccare.

IL SESSO

Andy Warhol diceva:  “Il sesso è più eccitante sullo schermo [..] che fra le lenzuola.”: dove il vetro dello schermo è l’unico confine fisico tra te (spettatore) e lui/lei (desiderio). Un limite invalicabile, tanto lontano quanto vicino, tanto irrealistico quanto reale, tanto eccitante quanto impersonale. Ma è chiaro che Warhol si riferisse ad altro (compreso il periodo storico  e molto probabilmente ad altro contesto) ma è curioso prendere alla lettera tale affermazione, modificandola secondo una propria interpretazione.

godofwarBasta farsi un giretto su internet per rendersi conto che la maggior parte dei videogiocatori accetta il sesso come gesto naturale e familiare con il quale ha a che fare durante tutta la vita, un atto comune che ci rimanda a un primitivismo umano e come tale non etichettabile e non giudicabile. Fare sesso è naturale e come tale può essere aggiunto a ogni contesto. Dall’altra parte un senso del pudore, anch’esso squisitamente umano, si batte per ridimensionarlo perché superfluo, inutile o sostanzialmente accessorio. Non è importante aggiungere il sesso a ogni pietanza se la pietanza si regge da sola senza carne.

Dall’altra parte gli sviluppatori che, poco interessati alle dinamiche biologiche, soddisfano una gran parte dell’utenza, desiderosa di veder quello che avviene anche nella vita sessuale di un mortale. Il sesso, per lo sviluppatore, equivale a un apprezzamento maggiore, un continuum dal quale non prendere mai le distanze, perché esse potrebbero solo inasprire una parte dell’utenza esigente. Ecco che allora inizia la costruzione dei personaggi:  attraenti , muscolosi, coraggiosi e impavidi gli uomini, formose, sensuali e intraprendenti le donne. L’alchimia fra i due sessi (che siano uguali o diversi) è tutto un gioco delle parti, un dare allo spettatore  – non così ignaro – un motivo per godere , anche solo attraverso la vista.

IL POTERE

Le logiche sessuali in un videogioco sono argomento dibattuto fin troppo (come l’uso delle armi. Del resto, il clamore è il medesimo). Il sesso che fa vendere lo conoscono anche i muri, immobili di fronte all’umanità. Sviscerare ogni punto sul quale l’utente/sviluppatore si concentra al fine di desiderare o elargire il tema “sesso” non mi interessa. Il sesso è solo un elemento di chimica banale, primordiale, un nesso guardo/gesto… Ma il potere che da esso deriva in un videogioco no. Quello è davvero interessante.

TOMBRAIDERChiaro che non mi riferisco a una fetta grande di videogiochi ma a una piccola, ristretta, ugualmente per me importante, soprattutto perché, diciamolo, se anche quei pochi giochi vengono fatti qualcuno li comprerà. Immagino la scena di God of War 3 (di cui sopra), a un GTA qualsiasi, alle donne di Tekken o Dead or Alive, al dubbio insinuato da Link e Zelda, fino a quel Mario paffuto che cerca disperatamente di salvare la sua Peach (“sua” è solo un appellativo semplificativo). Insomma, non proprio prodotti di nicchia. Eppure non si può non pensare a questo: “ e se in questi giochi citati non ci fosse la componente sessuale? Se Mario dovesse salvare suo fratello Luigi? E se Kratos avesse solo parlato con quella donna? E se non ci fossero prostitute in GTA? Sarebbe la stessa cosa? O no?”. Probabilmente non sarebbero stati gli stessi giochi, probabilmente non ci sarebbero state le stesse scene e molto probabilmente la stragrande maggioranza dei videogiocatori dirà che non bada neppure a questi elementi, che è interessata al solo gameplay, non alle vicende o alle figure messe a video (inutile sottolineare come l’ironia sul rapporto Link – Zelda circoli da anni, così come sul recente finale di Mario Odyssey  – “mi faccio tutto questo viaggio e alla fine mi dai un 2 di picche?”).

Potere: quello che ti fa credere di poter rinunciare a un qualcosa quando sai perfettamente che senza di esso non riusciresti a vivere. Così una lamentela di una Lara Croft con poco seno al cinema diventa oggetto di discussione, così come un GTA senza prostitute sarebbe “snaturarne la realtà storica del brand”, così come le aspre critiche quando si parla di censura su elementi considerati “porno”. In realtà è un semplice gioco di potere, quello che si insinua nell’utenza a cui viene dato un elemento di desiderio senza il quale, oggi, non sarebbe in grado di vivere all’interno di un videogioco. Che sia conscia di ciò è irrilevante, il porno è sesso e il sesso è potere.

IL PORNO, PARTE 2

Così arriviamo alla fine del discorso non senza dubbi di sorta, il non considerare le variabili del caso (ma analizzare caso per caso è un discorso ben oltre il tempo, sfida perfino la pazienza del suddetto), il dover a tutti i costi inserire il sesso ovunque (sesso no, sessualità invece.. sì. Quasi ovunque), il dire sconsideratamente che il porno è nei videogiochi (il porno no, il sesso a tratti, il potere sì). E potrei continuare (anche a darmi le risposte da solo). In realtà non è una verità assoluta né spesso accettata ma l’estetica di un videogioco arriva fin dove l’immaginazione di chi lo guarda/gioca arriva e la mia, senza pudore – perché di quello si parla –, è andata ben oltre.